Una delle cose che amo dell’isola sono quei traghetti che vanno e vengono.
Per lo più non si incotrano. Ma a volte sì. E quando succede hai da una parte quelli che vanno e dall’altra quelli che arrivano. E quando tu stesso sei andato e venuto un po’ di volte, ma non così tante, immagini cosa sente chi va e cosa chi viene. E’ un incontro, dura giusto qualche attimo ma personalmente mi affascina. Proprio come le mani della pupa tra quelle della nonna ma soprattutto di mia madre. E’ stata una manciata di giorni strana, con la sottoscritta armata di mille propositi di lavorare e la mente oltremodo distratta: troppo mare, troppo vento, troppi progetti da rincorrere senza risposta, Mr B. a lavorare per davvero e una lunga estate che mi pare iniziata per lo più nella forma. Per questo ho apprezzato la tortilla, quella fatta di pochi ingredienti, assemblata velocemente e che mia madre ha decretato bassa, bassa portandomi a casa una confezione da quattro, dico quattro uova.
Per il resto oltre ai traghetti che si incrociano, ho apprezzato il mare da lontano, le chiacchiere dei pescatori di mattina e l’abbandono di reti e barche nella luce rossastra del tramonto. E poi i palazzi, che a vederli la prima volta ti paiono brutti e poi ci passi e ripassi e apprezzi quell’aria di inizio secolo (lo scorso, naturalmente) con le scritte dei negozi anacronistiche.
E’ stato un po’ come se questi pochi giorni si concentrassero tutti in queste sensazioni, incontri e anni che non ci sono più.
Ci si sono messe persino le pagine del Corsaro Nero e Bettina, ritrovati con la pupa fra gli scaffali della biblioteca, a spedirmi indietro e indietro (bè agli anni di mia madre, mica i miei, intendiamoci).
Personalmente ho ritrovato un cult della mia infanzia (televisivo), a dondolarsi in punta d’acqua, più pesce che tigre (ai tempi, avrò avuto cinque o sei anni, adoravo la sigla di Sandokan e ci ho preso gusto a ricantarla con la pupa).
Dimenticavo la tortilla. La lista della spesa, come detto, deve essere stata di quelle non proprio precise, tanto che mia madre (poco amante della cucina) se ne è tornata con poche patate, poche uova e una manciata di fagiolini. Il divertente è che quando sul Mac le ho mostrato una foto di tortilla, ha esclamato: “Ma è una torta, alta, alta, tu mi avevi fatto intendere una sorta di frittata”. Va bè, diciamo che l’abc della cucina spagnola non è il suo forte.
In compenso l’aliciotta (che un futuro in cucina ce l’ha:-))) ha diretto, mamma&mamma hanno sbattutto e io ho leggermente cambiato i canoni di una delle mie tapas preferite.
Questa tortilla è una delle cose che ultimamente ho mangiato con più nostalgia…
Tenete conto che io ho cotto al vapore patate e fagiolini per non esagerare con l’effetto fritto della ricetta originale (vedi presenza pupi), successivamente ho giusto rosolato cipollotto e patate a cubetti (non se ne può fare del tutto a meno, no?) e ho lasciato ai fagiolini il compito di sgenare le fette (visto che assomigliava più ad una frittata che ad una tortilla da tagliare a cubotti).
La tortilla è formato 18-24 mesi, se non rosolate e limitate all’essenziale la cipolla potete pure abbassare a 12-18. Ricordate che se volete una tortilla alta, alta dovete caricare di patate e uova.
piesse: of course, il servizio (piatti, tovaglietta e bicchierini) è stato gentilmente messo a disposizione dalla nonna dell’aliciotta (mi scuso per aver rotto, causa vento e piatto posato sul cornicione del terrazzo, un pezzo:-))
Ingredienti (per tre, pensandola alta!)
6 uova
3 patate medie
una manciata di fagiolini boby
cipollotto
olio d’oliva
(timo)
poco sale
Procedimento
Io ho cotto al vapore (giusto 7-8 minuti) le patate pelate e tagliate a cubotti e i fagiolini. Quindi ho affettato il cipollotto e l’ho rosolato con le patate in olio d’oliva (circa un paio di cucchiai) in una padella antiaderente. Abbiamo sbattuto le uova con un pizzico di sale e del timo fresco e le ho aggiunte in padella. Ho aggiunto i fagiolini in maniera da segnalare le future fette. Eventualmente potete passare anche la tortilla in forno nel momento in cui aggiungete le uova e cuocerla a 175° per 15 minuti.
E la pupa?
…che buona! Il tato ha apprezzato (come al solito!!)! Non vedo l’ora di poter raddoppiare i piatti, aggiungendo il posto a tavola anche per la piccolina di casa (che ha quasi sette mesi ed è entrata da poco nel magico mondo dell’assaggio!)… Ah, visto che ci sono chiedo umile aiuto: non ne vuol sapere della frutta! Tutto ma non quella! Come faccio?!? Né mela, né pera, né banana, né mix!!! Sigh… la piccola Aurora gioca la carta dello sputo automatico con tanto di facce disgustate al limite della nausea… qualcuno suggerisce qualche cosa?… Please…
bentornata Federica!
personalmente ti suggerisco tanta pazienza, dopotutto il resto lo mangia:-), prova magari a proporla in maniera alternativa, tipo da bere o con yogurt frullata oppure cotta e servita con cereali frullati (tipo fiocchi di avena) o ancora spalmata su una fettina di pane morbido da leccare e pasticciare a suo piacimento oppure in versione salata (si fa per dire) con petto di pollo o filetto di tacchino frullati, patata e metà mela… puoi provare a proporle anche le prugne e le albicocche, sono di stagione e se sta toccando il settimo mese male non le possono fare.
fammi poi sapere:-)
Miralda
Finalmente il porridge svizzero…
Cara Miralda, finalmente ho postato il vero/finto porridge svizzero…! Un abbraccio
(Che bella la foto intergenerazionale!!)
Grazie Miralda!
Grazie! Grazie! Grazie! Suggerimenti già stampati e appiccicati in cucina, pronti all’uso! Tatina preparati all’assaggio pastrocchioso che la mamma non demorde! Ah, ho fatto un salto nel tempo e ho preparato a Leo il risotto con i fichi d’india… un successo incredibile, a momenti si mangiava anche l’ombra del piatto! Eh Eh Eh!!! (ma ammazza, è tutto un seme! Che casino pulirlo! =:))