da miralda | 28 Set 2009 | 12-18 mesi, L'ora della merenda, Lil Loves!

Pare che questi siano giorni da dedica, tanto che, in barba al lunedì, ho acceso il forno e complici le lilfriends dell’aliciotta ho (ops, abbiamo) sfornato una torta.
Rigorosamente senza un sacco di cose (avete presente la without) però pensata dopo l’anno per tutti quelli che “vade retro latticini, glutine & affini”.
L’idea era lì che frullava da tempo per tutta una serie di coincidenze: c’è stato il mare, un paio di mesi fa, con Miss Kia e la sua allergia ai latticini (tanto carina e simpatica quest’amica di Alice, non foss’altro per l’indubbio apprezzamento alle mie realizzazioni culinarie), c’è stata Miss Sofi che all’allergia latticini aggiunge una sana indifferenza per il cibo e c’è stata la passione di Alice per le prugne prima estive e ora settembrine delle coltivazioni casalinghe (uno dei suoi lilloves:-).

Al momento che ho ripreso la ricetta dall’agenda che mi ostino ad usare come taccuino, c’è stata la mia mania di esagerare (sì, sono di quelli che proprio non si accontentano mai, dice Mr B.).
Ecco che oltre ai latticini, sono scomparsi un paio di altri ingredienti: la farina di grano ha ceduto il passo a quella di riso appena acquistata durante l’on the road a Birago (leggi qui) e l’uovo, bè, si è visto soppiantare da un mix di banana schiacciata, fecola di patate e semi di lino.
Quando mi faccio prendere la mano funziona sempre così: mi metto in rete e leggo (anzi scrollo, scrollo) siti sull’argomento. In questo caso ho scoperto da fonti vegane che l’uovo si può sostituire con una serie di soluzioni.
L’uovo vi serve per legare o deve fornire un aiutino in lievitazione? Nel primo caso potete usare purea di banana, mela o pera (dipende da voi e dal sapore che siete disposti ad ottenere), o un paio di cucchiai di fecola di patate insieme a latte o yogurt di soia, semi di lino lasciati in acqua per un paio d’ore (le quantità 1/3 di semi e 2/3 di acqua da frullare insieme), tofu schiacciato, o semplicemente un paio di cucchiai di acqua e olio, nel secondo caso aumentate lievito e bicarbonato. In alternativa ho scoperto che si trovano anche dei preparati chiamati No Egg da aggiungere nei dolci.

Se contate poi che nella ricetta non c’è zucchero, la tortina potrebbe funzionare anche sotto l’anno (eventualmente eliminate le spezie).
A proposito, come scritto, ho esagerato un pochino: sarà la paura che il tutto non legasse o sarà che proprio volevo provare, ci ho messo banana, yogurt di soia, fecola di patata e semi di lino (ma questi poco, poco che avevo paura per il sapore).
Questi ultimi li lascerei perdere nel dolce e li userei, se avete voglia di cimentarvi in qualche altro no egg, in polpette o impanature vegane.
Last, but not least, la mini tarte è stata sfornata da Alice, per disperazione di Miss Cia che era dietro l’obiettivo:-)

Ingredienti
150 gr di farina di riso
2 cucchiai di fecola di patate
1 barattolo scarso di yogurt di soia
2-3 cucchiai di latte di soia
4 prugne settembrine (quelle viola, viola)
½ banana schiacciata
3 cucchiai di sciroppo d’acero
½ bicchiere di olio
cannella e, anice stellato e chiodi di garofano in polvere
1 cucchiaino di bicarbonato
1 bustina di lievito (o l’equivalente di cremor tartaro)

Pulite e tagliate le prugne a pezzetti (lasciatevi qualche fettina per decorare). Mescolate lo yogurt con olio, latte e sciroppo d’acero. Aggiungete le spezie, le prugne a pezzetti e la banana schiacciata, quindi lentamente farina e fecola. Terminate con il lievito e il bicarbonato. Versate il composto, che dovrebbe risultare abbastanza morbido, in una tortiera, decorate con le fettine di prugna e infornate a 175° per 20-30 minuti. Se permettete l’assaggio al vostro bebè, attenzione alla superficie, pericolo toccata e morso.
da miralda | 25 Set 2009 | Il Cucchiaino di Mamma e Papà

Ci è voluta la Fra per ricordamelo. Sarà che lo svezzamento l’ho ormai superato, sarà che l’interrogativo giornaliero "che ci faccio con tutte queste verdure” l’ho bello che archiviato, mi ero dimenticata del prontuario “come salvarsi dal brodo vegetale quotidiano (o quasi)”.
Poi l’altro giorno sento la Fra, bebè fase svezzamento.
“La mia pediatra è stata chiara: niente verdure, nemmeno schiacciate per il primo mese – e Francesca ha seguito diligentemente il comandamento:-) – e via quindi a passati, verdure stufate, al burro e purè: non se ne può più”.
La sottoscritta, profondamente colpita (che io all’aliciotta le verdure le ho passate dopo un paio di settimane, o era prima?) azzarda: “Un soufflè di zucchine su vellutata di patata e formaggio?”.
“Uhm…”. Stringato, ma chiaro:-)
“Un semplice sformato da infornare e gratinare con formaggio?”.
“E se iniziassi con qualcosa di più semplice, cara?”.
Con la Fra siamo amiche da anni e capisco l’antifona, che dopotutto mica tutti devono essere fan di Gourmet.
“Bè potresti fare un’omelette, che io ho iniziato a preferire di gran lunga alla frittata, morbida com’è e poi praticamente si fa da sola o quasi. E si ti vuoi dare un’aria parigina, lasciala non proprio cotta, un po’ baveuse:-)”.
I tempi variano a seconda che abbiate a disposizione un Mr Aid robotizzato o un souchef che non si spaventi alla prima frusta a mano che gli mettete in mano.
Poi ci ho pensato: perché mettere limiti alla provvidenza? Oggi l’omelette per la Fra apre “come salvarsi dal brodo quotidiano”, ma chissà che di tanto in tanto non ci siano aggiornamenti.
A proposito la ricetta del brodo la trovate qui.
Da ricordare che il brodo potete conservarlo per uno massimo di due giorni in frigorifero (eviterei nel caso si utilizzi la patata) , oppure ricavare delle monoporzioni da porre in freezer (da non dimenticare oltre i due tre mesi).
Ingredienti (per due)
Patate, carote e zucchine
3 uova bio
Sale
burro
Pepe
erbe aromatiche (menta, erba cipollina, basilico, dragoncello, etc…)
Parmigiano
50 gr di latteria
Procedimento
Separate i tuorli dagli albumi: montate a neve gli albumi, sbattete i tuorli. Incorporate gli albumi ai rossi senza amalgamare del tutto, aggiungete sale, pepe e parmigiano grattugiato. In padella sciogliete un pezzetto di burro e aggiungete il vostro composto. Cuocere solo da un lato, ponete al centro le verdure e il formaggio a pezzetti, ripiegate su se stessa l’omelette e servite.
da miralda | 22 Set 2009 | 12-18 mesi, In Viaggio, La colazione

E’ autunno già da ieri. Ed è fantastico. Perché le giornate hanno dentro, nell’aria, nella luce, nei colori e nei rumori l’autunno, senza per questo essere melanconiche o grigie. Naturale allora uscire en plein d’air.
Per l’occasione si è unita Miss Cia, prendendo il posto della sottoscritta dietro l’obiettivo di questo on the road. Io ho avuto il mio bel daffare dietro all’Aliciotta che, dopo aver cantato per mesi “ia, ia, o e zio Tobia”, questa volta in fattoria l’ho portata per davvero. Basta risalire la provinciale, lasciarsi alle spalle Milano e gli ultimi paesini prima del comasco, per arrivare a Birago: la Botanica è annunciata da una mucca pezzata, si supera il viale alberato e si entra in un’altra dimensione.

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Di tanto in tanto mi è capitato di venirci per comprare formaggi bio (la ricotta è fresca, fresca, fatta di solo siero), farina di riso e latte crudo e ho sempre pensato che con tutti quegli animali (mucche, cavalli, asino, capre, cane e gatto) per un bambino sarebbe stata una gioia farci un giro. E non ho sbagliato che Alice è stata tutto un indicare, ridere, correre e (per disperazione della sottoscritta) afferrare fieno da porgere a pezzate, frisone e non in bella fila.




Da quando il latte “crudo” si è cominciato a vendere alla "spina" sono molte le aziende agricole che hanno aperto al pubblico. A volte si tratta solo di un piccolo gabbiotto: infili la monetina, metti in posizione la bottiglia e fai il pieno di latte. A La Botanica l’acquisto si consuma in quello che potrebbe essere il salotto di un’antica casa di campagna, i formaggi sono impacchettati con mini spiegazione di origine, composizione e proprietà quasi fosse un regalo. Ed io che vengo affascinata da packging e comunicazione ben fatti, non resisto e faccio il pieno di pacchettini. Per i bebè ricotta, crescenza freschi e bocconcini fiordilatte (tutto formato sotto l’anno di età), per mamma e papà salva stagionato, carnaroli e salsa senapata alla zucca.

E il latte crudo? Esistono opinioni contrastanti: tutti concordano sul sapore, quello di una volta, denso, gustoso e pannoso (e infatti, se metti a riposo la bottiglia in frigo nel giro di qualche ora sulla superficie si trova qualche cucchiaio di panna), sul fatto che le mucche di oggi sono molto più controllate rispetto ad un tempo, che le aziende agricole che lo vendono devono aver superato una serie di controlli in più rispetto alle altre e dopotutto compri un alimento a km 0 e l’ambiente ringrazia.
Ho navigato tanto in rete per cercare di capire se effettivamente era un tipo di latte formato aliciotta, che per quello che mi riguarda l’avevo già sperimentato di tanto in tanto con grande piacere. (vedi ad esempio altroconsumo e bressanini).
Qualche rischio c’è: non è latte pastorizzato e proprio per questo mantiene tutta una serie di proprietà nutritive, vitamine e fermenti che l’altro non ha. Indubbiamente servono accorgimenti maggiori nel caso dei bambini (sotto i tre anni) o delle donne in gravidanza, ad esempio: la bollitura (che va detto uccide molte delle proprietà elencate sopra) e la conservazione in frigorifero per un paio di giorni e non di più.
Conclusione: Alice l’ha assaggiato, ma bollito (che la bottiglia appena riempita per lei è stata un vero trofeo, quasi al pari della manciata di fieno lanciata a “muuuuu”).
Il latte vaccino, naturalmente, va introdotto dopo l’anno. Per Alice è stata l’iniziazione al biberon, che prima faceva solo da soprammobile in cucina.
Le quantità? Circa 180-200 ml, di cui due parti di latte e una di acqua (per i primi mesi dopo l’anno) con, nel suo caso, una correzione di yogurt (un paio di cucchiaini).
Un’idea questa del doc casalingo: secondo Mr B. dovrebbe aiutare con i suoi fermenti a far digerire meglio il tutto.
Il latte corretto all’inizio era un vero piacere per la sottoscritta: almeno 20 minuti di pace assoluta con l’aliciotta sul tappeto da gioco morbido, morbido e silenzio irreale. Poi i tempi sono andati diminuendo: al momento siamo a meno di cinque minuti, ¾ di latte, ¼ di acqua e un cucchiaino di yogurt. Latte, poco corretto:-).

da miralda | 19 Set 2009 | 9-12 mesi, Il Cucchiaino di Mamma e Papà

Oggi, con Mr B. che giurin giuretta aveva promesso di tornare in tempo per pranzo e poi è rimasto bloccato in chissà quale corsia, mi ha salvato il gioco del lungo e corto.
Mettici che avevo bisogno di qualcosa veloce, veloce, possibilmente per due formati in uno (il mio e quello della pupa) e che delle fantastiche erbe del terrazzo (si accettano scommesse sulla mia capacità di mantenere la coltivazione in tempi più rigidi) la menta è quella nettamente messa meglio.
Secondo mia madre la ragione è presto spiegata: la menta cresce e cresce come la gramigna ed è quasi impossibile non averla folta e rigogliosa. In effetti ci sarà una ragione se timo e dragoncello hanno fatto una brutta fine, no?
Per farla breve, che è sabato, ho risolto il mezzogiorno di fuoco con una delle mie ricette “ho fretta e sono una fan del piatto unico”. Penne al farro di Monterosso: rigorosamente 100%, sono quelle che preferisco, niente a che vedere con le combinazioni integrali. Ricotta fresca, fresca di fattoria (e nei prossimi giorni vi racconterò di quale). Mentuccia appena colta in abbondanza: Alice deve ancora capire che andare oltre le dieci foglie equivale ad un saccheggio o potatura forzata.
E nulla di più, se non pepe nero macinato al momento (se non vi siede accanto un pupo allungamani:-). Volendo si può aggiungere del parmigiano ma io sono della scuola ricotta super e niente più.
Il vantaggio della pasta al farro? A parte il fatto che è il cereale meno calorico in assoluto (e questo ben venga sempre:-), il suo contenuto di fibre è dieci volte maggiore alla pasta di semola tradizionale e si distingue anche per la presenza di calcio (un punto in più per i più piccoli).
Io ho utilizzato le pennette che proprio pennette di tanto in tanto non erano: la sottoscritta paziente, paziente si è messa a pescare le più piccole per la pupa, che poi invece ha pensato bene di adocchiare le lunghe nel mio piatto. Risultato? Il gioco del lungo e corto e il pranzo è passato che è un piacere.
La ricetta si presta dai 10 mesi in poi, adattando i due formati, quello del vostro bebè a quello della pasta. Il mio è un formato dai 18 mesi in su.
Ingredienti (per due)
100 gr di pasta al farro di Monterosso ( o comunque 100% di farro)
100 gr di ricotta vaccina
2 cucchiaini di olio EVO
2 o 3 foglie di menta
(pepe nero macinato al momento e sale, of course per l’adulto)
Procedimento
Lessare la pasta. Scolare e tenere da parte qualche cucchiaio di acqua di cottura. Passare in padella la ricotta con l’olio, le foglie di menta e l’acqua di cottura della pasta. Unire le pennette (o il vostro formato) e servire.
da miralda | 15 Set 2009 | 18-24 mesi, Estate, Il Cucchiaino di Mamma e Papà

Avrei dovuto postare la ricetta ieri ma ieri è stata una giornata particolare: Alice è sbarcata al nido per sua somma gioia e malinconia di mamma, ho ripreso a sguazzare con lei in acqua altezza un metro e poco più (per lei è la “piscina!!!”) e dopotutto era lunedì. E io, come diceva qualcuno, odio il lunedì.
Oggi poi pare arrivato l’autunno: io cucinerei solo zucca, vellutate, soffici cakes di mele e cannella e castagne se già ci fossero. Però avevo promesso la ricetta coi fichi di’india (tra l’altro in questo periodo non faccio che vederli al bancofrutta) e dopotutto io ‘sta ricetta l’avevo debitamente fotografata con l’aiuto dell’Aliciotta a La Maddalena. Sul piatto finale è intervenuta la mano di Miss Cia e il risotto (sì, sì trattasi proprio di risotto) è stato inglobato da un buffo cucchiaino.
A qualcuno di sicuro i fichi d’india stanno antipatici con tutte quelle spine che una volta toccati non te ne sbarazzi più. Confesso: io non ci vado matta, li preferisco di gran lunga sulla pianta, rosati, arancioni, con le pale dalle quali spuntano i fiori (poi i frutti) che paiono orecchie di elefante con estremità da riccio. Ho navigato in rete perché volevo capire al di là di granite, gelati & co. che cosa potessi farci, per di più in formato Alice e ho trovato che la mia idea di un risotto non era così stramba.
Sono di quelli che considerano il risotto un po’ come l’officializzazione di un rito: il lento girare del cucchiaio, la mantecatura finale, l’onda nel piatto. Non c’è spazio per chi ha fretta e chissà perché quando sono di cattivo umore alla fine il risotto non mi riesce mai come vorrei. Da questo punto di vista la pasta è tutta un’altra storia (ma qualche volta mi diverto a risottarla). Se come la sottoscritta amate poi abbinamenti poco tradizionali bè, allora, il risotto ai fichi d’india può essere una variazione sul tema.
A proposito di fichi, i miei sono stati colti sulla panoramica che porta a Spalmatore, a La Maddalena: se vi accingete a fare qualcosa di simile ricordate di munirvi di guanti (e non esagerate nel raccolto:-)), una volta a casa tuffate i fichi in acqua fredda per un’ora e, calzati di nuovo i guanti, incidete con un coltello e sbucciate. C’è chi in Sicilia non butta niente e utilizza la buccia essiccata che vanta un alto valore nutritivo (grazie a proteine e cellulosa). Per questa prima prova io mi sono limitata alla polpa ricca di zuccheri, fosforo e calcio, liberata dai semini tanto legnosi.
Il risotto è formato 18 mesi, per quello che riguarda il fico d’india, debitamente pulito e frullato può essere introdotto anche prima se non ci sono problemi di allergie.
P.S. Come detto sopra la ricetta l’ho sperimentata a La Maddalena dove la cucina scarseggiava di erbe che non fossero basilico e prezzemolo e, of course, bacche di mirto. Indi in questo risotto niente erbe, ma a mio parere si potrebbe provare con rosmarino o anche un timo limonato (del tipo che invece avevo sul terrazzo di casa e che poi ha deciso in mia assenza di seccare).
P.S.S. Se si esclude il bebè e il risotto lo fate solo per mamma e papà durante la rosolatura bagnate con un goccio di prosecco.

Ingredienti (per tre)
200 gr di riso carnaroli
2 fichi d’india
1 scalogno piccolo piccolo
2 cucchiai di olio EVO
2 cucchiai di parmigiano reggiano
1 cucchiaino di burro
Brodo vegetale q.b.
Sale (ho iniziato ad introdurlo nella dieta dell’aliciotta…)
Procedimento
Pulite i fichi d’india e sbarazzatevi dei semini (potete anche utilizzare il passaverdura). Tagliate lo scalogno a fettine piccole, piccole, mettete in casseruola con l’olio, lasciate imbiondire dolcemente e unite i fichi a pezzetti e il riso. Bagnate con il brodo e mescolate. Portate a cottura, spegnete e mantecate con burro e formaggio. Se utlizzate erbe: aggiungete il rosmarino con lo scalogno e poi eliminate il rametto, nel caso del timo invece profumate alla fine (a proposito ditemi poi cosa ne pensate dell’utilizzo:-).