I finanzieri e la mademoiselle

La richiesta è stata immediata. Assaggiato, riassaggiato, preteso lo scambio, e quando ne restava poco meno della metà: "Mamma, lo rifacciamo a casa?". 

Individuiamo i protagonisti dell’amore a prima vista. I finanzieri e la mademoiselle (sì, beh la pupa, qualche settimana in terra francese:-)).

Lo so, la forma dei finanzieri (la nostra, ma anche quella assaggiata oltralpe) non è ortodossa. Pare più un muffin, cresciuto pochino. Però non avendo né gli stampi da financiers (che li fanno assomigliare a piccoli lingotti) nè il tempo, in questi giorni di procurarmeli, e soprattutto avendoli mangiati simili ai nostri, ecco li ho preparati così. E giusto perché oggi è il primo giorno d’autunno (quest’anno non sbaglio:-)) io li ho profumati all’uva fragola.

La passione di Alice è nata a Rouen, alla fine del nostro viaggio fra Normandia e Bretagna un mesetto fa (cavolo, di già, e io non ho ancora scaricato foto, etc…). Passeggiando siamo incappati in una piccola pasticceria/sala da tè che era uno spettacolo. Lui ci ha aspettato fuori (pensate, avevamo finito di fare colazione da meno di mezz’ora:-)).

Bene, io e lei non abbiamo resistito. Entrate la pupa ha scelto un brownie, identificandolo come qualcosa che aveva già assaggiato con molto piacere, io per un financier dalla forma tonda e non rettangolare come prevederebbe la tradizione. 

Bene, era fantastico: aromatizzato al tè verde con mirtilli. Ingenuamente ho fatto assaggiare alla pupa, bene ha preteso lo scambio. E mi sono ritrovata con un brownie al posto di un finanziere.

Lo scorso venerdì li ho infornati a casa, ovviamente conservando la base ma modificando il resto.

E l’innamoramento è stato lo stesso, considerato che all’uscita dell’asilo Alice è stata in grado di mangiarne due e un pezzo (sì, io quasi non ci credevo:-)).

Sarà che questi dolcetti, pare nati nel distretto economico e finanziario di Parigi, sono proprio perfetti per l’ora del tè, sarà il profumo di uva fragola, ma di sicuro entrano fra i lil’loves dell’Aliciotta.

Del perché sia dovuta passare una settimana dal cucinamento al passaggio al Cucchiaino, e del per come presento memorie gastronomiche da viaggio senza mostrare foto on the road, beh ve lo racconto la prossima volta. Giurin giuretta che lo faccio:-).

piesse: intanto buon inizio autunno! io oggi sono totalmente immersa in questa luce tiepida di fine settembre.

 

La ricetta.

Ingredienti

3 albumi

60 g di farina di mandorle

40 g di farina 00

60 g di zucchero a velo

70 g di burro

una ventina di acini di uva fragola

 

Procedimento

Mescolate lo zucchero con le due farine, sbattete gli albumi a forchetta, non dovete montarli troppo, uniteli al resto e mescolate. Ora preparate il burro noisette. 

Fatelo sciogliere sul fuoco dolce, portate a ebollizione, si formerà in superficie una patina biancastra, che caramellizza depositandosi sul fondo. In questo modo otterrete il burro noisette, nocciola che darà ai vostri financiers un aroma particolare. Mi raccomando il burro non deve bruciare o fumare!

Ora passatelo al setaccio, e unitelo al composto lavorandolo fino a quando ben spumoso. Lasciate riposare in frigo per un paio d’ore. Riprendete l’impasto, riempite i vostri stampini (io ho usato dei pirottini di carta che ho appoggiato in uno stampo da muffin), decorate con l’acino di uva fragola e cuocete in forno caldo a 175° per 15 minuti circa. Una volta pronti spolverate con pioggia di zucchero a velo.

 

 

Di ritorni e zucchine cucuzzalunga

Riaprire dopo settimane il Cucchiaino fa uno strano effetto. E’ un ritorno, un ritorno a casa. Non è che le vacanze siano durate tanto a lungo, ma è tutta colpa del ritorno che mi ha travolto: lavoro, lavoro, lavoro che mi ha, tra le altre cose, vista infornare cinque tipi di biscotti "Bianco Natale" mentre fuori siamo ancora oltre i 30°. Ecco, niente che possa rimbambire di più se addizionato al rientro, a oltre 500 foto da scaricare e sistemare e a una serie di novità. 

Poi è arrivata lei. Regale, nonostante quel nome "cucuzzalunga", forse per quel racconto fatto alla pupa di fate malate e bisognose di minestra magica (ed estremamente confortante!). Risultato? La zucchina è arrivata fino a noi con tanto di carrozza e nocchieri fatati.

La zucchina. Ci ho impiegato un bel giro in rete per capire che diavolo di tipologia fosse cresciuta nell’orto dei nonni, perché sì la zucchina arriva a chilometro zero zero.
Per prima si è divertita la pupa: buffissima con ‘sta zucchina lunga in mano che faceva a gara su chi fosse effettivamente più lungo (però direi Alice, che ormai gli anni fra un mese sono quattro!). 

Poi l’ho contemplata io: non si trattava della solita a trombetta, il verde è bello chiaro e, beh, non si torce per niente. 

Bene, è una zucchina siciliana (e devo ancora capire come cavolo i miei siano riusciti a trovarne delle piantine qui), detta anche zucchina lunga, serpente o, e qui va tutta la mia infinita simpatia, cucuzzalunga. Un nome che stende. 

 

Scoperta l’origine, ho rispettato la tradizione, ricalcando una ricetta siciliana e, considerate le temperature del fine settimana, ho optato per servirla tiepida, quasi fredda. 

Poi, dato che qui, si parla di pupi, farla semplice, semplice proprio non andava e così approfittando della lunghezza della zucchina, ho svuotato la parte centrale e ricavato tanti anelli da infilare. 

Infine, siccome i ritorni vanno in qualche modo celebrati, una parte di zucchina è finita per assomigliare a un cucchiaino, caso ami qualcuno ci avesse dimenticati:-).

La ricetta.

Ingredienti (per tre)

1 zucchina lunga

una manciata di pomodorini

un cipollotto

1 patata piccola

erbe aromatiche (basilico, rosmarino, etc…)

50 gr di pastina ad anelli

olio, pizzico di sale

 

Procedimento

Per ricavare gli anelli dalla zucchina potete optare per due strade: o svuotarla internamente e poi tagliare gli anelli, oppure tagliare tante fettine sottili, successivamente vi munite di uno stampino tondo (tipo taglia biscotti) piccoli e ricavate i cerchi. 

Pelate quindi la patata, lavate i pomodorini, e affettate sottilmente il cipollotto. Stufate quest’ultimo con un cucchiaio di olio extravergine, aggiungete le patate a tocchetti, il mazzetto di erbe aromatiche, le zucchine e da ultimi i pomodorini. Rimboccate con acqua (circa due litri) e portate a cottura. Aggiustate con poco sale, aggiungete la pastina e cuocete. 

Potete quindi servire subito o lasciar raffreddare e servire con un cucchiaino di olio a crudo.
 

La grandine nel bosco

Mi sono ricordata l’altra sera, a due giorni dalla partenza di oggi. Erano rimaste dimenticati foto e racconto della montagna di un mese fa. Quattro giorni sparso che, dopo le ultime settimane di un’estate talmente strana per la sottoscritta che passerà a memoria familiare, mi pare ormai un lontanissimo ricordo. Talmente lontano che dire preciso è ormai impossibile, risulta più semplice raccogliere un’impressione sola, quella che, a quanto sembra, è rimasta vivida anche per la pupa.  Ossia di "quella fata che imparava a liberarsi delle tristezza". 

Tradotto per tutti: "Come ti trasformo la passeggiata nel bosco (e convinco la pupa a camminare e camminare)". 

 

"La nostra fata non sapeva quello che tutte le fate conoscono da sempre. Bisogna saper liberarsi dalla tristezza per poter ridere di nuovo e correre sulla scia delle farfalle. Passò giorni e giorni a vagare da sola e più passava il tempo più aumentava il grigio e scomparivano i colori. Stanca, passò le finestre bordate di verde, seguì la traccia lasciata dalle radici di una grande quercia e camminò.

Accarezzò con la punta delle dita l’acqua che cadeva dalla fonte, tic-toc, fino a quando arrivò al punto giusto. Era come essere arrivata a casa.

Lì erano passati i folletti, si intravedevano le tracce ambrate e collose sulla corteccia del tronco: lei non lo sapeva, ma i piccoli abitanti del bosco arrivavano in cima appoggiando punta dopo punta. 

Si fermò e si sedette. C’era una farfalla dai colori simili a una coccinella.

Era quasi sera. E lei finalmente pianse. Lacrima dopo lacrima, e ogni volta che una lacrima cadeva a terra si trasformava in una piccola nocciola di ghiaccio, simili a perle trasparenti che un folletto avrebbe anche potuto infilare su fili di erba. La fata capì e finalmente sorrise: un sorriso pieno che sciolse il nodo che l’aveva tenta legata. Si riposò e il giorno dopo se ne andò: salutò le sue lacrime di ghiaccio, sapendo che ora avrebbe trovata casa ovunque". 

Uhm, liberamente tratto da una passeggiata nel bosco dopo la tempesta notturna in quel di Luson, Alto Adige.

 A prova di verità: albicocche e mele, fiori e farfalle e l’immancabile cartello pocco italiano molto svizzero:-).

 

Per chi volesse ripercorrere il sentiero delle nocciole di ghiaccio: 
http://www.luesen.com/main.php?page=news_it

e un posto molto kidsfriendly (considerando che l’Alto Adige lo è già di sua natura):
Hotel Luesnerhof 

 

piesse: come già detto, oggi si parte, in giro per Bretagna e Normandia e poi sull’isola (sì, finalmente le nostre vacanze:-)).

La classica torta allo yogurt ( ma con la prugna in testa:-))

Pare che il mood continui e perduri. Date colpa all’estate e ai miei pensieri di questi giorni. Che mi hanno fatto riesumare uno di quei classici che più classici da pomeriggio estivo non si può (allora alzi la mano chi non ha mai, ma poi mai sperimentato la torta fredda allo yogurt, magari in versione scatola?:-)). Bene, questa è la nostra versione, con biscotto debitamente "pestato" con indubbio piacere dalla pupa, e prugna, di provenienza Doc altesina, a fare da coulisse e cappello in testa. Chiamatela torta fredda allo yogurt o cheesecake ( ma si può?), as you like. 

L’idea è stata quella di un dolce da pomeriggio da preparare con la pupa al seguito, senza accendere nemmeno per un minuto il forno di casa. E’ andato giusto il fornello, il tempo di sciogliere l’agar agar e ridurre quattro cinque prugne gialloarancio in salsina. 

Va a bracetto con il sorbetto a scacchi della scorsa settimana, come a dire che da queste parti è cambiato poco o quasi. Perdonate, è l’estate.

In realtà non credo che la nostra tortina abbia il rango di cheesecake, considerato che la crema è tutta a base di yogurt e panna, e giusto un cucchiaio di latte dove sciogliere l’agar agar a caldo, niente ricotta, niente mascarpone. 

E dato poi che la sottoscritta ama la versione mignon, niente torta unica, simil scatola di nota marca, ma delle tortine piccole, piccole, ognuna con la sua prugna a far da stendardo.

 Ovvio, Alice ha voluto dire la sua e tra parte biscottosa e crema candida ci sono finite fettine sottili sottili di prugna. Giusto perché con lei fare le cose regolari regolari è impresa impossibile che a me piace così.

Pupa a parte, la tortina mignon non ha rinunciato a quella sua aria chic, forse per cotanto cappello, e ha preteso di finire su un’alza dolcetti da dessert di gran rango.

Perfetta per i più piccoli dai 18 mesi in su o quasi.

Ingredienti

biscotti ai cereali, amaretti
farina di mandorle (circa 1 cucchiaio)
30-40 g di burro
2 vasetti di yogurt bianco
150 ml di panna fresca montata

2 cucchiai di latte 
40 g di zucchero a velo

una decina di prugne e 1 cucchiaino di zucchero

1 cucchiaino di agar agar

 

Procedimento
Sbriciolare biscotti e amaretti con un pestello, mescolare quindi con la farina di mandorle e il burro a temperatura ambiente fino ad ottenere un composto ben amalgamato. Sciogliere l’agar agar con il latte e un cucchiaio di zucchero su fuoco basso, mescolare quindi allo yogurt con lo zucchero a velo. Incorporare alla crema la panna. Lavare e tagliare 6-7 prugne a fettine sottili, lasciarne una parte e cuocere il resto con un cucchiaino di zucchero sul fuoco fino a ridurre in salsa (aggiungere poca acqua o succo di mela se necessario). Passare la salsa al colino.
Prendere una forma, ad esempio un tondo, e riempire con la base di biscotti circa più un terzo, premendo con le dita. Livellare e distribuire qualche fettina di prugna, quindi fare il secondo strato con la crema di yogurt, arrivando a poco meno del bordo. Finire la superficie con la salsa di prugna. Passare in frigo per 3-4 ore, decorare con una piccola prugna prima di servire. 

 

Scacchi gelati sullo stecco (l’estate infinita)

Oggi ho riaperto la cucina, giusto per richiuderla o quasi. Troppo caldo. Però, considerata la lunga pausa vacanziera e l’inizio delle merende a casetta della pupa, ho deciso che si poteva fare una piccola eccezione, rigorosamente a fuochi spenti. Dopotutto c’erano degli fantastici stampi (con stecco di legno da "c’era una volta") da sperimentare e un cestino di lamponi, conquistato ieri in montagna (prometto racconto a breve:-)), da utilizzare in fretta, in fretta. Detto fatto, per la felicità di Alice.

Il giorno è stato di fatica. Persone a cui rispondere (uhm, ammetto di aver staccato la spina o quasi in queste due settimane, presa da altri pensieri), telefonate di lavoro (sì, c’è ancora chi non molla a metà luglio) e la pupa, lei sì, in vacanza. Un’oretta fa la merenda, con tanto di foto che documenta-v-a-n-o, ma proprio "-a-v-a-n-o", perché tra carica  e scarica foto devo aver fatto qualche pasticcio e beh cancellato foto di un weekend di metà giugno (sigh) e quelle della pupa "azzanna stecco", ora sto facendo gli scongiuri sull’affidabilità della timemachine) … comunque, almeno il gelato quello lo vedete:-).

Le settimane si sono consumate in gran fretta, con la pupa che ha fatto prodigi in acqua (prime prove di nuoto senza braccioli, wow!) e sui sentieri (ma quanto l’abbiamo fatta camminare!). Al momento in attesa di fine agosto per il secondo round vacanze (forse:-)), ho vinto due promesse. 

La prima di rifare il gelato a scacchi sullo stecco (ma al lampone, mamma!) e la seconda di procurarci un bel quadernetto per segnalare le note della nostra estate, nel senso che Alice detta e io scrivo o quasi:-).

In questi giorni sono rapita dalla sua consapevolezza di estate infinita o quasi, è un tempo che mi manca, che annuso attraverso lei e beh mi pare quasi di riuscire a riafferrarlo.

Basta divagare che qui devo sopravvivere alla giornata (ed è pure lunedì!!!). 

Ecco la ricetta dello stecco, nel caso vogliate un pausa dolce, dolce e fresca fresca, proprio uguale alla nostra.

Mesi? Dai due anni o poco meno.



Ingredienti (per 4 stecchi)

1 vasetto di yogurt naturale (circa 200 gr)

200 ml di panna fresca

250 gr di lamponi

biscotto ai cereali o savoiardo

70 gr di zucchero a velo

 

Procedimento

Lavate i lamponi e preparate con buona parte una coulisse, mettendoli in un pentolino con un cucchiaio di zucchero e mescolando a fuoco lento, fio a quando diventano polpa.

Montate la panna ben fredda con lo zucchero  a velo, quindi unite lentamente lo yogurt, mescolando con un cucchiaio dolcemente. Ora formate i vostri gelati a seconda delle vostra creatività. In alcuni casi usate la coulisse come base sul fondo e quindi aggiungete la crema di yogurt e i biscotti sbriciolati, in altri casi mescolate tutto, inserendo nel mezzo un biscotti intero, in altri inserite variegando coulisse e crema qualche lampone lasciato intero.

 

 

L’ultimo paradiso e le polpette (di quinoa)

Gli antefatti. Sabato sera. Sentiamo una coppia di amici, con bambina dell’età della pupa. Si decide per una gita. Dove? Ci nominano questo posto, conosciuto qui in zona come l’Ultimo Paradiso. Ci ridiamo sopra e ci andiamo. Perché sapete che su di me un nome può fare già tutto. E quando mi dicono che c’è persino tanto di cartello ad annunciare l’entrata in Paradiso non resisto. Mi direte e le polpette? Beh dentro oltre alla quinoa ci è finito il formaggio d’alpeggio, conquistato proprio a Pian delle Betulle, 30 km da Lecco. L’Ultimo Paradiso.

 

Dopo aver deciso di prendere la via più lunga per tenersi lontano dalla pazza folla (era domenica, dopotutto anche in Paradiso…), abbiamo camminato per un paio d’ore. Bambine comprese. Ammetto che forse causa nome la giornata è stata veramente fantastica. Sul cammino abbiamo trovato una casetta sugli alberi, mucche in quantità (dopo averle annunciate alle pupe sarebbe stata una traggedddia non vederle), il tempo di dare la caccia alle bolle di sapone,

 

prati verde intenso, alberi dove tentare la salita e casette di montagna, compresa la fermata per il formaggio.  La cosa fantastica, ho pensato, a un’oretta da casa, come dire di solito si fanno giri molto lunghi quando prendere la via più breve potrebbe rivelarsi la soluzione (uhm, saggezza da venerdì…).

Alla fine l’Ultimo paradiso è fatto veramente di poco, ma forse questo è il bello. Dall’alto della valle lo sguardo si spinge dal lago di Lecco a quello di Lugano, mentre durante la discesa è facile trovare angoli dove la luce gioca sugli edifici in queste giornate di prima estate.

Oppure senza saperlo ti metti a guardare il mondo da una prospettiva al rovescio in una pozza di acqua.

E le polpettine? A dire il vero mi sono cimentata sulla base (quinoa e zucchine) con diverse variazioni nelle ultime settimane. Perché la prima volta che le ho preparate, quasi per caso, è stato un successo, tanto che ho faticato a mangiarne un paio che erano già sparite.

In questa versione ho aggiunto il formaggio d’alpeggio e d è al momento la nostra preferita!

Nota. La quinoa: è uno pseudocereale, parente degli spinaci. E’ priva di glutine, quindi perfetta per i celiaci, ricca di proteine vegetali. Beh, se non la conoscete, provatela!

piesse: io le ho preparate rosolandole in padella, ma potete cuocerle in forno per un risultato più leggero, soprattutto per i bambini più piccoli.

ripiesse: uhm, nelle prossime settimane Il Cucchiaino è molto possibile si prenda una pausa (siamo in vacanza!) ma non è detto che sull’isola la cucina comunque è aperta:-)

La ricetta.

Ingredienti (per una ventina di polpettine): 200 gr di quinoa, 2 zucchine piccole (con eventuali fiori), 50 gr di formaggio tipo latteria dolce,  1 uovo, scorzetta di limone bio, menta fresca, un pizzico di sale, farina e sesamo per l’impanatura.

Come le faccio? Semplice. Fate cuocere la quinoa (l’acqua, poco salata, dovrà essere due volte la quantità di quinoa) dopo averla sciacquata. Sarà pronta in dieci minuti. Spegnete e lasciate riposare altri cinque minuti. Intanto grattuggiate le zucchine a julienne e passatele in padella con la menta e 1 cucchiaio di olio extravergine per dieci minuti. Recuperate la quinoa, scolando eventuali resti di acqua. Mescolate le zucchine con la quinoa, unite l’uovo, la scorzetta di limone, gli eventuali fiori di zucchina tagliati sottilmente, un pizzico di sale e il formaggio a scaglie sottili. Lasciate riposare qualche minuto, quindi formate delle polpettine e passatele in farina e sesamo. A questo punto potete rosolare in padella oppure appoggiare su carta da forno e cuocere in forno caldo per 20 minuti, girandole di tanto in tanto.