Aperanto galazio, immenso blu… a distanza di una settimana dal ritorno dalla Grecia pare proprio che l’ubriacatura non mi sia passata.

Può essere che il primo post, Aperanto Galazio, fosse legato al contesto: si sa come i luoghi e i momenti abbiano presa su di noi, e poi coi ritorni tutto evapori. Invece è ufficiale: la sbornia di luce, colore, e ancora luce, e ancora colore continua.

Ci sono una serie di ragioni imputabili… Sarà che nell’ultima settimana ho visionato un migliaio di foto: da buona neofita non ho fatto altro che scattare, è proprio quello che sto facendo nella foto sopra, messa a disposizione da Mr B..
Sarà che ho persino già sfornato, complice una noiosa domenica di calura lombarda, una moussaka formato Alice, con melanzane rigorosamente a vapore.
Sarà che l’ouzo con ghiaccio ci ha fatto compagnia nelle ultime sere (intendo Mr B. et moi, of course), sarà che Alice ancora ricorda Ay su, il ciao greco, sarà che mi sono innamorata dell’ultima isola visitata: proprio da girare in un fiato di bicicletta.


Per me ci sono viaggi fatti di sensazioni e ossessione per i particolari: l’ultimo è stato uno di questi.
La Grecia, con le persone, le luci, i colori, le case e le chiese, chiesette e tabernacoli bianchi e blu, le spezie, le taverne, il lento attraccare dei traghetti, i paesini anni ’50: quasi, quasi  il mare era solo una comparsa o semplicemente un continuum di colore con tutto il resto.


 
Ammetto che la nuova passione per la fotografia ha esasperato il tutto, tanto che Mr B., ad un certo punto, ha lamentato l’assenza di foto più “didascaliche”.
Sapete il genere per far capire agli amici dove si è stati e cosa si è visto:-)

 

E’ stato un vero conforto allontanarsi dalla pazza folla di Mikonos per arrivare in un luogo tranquillo e incontaminato come Mikri Vigla a Naxos (efharisto Mrs Ydreos , lei sa perché:-), per chi volesse scoprirlo www.ydreos.com.).
Qui le giornate piaiono allungarsi sempre più, forse per cogliere il sole che cade in mare dietro a Paros.
La massima fatica giornaliera era dover decidere, in caso di vento eccessivo per il nuoto dell’Aliciotta, di traslocare nella spiaggia vicina, una lunga striscia di sabbia che si butta in acqua trasparenti.
E poi per il pranzo c’è una deliziosa taverna pieds dans l’eau, quelle che hanno il sapore delle Cicladi: tavoli e sedie in azzurro, tovaglia di carta a scacchi e un’infinità di mezedes tra i quali scegliere. 
Io per l’ennesima volta ho voluto testare il tatzichi (lo so può essere banale…) ma vi assicuro che tornata da questo viaggio ho capito come riconoscere il migliore e come riprodurlo a casa.
Alice, al bando i rigori materni, ha apprezzato le polpette made home aromatizzate alla menta. 
Dopo qualche giorno è stato facile capire come mai Dionisio abbia raccattato la povera Arianna proprio a Naxos:-)

E se poi avete voglia di arrampicarvi in auto verso la parte più alta dell’isola, ci sono paesini fatti di nulla, come Halki e Apiranthos. Val la pena andarci? Mr B. non ha risparmiato la sua ironia verso Lonely Planet & company: la sottoscritta invece è molto più positiva.
Da vedere (ma direi più da testare) ad Halki una distilleria di kitron (liquore al cedro, da parte mia continuo a preferire l’ouzo), l’Olivier (www.fish-olive-creations.com), una galleria di ceramiche e gioielli in argento ispirati al tema dell’ulivo e del pesce, dove Alice ed io abbiamo rimediato un regalino di Mr B., e una taverna con uno grosso spiedo sulla strada (che spettacolo!). 
Se vi spingete poco più in là la Panagia Drosiani, una delle chiese più antiche della Grecia, immersa in un giardino di ulivi, con le strette e bianche candele ortodosse immerse nella sabbia.

Ad Apiranthos c’è ancora meno, ma le sue viuzze, le case diroccate, le finestre scalcinate che incorniciano ritagli di cielo, i volti dei vecchi (sono rimasta letteralmente affascinata da queste facce, mai viste barbe più candide) valgono bene una visita. Cercate in questa fotografia…


Le guide raccomandano poi ad Hora (il principale centro di Naxos) il kastro di memoria veneziana (che qui a Naxos la Serenissima è stata un po’ di anni), la Portara e il centro storico… il mio lil loves è stato però un negozietto scovato per caso, in una delle vie centrali, a ridosso della parte storica, stracolmo di spezie, erbe, formaggi, olive e chincaglieria.
Da guardare e fotografare.
Il mio acquisto? Camomilla bio per Alice, erbe per tatzichi e infuso alle rose. 

La nostra quasi ultima tappa (che abbiamo fatto toccata e fuga aerea da Santorini) è stata Koufonissi, per tanti un’isola da sogno, con spiagge e mare caraibico, per me la possibilità di essere in un posto e contenerlo tutto in testa date le sue dimensioni small.
L’arrivo è stato lento, con il traghetto storico Skopelliti che fa una tappa dopo l’altra, così da riuscire a capire quale isola c’è prima, quale dopo.

A Koufonissi per la sottoscritta alcuna ansia di visita, consolante sensazione di poltrire davanti al panorama di casa (per la cronaca la nostra casetta si chiamava Aperanto Galazio, scelta via internet per il suono del nome, la proprietaria Johanna è rintracciabile al tel/Fax: +30 22850 71437 o cell. +30 6978085105), beatitudine di Alice di girare in bici e finire in un batter d’occhio sulla spiaggia (di sabbia, altra felicità sua:-), gioia infantile di incontrare le stesse facce, alla stessa ora, sulle stesse sedie azzurro scrostato sulla stradina del paesino. 

Koufonissi, con Kato Koufonissi ( insieme Koufonisia…  che da casa proprio non mi spiegavo i due nomi, una volta uno, una volta l’altro a seconda del sito) fa parte delle Piccole Cicladi, autentici gioielli, dove tutto è bianco, blu e lontano, lontano dalla pazza folla:-).

Sull’isola pochi negozi, qualche locale, diverse taverne, qualcuna sul mare,  e le chiacchiere dei locali sulla strada principale, che ritorna ad affollarsi al fresco della sera.
E’ allora che compaiono tavoli e sedie per strada, si lanciano i dadi sull’immancabile backgommon di legno e si bevono frappè ghiacciati.

Certi luoghi, come Koufonissi, sono di quelli che bisogna fare in fretta ad andarci perché il rischio è che fra una manciata di stagioni tutto cambi e certi volti non ci siano più. 

I tramonti più belli si ammirano dopo il porto nuovo, spingendosi più avanti ci sono una chiesetta e un mulino che abbiamo scoperto si può affittare per dormire (Mr B. ha promesso di tornarci solo per quello:-)  

Le spiagge si girano a piedi, in bicicletta o in caicco. Noi abbiamo optato per la bicicletta e in una mattinata siamo arrivati nella baia di Pori: mare trasparente da una parte, blu intenso e irrequieto dall’altra.
Ho creduto di morire su una salita, ho tergiversato con la scusa sto fotografando, ho fatto tappa per ammirare il panorama e mostrare pecore, mucche e ovini all’Aliciotta, ma sono arrivata subito in coda a Mr B. e la pupetta. 

Il nostro viaggio si è chiuso come un cerchio: arrivati nel caos di Mikonos siamo ripartiti da quello di Santorini. Poche ore per rimanere affascinati da un luogo che da lontano pare lunare, con i suoi centri aggrappati e sospesi intorno alla caldera, e una volta immersi ti travolge per la moltitudine di gente con la quale sei costretto a condividerlo:-)

La promessa nel nome è stata pienamente mantenuta (ne avevo parlato no del cerchio che descrivono le Cicladi intorno a Delos:-), andateci che per ognuno il cerchio si apre e chiude in maniere diverse e sorprendenti:-)

 Per informazioni potete consultare:

www.naxos.com

www.turistipercaso.it (per me un must per ogni viaggio:-)

www.koufonissia.net

www.koufonisia.net