Perché a dicembre.

biscotti e corona 01 disegnato

La stanchezza, il tempo che non c’è. E’ una combinazione complicata, spesso scomoda, per lo più faticosa. Che però ha dei piccoli vantaggi. Ti obbliga a fare delle scelte. Ad eliminare quello che non sta nelle tue mani, o che scopri alla fine scivolare via appena i tuoi occhi si spostano altrove. Cerco di concentrarmi: mi pongo domande continuamente, sottovoce, mentre faccio altro. E tento di capire come scrollarmi via tutto ciò che mi appesantisce, zavorre inutili, insospettabili che rubano attimi.

E’ un esercizio che forse dovremmo concederci più spesso. Osservare da fuori per vivere meglio dentro. Le cose che ci fanno felici, le persone che ci rendono leggere.

Oggi, siamo spesso intrappolati in liste, io per prima. Perché lavoro (e  mi piace), sono la mamma di tre bambini e ho un Lui col quale vorrei passare tanto tempo proprio come se fossi ancora la sua ex-ragazza. Sono tre punti, chiari ma a volte complicati.

Le giornate, lo so, sono fatte purtroppo di tante piccole cose che dobbiamo portare avanti: camminiamo, corriamo. Però, capisco sempre di più, che a volte sta a noi fare delle scelte. Per lo più è impossibile, ma ci sono casi in cui bisogna soffiare via.

Analizzo e ultimamente sottraggo per rendere più leggere le somme. L’altro giorno mi sono regalata un libro, per bambini: “Vorrei un tempo lento” e mi sono commossa leggendolo.

Domenica ho impastato i biscotti per il nostro calendario di dicembre con le bambine. Ci sono riti che risorgono ogni volta come una promessa. E i figli sono qua a ricordarcelo, a rendere le scelte a volte talmente semplici nella loro limpidezza. Basta guardare.

Ecco, giusto per dire che anche quest’anno ho scomodato il nostro calendario della renna, compagno di tanti “24” a Natale. Perché dicembre dopotutto è sempre un mese speciale, e l’attesa è più dolce se si consuma insieme, magari cantando e ballando proprio come quando eravamo bambini.

 

Le ricette. Ho mostrato ad Alice “Patisserie” di Felder e lei ha scelto da lì un paio di ricette da aggiungere alla mia per i biscotti (presa grosso modo dai Biscotti del Sor-riso da Il Cucchiaino libro, niente uova ma panna e farina di riso).

Abbiamo fatto un paio,  solo due, piccole modifiche perché avevamo dell’ottima farina di castagne che non ho resistito ad infilare nei biscotti.

Per il resto le due pupe ognuna a loro modo si sono divertite a pasticciare, impastare e creare: Alice, ormai una vera “sous chef”, con tanto di “mamma, leggo io e peso o mamma, prima di andare avanti sistemo quetso e quello e pulisco”, Lea da tenere a vista perché l’impasto rischiava di scomparire a piccoli pezzi nella sua bocca.

Vi lascio entrambe le ricette. Dei biscotti e della corona per decorare (porta e tavola) o da mangiare.

 

Ingredienti (per tanti biscotti)

150 g di farina 00

50 g di farina di castagne (noi marroni)

1 cucchiaino di cacao amaro

1 cucchiaino di cannella

100 g di burro a temperatura ambiente

90 g di zucchero

1 cucchiaino di lievito per dolci

1 uovo

1 cucchiaio di latte

Per la decorazione

zucchero grezzo

acqua

 

1 albume

zucchero a velo (circa 150 g)

gocce di limone

 

Lavorate il burro ammorbidito con lo zucchero fino a ottenere una crema. Aggiungete l’uovo e il cucchiaio di latte. Quindi le farine, il lievito, il cacao e la cannella setacciati. Avvolgete l’impasto ottenuto nella pellicola e mettete in frigo a riposare per un’oretta.

Riprendete l’impasto e stendetelo a un’altezza di circa 4 mm. Ritagliate i biscotti e se volete appenderli praticate un piccolo foro all’interno.

Spennellate i biscotti con acqua e passateli nello zuccheor grezzo.

Cuocete in forno preriscaldato a 180° per circa 10-15 minuti.

Preparate la glassa in questo modo: montate a neve ben ferma l’albume, aggiungetene una parte allo zucchero a velo insieme a qualche goccia di limone. Dovete ottenere una consistenza liscia, uniforme, non troppo liquida per potrela usare per decorare.

Decorate i biscotti a vostro piacere.

 

 

La corona profumata (ma veramente superprofumata!)

Ingredienti

300 g di farina Manitoba

200 g di farina integrale

100 g di zucchero

100 g di burro

5 cl di rum

1 cucchiaino di sale

la scorza grattugiata di un’arancia

la scorza grattugiata di un limone

5 cl di acqua di fiori d’arancio

1 bustina di lievito madre

2 uova

frutta candita (noi frutti rossi)

 

1 tuorlo d’uovo per spennellare

 

Sciogliete il burro con lo zucchero, il rum, il sale, le scorze a fuoco lento. Togliete dal fuoco e unite l’acqua di fiori d’arancio. Fate raffreddare.

Setacciate le farine, aggiungete il lievito e le uova. Mescolate e versate lo sciroppo tiepido. Lavorate l’impasto fino a ottenere una palla omogenea, nella quale aggiungere la frutta candita.

Mettete a lievitare in luogo tiepido per un paio d’ore. Riprendete l’impasto e formate un salsiciotto lungo circa 50-60 cm. Aiutatevi con una forma rotonda creare una corona, unite le estremità e rimettete a lievitare per un’altra ora.

Spennellate infine la corona con il turolo d’uovo leggermente sbattuto. Con un paio di forbici praticate delle incisioni una dopo l’altra nella parte superiore.

fate cuocere in forno preriscaldato a 200° per 10 minuti, quindi abbassate a 180° per altri 15-20 minuti.

 

 

Vellutata di mele al profumo di timo

crema di mela coppia

E’ un periodo di sperimentazioni: torte improvvisate all’ultimo minuto (ma proprio all’ultimo, magari serale con Lui che mi guarda fra il sorriso e la disapprovazione “ci mancava pure il dolce”:-)), vellutate e zuppe colorate e risotti, beh, risotti che proprio non te l’aspetti (ecco, tipo quello al kaki per Halloween).

La vellutata alle mele è nata così. A dire il vero l’ispirazione è arrivata da un libro acquistato quest’estate in Alto Adige, nel Renon, intitolato guarda caso, “Le mele”, ediz Athesia. Ovviamente qui ci sono solo ricette a base di mele, ehehhe in tutte le versioni possibili. Leggi sì torte&co ma soprattutto le mele che non ti aspetti.

Ecco che io adoro mescolare e trovare nuovi accordi per ingredienti di solito deputati ad altro è ormai cosa risaputa. E i miei compagni di “avventura” accettano di solito piuttosto soddisfatti. Anche perché a volte ne vengono fuori colori, si proprio colori, che conquistano le pupe con gli occhi prima che col cucchiaino.

Il tempo poi invita a essere confortati con consistenze calde e cremose, che sciolgono i nodi e i grigi.

In realtà, ho seguito la ricetta del libro, come mia natura impone, adattandola ai miei gusti (e necessità): l’ho alleggerita per la versione baby food per Edo (che pure lui è coinvolto nelle sperimentazioni, qualche dubbio al riguardo?:-)), l’ho resa più simile all’originale invece nella versione per noi.

Per la tipologia di mele, non ho voluto allontanarmi dalla terra d’orgine della ricetta, e ho utilizzato mele altoatesine,  croccanti e dolci che paiono uscite dal cestino di Cappuccetto Rosso ( o della strega Malefica:-)).

Per avere una consistenza morbida e cremosa ho aggiunto una patata, così da non avere necessariamente bisogno della panna suggerita nella ricetta originale, off limits per la versione pupo.

Ho sostituito il vino bianco con del sidro di mela (più leggero) e del succo di mele per la pappa di Edo.

Per profumare la vellutata, con Lea, la più appassionato all’angolo erbe aromatiche di casa, abbiamo attinto alle ultime scorte di timo.

Infine. La preparazione è veloce, veloce, della serie se arrivate all’ultimo minuto questa vellutata si fa quasi da sola.

La ricetta.

Ingredienti

5 mele (circa 1/2 kg)

1 scalogno

1 patata di buone dimensioni

brodo vegetale leggero (o semplice acqua)

olio extravergine d’oliva

timo

1 bicchiere di sidro di mele (o succo di mele per la versione baby)

(100 ml di panna fresca)

(sale)

cannella in polvere

Come si fa?

Sbucciate le mele, eliminate il torsolo e tagliatele a cubotti. Affetate finemente lo scalogno, pelate la patata e tagliatela a tocchetti.

Fate appassire lo scalogno con un cucchiaio di olio, aggiungete le mele e le patate, sfumate con il sidro (o il succo di mela nella versione baby) e aggiungete il brodo (circa 400 ml). Fate cuocere per una ventina di minuti.

Frullate quindi il tutto, togliete la porzione per il più piccolo (a) di casa, aggiustate di sale e unite qualche fogliolina di timo e la panna fresca.

Servite decorando con qualche fogliolina di timo.

 

Mettici una merenda con 40 bambini

E’ stato divertente, rumoroso e colorato. Il laboratorio presentazione di Facciamo merenda! da Eataly, a Roma, ha superato ogni mia immaginazione, perché mai avrei pensato di riuscire a far merenda con oltre 40 bambini, chicchierando, pasticciando in cucina e seminando zucchero colorato, gocce di cioccolato e codette ovunque. 

E’ andata e io sono sopravvissuta:-).

A pochi minuti dalle 16 di domenica, ammetto di essermi giusto un po’ preoccupata quando Marina (l’ufficio stampa del mio editore, Gallucci, e bravissima organizzatrice dell’evento) mi ha detto che no, non iniziamo subito perché devono ancora arrivare bambini. Considerate che ne avevo contati 28 (e la cifra per un laboratorio, seppur semplice di cucina, mi pareva già considerevole) e avevamo due chili di ricotta (ingredienti principale insieme al pane). 

E’ stato il tempo dei miracoli: i tavoli non sono raddoppiati ma i posti sì, la mia immaginazione (e abilità nell’arrangiarsi, sì, sì, che solo apparentemente sono una creatura puntuale e precisa) ha rassicurato tutti, creando aspettative nei più piccoli (cosa possono fare 30 formine e zuccheri colorati). 

 

Ne è venuta fuori una merenda buona, semplice e allegra che ha coinvolto pure i grandi, chiamati in causa a ricordare come era la merenda della loro di infanzia". 

Ovvio, io mi sono divertita e soprattutto mi ha fatto tanto, tanto piacere vedere come i più piccoli si possano coinvolgere con banali fette di pane, ottima ricotta ed entuasiasmo. Della serie a volte il tanto amato pane e olio o burro e zucchero conquista anche i bambini più difficili (ecco, qui chiamo la mamma che contemplava stupita la sua bambina che mangiava la ricotta mai voluta assaggiare prima…).

 

Ne sono uscite creazioni delle più diverse, la maggior parte degustate subito a piccoli morsi, altre impacchettate per portarle alla mamma che non era venuta.

Per il resto. Sono stati tre giorni che sono corsi proprio come la tratta Milano-Roma-Milano, benedetti da una primavera romana che mi ha permesso di percorrere con il naso all’insù chilometri a piedi per le vie del centro, pranzare all’aperto proprio come in vacanze romane (avete presente la classica trattoria che più tipica non si può? Bene, quella, con tanto di tonnarelli cacio e pepe e bucatini alla gricia…), chiacchierare sugli scalini di Piazza di Spagna all’ora dell’aperitivo e ritrovare un negozietto in una traversa di Campo dei Fiori, dove l’anno scorso, con tanto di pancione da 9 mesi non avevo osato entrare per acquisti (e dove invece a questo giro mi è stato regalato un abito che farà invidia alle bambine con la sottana che si ritrova:-)).

Mi sono innamorata ancora una volta di Roma, che per me rimane tra i luoghi più capaci di emozionarmi al mondo per quel miscuglio di calore, antichità classica, barocco, rigore neoclassico, luce mediterranea e angoli da cartolina di paese in piena città: non c’è nulla di simile, ma proprio nulla che possa essere paragonato. 

 

 

Per le foto si ringrazia Lui, Marina ed Annalisa!

Facciamo merenda a Roma?

copertina-merenda

Questa è una domanda ma anche una proposta. E la vostra risposta, se siete da quelle parti domenica 23 novembre, alle 16, deve essere sì:-). O almeno provateci. Io sarò da Eataly per una pseudo presentazione, nel senso che più che parlare di Facciamo merenda! (il libro, il terzo…) preparerò la merenda con tanti bambini (beh, facciamo qualcuno, ecco) a base di pane, zucchero e …

In tutto ciò qualche info pratica.

Il laboratorio è gratuito e ad accesso libero fino ad esaurimento posti. Come essere sicuri di avere il proprio (compreso di postazione, materiale e attestato “io c’ero?”)? Niente di più semplice, scrivete a stampa@galluccieditore.it e segnalate la vostra partecipazione col numero di bambini.

Cucineremo da Eataly proprio come l’anno scorso, anche se questa volta sarò da sola, senza Miss Cia (in vacanza, beata lei:-)).

 

Altre cose? Uhm, mi godrò Roma per tre giorni tre con un solo pupo al seguito, sull’agenda ho giri e giretti, un Milano-Roma-Milano in treno che mi piace sempre tanto, un sabato a base di chiacchiere con una cara amica che non vedo l’ora di rivedere,  almeno un pranzo a base di cacio e pepe (ve l’ho mai detto che adorooo cacio e pepe?) e una colazione con un goloso maritozzo (qui sono i ricordi della nonna che fanno il desiderio), un mini giretto di shopping (giurin giuretta poco poco) e la contemplazione della bellezza della capitale che ogni volta ha il potere di lasciarmi imbambolata mentre cammino con il naso all’insù.

Ora ritorno al mio caffè d’orzo aromatizzato al cioccolato nero e alla mia ciambella composta con i cachi che occhieggiavano ormai maturi dalla terrazza, dal frigo e dalla cucina (beh, sì, credo di averne acquistati troppi!).

 

Fougasse al cioccolato

fougasse 02

Scrivo guardando fuori dalla grande finestra che dà sul terrazzo. L’autunno è tutto fuori, almeno così pare: sul tavolino si è formata una pozza d’acqua che disegna cerchi concentrici, uno dopo l’altro senza sosta, il grande albero del giardino di fronte ha indossato una capigliatura rosso acceso che ha dato un senso alla sua presenza mentre il nostro piccolo acero ha deciso di rinascere. La mia vita è attraversata da finestre, a volte spalancate, a volte appena socchiuse, a volte inondate di luce. Mi è capitato di aver paura: la finestra è come uno scrigno incantato, ti fa credere di avere il meglio da prendere quando le tue mani sono già vuote. Il mio tempo, ora, è di chiaroscuri, la felicità a volte è un abito che ci sta stretto e fatichiamo a indossare.

La cucina è la mia maniera più semplice e veloce per tenere i pensieri legati e socchiudere la finestra alla luce. Il cioccolato, quello scuro e poco dolce, un modo per dare conforto e avvolgere la casa.

E’ nata così la fougasse al cioccolato.

In realtà da tempo volevo cimentarmi con queste “focacce” provenzali, di solito salate, al primo tentativo però ho deciso di sfornarne una versione tutta dolce che assomigliasse alle foglie ancora leggere sui rami.

La cucina ha il potere di tacitare le domande, esige concentrazione per qualche attimo. Ho tante idee per la testa, progetti nuovi che, come ormai è nella mia natura, irrompono freschi e decisi ma al momento restano lì sotto giornate di vorrei.

Vorrei risate leggere per nulla, vorrei avere l’energia di raccontare ogni sera storie nuove alle bambine, vorrei avere il dono del poco sonno, vorrei essere vicina a ognuno dei miei tre figli come fossero unici, vorrei avere tempo di noia per immaginare e creare, vorrei sorridere come se ogni giorno fosse una domenica mattina di sole.

Vorrei saziarmi di quello che ho e mi abbraccia senza avere sempre tanta fame…

La fougasse. E’ un po’ come “autumn leaves”, palmi che si allargano e ondeggiano al vento. La tradizione in realtà le rassomiglia alle spighe di grano, a me piace pensarle più come foglie, quelle che rosseggiano al di là della finestra.

Ingredienti

300 g di farina forte ( tipo manitoba)

200 g di farina integrale

1 uovo

acqua

lievito secco di pasta madre

50 g di zucchero grezzo

1 cucchiaio di miele agli agrumi

2 cucchiai di olio d’oliva

un pizzico di sale

scorza candita d’arancia

limone

gocce di cioccolato fondente

 

Procedimento

Impastate le farine con il lievito, lo zucchero, l’olio, un cucchiaio di miele e l’uovo. Aggiungete il pizzico di sale, la scorza d’arancia e acqua tiepida quanto basta per ottenere una palla morbida ma compatta. Dovete lavorare il tutto per una decina di minuti.

Lasciate quindi riposare in un luogo caldo (per me il forno con la luce accesa) per un paio d’ore (io ho lasciato per tutta la notte), quindi riprendete l’impasto e dividetelo in quattro, massimo cinque palline. Aggiungete a ogni pallina una buona manciata di gocce di cioccolato, quindi stendete la pasta cercando di formare un ovale (vi potete aiutare coi palmi della mano). Incidete l’ovale internamente dando la struttura di una foglia. Spennellate con poco miele stemperato in un dito di acqua calda e mettete a lieviatre per altri 40 minuti circa.

Cuocete infine in forno per 20-30 minuti a 220°, abbassate dopo 10 minuti a 190° e terminate la cottura.