Happy weaning: crema di pastinache

L’ho pensato per settimane nel flat londinese che una delle cose che mi mancava di più (oltre il sole) era Mr K.Aid. E’ stato bello ritrovarsi, persino Alice è venuta fuori a mimare il suono (lo so l’ho traviata, completamente). E c’era quel chilo di pastinache, trafugate sapientemente in valigia, e la vocina che mi diceva "Manca una pappa, manca una pappa, di quelle che sanno di svezzamento, bebè e sputacchiate".

 

Il cucchiaino si è impegnato e voilà la pappa di inizio svezzamento british, a base di radici, tuberi e frutta. Perché è vero che paese che vai svezzamento che trovi (vi ricordate il consommè japp? magari no, che il blog era ggiovane), anche se le basi poi non cambiano di molto, ad esempio l’inizio, sesto mese, l’uso del cucchiaino, evitare ingredienti che possano dare allergie (vedi molluschi, uova e agrumi) e il no-no a sale e zucchero.
Spulciando in rete e sfogliando la bibbia di Annabel Karmel che mi sono portata a casetta mi sono subito resa conto come nello svezzamento si rispecchi quello che succede banalmente facendo cento passi a Londra.
C’è la cucina tradizionale british fatta di pie, pudding e radici, ma anche di avocado, coconut milk, mango, patate dolci e erbe che non siano il solito rosmarino o salvia. Ed è naturale che si trovino primi assaggi di pezzettini di avocado, pappe profumate di coriandolo e allungate con latte di cocco o mash a base di patate dolci e pastinache.

La mia opinione? Bè una che non ci ha pensato molto ad alternare a pasta e riso bulgur e cous cous non può che apprezzare, chiaramente ricordando la regola inglese del "four days": ossia assaggio di boccone nuovo, attesa di quattro giorni "scongiura allergia".

 

Potevo seguire gli inglesi e con le pastinache fare uno di quei mash con cui nei tempi addietro erano soliti accompagnare pesantissimi spezzatini di carne innaffiati da gravy. Ho preferito una vellutata, della serie comfort food dove si sprigionasse il sapore fresco e dolce dopo la cottura di queste radici. Perché dopo due giorni di overdose sole (mi pareva talmente primavera che ci mancava poco uscissi in t-shirt alla moda anglosassone) oggi mi pare  di essere ripiombata nell’inverno grigio con nemmeno la scusa del tempo variabile all’inglese (ergo, impossibile che fra un’ora splenda il sole). Sì direi che sono una ragazza profondamente metereopatica. Nel frattempo Alice si conforta con la vellutata e io con la convinzione che i 21 marzo non è lontano.

Il ramo è inglese, foto scattata a St. James Park il 21 febbraio.

 

La pappa è formato 6-7 mesi, quindi primo svezzamento. Se proprio le pastinache non le trovate potete sostituire con carote ma non è ovviamente la stessa cosa:-).  Per la versione mamma&papà consiglio semplice aggiunta di sale e scorza di limone.

 

Ingredienti

2 pastinache

1 fetta di mela

1/2 patata dolce

1 cucchiaino di olio EVO

1 cucchiaino di parmigiano reggiano

 

Procedimento

Pulite le verdure, tagliatele a pezzi come la fettina di mela. Fate bollire in acqua fino a quando sono morbide. Passate al mixer con un cucchiaino di olio 

Evo e l’acqua di cottura. Servite (eventualmente con parmigiano).

Scones al cheddar: so british

Ho passato il weekend in viaggio. Naturalmente Londra- Milano dura un attimo ma ho continuato a sentirmi sospesa da venerdì (giorno prima della partenza) a domenica (giorno dopo l’arrivo). Sarà la casa con quel parquet scricchiolante che ancora mi pare di sentire, saranno quelle valigie con ben 11 chili di extra che Mr B., vista la grazia che ci ha fatto un non inglese all’aeroporto, 

mi ha perdonato con una risata quando dall’ultimo  trolley ci ha estratto pure un chilo di pastinache (“e queste che cavolo sono?”). Sarà tutta quella Londra che ancora sento addosso. Poi oggi è cambiato tutto: è lunedì, è marzo e qui c’è il sole, ma proprio sole, pieno e sfacciato.

La cucina a casa non ha ancora riaperto, in compenso venerdì, munite di doppio forno londinese, con Alice abbiamo sperimentato la versione salata degli scones.

Perché insistere vi chiederete? Innanzitutto sono tipo maniacale, di quelli che scoperta una cosa (sia uno scrittore sia un regista sia una tipologia british di radici) poi devono immancabilmente sperimentare la serie. Secondariamente, fatto da non sottovalutare, nel frigorifero giaceva una fetta di cheddar di Neal’s Yard (vi ricordate del Borough Market) da far fuori.

Ecco il cheddar  è uno dei pochi e rari formaggi che parlano inglese. Provate a pensare a qualcosa di profondamente e banalmente british. I bus a due piani, rossi. I cab neri (mi spiegate perché gli inglesi sono riusciti a conservare dei taxi che ti viene voglia di salire ogni volta che ne vedi uno?). Il Big Ben uno pari con il Tower Bridge e ormai pure con il London Eye.

Gli scoiattoli di St. James Park e i cigni di Hyde Park. L’Alicetta in cabina rossa (ok questo per la sottoscritta). Sorry, please e grazie, thank you. La pioggia.

 

L’ora del tè e Mind the gap. Il pudding, i pies. E gli scones.

Tenete conto che, come la versione dolce, lo scone si presta al formato 12 mesi, perfetto come pseudo panino morbido da mordere. La mia modifica? Abbassato la dose british di burro e lavorato con qualche cucchiaio di buttermiclh. E profumato con timo.

Naturalmente lo scone salato si presta ad innumerevoli variazione: potete sostituire il cheddar con parmigiano piuttosto che formaggio tipo Emmental o latteria poco stagionato (per bebè sui 12 mesi), o introdurci delle verdure cotte (patate, zucchine ad esempio).

piesse: ancora per qualche giorno il cucchiaino sarà in versione british, non fosse altro per farvi vedere come utilizzo il chilo di pastinache in formato inizio svezzamento

 

Ingredienti

200 farina

50 gr di burro

2 uova

60 gr di cheddar grattuggiato

timo

1 bicchiere di buttermilch (o latte e yogurt), q.b. per lavorare l’impasto

1 cucchiaino abbondante di baking powder (o mezza bustina di lievito istantaneo)

Procedimento

Simile, simile a quello degli scones dolci (anche se dovete ricavare dei panetti più bassi). Impastare farina (nella quale avete stemperato il lievito) e burro con le dita, mescolare il formaggio grattuggiato, un pizzico di sale e il timo. Aggiungere le uova sbattute (lasciate un paio di cucchiai per spennellare). Aiutarsi con il buttermilch per lavorare l’impasto. Dovete ottenere una consistenza morbida ma che possa agevolmente essere stesa per poi ritagliare i tondi.

Su carta da forno ricavate delle forme tonde non troppo alte (circa 1 cm), spennellate e passate a 180° per 10-15 minuti. Potete mangiarli caldi, caldi vuoti oppure anche tagliare e imbottire con prosciutto, salmone affumicato (sopra i 24 mesi) o del formaggio fresco. 

 

 

About roots: soba e ragù vegano

 

Sarebbe bello poter gironzolare tutti i santi weekend al Borough Market, causa divieto di Mr B. capita che la spesa la sottoscritta la faccia su e giù per la via principale. Una sorta di discesa, nel senso che il tragitto è piatto, piatto, ma la scelta del dove va dal più nobile (e decisamente costoso) Whole Foods al popolare Tesco con la tappa purgatoriale di Marks&Spencer.

 

Inutile dire dove vorrebbe cadere la mia scelta. Doveroso aggiungere che posso considerarmi una shopping addict nevrotica e poco, pochissimo abituale. Della serie difficile poter appiopparmi una categoria. Se questo era chiaro per tutto quello che concerne abbigliamento e arredamento, decisamente devo farci entrare pure il cibo, almeno qui a Londra. 

Siete alla ricerca di bio? Volete sapere, ma proprio sapere che le vostre pastinache sono di Mr  Paul, coltivatore da tre generazioni e appassionato di tuberi? E’ facile che tra uno scaffale di zucchine del Sud Africa e barbabietole british, vi venga spiegato tutto per filo e per segno sia all’inferno sia al paradiso. Questa cosa, lo ammetto, mi fa impazzire nel senso che mi spinge all’acquisto. Grazie al cielo c’è pupi che scalpita e distrae e vuole immancabilmente toccare. 

Poi capita che oltre al packaging, oltre al racconto con tanto di foto a chilometri zero, si aggiunga il consiglio, della serie "suvvia non penserai di comprare le solite radici, i soliti banali tuberi?". Bellezza guarda avanti e per oggi scegli le radici. Locali e squisitamente british. 

E che volete  faccia una ragazza di campagna con bebè al seguito in paradiso? Si lascia incantare. Nel carrellino ballerino (è nelle mani di pupi) finiscono in bell’ordine: barbabietola di Mr Ken, cavolo rapa di Mr Patrick, pastinache di Mrs Helen (ecco di queste ne avevo prese anche al Borough), patata dolce di fattoria non precisata ma sempre british e giusto due topinambur. 

Poi succede che girato l’angolo, in totale overdose di bio british, adocchi noddle alla soba. E siccome mi piace giocare e le unioni strambe mi divertono, ecco che i classici spaghetti japp  finiscono in un ragù vegano british. Tornata a casetta ho aggiunto una manciata di ceci e giusto una carota. A suggellare tofu. 

La pupa era al suo primo assaggio di soba, complice il ragù è stato un successo.  Un po’ come i pizzoccheri, anche gli spaghetti di soba sono fatti con il grano saraceno, indi perfetti per chi deve tenersi lontano dal glutine. 

Tenete conto che il ragù (magari passato e senza cipollotto) va d’accordo col 9 mesi, mentre gli spaghetti sono da rimandare fin dopo l’anno per il formato. In alternativa potete optare per ragù di verdure e crema di grano saraceno per la pappa inizio svezzamento oppure per pastina integrale.

piesse: a proposito di radici, pastinache (lo so da noi è quasi impossibile trovarne), barbabietole, cavolo rapa (non confondete con il sedano!) e carote sono ricchi di vitamine C, potassio, ferro e magnesio. Perfette per ‘sto tempo inglese pioggia costante.

Ingredienti (per pupi&moi)

80 gr di soba

1 cavolo rapa

1 carotina

1 pastinaca

1/2 fette di barbabietola

1 manciata di ceci lessati

1/2 patata dolce

cipollotto o due/tre fettine di porro

olio EVO

40 gr di tofu

erbe per profumare (io ho usato timo al limone)

(sale)

 

Procedimento

Pulite le verdure (lavate, pelate e grattate). Tagliate a pezzetti piccoli piccoli.

Mettete in padella del cipollotto affettato (o porro) e le erbe (che poi potete pure eliminare) con un cucchiaino di olio. Aggiungete le verdure, girate e bagnate con acqua tiepida o brodo vegetale. A metà cottura unite i ceci. Verso la fine il tofu a pezzetti.  

Intanto cuocete i noddle (di solito vanno fatti bollire per 4-5 minuti). Condite gli spaghetti con il ragù. Nel caso invece abbiate formato 9 mesi, passate le verdure (eventualmente fate a meno di cipollotto e cavolo rapa), diluite con brodo e amalgamate con un paio di crema di grano saraceno oppure con pastina integrale (che potete, aggiungendo brodo, anche cucinare insieme al mix di verdure). Finite con qualche pezzettino di tofu.

 

 

Svezzamento e ascolto

 In attesa che il cucchiaino faccia fagotto e torni a casetta, c’è un giurin giuretta mensile che non ho dimenticato. La rubrica "Alice-pedia" inaugurata lo scorso mese aspettava tranquilla, tranquilla che si riparlasse per una buona volta di svezzamento e pupi (ultimamente complice l’atmosfera british qui si divaga)

 
Per non parlare del fatto che è cosa buona  e giusta completare le presentazioni di persona (bè virtuale) quando si introduce qualcuno. 

Tutto questo per dire che a scrivere di svezzamento tocca a Gabriella Danielli, infermiera e responsabile di diversi consultori. Per me in realtà lei è la mitica Gabriella (vi ricordate della tabella "salva svezzamento"?).

La prima volta che andai da lei non ero un bello spettacolo. Alice strillante, carrozzina come una croce, borsone da suicidio (sono sempre stata tipo da borsetta e via) e occhiaie "non dormo da giorni": erano passate solo tre settimane dalla nascita di pupi ma la sottoscritta pareva reduce da una guerra. Diciamo che l’appuntamento settimanale da Gabriella è stato per mesi una sicurezza (vedi ascolto e saggi consigli) e una consolazione (dopotutto non ero l’unica ex-ragazza disperata). Ve lo dice una che dal pediatra si è presentata giusto per le visite obbligatorie. 

 

Ecco qua:-)

 

"Potrei parlare subito di svezzamento, ma mi viene spontaneo dirvi qualcosa di me e del mio lavoro: dovrebbe essere più facile orientare le vostre domande.

Sono Gabriella, un’ infermiera, anche se mi sento sempre più lontana dalla mia formazione di base: il mio percorso professionale mi ha allontanato dalle urgenze classiche di corsia, permettendomi però di approfondire alcuni aspetti della relazione madre-bambino, direttamente sul campo.

Dal 1992 mi occupo in un consultorio di uno spazio chiamato momento mamma: è qui che ho conosciuto Miralda e Alice. 
Gli obiettivi principali del mio intervento sono:

 – sostenere le neo mamme nel loro cammino

 – valorizzare le loro competenze: favorendo momenti di condivisione e fornendo strumenti per affrontare meglio questa avventura

L’approccio utilizzato è quello dell’Ascolto e devo dire che all’inizio ascoltavo e ascoltavo, niente di più. Mi sono accorta così di quanto questo fosse importante per le mamme che  uscivano rasserenate e soddisfatte del tempo che avevo dedicato.

Dopo essere diventata Insegnante di Massaggio Infantile A.I.M.I (Associazione Italiana Massaggio Infantile) ho avuto la conferma che l’ascolto è alla base di molte relazioni. E ho continuato. Nei corsi di massaggio insegniamo alle mamme ad ascoltare anche con le mani.

Eccoci al cuore del problema. Tra i momenti di condivisione, organizzo dei gruppi di conversazione con a tema lo svezzamento: parliamo non solo di cosa e come introdurre gli alimenti, ma anche di come porsi nei confronti di questa tappa importante. Ed è la stessa cosa che vorrei fare con voi qui sul cucchiaino.

Molteplici sono le definizioni di svezzamento. C’è chi lo definisce come momento per togliere il “vizio” di ciucciare.
Non sono d’accordo:
ciucciare non è un vizio.

Succhiare è molto naturale, è innato in ogni essere umano: succhiando si vive, si appagano necessità e desideri. La deglutizione del cibo con il cucchiaino, invece, si apprende, non è un fatto naturale. Chi si approccia allo svezzamento, comprenderà quanta fatica sia per la mamma e per il piccolo.

Riprenderei la definizione data dalla mia compagna di viaggio in questa avventura con voi e i vostri bimbi (Dr.ssa Alessandra)

“Con il termine di divezzamento intendiamo il passaggio per il bambino dall’abitudine alimentare esclusivamente lattea all’assunzione di alimenti solidi e liquidi…” Somministrati o offerti con il cucchiaino.

Di che cosa parleremo, io e voi, sul cucchiaino?

SVEZZAMENTO: il quando

·      A che età   

·      In quale momento della giornata

·      Tempi – modalità

SVEZZAMENTO: il cucchiaino

·      quale 

Qualsiasi, silicone, plastica, acciaio. Importante che sia di dimensioni adeguate alla bocca del vostro bambino, che non assorba gli odori  e sia facilmente lavabile.         
Il tirocinio al cucchiaino richiede tanta pazienza e buon umore, anche se per la mamma che allatta è l’inizio di una parziale separazione .

SVEZZAMENTO strumenti necessari

·      piattini/passa verdura

·      seggiolone/sdraietta/ovetto
SVEZZAMENTO preparazione – conservazione
SVEZZAMENTO introduzioni graduali

SVEZZAMENTO se il bimbo non gradisce o rifiuta o se ne mangia poco

SVEZZAMENTO: naturalmente tutto quello che vorrete suggerire, proporre e chiedere"

 
 

·       

 

Kent: cervi e pudding patriottico

Charing Cross – London Bridge – Waterloo… una manciata di fermate e in poco meno di mezz’ora si lascia la metropoli e si entra nella Greater London verso la campagna. Chilometri che secoli fa impegnavano i pellegrini di Chaucer giorni e giorni.

E che ora lasciano stupita la sottoscritta, catapultata nel weekend in uno scenario che pare lontano, lontanissimo.
La campagna qui in Inghilterra ha questo strano potere che non ha ad esempio la zona circostante Milano, per intenderci. E’ come quando a Londra entri in uno dei parchi e vedi cigni e scoiattoli ma all’ennesima potenza. Lo stacco è netto e ha la capacità di farti sentire e vivere qualcosa di completamente diverso.

Metteteci poi la fortuna sfacciata di essere accompagnati da una collega di Mr B. su e giù per il Kent con fermata in uno di qui castelli ereditati da Enrico VIII e dotato di parco vastissimo con cerbiatti liberi. Le origini per metà italiane della nostra guida hanno fatto il resto, nel senso che il pranzo è stato gentilmente offerto a casa sua dalla cucina di mamma&papà.

 

L’idea iniziale era di di spingersi fino a Leeds Castle, decantato da ogni guida oppure ad Hever Castle (qui ci ha abitato Anna Bolena da bambina).
Vedi impazienza dell’aliciotta e chiusure dovute al winter time, ci siamo fermati prima. E abbiamo fatto bene. Perché Knole è esattamente il posto che cercavo. Niente a che vedere con l’eleganza di Hampton Court o il "so da fiaba" di Leeds. In compenso spazi enormi, colline appena accennate, querce secolari e decine, decine di cerbiatti liberi tra i quali camminare.
Pare che il posto, oltre alla sottoscritta e a qualche altro, fosse piaciuto parecchio anche al solito Enrico VIII: l’arcivescovo di Canterbury fu gentilmente sollecitato a cedergli la proprietà (penso tra l’altro l’abbia fatto in tutta fretta caso mai finisse come la povera Bolena).


Credo sia un piccolo concentrato del Kent e della campagna inglese: verde, verde, cielo sempre indeciso, dal grigio all’azzurro intenso, e animali liberi quasi da toccare. Ed è straordinario come qui siano in grado di conservare, tutelare, vivere e far vivere tutto questo. Altro che zoo (non nutro simpatia per il soggetto).

Diciamo che qui la formula campagna nel weekend è giusto una bella passeggiata all’aria aperta, stivali di gomma ai piedi, due o tre bimbi dietro, e magari un giro a cavallo (intendiamoci per nulla elitario o costoso come può essere dalle nostre parti). Caccia? Niente, che ormai è vietata.

Confesso che era difficile dire chi tra Alice e la sottoscritta fosse più soddisfatta dell’incontro coi cerbiatti (e un cervo), di sicuro la pupa ha riscosso più successo considerato che tra me, la mia Canon e loro è sempre rimasta una distanza minima di tre metri mentre la piccoletta è stata avvicinata a "portata di carezza". E credo che per la pupa sia stata un’esperienza da ricordare:-).

Nel Kent poi è un susseguirsi di colline, dolci, dolci, piantagioni di lavanda (sì proprio lavanda come ha raccontato la nostra guida), cottage stile tudor, fattorie, cavalli e buffe case dal tetto conico dove si conserva il luppolo per la fabbricazione della birra. 

Date colpa alla campagna e soprattutto a questa atmosfera "tempo che fu", oggi ho preso in mano un altro dei libri di Mr James. Si parla di cucina british, ma proprio british  nel senso patriottico del termine. Non per nulla il titolo "The Victory Cookbook" di un’istituzione nazionale, Maguerite Pattern (la donna aveva persino lavorato per il Ministero dell’alimentazione durante il conflitto).

Dopo la fine della seconda guerra mondiale, la Gran Bretagna diede vita a tutta una serie di celebrazioni per la vittoria. E questo me lo potevo pure immaginare. Che invece assolutamente non sapevo è che la cucina fece la sua parte. E anche i bambini. Si organizzarono per giorni e giorni tavolate per le strade ( e devo ancora capire come si regolarono con il loro tempo così variabile) e i pupi si vestivano di festa e si davano a jelli, blancmange e pudding, a volte preparati con pochi e poveri ingredienti (ad esempio latte in polvere o uova condensate piuttosto che strutto o margarina invece del burro).

Il cucchiaino ha pensato bene di cimentarsi con il pudding patriottico, giusto farina, zucchero, un uovo, burro, due cucchiaiate di latte, qualche cucchiaio di "marmelade" (indi, tassativamente all’arancia), lievito. 

Tenete conto che il formato è bebè dopo l’anno, la consistenza è veramente morbida e da facile, facile "morso" e la tradizione inglese prevederebbe "custard cream" per accompagnare ( una sorta di crema inglese che defnire di facile digestione bè è più che un eufemismo).

piesse: la cosa che preferisco di questo pudding è la cottura, niente forno ma semplice bollitura.

Ingredienti secondo la ricetta di Mrs Pattern

200 gr di farina

1 uovo

40 di zucchero scuro

50 gr di burro

4 cucchiai di marmelade (o golden syrup o lemon curd)

1 cucchiaino di baking powder (o mezza bustina di lievito)

2-3 cucchiai di latte o acqua

 

Procedimento

Mischiate farina, zucchero, lievito e burro. Aggiungete l’uovo sbattuto e il latte. Dovete ottenere una consistenza cremosa. Amalgamate la marmellata o altro. Ora viene il divertente. Mettete in una ciotola leggermente infarinata (tenete conto che andrà ad alte temperature!), coprite con carta  (tipo domopack o carta da forno) e legate il tutto. Posizionate in pentola con acqua, portate ad ebollizione poi abbassate (e lasciate ancora per 20 minuti).

Mrs Pattern consiglia, se ne avete a disposizione, di mettere sulla base mele a fettine e of course servire con custard cream (siate parchi e non fate come gli inglesi!).