Primavera d’autunno, Torggelen e mele

Ci sono i momenti, quelli belli, che ti rimangono fra i pensieri come bolle di sapone fra le dita. Cerchi di afferrarli, trattenerli o portarli alla luce del giorno quando c’è qualche nuvola. A volte volano via, proprio come le bolle, a volte scoppiano dietro alle giornate grige, faticose. A volte sono chiari, profumati, frizzanti come quei giorni di primavera in pieno autunno.

Sussurro spesso ad Alice di conservare le giornate speciali. Quelle in riva al mare o dei prati in montagna, quelle in cui siamo vicine e giochiamo a rincorrere le onde. 

Oggi è primavera in autunno, qui da noi. E ho ripensato a due giorni speciali, qualche settimana fa. Perché sono stanca, parecchio assonata, con tanto lavoro e poca lucidità, in compagnia di una pupa ammalata e una settemesenne con tanta voglia di strisciare per tutta la casa. 

Ho ripensato ai "torggelen", a Chiusa e alle bimbe in quei due giorni. Aria di primavera in autunno.

E ho deciso che dovevo trovare dle tempo per accarezzare un ricordo recente e ritornare sorridente:-). 

Lo so, ormai i torggelen sono passati (per chi non lo sapesse è quella splendida abitudine altoatesina di andare per masi, bere il mosto e mangiare castagne nelle prime giornate d’autunno), ma il racconto introduce le ricette dei prossimi giorni. A base di mele, ancora mele, e sempre mele. Perchè durante quei giorni ne ho comprate parecchie andando a zonzo.

Oggi solo foto e qualche parola, per portare anche voi nella nostra giornata di primavera che sa di foglie croccanti e multicolor, mele rosso biancaneve e castagne calde. 

Con i verdi dei prati che sono ancora verdi mentre il foliage attorno canta di gialli, arancioni e ambra rossa.

A Chiusa, è bastato mescolarsi alla folla, nella festa, tra i vicoli circondati dalle facciate medioevali, per sentirsi lontani.

Ai tavoli, per le strade, abbiamo mangiato pane dolce, bretzel salati, castagne profumate di fuoco, nei bicchieri mosto dolce e birra dei piccoli (uhm, succo di mele). 

E se si è stanchi della moltitudine, è sufficiente andare, zaino, scarpe comode, una storia da raccontare alla pupa accanto, i lamponi scuri d’autunno da afferrare, un "Gruss Gott" da scambiare con l’uno o il due che si incontrano sul sentiero.

Respirare a boccate la solitudine, diventare euforici per il silenzio. 

Per le fino su Chiusa e dintorni vi rimando qui, per le ricette a base di mele invece stay tuned:-)

La vellutata di zucca e le sue varianti

E’ senza dubbio tra le due o tre verdure autunno/inverno che preferisco. Questo significa di conseguenza che la cucino o la uso come ingrediente una volta su tre e che i miei conquilini (Lui, la pupa e la Miss piccola) se la trovano nel piatto con maggior frequenza rispetto a tutta la collezione verdurifera di stagione. 

Come mai? Perché ha un colore che riconcilia l’umore, una consistenza e sapore morbidi e confortanti come devono essere i cibi in questo periodo. Ha la capacità di riconciliarmi con il grigio, il freddo e la fatica di fine giornata.

Definitivamente, amo la zucca. E quest’anno, complice lo svezzamento di Lea, ho un repertorio da invidia.

All’inizio sono arrivate le zucche dal Veneto. Verdi di scorza, sapore dolce e colore deciso. E’ una tradizione che non manca mai, grazie al nonno.

Poi la sottoscritta si è messa in mente di rintracciare le zucche hokkaido, colore arancione "Halloween" e vago retrogusto di castagna. Dopo assidua ricerca, del tutto infruttuosa, sono state rintracciate presso un’azienda agricola di zona. Che me le ha procurate:-).

La provvidenza però conosce vie infinite. E la serie si è allungata, merito della cognata a Zurigo che ha sfoderato un repertorio infinito. Foto al super e ordine deciso in un battibaleno. Consegna di pochi giorni fa durante un rientro nel weekend di zii e cuginetti. E’ stato così che ho scoperto la Biomandarin (che ci sta in una mano) e la zucca di Halloween (da mangiare e non solo ornamentale). 

Di queste ultime due, in quanto a sapore vi dirò, per il momento ho dato fondo alla scorta di hokkaido (5 acquistate 5 finite, con brodi per Lea a volontà:-)).

La zucca è difatti perfetta per le prime pappe da svezzamento, soprattutto se si comincia da autunno (e la zucca è nel suo splendido splendore), la bocuccia fatica a passare dal latte al cucchiaino (il suo spaore dolce vince i più ostinati) e l’intestino è di quelli pigri.

E dato che la zucca la amo in mille modi (dal risotto alla pasta alla torta al soufflè) ma l’uso che al momento gestisco con più facilità è quello fast di una vellutata la ricetta è di conseguenza. Con una piccola variante da servire al cucchiaio (o cucchiaino). L’interpretazione è corale, nel senso che qui ce n’è per Lea, per Alice e pure per la sottoscritta e Lui.

La base per tutte e tre le vellutate è identica: zucca hokkaido a pezzi cotta la vapore con due patate gialle e una americana, aromatizzando l’acqua con un paio di foglie di alloro. 

La pappa di lea: 50 g di zucca, 25 g di patate e un mestolo di brodo (ho usato l’acqua di cottura a vapore). Frullato tutto e mescolato della farina di riso. Ho mantecato con un cucchiaio di olio, un cucchiaino di crescenza fresca e una spolverata di parmigiano Reggiano.

 

E per noi ed Alice? Ho fatto stufare del cipollotto affettato sottilmente con un cucchiaio di olio, ho aggiunto la zucca e le patate, mescolato e aggiunto il brodo. Ho frullato tutto, aggiustando di sale e aggiungendo qualche cucchiaio di latte (o panna fresca, io ho messa quest’ultima). 

Quindi ho preparato le polpette di polenta di mais (a dire il vero con avanzi della sera prima, fatta per il brasato). 

Ho mescolato circa 200 g di polenta cotta fredda con due cucchiai di farina, un uovo e 1 tuorlo, un paio di cucchiai di latte, due cucchiai di parmigiano e 100 g di latteria semistagionato (potete sostituire con altro formaggio, consiglio però un pochetto saporito) e della salvia sminuzzata. 

Dovete ottenere un composto dal quale poter ottenere delle polpette. Ho passato quelle di Alice in pangrattato e sesamo, le nostre invece in un mix di pangrattato e paprika. 

Parte delle polpette sono state cotte la forno altre fritte, giusto per capire cosa funzionava meglio:-) (uhm, personalmente ho preferito quelle fritte:-)).

 

Ovviamente la ricetta è perfetta per la prossima notte di spiriti e streghette. Buon Halloween:-)

 

 

Streghe, fulmini e scherzetti. Halloween!

Lo confesso, per me di solito Halloween significa zucca, zucca e ancora zucca, magari preparata con un copricapo da streghetta. E al giorno giusto questa giurin giuretta arriverà, anche perché ho un repertorio di zucche da far invidia al miglior banco "verdurifero". Però quest’anno, complice un lavoro per qualcun altro, ci ho provato gusto e ho sfoderato il repertorio di fantasmi, ragnatele e ossa. Divertente e un po’ trash:-) E dato che le ricette si sono accumulate e la notte spaventosa si avvicina (da giorni sono perseguitata da Alice che mi spiega che all’asilo stanno preparandosi per Halloween…), mi pare cosa buona e giusta condividere. Caso mai voleste cimentarvi pure voi. 

Che notte tempestosa sarebbe senza sangue di drago? Pare fortifichi e renda invincibili, consigliato a chi come me è in astinenza di sonno (sì, mi ricorderanno come una che varebbe voluto dormire ma poco potè, poverina:-)).

 

Halloween. Sangue di drago.

Ingredienti

1 cestino di fragole

1 banana

3 arance rosse

 

2 albumi

100 g di zucchero a velo

qualche goccia di succo di limone

caramelle di cioccolato colorate (vedi smarties:-))

 

Procedimento

Montate gli albumi a temperatura ambiente in una terrina a velocità media con due gocce di succo di limone, quando cominciano a gonfiarsi aumentate la velocità, senza smettere di sbattere incorporate lo zucchero a velo. Quando sarà incorporato del tutto, avrete la meringa liscia e brillante: ora prendete della carta da forno e con una sac à poche formate delle piccole meringhe. Cuocete in forno a 90°-100° per un’ora e mezza circa.

Frullate le fragole con la banana e il succo delle arance. Servite il beverone con una meringa decorata con un occhietto colorato.

Halloween. Ovvero la notte degli spiriti.

Fantasmi, fantasmi e ancora fantasmi. La ricetta è adatta pure per Miss Lea, visto che ho sostituito il latte con semplice yogurt bianco. Al posto delle solite patate io ho utilizzato un mix fra quelle tradizionali e quelle americane dolci. 

E ho posizionato i fantasmini su una vellutata di zucca (tanto per cambiare:-))

Per chi amasse il soggetto consiglio i fantasmini anche dell’Halloween che è stato. 

 

Ingredienti

2 patate gialle

1 patata americana

1 cucchiaio di Parmigiano Reggiano
1 cucchiaio di ricotta
2-3 cucchiai di yogurt naturale

1 cucchiaino di olio EVO

una manciata di lenticchie nere o beluga (ma anche quelle tradizionali vanno benissimo!) cotte

aneto, cumino

 

Procedimento

Pelate le patate e cuocetele nel cestello a vapore con una foglia di alloro. Passate le patate allo schiacciapatate e mscolate con la ricotta, il parmigiano e lo yogurt. Profumate eventualmente con un pizzico di aneto. Inserite il composto in una sac à poche e ricavate dei piccoli mucchietti simili a fantasmini da appoggiare su carta da forno. Passate in forno a 175° per 10 minuti. Servite con una vellutata di zucca:-)

 

E nella vellutata cosa volete intingolare? Ossa, ossa e ancora ossa. Ovvio focacciose. Niente ricetta qui, semplicemente munitevi di pasta di pane ben lievitata e formate delle ossa, spennelate con una salamoia di olio, acqua, sale e rosmarino e cuocete in forno!

E’ sempre l’ora di fare festa, Alice.

Ho sempre adorato quando il mio compleanno cominciava il 10 e andava avanti in feste, incontri e aperitivi con le varie amiche per settimane. Capitava un sceolo fa. O quasi. Direi che Alice è sulla buona strada. Prima la candelina del mattino, a colazione, poi quella all’asilo con gli amici, e via quella della sera tra di noi. E infine il 5 lampeggiante e trattenuto nella mano domenica, con un po’ di paura. 

Oggi la domanda: "Mamma, ma quando compio 6 anni?":-). E io, che mi sto ancora riprendendo dall’aver sfornato 42 cupcakes, ho detto tutta soddisfatta: "Fra un anno o quasi!".

Mi piace organizzare feste, mi piace creare e fare in modo che tutto abbia un senso. Un colore, una parola, un filo che unisca ogni cosa. Adora la gioia sulle labbre di chi amo.

Sono cinque. E sono stati gli anni di Alice. Della mia che, oltre al nome, ha in comune con quella delle Meraviglie un carattere vivave e un’indole curiosa e molto determinata.

Ho deciso quindi che sarebbe stata l’altra Alice a dettare temi e modi. E mi sono lanciata nell’idea.

 

Per gli amici dell’asilo ho chiesto a Miss Cia di creare un disegno speciale, ispirato al tè nel bosco, beh sì quello col Cappellaio matto, la lepre etc… Adoro quell’episodio della storia di Carroll, e ho sempre trovato un’idea geniale di organizzare 364 giorni di non compleanno all’anno. Alla fine è "Sempre l’ora del tè, e negli intervalli non abbiamo tempo di lavare le tazze".

Il disegno, arrotolato intorno a un pastello, è stato un regalo cheap&chic, perfetto, perfetto. 

 

Poi c’è stata la torta di compleanno. Anzi le cupcakes di compleanno. Una quarantina circa per le quali Lui credo mi avrebbe potuto uccidere o almeno l’ha pensato quando ho detto "Forse ho esagerato…". Vi dico solo che sabato pomeriggio c’erano cupcakes in ogni dove della cucina. E la sottoscritta, armata di pennellino, colla di glassa e zuccheri colorati a creare. Vero relax. Perché ero sola e mi sembrava di essere a mezza strada tra la cucina e lo studio di un artista. 

Per la festa ho deciso infatti per tante tortine da posizionare su un’alzata bianca: a ricordare il paese delle Meraviglie tre citazioni violette, scelte dalla sottoscritta per un augurio speciale all’Alice di casa.

Sulle cupcakes tante bandierine "Mangiami!".  Rigorosamente homemade con stuzzicadenti e nastro adesivo su due lati. Trovate il pdf allegato sotto! 

Per le cupcakes ho scelto una glassa semplice dopo aver sperimentato nei giorni prima con burro e philadelphia. Ho trovato i frosting (o cremine) americani un po’ troppo pesanti e ho optato alla fine per acqua e zucchero e succo di limone. Come dire, al mio solito. Però colorata con il succo di lampone o di mirtillo e una goccia di colorante alimentare rosso. E in alcuni arricchita con crema chantilly (panna fresca montata e zucchero a velo).

 

Per ottimizzare la risorsa tempo, già ridotta a niente, ho utilizzato la stessa base dei cupcakes per creare dei dolcetti sullo stecco. Le forme? Pesciolini, conchiglie e stelle marine. Dopotutto Alice è una creatura marina. 

Mi sono aiutata con un pennello alimentare per la decorazione a base di zuccheri colorati e sfere brillanti. 

Li ho lasciati asciugare tutta la notte e il giorno dopo li ho imbustati. 

 

Infine le cupcakes. Per la base ho alleggerito la ricetta tradizionale di burro e zucchero, tenendo una proporzione di circa 50 g di burro per ogni uovo usato. E unendo all’impasto del latte aromatizzato con scorza di limone e stecca di vaniglia. 

Gli ingredienti per 40 cupackes: 600 g di farina 00, 200 g di maizena, 10 uova, 400 g di zucchero, 300 ml di latte aromatizzato con scorza di limone e pezzetto di vaniglia, 500 g di burro, 2 bustine di lievito. 

Il procedimento: lavorare il burro con lo zucchero fino a ottenere un composto cremoso, aggiungere le uova una per una, amalgamando ogni volta, unire farina e maizena stemperate col lievito un po’ alla volta alternando col latte, fino ad avere un impasto morbido ma non troppo liquido. 

Riempire i pirottini di carta e cuocere a 175° per 20 minuti circa. 

E tutte le cupcakes sono state finite con un lampone scuro della Val Martello (provateli, in questa stagione sono deliziosi!).

Infine il 5, e tutta una serie di desideri che la pupa ha messo insieme. Senza svelarli a nessuno, "perché mamma i desideri non si dicono, sono un segreto":-).

 

Sono cinque e ci stanno in una mano!

 

Ci stanno tutti in una mano. Gli anni ma anche i momenti. I ricordi speciali, i profumi e le immagini che sfiorano delicate, a volte intense, le mie dita. 

Sono cinque e ci stanno in una mano. Il pensiero, di mia figlia, della bambina che è, mi commuove. Si muove vivace, il suo passo corre intorno a me. E dissolve veloce la fatica, i giorni lunghi. Il grigio e la monotonia.

Sono cinque e a chiudere la mano sento quasi che potrei trattenerli. Se avessi la capacità di fermarmi, trattenerli e ricordare come vorrei saper fare. Per sempre sarebbe un secondo, il tempo un secondo. E quel secondo avrebbe la possibilità di stare in una mano.

Un compleanno è sempre un momento speciale. Per rendere qualcuno felice, per ripensare e ripartire. Per contemplare i giorni e stupirsi di tanta bellezza. A volte faticosa, a volte sfuggita perché tu sei tu e a volte ti manca la solitudine, il silenzio.

Ieri eravamo in auto, Alice ed io. Ci siamo guardate stupite, forse anche lei, pensando ad oggi. Che sono cinque gli anni, e in mezzo fra le dita ci sta un mondo.

Quello che ha vissuto e imparato. Quello che ha scoperto e amato. Il suo nome che ora scrive dalla A alla E, ultimamente sempre accompagnato da quello della sorella. Il leone e la zebra, durante un viaggio. La differenza fra cipolla e cipollotto. Le uova, che ora apre e sguscia. Il tuffo in acqua alta, il mio profumo. 

Il mondo delle meraviglie che in realtà non è uno ma sono tanti, per ogni storia che ci inventiamo. Il sorriso di papà da conquistare con un cenno. L’alfabeto da stendere con una canzone. La mongolfiera di Pippi e i pop corn al cinema. 

I fiocchi di neve, la stagione dei cocomeri e quella dei cachi, la passione per i pomdorini e il cioccolato scuro. Le coccole del mattino e la mia faccia quando mi arrabbio. Il picnic sull’erba e l’ora dell’aperitivo. Il posto delle fragoline e la luce sull’isola. Le impronte sulla sabbia e il bau bau del cane del vicino. 

Ci sono dei mondi nel cinque che sta in una mano.

Ha spento la prima candelina stamattina: occhi chiusi, cupcake sul tavolo e la mia voce stonata che canticchiava. Esprimi il desiderio, Alice! Il primo della giornata. "Mamma, tu che desiderio esprimi di solito?". 

Poi c’è stata la candelina all’asilo, doppia. E poi ci sarà quella di stasera, noi quattro insieme.  E ci sarà quella di domenica, con gli amici, ancora da vivere, ancora da raccontare.

Per il momento ecco la ricetta della torta di oggi: semplice, variazione al latticello di una base abbastanza classica.  

piesse: per la cupcake ci rivediamo dopo la festa di domenica:-)

Ingredienti (per 20 bambini di una classe di grandi)

300 g di farina 00

200 g di maizena
4 uova + 2 tuorli

180 g di burro
300 ml di latticello (oppure latte scremato + yogurt magro + un cucchiaino di succo di limone)

200 g di zucchero

1 bustina di lievito
zucchero a velo e cacao amaro

 

Procedimento

Lavorate il burro con lo zucchero fino a ottenere un composto morbido e montato. Aggiungete le uova una alla volta amalgamando per bene. Quindi il latticello. Stemperate insieme farina e maizena con il lievito, e unite al resto, mescolando con cura. 

Prendete una teglia da 24 cm, unta di burro, e trasferite l’impasto. Cuocete in forno caldo a 185° per 30 minuti circa. 

Una volta pronta decorate con il cacao (circa 100 g) mescolato con un paio di cucchiaini circa di zucchero a velo. 

 

 

La torta Bertolina: come dire autunno!

Questa è in assoluto, ma proprio assoluto la nostra torta dell’autunno. Perché è sufficiente affondarci la forchetta per essere trasportati tra filari d’uva e foglie multicolor. Rustica abbastanza per essere in sintonia con la nuova stagione, con questa luce che si fa più tenue, l’odore di marmellata nell’aria e il rito ritrovato del tè del pomeriggio. E soprattutto perfetta col suo ripieno di uva fragola (che Alice ed io adoriamo!).

Confesso che sto faticando come non mai a ritrovarmi in queste settimane di ritorno. Per me settembre, l’autunno hanno sempre coinciso con una sorta di inizio anno, tutto personale. Una serie di sarò, farò e progetti che mi facevano ripartire con un’entusiasmo che aveva dentro l’energia dell’estate: era come risalire sulla giostra, biglietto nella mano e velocità nei capelli.
Questa volta, invece, è molto più difficile. Già ritagliare del tempo per creare e pensare è un’impresa tanto che oggi mi sono ritrovata persino a godermi del primo tragitto fino a Milano per lavoro, traffico compreso. Poche ore per concentrarmi  ed essere in assoluta solitudine:-)

 

Sarà la stanchezza (uhm, i risvegli notturni non aiutano:-)), la voglia di esserci comunque e il più possibile per non perdere quei momenti che poi vanno, saranno una serie di cambiamenti e progetti da far partire. Questo per dire che avevo bisogno di qualcosa che mi permettesse di mordere l’autunno, impiastricciandomi mani e bocca come solo l’uva fragola sa fare. 

E poi mi piace vedere Alice mangiucchiare gli acini proprio come faccio io e mostrare la lingua ridendo. Sa di autunno, mosto e casa. 

Naturale che appena sono incappata nella ricetta della torta Bertolina, non ho resistito e tempo un paio di giorni mi sono ritrovata a impastare e riempire con gli acini viola scuro. 

La preparazione è tipica della città di Crema (e io che ero rimasta alla Sbrisolona:-)), ovviamente ci ho messo del mio e non avendo a disposizione farina di mais e non convincendomi la versione con sola farina 00, ho scelto una combinazione con la farina di grano saraceno.

Il pensiero è corso a un altro dolce, rustico e molto autunnale, di memoria austriaca, la Linzer Torte. 

Il risultato? Eccezionale se vi piacciono combinazioni simili, il dolce dell’uva fragola bilanciato dalla nota della farina di grano saraceno. 

E bella da vedere, con quelle gobbette, appena accennate, che ho dovuto per forza, ma proprio per forza spolverare di neve.

La torta, fotografata nel pomeriggio, è finita con la colazione del giorno dopo:-)

piesse: la torta suddetta crea dipendenza, preparate impasto in quantità (soprattutto se come la sottoscritta siete in perenne affanno) e congelate. Appena avrete il desiderio dir conciliarvi con la stagione, scongelate, riempite e infornate!

Ingredienti (per tortiera diametro 20 cm)

300 g di farina 00

150 g di farina di grano saraceno

circa 60 ml di olio di semi o di oliva delicato
2 uova
50 g di zucchero 
700-800 g di uva fragola
una manciata di zucchero di canna e zucchero a velo

2 cucchiai di miele (particolare mutuato dalla Bertolina di Sara, io ho usato un miele sardo agli agrumi comprato sull’isola) 

1 bustina di lievito

Procedimento
Mescolate le due farine con lo zucchero e il lievito.  Sbattete le uova con l’olio e unite al resto dell’impasto con il miele. Lavorate fino a ottenere una palla compatta ma morbida, che metterete a riposare una mezz’oretta in frigo. Riprendete l’impasto e stendetelo a un’altezza di circa 1 cm, ricavandone due dischi. Rivestite con il primo la tortiera, riempite con gli acini di uva e ricoprite con il secondi disco. Spolverate con una manciata di zucchero e passate in forno a 180° per circa 50 minuti. Sfornate, decorate con zucchero a velo e servite tiepida.