Di ritorni e zucchine cucuzzalunga

Riaprire dopo settimane il Cucchiaino fa uno strano effetto. E’ un ritorno, un ritorno a casa. Non è che le vacanze siano durate tanto a lungo, ma è tutta colpa del ritorno che mi ha travolto: lavoro, lavoro, lavoro che mi ha, tra le altre cose, vista infornare cinque tipi di biscotti "Bianco Natale" mentre fuori siamo ancora oltre i 30°. Ecco, niente che possa rimbambire di più se addizionato al rientro, a oltre 500 foto da scaricare e sistemare e a una serie di novità. 

Poi è arrivata lei. Regale, nonostante quel nome "cucuzzalunga", forse per quel racconto fatto alla pupa di fate malate e bisognose di minestra magica (ed estremamente confortante!). Risultato? La zucchina è arrivata fino a noi con tanto di carrozza e nocchieri fatati.

La zucchina. Ci ho impiegato un bel giro in rete per capire che diavolo di tipologia fosse cresciuta nell’orto dei nonni, perché sì la zucchina arriva a chilometro zero zero.
Per prima si è divertita la pupa: buffissima con ‘sta zucchina lunga in mano che faceva a gara su chi fosse effettivamente più lungo (però direi Alice, che ormai gli anni fra un mese sono quattro!). 

Poi l’ho contemplata io: non si trattava della solita a trombetta, il verde è bello chiaro e, beh, non si torce per niente. 

Bene, è una zucchina siciliana (e devo ancora capire come cavolo i miei siano riusciti a trovarne delle piantine qui), detta anche zucchina lunga, serpente o, e qui va tutta la mia infinita simpatia, cucuzzalunga. Un nome che stende. 

 

Scoperta l’origine, ho rispettato la tradizione, ricalcando una ricetta siciliana e, considerate le temperature del fine settimana, ho optato per servirla tiepida, quasi fredda. 

Poi, dato che qui, si parla di pupi, farla semplice, semplice proprio non andava e così approfittando della lunghezza della zucchina, ho svuotato la parte centrale e ricavato tanti anelli da infilare. 

Infine, siccome i ritorni vanno in qualche modo celebrati, una parte di zucchina è finita per assomigliare a un cucchiaino, caso ami qualcuno ci avesse dimenticati:-).

La ricetta.

Ingredienti (per tre)

1 zucchina lunga

una manciata di pomodorini

un cipollotto

1 patata piccola

erbe aromatiche (basilico, rosmarino, etc…)

50 gr di pastina ad anelli

olio, pizzico di sale

 

Procedimento

Per ricavare gli anelli dalla zucchina potete optare per due strade: o svuotarla internamente e poi tagliare gli anelli, oppure tagliare tante fettine sottili, successivamente vi munite di uno stampino tondo (tipo taglia biscotti) piccoli e ricavate i cerchi. 

Pelate quindi la patata, lavate i pomodorini, e affettate sottilmente il cipollotto. Stufate quest’ultimo con un cucchiaio di olio extravergine, aggiungete le patate a tocchetti, il mazzetto di erbe aromatiche, le zucchine e da ultimi i pomodorini. Rimboccate con acqua (circa due litri) e portate a cottura. Aggiustate con poco sale, aggiungete la pastina e cuocete. 

Potete quindi servire subito o lasciar raffreddare e servire con un cucchiaino di olio a crudo.
 

La grandine nel bosco

Mi sono ricordata l’altra sera, a due giorni dalla partenza di oggi. Erano rimaste dimenticati foto e racconto della montagna di un mese fa. Quattro giorni sparso che, dopo le ultime settimane di un’estate talmente strana per la sottoscritta che passerà a memoria familiare, mi pare ormai un lontanissimo ricordo. Talmente lontano che dire preciso è ormai impossibile, risulta più semplice raccogliere un’impressione sola, quella che, a quanto sembra, è rimasta vivida anche per la pupa.  Ossia di "quella fata che imparava a liberarsi delle tristezza". 

Tradotto per tutti: "Come ti trasformo la passeggiata nel bosco (e convinco la pupa a camminare e camminare)". 

 

"La nostra fata non sapeva quello che tutte le fate conoscono da sempre. Bisogna saper liberarsi dalla tristezza per poter ridere di nuovo e correre sulla scia delle farfalle. Passò giorni e giorni a vagare da sola e più passava il tempo più aumentava il grigio e scomparivano i colori. Stanca, passò le finestre bordate di verde, seguì la traccia lasciata dalle radici di una grande quercia e camminò.

Accarezzò con la punta delle dita l’acqua che cadeva dalla fonte, tic-toc, fino a quando arrivò al punto giusto. Era come essere arrivata a casa.

Lì erano passati i folletti, si intravedevano le tracce ambrate e collose sulla corteccia del tronco: lei non lo sapeva, ma i piccoli abitanti del bosco arrivavano in cima appoggiando punta dopo punta. 

Si fermò e si sedette. C’era una farfalla dai colori simili a una coccinella.

Era quasi sera. E lei finalmente pianse. Lacrima dopo lacrima, e ogni volta che una lacrima cadeva a terra si trasformava in una piccola nocciola di ghiaccio, simili a perle trasparenti che un folletto avrebbe anche potuto infilare su fili di erba. La fata capì e finalmente sorrise: un sorriso pieno che sciolse il nodo che l’aveva tenta legata. Si riposò e il giorno dopo se ne andò: salutò le sue lacrime di ghiaccio, sapendo che ora avrebbe trovata casa ovunque". 

Uhm, liberamente tratto da una passeggiata nel bosco dopo la tempesta notturna in quel di Luson, Alto Adige.

 A prova di verità: albicocche e mele, fiori e farfalle e l’immancabile cartello pocco italiano molto svizzero:-).

 

Per chi volesse ripercorrere il sentiero delle nocciole di ghiaccio: 
http://www.luesen.com/main.php?page=news_it

e un posto molto kidsfriendly (considerando che l’Alto Adige lo è già di sua natura):
Hotel Luesnerhof 

 

piesse: come già detto, oggi si parte, in giro per Bretagna e Normandia e poi sull’isola (sì, finalmente le nostre vacanze:-)).

Frutta da spalmare, omogenizzare e intingolare

Sono settimane in cui la cucina è ridotta all’essenziale, se non fosse per rare escursioni, giusto per lavoro e non dimenticare l’a,b,c.  Certo è che, con Alice a casa, ci concediamo colazioni lunghissime. E uno degli ultimi esperimenti, tanto geniale quanto di una semplicità stupidissima è quello per lo smaltimento della frutta. Che compro, in questa stagione, in quantità alle quali ci è poi difficile stare dietro. E allora via con l’omogenizzazione spalmabile o quasi.

Nel senso che ho unito quanto facevo nei primi mesi di svezzamento della pupa a una sorta di marmellata di rapida cottura. 

Avete mai provato a preparare l’omogenizzato alla frutta homemade? Io lo facevo cuocendo la frutta, con giusto un cucchiaio di succo di mela 100% per addolcire, frullando (sì usavo il solito Mr Aid, ma se siete in possesso di un’omogenizzatore ancora meglio perché dovrebbe evitare la formazione di aria e quindi le possibile coliche, anche se al settimo mese ormai dovrebbero essere un ricordo) e, se fatti in grosse quantità, riempiendo vasetti che congelavo o facevo bollire sottovuoto (mi raccomando chiusura superermetica!). 

L’idea della frutta cotta, frullata e spalmata di questi giorni è la stessa. Cambia un pochino il contenuto: in cottura ci aggiungo zucchero o miele agli agrumi, in qualche caso aromatizzo con vaniglia o cannella, e lascio cuocere un po’ di più rispetto all’omogenizzato, in maniera da far addensare. 

Nel caso delle prugne, visto che ne avevamo in quantità (ossia troppe:-)), con Alice abbiamo riempito pure un vasetto per l’intera settimana. In questo caso ho sterilizzato in acqua bollente e pentola alta il vasetto, più per precauzione considerato che la nostra mousse marmellatosa è durata qualche giorno ed è stata conservata in frigo. 

Infine lo spiedino. Bene, abbiamo pensato alla merenda e per farla diversa dal solito, la frutta l’abbiamo infilata su stecco e intingolata nel succo di mela che abbiamo comprato qualche settimana fa in Alto Adige. 

La ricetta? Uhm, ormai già detta, considerato che è fatta di nulla o poco più. Pulite la frutta che più vi aggrada, tagliate a pezzi e cuocete lentamente (con zucchero o miele dopo l’anno) a pentola coperta. La frutta si sfalderà e diventerà polpa, lasciate addensare. Quindi frullate ed eventualmente passate al setaccio se dovete eliminare semi o altro (ad esempio se avete utilizzato lamponi o uva…).  Quindi iniziate a spalmare. Semplice, no? 
 
 

 

La classica torta allo yogurt ( ma con la prugna in testa:-))

Pare che il mood continui e perduri. Date colpa all’estate e ai miei pensieri di questi giorni. Che mi hanno fatto riesumare uno di quei classici che più classici da pomeriggio estivo non si può (allora alzi la mano chi non ha mai, ma poi mai sperimentato la torta fredda allo yogurt, magari in versione scatola?:-)). Bene, questa è la nostra versione, con biscotto debitamente "pestato" con indubbio piacere dalla pupa, e prugna, di provenienza Doc altesina, a fare da coulisse e cappello in testa. Chiamatela torta fredda allo yogurt o cheesecake ( ma si può?), as you like. 

L’idea è stata quella di un dolce da pomeriggio da preparare con la pupa al seguito, senza accendere nemmeno per un minuto il forno di casa. E’ andato giusto il fornello, il tempo di sciogliere l’agar agar e ridurre quattro cinque prugne gialloarancio in salsina. 

Va a bracetto con il sorbetto a scacchi della scorsa settimana, come a dire che da queste parti è cambiato poco o quasi. Perdonate, è l’estate.

In realtà non credo che la nostra tortina abbia il rango di cheesecake, considerato che la crema è tutta a base di yogurt e panna, e giusto un cucchiaio di latte dove sciogliere l’agar agar a caldo, niente ricotta, niente mascarpone. 

E dato poi che la sottoscritta ama la versione mignon, niente torta unica, simil scatola di nota marca, ma delle tortine piccole, piccole, ognuna con la sua prugna a far da stendardo.

 Ovvio, Alice ha voluto dire la sua e tra parte biscottosa e crema candida ci sono finite fettine sottili sottili di prugna. Giusto perché con lei fare le cose regolari regolari è impresa impossibile che a me piace così.

Pupa a parte, la tortina mignon non ha rinunciato a quella sua aria chic, forse per cotanto cappello, e ha preteso di finire su un’alza dolcetti da dessert di gran rango.

Perfetta per i più piccoli dai 18 mesi in su o quasi.

Ingredienti

biscotti ai cereali, amaretti
farina di mandorle (circa 1 cucchiaio)
30-40 g di burro
2 vasetti di yogurt bianco
150 ml di panna fresca montata

2 cucchiai di latte 
40 g di zucchero a velo

una decina di prugne e 1 cucchiaino di zucchero

1 cucchiaino di agar agar

 

Procedimento
Sbriciolare biscotti e amaretti con un pestello, mescolare quindi con la farina di mandorle e il burro a temperatura ambiente fino ad ottenere un composto ben amalgamato. Sciogliere l’agar agar con il latte e un cucchiaio di zucchero su fuoco basso, mescolare quindi allo yogurt con lo zucchero a velo. Incorporare alla crema la panna. Lavare e tagliare 6-7 prugne a fettine sottili, lasciarne una parte e cuocere il resto con un cucchiaino di zucchero sul fuoco fino a ridurre in salsa (aggiungere poca acqua o succo di mela se necessario). Passare la salsa al colino.
Prendere una forma, ad esempio un tondo, e riempire con la base di biscotti circa più un terzo, premendo con le dita. Livellare e distribuire qualche fettina di prugna, quindi fare il secondo strato con la crema di yogurt, arrivando a poco meno del bordo. Finire la superficie con la salsa di prugna. Passare in frigo per 3-4 ore, decorare con una piccola prugna prima di servire. 

 

Scacchi gelati sullo stecco (l’estate infinita)

Oggi ho riaperto la cucina, giusto per richiuderla o quasi. Troppo caldo. Però, considerata la lunga pausa vacanziera e l’inizio delle merende a casetta della pupa, ho deciso che si poteva fare una piccola eccezione, rigorosamente a fuochi spenti. Dopotutto c’erano degli fantastici stampi (con stecco di legno da "c’era una volta") da sperimentare e un cestino di lamponi, conquistato ieri in montagna (prometto racconto a breve:-)), da utilizzare in fretta, in fretta. Detto fatto, per la felicità di Alice.

Il giorno è stato di fatica. Persone a cui rispondere (uhm, ammetto di aver staccato la spina o quasi in queste due settimane, presa da altri pensieri), telefonate di lavoro (sì, c’è ancora chi non molla a metà luglio) e la pupa, lei sì, in vacanza. Un’oretta fa la merenda, con tanto di foto che documenta-v-a-n-o, ma proprio "-a-v-a-n-o", perché tra carica  e scarica foto devo aver fatto qualche pasticcio e beh cancellato foto di un weekend di metà giugno (sigh) e quelle della pupa "azzanna stecco", ora sto facendo gli scongiuri sull’affidabilità della timemachine) … comunque, almeno il gelato quello lo vedete:-).

Le settimane si sono consumate in gran fretta, con la pupa che ha fatto prodigi in acqua (prime prove di nuoto senza braccioli, wow!) e sui sentieri (ma quanto l’abbiamo fatta camminare!). Al momento in attesa di fine agosto per il secondo round vacanze (forse:-)), ho vinto due promesse. 

La prima di rifare il gelato a scacchi sullo stecco (ma al lampone, mamma!) e la seconda di procurarci un bel quadernetto per segnalare le note della nostra estate, nel senso che Alice detta e io scrivo o quasi:-).

In questi giorni sono rapita dalla sua consapevolezza di estate infinita o quasi, è un tempo che mi manca, che annuso attraverso lei e beh mi pare quasi di riuscire a riafferrarlo.

Basta divagare che qui devo sopravvivere alla giornata (ed è pure lunedì!!!). 

Ecco la ricetta dello stecco, nel caso vogliate un pausa dolce, dolce e fresca fresca, proprio uguale alla nostra.

Mesi? Dai due anni o poco meno.



Ingredienti (per 4 stecchi)

1 vasetto di yogurt naturale (circa 200 gr)

200 ml di panna fresca

250 gr di lamponi

biscotto ai cereali o savoiardo

70 gr di zucchero a velo

 

Procedimento

Lavate i lamponi e preparate con buona parte una coulisse, mettendoli in un pentolino con un cucchiaio di zucchero e mescolando a fuoco lento, fio a quando diventano polpa.

Montate la panna ben fredda con lo zucchero  a velo, quindi unite lentamente lo yogurt, mescolando con un cucchiaio dolcemente. Ora formate i vostri gelati a seconda delle vostra creatività. In alcuni casi usate la coulisse come base sul fondo e quindi aggiungete la crema di yogurt e i biscotti sbriciolati, in altri casi mescolate tutto, inserendo nel mezzo un biscotti intero, in altri inserite variegando coulisse e crema qualche lampone lasciato intero.