Quando l’altra settimana, ancora in viaggio per un weekend di quelli che durano troppo poco, mi è stato annunciato il suo arrivo poco ci mancava  che mi prendesse un colpo. Perché di mettermi a fotografare quelle cinque o sei varietà di uva in rotta di cuffia proprio non mi garbava.  Aggiungeteci il vento e la pioggia (siamo dalle mie parti, vedi valpadana, una settimana fa) e soprattutto un caricatore di macchina che dopo affannosa ricerca ho scoperto dimenticato sull’isola. E’ bastato sentire il profumo di quel cesto di uve di vigneto (bè nel senso che erano state recuperate dalle parti di Treviso da chi con quelle di solito ci fa il vino) per cambiare idea.  

Ho sentito l’uva fragola, l’Isabella, nera e poi quella bianca e completamente conquistata ho capito che ero pronta all’autunno. 
Lo so, direte, mica è il 21, eppure oggi mi ha preso quella mia malinconia di fine estate, che sa di luce tiepida, profumo di marmellata e suoni che si fanno più lievi. Da ragazzina sentivo questo passaggio di stagione in maniera più forte di qualsiasi altro.

Non era solo la tristezza del fine vacanze, o la corsa ai compiti che dovevo terminare (sempre in ritardo, sempre nella mia vita) o tutti quei "farò e sarò" che ancora oggi metto in fila, ma erano quelle pedalate pomeridiane dove avvertivo l’aria, la luce e i profumi tutti mutati e non vedevo l’ora di cominciare a calpestare le foglie secche e raccoglierle tra le pagine del prossimo libro. 

 

Ho fotografato e fotografato e fotografato un sacco di uva  (come da richiesta del gentil donatore di cesta) nella bora che tirava sul mio terrazzo (e non sono di Trieste).
Qualche acino, sparso senza ordine in cerchio, si è pure divertito a creare colli alla Modigliani (grazie alla matita di Miss Cia).

Quindi nell’ebbrezza ho aperto la "vendemmia":-).


Bè proprio tale non la definirei, giusto una "pigiatura" e cucina monotematica. 

La cosa divertente? La pupa, senza dubbio. Tornata dai primi giorni di asilo, è stata totalmente coinvolta nel progetto e da buona manovalanza ha fatto entusiasta. E confesso che senza di lei a sgranare e poi schiacciare tutta quell’uva sarebbe stato un gran pacco, ma così tutto è cambiato.

E se l’anno passato l’uva era "quella che rimane", quest’anno ha il sapore del mosto, mio e di Alice.

Formato? 10-12 mesi.

Perché fare il mosto con un pupo? Fatelo e capirete. E poi iniziate a contare le stelle.

piesse: caso mai qualcuno non l’avesse inteso ci saranno giusto quelle quattro, cinque ricette a base di uva.

 

Ingredienti

1 chilo di uva fragola

1 pezzetto di stecca di vaniglia

Procedimento

Lavate e sgranate i chicchi d’uva. Metteteli in una pentola con la stecca di vaniglia. Cuocete a fuoco basso fino a quando gli acini si sfalderanno. Nel caso aggiungete un paio di cucchiai di acqua. Prendete un colino abbastanza ampio (o un passaverdura) e schiacciate l’uva ricavando il succo. Lasciate riposare qualche ora e poi fatene l’uso che preferite (tornate a trovarci se non avete alcuna idea:-)).