da miralda | 16 Mar 2010 | 12-18 mesi, L'ora della merenda, Winterzauber
Una giornata particolare, quella di ieri. Mi è sembrato di essere per buona parte del lunedì in osservazione, la finestra a dividere e la primavera a cercar di fare irruzione. Eppure è andata veloce: la febbre della pupa (arrivata dopo il weekend trascorso a far scivolate sulla neve, mannaggia!), la riorganizzazione della giornata, il dolore di una cara amica e la difficoltà a mettere in fila le parole, quelle da dire e quelle da scrivere.
E’ decisamente vero: ci sono cose, poche, che hanno la capacità in un attimo di fermarti, trasformarti o semplicemente mostrarti prospettive che erano lì e la sottoscritta, di per sé sempre troppo insoddisfatta, fatica ad afferrare. Un po’ come capita con i pupi: pensi di aver visto e sperimentato e conosciuto, e invece ai “perché” e “poi” resti lì a chiederti come cavolo sia possibile che tu quella cosa l’avessi sempre vista a quel modo.
E’ stato naturale darsi al colore in versione comfort “sweet”. Più per la mamma che per la pupa ( perfetta filosofia “cucchiaino”, cucina per pupo e sdoppiati per mamma&papà). E a proposito di prospettive avete mai visto un’arancia trasformarsi in un petit pot, una di quelle ciottoline mignon e così jolie che solo a vederle mi sento già confortata:-) (ne sa qualcosa la credenza di casa)?
L’idea è nata veloce mentre all’ora della merenda tentavo di coinvolgere la pupa ammalata nel rito della spremuta scaccia malanno. Invece di tagliare perfettamente a metà, l’arancia va gentilmente decapitata, si svuota e la si lascia in tutto il suo splendore arancione a riposo.
A questo punto la parte “sweet comfort”: ho mescolato 250 ml di panna fresca
con succo di arancia filtrato (circa 50-60 ml a seconda che vogliate un sapore più o meno agrumato), giusto un paio di cucchiaini di maizena per addensare e se proprio non potete farne a meno un cucchiaio di zucchero. Ho riscaldato dolcemente la crema fino a renderla più densa.
E poiii (direbbe pupi)? Riempito i petit pots arancioni e infornato per qualche minuto a 170°. Posizionate nel piatto, spolverate con polvere di vaniglia e gustate al cucchiaino (pure l’aliciotta malata pare aver gradito)
da miralda | 11 Mar 2010 | Li'l spoon in London
Che cosa farei oggi se fossi a Londra? Di sicuro parteciperei con pupi ad uno di quegli eventi ispirati a Alice in Wonderland, tipo il caffè messo su da Harrods in onore del Cappellaio Matto. La cosa che scopri presto a Londra è la difficoltà a trascorrere le tue giornate nella noia più completa, della serie c’è sempre qualcosa da fare per di più se sei un soggetto irrequieto, movimentomaniaco (si dice?). Per questo compilare una lista di quello che potreste vedere, assaggiare, toccare è veramente difficile: la città è ogni santo giorno in movimento e quello che c’è oggi potrebbe essere ancora meglio domani:-).
Ci sono però dei must che in una wishlist o simil guida uno può tranquillamente appuntarsi per poi gettarsi nella metropoli e vedere che cosa aggiungere, tagliare e ampliare.
Ecco il nostro 10 cose di Londra è giusto, giusto uno spunto magari in attesa che il Cucchiaino (e la sottoscritta e un altro paio di mani provvidenziali) riescano a cimentarsi in una minibaby guida, facile da consultare, stampare e portarsi appresso.
E poi siccome Londra l’ho raccontata in diversi post con tanto di corredino fotografico, qui foto sì, ma solo di quello che c’era just around the corner di pupi&moi (e Mr B.).
Attinenza con la wish list? Nessuna:-). Solo il piacere di raccontare quei due o tre posti che ogni giorno non potevamo non vedere. Hyde Park, con cigni, papere, pupi e altalene. La pasticceria Ottolenghi (devo assolutamente tentare la loro tartellette al passion fruit), la chiesa gotica simil "eroina Jane Austen", le pozzanghere perfette per ciakkettare con gli stivali di gomma (il capo più utile che ho messo in valigia, giuro!) il fioraio sottocasa: ebbene sì, a Londra mi era presa ‘sta insana mania per i fiori freschi appena recisi, colpa di Mr B. che una sera si è presentato con rose bianche, di Marks&Spencer durate meno di due giorni.
piesse: non dimenticate mai che a Londra il tempo è variabile, proprio nel senso di variabile, e le previsioni meteo della BBC che vi dicono per domani “sole, pioggia e nuvole” non sono una presa per i fondelli ma prova di precisione britannica. E poi fate voi.
piesse 2: se vedete donne girare senza calze con sandalo tacco dodici e gamba vedo gamberorosso, non chiedetevi perché. Sono inglesi. E fingono che sia sempre pimavera variabile.
piesse dell’ultima foto, sì quella a sinistra: casetta nostra (in affitto, of course), quella riflessa, quinto piano, one bedroom (più ripostiglio cameretta).
10 cose di Londra formato baby
1) Parchi, parchi, parchi. Munitevi di pane secco, noccioline, arachidi, torsi di mela e partite. Di sicuro al St. James è impossibile non incontrare scoiattoli, a Hyde Park cigni, papere e Peter pan, a Holland Park i pavoni (non è detto come sottolinea pupi che aprano la coda, soprattutto se è nuvoloso), a Richmond Park cervi&cerbiatti.
3)
Scienze Museum, accanto al National History, un’intera zona è dedicata ai bambini con giochi, esperimenti interattivi.
4)
Museum of Childhood: se volete fare un viaggio nella storia di bambole, costruzioni, cavallini a dondolo, eccetera, eccetera. Anche per adulti nostalgici. Se invece preferite il toyshopping provate da Hamley’s, verso l’orario di chiusura: i pupi dovranno farsi una ragione per essere costretti ad abbandonare il paradiso.
5)Londra non è Londra senza uno spettacolo: per i bambini ci sono diversi teatri che propongono spettacoli fin dai due anni. Il cartellone, of course cambia, pupi si è divertita al
Lyrics, ma potete provarne altri, tipo il
Young Vic
6)Londra non è Londra senza le tappe gastronuate. Tenetevi lontani dai ristoranti “paradiso per pupo”, alla fine vi offriranno il solito hamburger&chips a prezzi stellari solo perché allietano il vostro bebè con carta e colori o pupazzi around. Tenete conto che alla fine, a Londra, è di moda, bello e politically correct essere bimbofriendly, ergo scegliete un posto dove vi ispiri la cucina, verificate, ma per lo più vedrete che avranno un gioco, dei colori, un menù formato bebè da mettervi a disposizione. E anche voi sarete più contenti:-)
7)Londra non è Londra senza i suoi mercati. Provate il Borough Market: per il pupo sarà l’occasione di sperimentare odori, profumi e colori delle cucine del mondo
8)Londra non è Londra senza le gallerie d’arte. Vi pare non siano a dimensione pupo? Don’t worry, siamo a Londra e anche alla National piuttosto che alla Tate si sono organizzati per impegnare il vostro di pupo.
9)La giostra sopra Londra: non è proprio come una vista dal cielo ma quasi. Andateci verso il tramonto, giusto per una visione in luce, penombra e quasi buio. Il Pupo penserà di volare, scambierà la scia di un aereo per un mattarello (devo ancora capire perché) e vorrà di sicuro ricominciare a girare appena scendete.
10) Libri, librerie e biblioteche: non ho ancora capito la ragione ma la letteratura per l’infanzia di area anglofana è spettacolare, bella da vedere, leggere e raccontare. Se vi fermate per un po’ di tempo iscrivetevi in una biblioteca: partecipate agli eventi per bambini e prendete in prestito. Oppure fate un giro in un bookshop. I migliori per bambini? Tales On Moon Lane a Herne Hill o The Pan Boogkshop a Fuhlam.
da miralda | 10 Mar 2010 | 9-12 mesi, Winterzauber
Dopo aver capito perché, come mi ha scritto un’amica, gli inglesi parlano sempre del tempo, mi sono resa conto che sono settimane che pure io sto peggio di una sentinella a spiare che succede nel cielo. Oggi nevica. Tutti o quasi, bè eccetto i bambini, si stano lamentando per la neve. E la sottoscritta? Osserva, tra il divertito e o stupito, dopottutto non c’era quel detto "Marzo pazzerello, splende il sole, prendi l’ombrello". E per le pazzie ho sempre avuto un debole:-).
Sono metereopatica, nel senso che se piove per tre giorni con cielo grigio potrei pensare di esporre il mio scaccia pioggia. Se invece il sole, la pioggia e la neve si susseguono bellamente il tutto mi affascina: i mutamenti, di tempo, luogo e guardaroba, hanno il potere di rendermi quasi euforica. Tutto fuorché la noia (e ho pure il coraggio di chiedermi perché ho un’aliciotta e non il bambino più bravo del mondo:-))
Stamattina pure la pupa ha avuto il suo bel momento da casetta a santo asilo. Stivali da ciak-ciak, osservazione "ma la neve fa rumore" e consiglio alla mamma "fai una fotografia che è bello?". Probabilmente ormai vede la Canon come un prolungamento della mia mano destra.
A proposito di neve e proverbi, invece guardate qua: "Bene sto, che buon cuore ho" o qualcosa del genere. Della serie niente paturnie meterologiche ( e te credo, chi le avrebbe in Val di Fex?).
Tutta queste neve, questa calma zen (ma sono io, proprio?) si è tradotta in cucina in una di quelle preparazioni facili che mi riportano bambina.
E voi direte, frutta cotta "tipo sono a letto, lettuccio, malato, malatticcio". Sì ma non proprio. Questa è una macedonia, la frutta viene cotta, ma tutta intera (picciolo compreso) con sciroppo d’acero (di agave) e cannella, giusto un cucchiaino di acqua tiepida o succo di mela o arancia (questo verso i 12 mesi). Una volta cotta, la riprendete, tagliate con tutta la serenità possibile (io ho la neve che cade leggera a rendere tutto più semplice).
Se poi non vi manca il tempo e la voglia potete anche infornare, giusto delle cialde da inzuppare nel brodino "macedonia".
Per le cialde il formato è 12 mesi (per via dell’albume), per la macedonia, eventualmente passata o schiacciata, bebè 6 mesi.
Il che cosa, e i come? Naturalmente nella macedonia ci va frutta inverno-inverno (tipo pera, mela, mela, pera, pera, mela, giusto succo d’arancia), niente divagazioni esotiche mi raccomando.
Per le cialde montate un paio di albumi a neve con un paio di cucchiai di zucchero di canna. Aggiungete due cucchiai di farina con un tocchetto di burro (circa 30-40 gr), insaporite con cannella e nocciole sbriciolate. Fate cadere cucchiaiate di impasto su carta da forno. Passate a 170° per una decina di minuti. Qui viene il difficile. Munitevi di mattarello imburrato e appena la cialda è dorata, sollevate con paletta e depositate sullo strumento. Dovete dare la forma: vi basteranno due minuti e qualche implorazione:-).
da miralda | 08 Mar 2010 | 9-12 mesi, Winterzauber
Prendete una mezza giornata di fine inverno, il sole pieno, l’aria tersa, il lago che pare immobile, quasi livellato. Primo pensiero? Ormai è primavera. Sì, ma non ancora. Proprio questo essere tra, il sentirsi lievemente sospesi, in giornate così limpide da poter essere solo respirate, mi hanno messo addosso una leggerezza di quelle che ti faresti una risata sbarazzina ogni momento.
E’ da matti? Date a colpa al sabato. Cominciato lento, programmato sulla neve e finito con una mezza giornata a zonzo sul lago.
A una settimana dal ritorno a casa, dopo un mese e un pezzo di totale irrequietezza da “non posso stare ferma a Londra”, mi sono riconciliata.
Ho risolto un inizio di mal di terra con un assaggio di lago che più in sospeso di così non poteva essere. Ecco se uno pensa “fine inverno, inizio primavera” deve andare a farsi un giro sul lago: uno dei rami, a vostro piacimento.
La luce in giornata buona è quasi estiva, i profili sono netti fra acque, riva, case, le inquietudini lacustri da acque profonde sono tenute lontane dalle papere che vanno "slow", le montagne imbiancate sono lì a ricordare che dopotutto la temperatura è di poco superiore allo zero. Il tempo è cadenzato da arrivi e partenze, perchè dopottutto è vero che il lago non è il mare ma i porti sono ovunque, i rumori sono così silenziosi che fatichi a sentirli.
E il vento, le vele? Per ora sono solo nomi abbandonati sull’acqua.
Ho ancora negli occhi la luce, le pedalate (le prime!) di Alice e un pranzo all’aperto, riva lago, che sa di “fine inverno- inizio primavera”.
E la cucina? Bè pieds dan l’eau ho scoperto le patole, ravioloni impastati con patate e farina (prometto di cimentarmi prossimamente), a casa invece mi sono portata pesce di lago: salmerino e persico.
Il secondo è stato risottato, mentre il primo, formato perfetto in fase svezzamento, è diventato complice di una vellutata dai sapori ancora invernali. Qualcuno chiederà: che sarà mai ‘sto salmerino? Col salmone niente a che vedere, è più vicino alla famiglia delle trote, ricco di grassi e Omega 3 e vive vicino, vicino a laghi e montagne alpine.
Il salmerino l’ho fatto cuocere al vapore su un letto di erbe fresche (aneto, fincchietto selvatico…) e poi ho servito i filetti interi. Nel caso di bebè potete semplicemente passare o schiacciare il pesce nella vellutata.
Ingredienti (per tre)
2 filetti di salmerino
2 finocchi
1/2 patata
olio EVO
aneto
finocchietto selvatico
(sale, pepe e scorza di arancia per mamma&papà)
Procedimento
Facile: fate una vellutata come al solito (niente di nuovo, no?), pulite, tagliate le verdure, aggiungete acqua, fate cuocere e passate con olio EVO. Nel frattempo cuocere al vapore i filetti di salmerino su letto di erbe per una decina di minuti (io ho fatto così). In alternativa potete anche passarli leggermente in un trito di pane bianco secco e erbe e farli dorare in padella con un pezzettino di burro. Servite la vellutata con i filetti di salmerino e finocchietto selvatico (potete usare anche la barbetta del finocchio).
Nel caso di bebè sotto l’anno o difficile alla masticazione
da miralda | 05 Mar 2010 | Dal Mondo, Li'l spoon in London
Da noi si parla di cucinare per i bambini, di cucinare con i bambini, poco o nulla di pupi ai fornelli (bè si fa per dire). Vi pare impresa impossibile? Idea balzana? Oltremanica è kidscooking mania, nel senso che non c’è asilo, scuola e a volte pure supermercato, ristorante o vip (e figlio di vip) che non ci abbia fatto il suo bel pensierino.
E’ naturale che pure l’Aliciotta avesse il suo momento. Di tutta la faccenda ho apprezzato diverse cose, ma di sicuro la corda, lo scambio di opinioni fra pupi e chef e la degustazione di focaccine bè rimangono da ricordo.
A Primi Passi (il nido londinese di Alice fino a settimana scorsa) i bambini cucinano un paio di volte al mese. In compagnia di Marcel: carino, simpatico, e pare bravo (o forse ben introdotto:-)), visto che si è cimentato pure con Lourdes (siamo in zona Madonna, of course la cantante). E il tutto, sorprendentemente, è la cosa più naturale di questo mondo.
Come?
Si tira fuori la corda. I bimbi si attaccano, trasbordano dalla navata della chiesa adiacente e si dirigono alla cucina. Alice compresa. E qui la sottoscritta ha capito cosa acquistare al ritorno a casa.
Cappellino da chef, sedia formato pupo e tavolo dove pasticciare. Alice è stata fortunata: è capitata nel giorno focaccia. E questo deve averla messa su di giri. Ha impastato, assaggiato (che c’erano dubbi?), ha pulito pazientemente il rosmarino, ha affondato un paio di dita per i buchi, e ha cercato di fregare l’impasto al vicino con la scusa che a lui mica piaceva cucinare. E intanto Marcel distribuiva olio, farina, acqua e salamoia per spennellamento. E io tentavo ad altezza gnomo di evitare impastamenti sull’obiettivo (gelosa della macchina? Sì, soprattutto contando che volevo usarla nei giorni che restavano).
Ognuno ha dato la sua forma, ha spiattellato sulla carta da forno , solo una è riuscita a trafugare un pezzo di impasto (caso mai le venisse fame prima che fossero sfornate le focaccine). Provate ad indovinare chi?
Ho capito che i bambini non dimenticano nulla, ma proprio nulla quando pupi ha ripreso "Marccellooo", lo chef, che apriva il forno per controllare le focaccine.
Devo aver creato aspettative troppo alte sulla crescita dei nostri dolci da estendere il pensiero a tutto quello che necessita di una lievitazione.
Caso vuole che rispuntasse la corda per ritornare al nido e, come dire, pare che l’aliciotta per ‘sta corda abbia sviluppato vera e propria passione, soprattutto se le riesce di mettersi in pole position.
Naturalmente i pupi si mangiano tutto quello che cucinano (e se no che soddisfazione c’è?) e gentilmente lo offrono al loro ritorno a genitori&parenti entusiasti. E anche qui ho capito un’altra cosa. Alice si è mangiata parte delle focaccine, mi ha fatto giusto fare un morso e ha gelosamente conservato per Mr B.
Mi è rimasto invece un grosso interrogativo. Qualcuno mi deve spiegare perchè il paese del gravy è riuscito ad inventarsi il kidscooking, con tanto di politica governativa ed educativa a seguito e noi siamo ancora lì a chiederci se il nostro pupo maschio ci debba proprio giocare ai cucinamenti? Indi per cui più corda per tanti e kidscooking per tutti.