Cucinare con 14 bimbi e sopravvivere

Oggi. Niente ricomincio. E’ già ieri, solo che dopo una giornata passata a pasticciare in cucina, una serata a terminare lavori e consegne, e una parte della nottata a preparare un trolley, uhm, fatico a sapere chi sono e dove devo andare. Per primi i ringraziamenti. Evviva Cappucetto Rosso, evviva la nonna, ecco il lupo magari no. Allora ieri ho pasticciato in cucina con 14 bambini (e relative mamme e papà).
Faticoso? Sì, indubbiamente (la mia devozione va a maestre, baby sitter, etc…). Divertente? Sì, tantissimo (per la mia voce, ora simile a quella di una rana gracida un po’ meno). Lo rifaresti? Ovviamente.

La proposta (indecente, considerata la sottoscritta:-)). 

Qualche mese fa, era inverno ( e beh sì…), con Miss Cia prendiamo in prestito una serie di oggetti qui per le foto del libro. Il posto è da impazzire (e devo ancora capire perché ogni volta che ci vado, esco con qualcosa, please stop me!), e tra una chiacchiera e l’altra salta fuori che devono organizzarsi con tanto di cucina per corsi. Il "ti va di venire?" è subito stato seguito da "ma chi a me?".

Perché in cucina sto più a mio agio a casa con la pupa e scrivere alla tastiera, beh, mi viene più facile. Però accetto.

 

Due giorni fa. Telefono. La notizia: "Lo sappiamo avevi detto 10 massimo, ma qui di bambini ne abbiamo 14 e nessuno che voglia rinunciare". Bene, scappo.

Oggi. Alla mattina comincio con i miei cinque chili di farina il giro delle lievitazioni. Perché mi piacciono le sfide impossibili e di focaccine (ops, non l’avevo detto, ecco, il corso è stato "Mani in pasta") ne vorrei fare con loro due tipi. Uno dolce (simile a questo qui, ma con le fragole al posto dell’uva) e uno salato. Troppi, pensate? Avete ragione, mi sono ritrovata con focaccine in ogni angolo della cucina.

E Cappuccetto Rosso? Allora il kidscooking è una gran cosa, ma 14 bambini sono una squadra, anzi di più e trasformarli tutti in novelli Cappuccetto Rosso che deve riempire il cestino, condire le focaccine con ingredienti rosssssiii, ha a disposizione pozioni magiche (tradotto, la salamoia dolce e salata per le focaccine) e sorprese per la cara nonna, è stata una trovata dalla banalità quasi geniale.

 

Tra una focaccina e l’altra, abbiamo anche giocato al riconoscimento della pozione "che ti fa attraversare il bosco": ossia come trasformare una serie di centrifughe di frutta in qualcosa di moltooo più utile alla causa (mia).

Of course, abbiamo mangiato, tutti sono tornati a casa col proprio cestino e un attestato da "Piccoli Chef" firmato dal Cucchiaino.

 

piesse: le foto? Allora la Canon è venuta con me, ma è stato letteralmente impossibile pensare di scattare.

ripiesse: dimenticavo, il trolley. Domani la sottoscritta parte per l’isola con la pupa, si tratterà di una settimana di mamme (con noi un amico dell’asilo) e non so se avrò modo non tanto di cucinare ma di fotografare, postare etc…

 

Se volete cimentarvi anche voi (magari in un gioco a due, che è meglio:-)), ecco la ricetta (formato 12 mesi per l’assaggio, dai 24-36 per l’assemblaggio).

 

 

Ingredienti
300 gr di farina manitoba
100 gr di farina bianca 00
1 patata piccola lessata e schiacciata
1/2 cubetto di lievito di birra fresco o una bustina scarsa di lievito di birra secco
1 cucchiaino di zucchero
sale, olio, rosmarino, acqua

Procedimento
Attivate il lievito di birra in un bicchiere con un cucchiaio di acqua tiepida e lo zucchero, mescolate e lasciate riposare per dieci minuti.
Setacciate le farine e unitele nella ciotola della planetaria (se usate un robot, altrimenti su un piano per impastare a mano).
Aggiungete la patata schiacciata e mescolate, unite anche il lievito e un paio di cucchiai di olio. 
Impastate, aggiungete dell’acqua tiepida in cui sciogliete un cucchiaino di sale. Se l’impasto risultasse ancora troppo secco unite dell’altra acqua. 
Si dovrà formare una palla molto morbida. Mettete a lievitare in luogo caldo (ad esempio il forno a 35°) per un paio d’ore. 
Preparate la salamoia per le focaccine: una parte di olio extravergine d’oliva, due di acqua tiepida, un rametto di rosmarino e un pizzico di sale grosso.
Riprendete l’impasto e lavoratelo. Stendetelo e ritagliate le focaccine, guarnitele a piacere e aggiungete la salamoia (fate dei piccoli solchi col pollice). Lasciate riposare per 20 minuti (se possibile).

Accendete il forno a 210° e infornate per 15-20 minuti.

 


 

 

 

 

Tiramisù per l’ètoile

E’ stata di sicuro colpa di una settimana dove ho creato, cucinato e scritto di ricette con un ritmo che mi ha fatto decidere di chiudere coi fornelli per almeno due giorni. Il troppo mescolato all’astinenza (o quasi) deve aver fatto tilt ed è stato così che sabato, mentre fotografavo i piedi danzanti (si fa per dire:-)) della pupa il mio cervello già stava ideando per la domenica. Aggiungeteci che mi ero assolutamente convinta di usare fragoline selvatiche, quelle piantate con Alice sul terrazzo. Peccato che il raccolto segnasse una manciata scarsa e avessi già raccontato all’ètoile di un tiramisù alle fragoline con base di pane dolce al latte. Bene ho impastato il sabato sera, infornato la domenica mattina, cercato inutilmente le fragoline e infine preparato il tiramisù il lunedì. 

 

La genesi. Ossia come creare un tiramisù mentre tutto invita alla leggerezza (o quasi).

Non ci credete? Guardate qui.

Alice ha partecipato al suo primo saggio di danza o "gioco danza", definizione molto più vicina alla realtà per la pupa, riconosciuta da tutti perché, quando è uscita la prima volta, ha salutato a manina ed esclamato, tutta felice, "Papà dove seiiii?".  
Ammetto di aver riso parecchio (prima volta che mi capita ad un balletto o simil tale, lol!), vi pare impossibile, ma vi assicuro che a fine spettacolo, una mamma mi si è avvicinata e mi ha detto "Che forte, tua figlia" e non si riferiva al suo pliè:-). 

Of course Mr B. , che ha sempre professato l’antipatia per la mia passione per le punte, si è commosso e con lui pure io. Forse per la pupa che cresce. 

E tra la commozione e il riso è nata l’idea. Ballerine=fragoline

 

La prima fase, ovvero facciamolo diverso.

Ho promesso più volte alla pupa di preparare insieme i panini al latte. Mi sono finalmente decisa perché volevo un tiramisù diverso dal solito. Ed è stato così che domenica abbiamo fatto i panini con l’impasto che avevo messo a lievitare il sabato sera (e sì che uno il sabato non ha altro da fare, no?:-)).

Nota a margine: del fiore sopra qualcuno ha un’idea di come ricavarne una bevanda o un concentrato per cucinare? Se sì, ditemelo perché lo adoro.

Of course, qualcuno ha voluto supervisionare il set, di certo un improvvisato della domenica:-).

 

Erano le 11 e la casa profumava di fiori di gelsomino e pane dolce. E di me e Alice che avevamo impastato insieme.

Infine lunedì dopo aver capito che nessuno ma proprio nessuno poteva vantare nelle immediate vicinanze una quantità di fragoline superiore alla mia, mi sono arresa e il tiramisù ha unito fragole e fragoline. 

Ho tagliato le fette di pane dolce sottili, sottili, le ho imbevute in spremuta d’arancia e ho preparato la crema al mascarpone con un solo tuorlo e un’aggiunta di panna (giusto per farlo diverso da qui).

Uhm, la crema è avanzata e la sottoscritta si è dovuta sacrificare dato che era sola soletta (mai più ma proprio mai più un inno alla leggerezza simile senza compagni di viaggio:-)).

 

La ricetta è formato dai 24 mesi in sù, per via della farcitura, anche se pastorizzate l’uovo.

 

 

 

Ingredienti

Per i panini dolci

 

300 gr di farina manitoba

100 gr di farina 00

1/2 bustina di lievito secco

150 ml circa di latte

1 tuorlo

scorzetta di limone bio

90 gr di zucchero

60 gr di burro

 

Per la crema di mascarpone

250 gr di mascarpone

100 ml di panna fresca

1 tuorlo

50 gr scarsi di zucchero

 

Il succo di 3 arance

Fragoline di bosco e fragole

 

 

Procedimento

I panini

Sciogliete il lievito in due o tre cucchiai di latte tiepido con un cucchiaino di miele o zucchero. Lasciate schiumare. Impastate la farina con il lievito, il latte, il burro a pezzetti e il resto dello zucchero. Profumate con la scorza di limone. Mettete a lievitare per almeno 3 ore (io ho lasciato lievitare per 6 ore circa non al caldo).

 

Riprendete l’impasto e formate i panini. Per comodità io ho usato degli stampini da mini plumcake, rivestiti da carta da forno, così da dare la forma per il taglio. Spennellate i panini con tuorlo d’uovo sbattuto e infornate a 210° per 10-15 minuti.

 

 

La crema. Montate la panna ben fredda e mettetela da parte. Sbattete un tuorlo d’uovo con lo zucchero (se volete pastorizzare l’uovo basterà sciogliere lo zucchero in poca acqua e unirlo caldo, 120°, all’uovo mescolando velocemente oppure sbattere l’uovo a bagnomaria nella bastardella), quindi aggiungete il mascarpone e sbattete ancora. Infine unite la panna montata, mescolate delicatamente per un minuto.

 

L’assemblamento. Tagliate i panini a fettine sottili e bagnatele nel succo di arancia. Disponete quindi fettina, crema e fragoline intere o fragole a fettine.

E poi via con i passi del cucchiaino:-).

 

 

Non mangerò mai i peperoni, forse:-). Ovvero Lola contro il mostro.

La sfida è stata lanciata mentre giravo con Alice fra il banco "verdurifero". Che la pupa mangi tutto o quasi ormai è risaputo da tutti o quasi (e beh, è una delle ragion d’essere del Cucchiaino). Eppure anche lei ha qualche antipatia, una, per me e sua nonna (che li adora) inspiegabile, per i peperoni. Forse per la parentela con il peperoncino, per lei out, "no, pizzica!" (chiaramente comunicata dall’esterno, mica per prova diretta:-)). E cosa fa allora la sottoscritta? Beh, prende spunto da Charlie e incanta la sua Lola.  

 

Ecco dicevo della sfida. Perché se la pupa non apprezza qualcosa, io fingo il nulla e gliela propongo nel piatto sotto mentite sembianze. No, niente polpette e polpettoni o sformati, semplice piccolo travestimento, non occultamento.

Come nel caso dei peperoni. Per il gioco, sconfiggi il mostro, ho scelto la tipologia "giallo" perché è più dolce e va a braccetto con la luce primaverile e calda di questi giorni. Sì, caso di cromometeopatia. 

Ed è stato così che al banco "verdurifero" ci siamo portate a casa un paio di peperoni, mentre l’aliciotta era già tutta presa dall’effetto sorpresa promesso (e io sapevo già di aver il paladino, ops paladina, per "sconfiggi il mostro").

Il mostro? Ci avete mai fatto caso che un peperone tagliato a metà pare proprio un buffo mostriciattolo?

Il nostro mostricciattolo è stato cotto in forno: in carta domopack, a 180°, per 30 minuti circa. Quindi è stata debitamente eliminata la pellicina esterna (che è anche la parte meno digeribile).

Si è consumata la sfida. Dalla parte del peperone (mizzega, pare una gara di cucina televisiva:-)) ditalini al farro, ricotta e timo limonato (sì, il mio favorito, lui, di cui farò piantagione sul terrazzo se qualcuno non mi ferma prima). Of course, il peperone ha scelto di diventare solo colore per essere più gradito (ma nessuno ha detto che non valeva, no?).
Dall’altra la pupa, a giocar a fare la Lola con il suo "Non mangerò mai …". 

Come insegna Charlie è sufficiente trasformare il peperone (o il pomodoro, ma anche gli spinaci e i piselli e quell’antipatica dell’insalata), in qualche cosa d’altro per avere la meglio. E se lo sa un bambino…

Il peperone è diventato un "mostro di pesto giallo sole" con pinoli, olio, timo limonato, un cucchiaino di parmigiano e giusto un pizzico di sale.

Ha incontrato i ditalini, quelli bruni, e beh il cucchiaino ha fatto il resto.

Il mostro è stato sconfitto, che alla pupa è giusto dire così, ma forse stavolta il mostro ha vinto sulla pupa, o la sottoscritta ha avuto la meglio su entrambi:-).

 

La ricetta? La fate veloce, veloce, frullando come già detto peperone cotto al forno e spellato, una manciata di pinoli, olio, parmigiano e timo limonato (se pure voi nutrite la mia passione). Aggiungete un cucchiaio di acqua di cottura della pasta per rendere più liquido se necessario, condite i ditalini e servite con bocconcino di mozzarella (a me è servito per il k.o. finale).

Formato? dai 18-24 mesi.

Metti il sole nel piatto

Lunedì era una giornata fantastica, lo era, almeno in cielo. Sole splendido, nuvola a coccodrillo dalla finestra mentre scrivevo e luce di primavera piena. Il tempo, quello metereologico, non è però andato a braccetto con il resto. Ho iniziato diligente: il taccuino nero con i "to-do" lavorativi e tante belle spunte da dare. E’ stata un discesa continua:-). Prima una forma fisica non proprio smagliante che è andata peggiorando mentre non si faceva sera. Poi i blog, k.o.. Poi una o due richieste di consegne lavoro, mentre facevo fatica a fare due più due. Fortuna che c’era il sole, fuori e nel piatto.

Blog, ho passato due giorni scrivendo all’assistenza (e al webguru), per poi infine capire che forse ho fatto io un gran pasticcio:-). Niente di nuovo, su tutto ciò che è pratica (eccetto la cucina, uhm, e ora non ricordo che altro), sono un disastro. Beh, comunque ora funziona e io scrivo.

Fortuna che la vita è buffa e con una pupa al seguito lo può essere quando meno te lo aspetti. Esempio? L’altro giorno camminavamo per strada, incrociamo un tipo mai visto e lo indica facendo con voce alta: "Mamma, come mai quel signore ha la pancia come il papà di Pippi?". Ecco caso vuole che il signore avesse poco udito o conoscenza pari allo zero di Capitan Calzelunghe e VillaVilla Colle. 

Io da parte mia ho capito che i bambini hanno una fantasia molto accentuata, naturale, amano le storie (pure nel piatto), ma se tu racconti di aver visto un coccodrillo nel cielo, tutto bianco, ti guardano come fossi rintronata: "Mamma, era una nuvolaaaa!". 

Ha funzionato molto meglio il sole nel piatto. Prima ragione perché ha composto Alice stessa (e il tuorlo ne ha risentito), secondo perché è molto più divertente acchiappare fave e piselli se sono raggi. 

Del coccodrillo è rimasto giusto qualcosa nel cielo azzurro, poca cosa, mentre il sole è nel piatto e il piatto si è fatto sole dai raggi riccioluti. 

La ricetta si presta bene per i più piccoli, frullate piselli e fave nel caso manchino i dentini e sottoponete a bebè attorno ai 12 mesi (fate solo attenzione alle fave, nel caso siano già presenti in famiglia casi di favismo).
Io ho aggiunto sul fondo una cremina di farina di riso, idea sperimentata in una cena fuori dove era abbinata a ravioli di grano saraceno. Beh mi era piaciuta un sacco, anche perché l’avevo sempre pensata per i bebè e invece è perfetta pure per i mamma&papà.

 

piesse: comunicazioni di servizio (o spazio pubblicità:-)).
La prima. Capita che Il Cucchiaino scriva di qui e di là, tra gli ultimi si è aggiunto uno spazio settimanale su style.it, beh se volete seguirci ci fa moltooo piacere! 

La seconda. Settimana prossima cucinerò con dieci bambini (e le loro mamme) e sto incrociando le fingeres (come dicono gli inglesi) che sono più a mio agio sulla tastiera e nella mia cucina:-), chi ne volesse sapere di più, uhm, ecco qui.  

La ricetta!

 

Ingredienti (per un pupo)

50 gr di farina di riso (macinata fine)

5-6 piattoni verdi

una manciata di piselli e fave
1 tuorlo d’uovo sodo (tempo 7 minuti in acqua che bolle)

1 cucchiaino di olio extravergine d’oliva

1 cucchiaino di parmigiano

 

Procedimento

Lavate i piattoni, sgranata fave e piselli (se usate quelli freschi). Fate cuocere al vapore per 20 minuti circa. Nel frattempo bollite circa 200 ml di acqua, aggiungete la farina di riso e mescolate con una frusta. Fate cuocere mescolando di tanto in tanto per 15-20 minuti.  Quando la polentina bianca è pronta unite il parmigiano e un goccio di olio, mescolate.

Disponete sul piatto la cremina di riso, al centro il tuorlo, ai lati piattoni, piselli e fave come raggi. E via con quel sole che non amava i coccodrilli:-)