How to catch the moon:-)

In un paese lontano, lontano,  dove regnava sempre la notte, viveva una pupa. Non sognava di volare, quello no, ma di poter catturare uno spicchio di luna, quando quasi fatichi a vederla, per dondolarsi sopra. Ogni notte, contemplava il cielo e cercava di lanciare un filo sottile, sottile e candido come la neve, così pensava nessuno avrebbe potuto scorgere la sua mano che tirava. Ma il filo era troppo corto, troppo leggero o forse la mano della bambina non era abbastanza forte e lo spicchio di luna rimaneva sempre lì. Ogni tanto si nascondeva o si trasformava in una grande palla. Oppure eccolo scomparire dietro una nuvola color del prato.

 

Poi una sera, la luna si specchiò in una scodella di acqua, la bambina la vide e finalmente la catturò. E nel sogno si riposò dondolandosi sullo spicchio di luna, il filo nella mano da un capo, e dall’altro perso nel cielo.

Uhm, non avete sbagliato blog, trattasi del Cucchiaino che questa volta si è fatto prendere la mano nella creazione (quasi, quasi non mi riconosco neppure io:-)). Tutto è nato da una ricotta scovata per caso, chiamasi Bacio di Luna: sapore e consistenza eccezionali!

Poi si è aggiunta la farifrittatina (a base di farina di ceci) verde spinacio: mettendo a soqquadro il cassetto mi è capitata una formina che pareva proprio una nuvola. 

E per giocare fino in fondo la semola che ho usato (trattasi di bulgur) ha preso le sembianze di un pupo. 

Miss Cia mi ha guardato un po’ strano quando le ho chiesto del filo, poi ha capito e ha disegnato:-).

A margine di questa ricetta due consigli formato pupo.

Il primo è un racconto che ha ispirato la mia "pazzia figurativa": "How to catch a star" di Oliver Jaffres ("Come catturare una stella", credo esista anche in italiano), ad Alice piace, per me è un cult (credo sia dovuto al fatto che ho sempre sognato di arrampicarmi fino in cielo a rubar stelle). 

Il secondo è un blog, : ho conosciuto l’autrice tramite il Cucchiaino (sì, solo virtualmente:-)), le sue mangiastorie sono incantate…

piesse: con questa ricetta apro la categoria "cucina disegnata", prometto di non esagerare:-)

 

Ingredienti (per uno)

40 gr di spinaci cotti al vapore o stufati

2 cucchiai di farina di ceci

un cucchiaio abbondante di acqua

olio extravergine d’oliva

ricotta (se Bacio di Luna è meglio:-))

30 gr di bulgur (o cous cous o tempestina)
(eventuale parmigiano)

 

Procedimento

Lasciate in ammollo il bulgur per quindici minuti in acqua, quindi cuocetelo per dieci minuti (l’acqua dovrà essere il doppio in volume rispetto al bulgur), spegnete e lasciate consumare del tutto l’acqua.

Mescolate la farina di ceci con l’acqua e un goccio di olio. Frullate gli spinaci o schiacciateli e tagliateli al coltello e aggiungeteli alla farina di ceci. Mescolate di nuovo e lasciate riposare per dieci minuti. In una padella, unta con un cucchiaino di olio, versate il composto di spinaci e farina i ceci. Quando la farifrittata è pronta, prendete un formina e ritagliate della forma che preferite (ad esempio la nostra nuvola).

Nel piatto mettete il bulgur condito con un cucchiaino di olio (ed eventuale parmigiano), se volete potete dargli la forma di un bimbo. Aggiungete la farifritattina e la ricotta, sagomandola a spicchio di luna e cominciate a raccontare.
 

Bevi il brodo di pollo che ti passa:-)

Latito, lo so, ma passato il ciclone influenza (sì finalmente la pupa è tornata all’asilo) mi sono immersa nel labirinto, quello delle bozza dei testi del libro da riguardare. Un’apocalisse, quella della revisione, tanto che credo ci metterò più a rivedere, correggere, tagliare e aggiungere che a scrivere!

In tutto ciò, considerando anche il resto del lavoro, stiamo andando avanti ad avanzi. Beh non proprio avanzi, diciamo porzioni cucinate in abbondanza e debitamente congelate e sfoderate per la cena di ieri, oggi e domani. 

In questo corro, corro, corro, mi sono però tolta un paio di curiosità, una è stata quella del brodo, di pollo, di cui ho letto effetti prodigiosi su raffreddori e malanni di stagione. Giusto per non farla troppo semplice, ci ho aggiunto i passatelli, altra cosa che mi ero segnata sull’agenda come "da fare".

 

Il brodo.
A casa nostra non siamo di quelli che associano la parola brodo a letti e ammalati, e per me la sera, in inverno, è abbastanza l’abitudine alternare le zuppe e vellutate a brodi, vegetali o di carne. Però di solito lo preparo con carne mista o cappone, rarissimamente di pollo.

E credo di non essere l’unica considerato che il macellaio quando gli ho chiesto l’altro giorno un pezzo di pollo per il brodo mi ha guardato un pochetto male, come avessi detto un’eresia e ha cercato di propormi gallina, come fossi una pazza della cucina.

Beh, scrollata di spalle mia, e accenno al macellaio di tanto di studio scientifico (addirittura pubblicato sulla rivista Chest da un noto pneumologo, dr. Rennardche non ha esitato a citare pure la ricetta segreta della nonna) che mette un bel timbro sul brodo come "penicillina della nonna". Cosa comunque già saputa e risaputa, appunto da nonne e bisnonne fin dai tempi del Medioevo.
Come dire bevi il brodo che ti passa e se ci fidiamo sempre dello

studio pare che aggiungendo sedano in abbondanza il tutto funzioni ancora meglio perché così è in grado di arrivare col suo profumo anche ai nasi più chiusi.

E la spiegazione del brodo di pollo? Il calore del brodo provoca un effetto fluidificante su muco e catarro, inoltre in quello di pollo vi sono proteine che accelerano il rinforzo della membrana dei globuli bianchi e di altre cellule del sistema immunitario. Per farla semplice dovrebbe aiutare a sconfiggere tutti i più cattivi e ostinati bacilli influenzali.

Vi state annoiando? E’ finita, promesso.

I passatelli. Perché? Li ho comprati belli e fatti un mesetto fa, mi sono piaciuti e ho pensato che fosse il caso di tentare una versione casalinga.
Bene, detto e fatto (dopo qualche settimana:-)). Ne sono rimasta entusiasta, pupi pure, considerato che ha cominciato ad assaggiare a passatello crudo.

Per questa prima versione mi sono tenuta ai manuali, niente divagazioni (anche se confesso ne ho già pensate un paio di alternative!).

 

In tutto ciò il brodo di pollo, leggero, leggero è la pozione perfetta per il bebè, a partire dai 9-10 mesi, mentre per i passatelli (considerata la presenza dell’uovo) è meglio attendere i 12 mesi.

 

piesse: per i passatelli, non avendo a disposizione uno schiacciapatate a fori molto larghi né un torchietto, io ho usato il tritacarne a fori superlarghi di Mr KAid, ma ce la si fa pure a mano, stendendo, tagliando e arrotolando.

 

Il brodo di pollo (liberamente adattato dalla ricetta del dr. Rennard)

circa 500 gr di pollo a pezzi

1 patata

1 carota

3-4 gambi di sedano bianco (ma anche verde va benissimo)

1 cipolla

1 spicchio di aglio

1 chiodo di garofano

 

Riempite una pentola di acqua fredda, unite il pollo togliendo la pelle esterna se volete un brodo poco grasso (infilate in un pezzo il chiodo di garofano) e le verdure che avrete lavato, nel caso pelato o raschiato.

Portate a ebollizione, quindi abbassate il fuoco e lasciate cuocere per un’ora abbondante. Spegnete, lasciate riposare e raffreddare, quindi con una spatola togliete il grasso superiore o passate il brodo al colino per filtrarlo. 

 

I passatelli (per 3-4 porzioni)

150 gr di pangrattato

2 uova 

60 gr di parmigiano (ma anche di più se vi piace)

un pizzico di noce moscata

 

Impastate il pangrattato con le uova e il parmigiano, se necessario aggiungete un cucchiaio di acqua tiepida. Profumate con la noce moscata. Dovete ottenere un composto abbastanza morbido che possa passare attraverso uno

schiacciapatate (o la mia griglia del Mr KAid). Appoggiate i passatelli su un piatto o vassoio infarinati e lasciate seccare per un’oretta. Quindi utilizzate per brodo o altro (a me ne sono avanzati e ho provato a prepararli anche con del sugo avanzato).

Mi faranno compagnia nel libro…


… ossia per farla molto, ma molto più semplice questi sono i vincitori. Anzi le vincitrici. Diciamo che in questa settimana di moccoli e lacrime (si fa per dire:-)) e di "e mo’ che faccio col lavoro", ho finalmente guardato le ricette arrivate per il libro del Cucchiaino. Le ho scelte e pare impossibile, ma è vero, le ho pure cucinate e fotografate con Miss Cia. E devo dire che, nonostante non sia stato facile, sono superentusiasta della scelta.

Ecco appunto la scelta. Come mai queste e non altre?

Beh, in principio i nostri gusti (miei e della pupa). La possibilità in qualche modo di completare un discorso sia all’interno del capitolo dove vanno sia in generale nel libro: ossia mi mancava proprio una ricetta di quel tipo, con quell’ingrediente.

Terzo, ma non meno importante, particolare la capacità del piatto di essere in sintonia con la nostra cucina, emozioni e ricordi.
Stagionalità ingredienti vicini, semplicità, possibilità di una ricetta di raccontare qualcosa al pupo, di coinvolgerlo e renderlo protagonista nel momento "pappa". Dopotutto questa è la cucina del Cucchiaino, nulla di più:-).

Confesso che in un caso la ricetta mi ha intigrato non poco. Confesso che il motivo stava in buona parte in un macinagranaglie che purtroppo non era e non è in mio possesso (e l’autrice lo sa perché ci siamo scambiate qualche mail).
E’ stato divertente trovare una soluzione alternativa (ossia andare direttamente in un mulino per farmi macinare 1 chilo di farina di riso basmati:-)) e nella soluzione mi si è aperto un mondo (ecco, capirete nel prossimo futuro con un paio di ricette postate qui).
Ed è finita che avendo due possibilità sul come farli  e volendo rigorosamente cucinare e testare ogni cosa prima di metterla nel libro mi sono cimentata in due preparazioni e la casa martedì, a mezzanotte, profumava di biscotti disseminati in tutta la cucina:-).
Grazie a tutti per diffuso, partecipato e raccontato!

Quindi, Ladies&Ladies the winners are:

I biscotti del sor-riso di Lucia Cardellini
Verdura e formaggi a mano libera di Donatella Reginato
Il pollo a Carnevale di Federica Corzani

E ora? Allora le vincitrici avranno la loro ricetta presente nel libro, fotografata, con citazione della fonte (o fonti se volete che ci sia anche il nome del vostro pupo/a, ecco magari scrivetemelo a info@lcucchiainodialice.it).

In più riceveranno una copia del libro appena stampato. Stando alle ultime notizie dovrebbe essere per l’estate con presentazione a settembre.

 

Meline che affondano…


Una settimana o quasi. Assenza sì, ma giustificata:-). Perché pure da noi hanno colpito febbre e raffreddore: prima la pupa, ormai in reclusione da giovedì scorso, poi Mr B. giusto nel weekend. E infine la nonna dell’Aliciotta, come dire  "e mò che faccio??".
Nonostante gli accerchiamenti da ogni lato la sottoscritta per ora è sopravvissuta fra brodi, lavoro che si sta accumulando e per il quale credo dovrò votarmi al santo che regala giorni non in calendario e starnuti, tantissimi. Ecco spiegato. La cucina come potete immaginare ha funzionato poco, poco (beh se si escludono per l’appunto i brodi&co). Ho giusto affondato e passato in forno delle meline, mignon, arrivate in regalo dalla Calabria.

In questi giorni oltre a contatti via skype, durati ore, per (finire) no, portare avanti, una serie di consegne nonostante tutto, e i testi da rivedere del libro, ho cominciato a dare un’occhiata alle ricette arrivate per il "concorso". La scelta è quasi stata fatta e nel giro di qualche giorno giurin giuretta che saprete tutto (o quasi).

Le meline: piccole e selvatiche, nulla a che vedere con la perfezione della mela di Biancaneve, ma assolutamente graziose.
Con loro avevo un conto aperto perché già l’anno scorso mi erano arrivate in regalo ma non ero riuscita a farne nulla prima che venissero mangiate.
Questa volta il pensiero è stato molto più rapido o forse ha fatto la sua parte l’influenza. Ho subito escluso la possibilità di tagliarle per torta, piuttosto che risotto o altro: che spreco estetico:-).

Volevo che rimanessero intere, perfette nel loro formato piccolo, piccolo da mangiare col cucchiaino anche se "intortate".


Una sorta di dolcetto "scaccia malanno".
Naturale potete fare lo stesso con mele più grosse (mica arrivano tutti i giorni meline selvatiche in regalo, no?) magari cambiando il contenitore, sapete però che io sono appassionata di tutto ciò che può essere servito integralmente in monodose (o personaldose:-)).
Il formato? Perfetto dall’anno in su, anche solo per quella melina dove affondare il cucchiaino una volta pronta.

piesse. se vi cimentate, il dolcetto sarà stupefacente appena tolto dal forno, una vera esplosione, fantastica da vedere anche per il pupo.

Ingredienti (per tre, ma anche più se dividete il dolcetto)

3 meline (se avete solo quelle grandi potete usarne un paio in un contenitore più grande)
50 gr di zucchero di canna
120 ml di latte + un paio di cucchiai di yogurt bianco
2 uova
60 gr di farina
30 gr di burro
mezzo cucchiaino di cannella
1/2 bustina di lievito
scorzetta di lime (o limone)

Procedimento
Sbattete le uova con lo zucchero fino ad ottenere un composto spumoso. Aggiungete il latte, lo yogurt e il burro fuso, un  cucchiaino di scorza di limone o lime, sbattete di nuovo. Unite la farina dove avrete stemperato lievito e cannella. Dovrà risultare un impasto abbastanza liquido. Riempite uno stampino (da muffin o soufflè) unto con poco burro fino alla metà, tuffate la melina. Se volete potete spolverare la mela con poco zucchero grezzo e altra cannella.
Infornate a 175° per una buona mezz’ora.

 

Lo stufatino…

 

Già a chiamarlo così, con quel diminutivo, "ino", mi pare che ci guadagni il mio umore. Perché lo stufato conforta, quasi come una zuppa o purè, gli animi "afflitti":-). O in fase di settimana da lunedì perenne: quando non ne riesce una giusta e sai che va beh è lunedì (e io "odio il lunedì") e questa cosa continua, martedì e mercoledì.
Io, memore del profumino da stufato serio alla Julia Child, mi sono cimentata con una versione che a dire il vero con il "boeuf bourguignon" ha poco a che vedere. Tipico della sottoscritta. A mia discolpa due fattori: la pupa e la nonna (la "bis" dell’aliciotta per intenderci). La prima ancora a dieta bianca, la seconda a dieta light, causa diabete fuori controllo.

Voi cosa amate degli stufati? Personalmente adoro il profumo, la lunghezza di cottura (son matta??) e quel "calduccio consistenza brodosa" che finisce nel piatto. Poi che siano di carne, o pesce (magari in versione tajine o ) o di sole verdure per me è poco importante.
Per farla breve mi conforta quella casseruola (il mio sogno sarebbe una vera, vera Le Creuset total white) che borbotta sul fuoco, rigorosamente basso, a cui puoi dedicare un’attenzione abbastanza saltuaria in quel paio d’ore circa di cottura. E per me che appartengo alla categoria di chi ogni tanto si dimentica la pentola sul fuoco, preparare lo stufato è "tranquillizzante". 

Se poi optate per la versione infornata, sulla scia di Julia Child, diventa ancora più semplice:-).
 
Trovo incredibile la capacità dello stufato di diventare diverso a seconda dei paesi e delle tradizioni, tanto che una ricetta a tutta prima molto casalinga e dai sapori "nostrani", con l’aggiunta di spezie o la variazione della modalità di cottura si trasforma in un soggetto culinario altamente esotico. 
Beh per me è affascinante e oltremodo divertente, considerato che in cucina sono "irriverente" ai percorsi tradizionali:-).
Ergo, quando si parla di stufato non andate immediatamente a pensare al solito spezzattino con qualche verdura e molta "puciacca" perché in realtà c’è un mondo davanti di gulash, "boeuf bourguignonne", carbonade, tajine, Irish stew, per non parlare di tutti gli stufati speziati thai&co. 
 
Chiusa la digressione, veniamo al nostro "stufatino". 
Io ho scelto tutte verdure rigorosamente bianche, perché? Una mania di questo periodo, a cui si è aggiunto il fatto che sono partita dal topinambur, che doveva assolutamente essere presente. Dalle sue proprietà pare infatti che grazie all’inulina contenuta possa avere effetti positivi sul diabete (quasi miracolosi, stando agli ultimi studi scientifici), abbassando i livelli di glicemia.
E siccome ho cercato di convincere più volte mia nonna all’assaggio (e uso) del tubero, ho provato a proporglielo a cena da noi:-).
Naturale poi che il topinambur sia perfetto pure per i pupi, anche di piccolo formato.
Ladies&Gentlemen, et voilà "il nostro stufatino invernale". Bon Appetit!
piesse. le porzioni sono per quattro (noi tre+nonna), se volete la porzione per singolo pupo dividete per cinque-sei le quantità e ricavate.
  
Ingredienti (per quattro)
400 gr di carne di vitello (tipo noce o spalla)
300 gr di topinambur
1 patata
1 spicchio di sedano rapa (circa 150 gr)
1/2 mela
1 cipollotto
1 spicchio di aglio
erbe aromatiche (alloro, rosmarino, salvia in mazzetto poi da togliere)
olio EVO
brodo vegetale
bacche di ginepro, chiodi di garofano
(eventuale sale)
 
Procedimento
Tagliate la carne a pezzi (tipo spezzattino) e pulite le verdure, tagliandole tutte a pezzetti, e affettando il cipollotto. Lasciate stufare lo spicchio d’aglio intero (che poi toglierete) e il cipollotto con il mazzetto di erbe aromatiche, aggiungete la carne e le spezie, rosolate leggermente. Unite il resto delle verdure e bagnate con il brodo fino a raggiungere metà dell’altezza del vostro stufato. Coprite con coperchio, abbassate il fuoco. La cottura deve essere lenta, lenta, ogni tanto girate e controllate che non si sia consumato troppo brodo. I vostro stufato sarà pronto quando la carne sarà bella morbida e il tutto ben saporito:-).