Le pupe di pane. Buona Pasqua!

Impastare è un gesto antico: elementi semplici che con il passare delle ore prendono vita e assumono forme infinite. Come quella delle bambole con le uova per Pasqua. Si tratta di una tradizione che mi ha sempre affascinato e che attraversa regioni e cucine diverse. Un tempo si modellevano queste bambole nell’attesa della domenica di rinascita. I bambini avevano poco o nulla e queste pupe di pane, molto spesso dolci, erano un regalo speciale. 

Ho preparato l’impasto la sera con la pasta madre: desideravo una lievitazione lunga, che sapesse di attesa e coccole. E ieri abbiamo impastato creando le nostre bambole. Tre: ognuna con il suo uovo, uno più grande, gli altri due più piccoli. 

Siamo noi: e già la sensazione di dirlo mi ha emozionato. Ci sono io, con il mio carico di anni e attese, e ci sono loro, le mie piccole donnine con mani cuoriose e piedi alati. 

Mi è parso il modo migliore per augurarci e augurarvi Buona Pasqua.

Dopotutto la Pasqua è un po’ come la primavera, o almeno questa è ciò che credo. Un’occasione di rinnovamento, "un passare oltre" l’inverno e l’oscurità verso nuova vita. E ogni volta possiamo ributtare la "palla" in alto e ricominciare da capo. O quasi.

 

Ho scelto, invece della versione dolce, un pane salato da utilizzare per la tavola di Pasqua (se sopravvive!)

Ingredienti

250 g di farina manitoba

200 g di farina 00

100 g di farina integrale

100 g di ricotta di pecora

2 cucchiai di olio d’oliva

1 cucchiaio di parmigiano

sale

zucchero

lievito di birra secco o fresco (o pasta madre)

uova (bianche o di quaglia o tradizionali)

semi di papavero e sesamo

(curcuma)

Procedimento

Se utilizzate il lievito di birra (fresco o secco), sciogliete quest’ultimo in mezzo bicchiere di acqua tiepida con un cucchiaino di zucchero o miele. Setacciate le tre farine e mescolatele insieme all’olio e al lievito. Sciogliete in un biccheire di acqua tiepida un cucchiaio scarso di sale e aggiungete all’impasto. Unite la ricotta e il parmigiano e impastate. Se l’impasto risultasse troppo secco unite altra acqua. 

Lavorate per dieci minuti circa fino a ottenere una palla compatta ed elastica. 

Posizionatela in una ciotola leggermente unta di olio, coprite con della pellicola unta di olio e mettete a lievitare in luogo caldo (circa 30°) per un paio di ore.

L’impasto dovrà triplicare di volume. 

Riprendetelo e ricavate delle porzioni per modellare le bambole. Appiattite una palla a triangolo, una pallina per la testa, delle noci di impasto per i piedi, delle piccole strisce per i capelli. 

Ricavate dei sottili salsiciotti per le braccia. Spennellate le bambole con olio e latte, appoggiate sulla pancia l’uovo e fermatelo con le braccia. Decorate la veste con semi vari (ed eventuale curcuma). 

Lasciate lievitare per un’altra ora, quindi preriscaldate il forno a 190°. Cuocete il pane per 30 minuti circa. 

 

 

La pastiera degli eretici con gli ovetti sopra

Ho cominciato a pensare a Pasqua da settimane. Prima con la ricerca di uova candide, candide, per lavoro, poi a causa di un simpatico pulcino, quindi con lista di quello che sarà il pranzo (che vede dei gnocchi non ti scordar di me in pole position:-)). Giorni fa, complice l’arrivo di ovetti mignon per la pupa grande, ho voluto sperimentare una versione personale (e direi molto eretica della pastiera). Ho mantenuto l’idea, profumato con l’essenza di fiori d’arancio (come pastiera comanda) ma ho eliminato il grano (non l’avevo a casa e avevamo voglia di dolce quanto prima!). E’ nata questa torta, friabile, morbida e dolce al punto giusto, perfetta per i miei coinquilini.

Una crostata bella da vedere ma veloce da preparare che sa di primavera e Pasqua. In mezzo c’è finito un nido di scorza d’arancia (ecco, qui è nata una vera e proria ricerca sul perfetto rigalimoni per questo genere di lavori…) e ovetti fondenti eccetto uno. Pare un nido, pare un fiore, su un manto di bianco candido. Meraviglia!

Per la crema ho creato a modo mio e l’esperimento mi è piaciuto molto: ricotta (vaccina, nel mio caso), latte,  zucchero e un cucchiaio abbondante di maizena. E il profumo di fiori d’arancio. 

Per la frolla ho utilizzato solo tuorli e alla farina 00 ho aggiunto della fecola di patate per un risultato più leggero e morbido. Non ho esagerato con lo zucchero, e pure la pupetta di casa ha fatto il suo assaggio.

Essendo, dopotutto, parente lontana di una pastiera, invece della scorza di limone nell’impasto è finita scorza d’arancia.

E considerato che nei prossimi giorni i pupi si aggireranno per casa (perché le loro vacanze sono sempre così lunghe:-)??), è una buona idea da preparare insieme!

Ingredienti

200 g di farina 100

100 g di fecola di patate

2 tuorli

100 g di burro

80 g di zucchero

scorza di limone

un pizzico di lievito o cremor tartaro

 

Per la crema

250 g di ricotta vaccina

1 bicchiere di latte (circa 80-90 ml)

50 g di zucchero

1 cucchiaino di essenza di fiori di arancia 
1 tuorlo

 

ovetti di cioccolato

scorza fine di un paio di arance bio

zucchero a velo

Procedimento

Setacciate la farina e la fecola e il pizzico di lievito insieme, mettete su una spianatoia e aggiungete i tuorli e lo zucchero.  Cominciate a mescolare insieme ed aggiungete il burro ammorbidito a temperatura ambiente. Lavorate fino a ottenere una palla, avvolgete nella pellicola e lasciate riposare in frigo per 30-40 minuti.

Intanto preparate la crema. Sciogliete lo zucchero nel latte tiepido, lasciate raffreddare, quindi mescolate la ricotta con il tuorlo, lavorando fino ad avere una crema omogenea. Aggiungete un cucchiaio di maizena e il latte a filo (la crema non deve risultare troppo liquida, quindi se ha la consistenza corretta, smettete di unirne). Mescolate. Unite un cucchiaino di fiori di arancio (anche di più se vi piace:-)). 

Riprendete l’impasto, stendetelo e rivestite una teglia da crostata di 20 cm circa. Con il pollice o un bastoncino di legno segnate le scanalature sui bordi (è una crostata, no?). Con una forchetta fate dei piccoli fori sul fondo, quindi riempite con la crema livellando per bene.

Cuocete in forno a 185° per 40 minuti circa. Lasciate raffreddare per bene, poi disporre al centro, in maniera circolare, della scorza di arancia sottile come fosse un nido e poi nel mezzo le ovette di cioccolato. Coprite il centro con un cerchio di carta argentata e spolverate la parte restante con zucchero a velo.

Spaghetti spaziali e cavoli rapa

Potrei dire del tempo che corre troppo veloce (ma è vero, mica è una scusa) o dei troppi impegni arrivati tutti insieme (bene, mai lamentarsi del troppo lavoro:-)), oppure di qualche giorno sull’isola giusto per ricordarsi che alla fine anche se gli anni passano vale sempre la pena festeggiare. Potrei dire di tanto ma alla fine quando qualche minuto fa ho aperto il blog, rimandando la pausa pranzo, ho pensato che proprio, ma proprio non si poteva più guardare un post che brindava all’anno vecchio e a quello nuovo.

Quindi scrivo. Veloce, giusto per non perdere traccia dei nostri pasticciamenti nella vita che va più rapida ormai dei miei pensieri:-).

Parliamo di cavoli, di rape e di una ricetta da fare a quattro mani (che Alice si è divertita rendendosi utile alla causa familiare "metti il piatto in tavola":-)).

L’idea di partenza non è mia. Mesi fa avevo visto una foto dove il solito wustel veniva reinventato in una veste creativa: tagliato a fettine e infilzato con gli spaghetti. A prova di bambino, di quelli duri e puri che la fame non sanno bene cosa sia. 

Noi di wustel ne consumiamo pochi. Per Alice è un piatto che si collega con i monti, dell’Alto Adige soprattutto. 

Qauclhe settimana fa però andavo di fretta: nel frigorifero avevo ancora dei wustel e dei cavoli rapa acquistati a inizio dicembre durante un weekend a Zurigo, a trovare zii e cuginetti. Mi è venuta in mente quella foto. E ho messo Alice al lavoro. Un modo per stare insieme mentre preparavo la cena. Mamma e figlia (ormai sempre più brava, devo ammetterlo).

Ho tagliato i wustel a tocchetti e Alice ha spezzato degli spaghettini e li ha infilati nelle fette: parevano degli oggetti spaziali.

Dal primo esperimento ne sono nati altri (bisogno di dirlo?:-)) con tocchetti di prosciutto cotto tirolese e persino salmone (vedete qui). Il tutto mai semplicemente bollito ma inserito in basi di verdura passata. 

Col wustel, visto il contesto molto "germanico" ho abbinato dei cavoli rapa (in tedesco li chiamano Kohlrabi) acquistati al mercato Viaduckt di Zurigo, posto da segnarsi se siete da quelle parti: direi molto "svizzero" e interessante soprattutto per la location (un vero e proprio viadotto ferroviario) più che per il mercato stesso (ecco niente di paragonabile al Borough di Londra:-).

 

 

La ricetta.

Per smorzare il gusto da rapa ci ho aggiunto metà mela e una patata e ho utilizzato due o tre cucchiai di vellutata per Lea (10 mesi). Ottimo!

Ingredienti (per 3+ un bebè)

3 cavoli rapa

1 patata

1/2 mela

cipollotto

2 wustel tipo wiener o una fetta di prosciutto cotto tirolese (o Praga) tagliato a un cm di altezza

una manciata di spaghettini (circa 50 g)

olio extravergine d’oliva

sale, cumino

 

Procedimento

Pelate il cavolo rapa e la patata, sbucciate la mela. Tagliate tutto a tocchetti, lasciate stufare un cipollotto affettato sottilmente con un cucchiaio di olio extravergine e unite le verdure e la mela. Rabboccate con acqua tiepida e lasciate cuocere lentamente fino a quando risulteranno morbide. Passate al mixer. A questo punto io ho tolto un mestolo per Lea e ho aggiustato il resto con sale e un cucchiaio di cumino. 

Con Alice ho preparato gli spaghetti. Ho tagliato i wustel a tocchetti e li ho fatti saltare in padella per un minuto con un cucchiaio di olio. Li ho quindi ripresi, fatti raffreddare per qualche minuto. Abbiamo spezzato gli spaghettini (lunghezza di circa 3-4 cm) e li abbiamo infilati nei pezzi di wustel. 

Ho fatto cuocere gli spaghetti nella vellutata di rapa e srevite ben calda. 

I segnaposto per Natale, dolci!

Sono alle prese con una settimana difficile. Dopo il weekend via, a metà strada fra vacanza e lavoro (vedete qui il risultato, caso mai aveste bisogno di qualche idea per le vacanze), non era ancora lunedì che la varicella era piombata tra noi. Fortunatamente in una forma tutta sua sulla nuova highlander di casa: niente febbre, umore pimpante (della pupa, ovvio) ed energia da vendere (alla sottoscritta e anche a qualche altra poveretta:-)). Nel frattempo la sottoscritta tanto lavoro, una notte insonne, il telefono ko e i litigi con il corriere di turno (non riesco ancora a capire come sia possibile avere un pacco in consegna da un certo corriere ormai da un mese).  

E il Natale? Per ora fatico a capacitarmi che possa arrivare fra una manciata di giorni, anche perché siamo in attesa: della varicella di Lea. E qui pare funzioni un po’ come per le nevicate: previsioni incerte e tendenziose. 

 

 

Ieri ho impastato, giusto come forma di pallina antistress: pizza, focaccine e panini dolci. Quelli a forma di albero, scarpone e stella da schierare sulla tavola della vigilia. 

 

Buoni, morbidi e confortevoli per la colazione della mattina (ma qui, hanno avuto successo pure a merenda o come sbocconcellamento di passaggio).

L’idea di base è abbastanza smeplice, una sorta di panino brioché, con l’aggiunta di profumi e spezie che ricordino il periodo: succo di mandarino, scorzette candite di arancia fatte in casa, mirtilli rossi secchi, cannella, chiodi di garofano, zenzero e anice stellato.

Per la scorzetta d’arancia ho utilizzato un metodo veloce: ho bollito le scorze pelate a vivo e tagliate a stricse in acqua, sostituendo il liquido per tre volte. Ho quindi rimesso nel pentolino con un bel cucchiaio di zucchero e u bicchierino di acqua e fatto cucinare fino a quando il liquido si è consumato. Ho quindi fatto raffreddare e ritagliato a cubetti.

I panini invece.

Ingredienti

250 g di farina manitoba

150 g di farina 00

1 bustina di lievito secco

1 uovo

100 ml di succo di mandarino

50-70 ml di latte

un pizzico di sale

70 g di burro

90 g di zucchero

una manciata di arancia candita

una manciata di mirtilli rossi disidratati

un mix di spezie: cannella, anice, stellato, zenzero chiodi di garofano

zucchero a velo

 

Procedimento

Mescolate le due farine con il lievito, aggiungete lo zucchero, un pizzico di sale, le spezie, il burro a temperatura ambiente, aggiungete quindi l’uovo, il succo di mandarino e parte del latte tiepido. Lavorate il composto e se risultasse troppo secco unite ancora un paio di cucchiai di latte o acqua tiepidi.

Mettete a lievitare pe run paio d’ore in una ciotola coperta con un panno umido in ambiente caldo. Riprendete quindi l’impasto e unite i mirtilli e le scorze d’arancia. Lavorate a mano e formate delle palline. Ritagliate la palline con le formine o riempite degli stampi di forma natalizia con l’impasto facendo attenzione a non riempire troppo nè in altezza nè in ampiezza.

Rimettete a lievitare per 30-45 minuti. Spennellate con del latte e cuocete in forno caldo a 180° per 20-30 minuti.

Spolverate con zucchero a velo o ricoprire con glassa bianca a base di zucchero a velo e succo di mandarino.
Perfetti anche come segnaposto sulla tavola della Vigilia:-)

 

Crostata con la torta dentro e la melina sopra

Negli ultimi mesi mi capita spesso di contare le ore durante la notte. Il sonno che arriva tardi, i risvegli qua e là e la mente che invece di quietarsi approfitta per giocare brutti e scherzi. Risultato? Uhm, mi ricorderanno come una che avrebbe voluto dormire tanto. Avrebbe. Ma non potè:-)

A volte capita che nascono anche delle idee, delle più disparate: shopping virtuale da fare, viaggi intorno al mondo, arredo della casa che verrà,  progetti di lavoro. O torte. Come quella di oggi. Pensata e creata di notte, preparata il giorno dopo, con attesa fino alla sera (avevamo una cena…) per potersela mangiare. Sembra niente, ma se una aspetta dalla notte prima, beh diventa lunga la faccenda.

Comunque, per dire che questa è la crostata con la torta dentro e la melina sopra. Adorabile:-)

 

Sa di autunno con la pasta sucrée, più fine e leggera della frolla, e il ripieno "tortoso", profumato di cannella, uvetta e mele all’interno. Tiepida con una tazza di tè fumante riconcilia il pomeriggio che ormai comincia a durare un nonnulla.

Ho utilizzato mele grattugiate all’interno e una melina sopra della misura amata dai folletti che, dice Alice, affollano i boschi in questo periodo. Amano le foglie croccanti sotto i piedi, proprio come noi:-)

Questa la storia raccontata sabato sui sentieri dove abbiamo raccolto foglie da far seccare per i collages della pupa, mentre Lea, nel marsupio, sorrideva e "chiacchierava" di continuo .  

Un multicolor pieno di luce nell’aria ancora tiepida che ti fa innamorare di questa stagione.

E niente fa così autunno come i dolci con le mele, non trovate? 

Per la torta all’interno ho messo da parte burro e latte e ho sostituito con olio e yogurt e qualche cucchiaio di succo di mela.

Per il resto ho seguito la ricetta della mia infanzia, quella che preparava la nonna senza badare a pesi e bilance, con tanta uvetta e mele che diventano tutt’uno con l’impasto.

 

La ricetta.

 

Ingredienti

Pasta sucrée

250 g di farina 00
100 g di burro

90 g di zucchero a velo

un pizzico di sale
2 uova

 

Per la torta
150 g di farina
40 g di maizena
1 barattolo di yogurt naturale (150 g)

80 ml di olio di semi delicato

4 cucchiai di succo di mele 100%

90 g di zucchero di canna
3 uova
2 cucchiai di uvetta

2 mele renette o Golden

spezie miste (cannella, chiodi di garofano, zenzero, anice stellato)

1 bustina di lievito

 

1 melina

zucchero bianco, acqua, glucosio

 

Procedimento

Preparate la pasta sucrée. Mescolate la farina con il burro, tagliato a dadini a tempetarura ambiente, il sale e lo zucchero a velo. Lavorate con le punta delle dita fino a quando l’impasto diventa a grumi. Incorporate le uova, una alla volta e continuate a lavorare l’impasto fino a ottenre una palla. Avvolgetela nella pellicola e lasciate riposare in frigo per 30 minuti circa.

Intanto la torta. Mettete le uvette a macerare in una ciotola con il succo di mela. Sbattete le uova con lo zucchero, aggiungete l’olio, lo yogurt, quindi l’uvetta con il suo liquido e le mele, sbucciate e grattugiate. Unite la farina e la mazienza stemperate con le spezie e il lievito. 

Riprendete la pasta sucrée e stendetela a 3-4 mm. Rivestite una teglia da crostata, leggermente imburrata, con la pasta, pareggiate i bordi e svuotate all’interno l’impasto della torta. Ritagliate una forma di mela (o altro) dalla pasta sucrée e mettete al centro. Cuocete a 185° per 25-30 minuti.

Ora la mela.  

Ho fatto u paio di esprimenti col caramello. Nel primo ho usato acqua e zucchero, ma il risultato non mi piaceva, troppo bruno (ecco proprio caramello:-)). Nel secondo ho usato zucchero, acqua e glucosio: 100 g di zucchero semolato, 40 g di acqua e 40 g di glucosio liquido. 

Ho messo tutto a bollire in un pentolino antiaderente, raggiunti 140-150° (volevo un effetto abbastanza candido, altrimenti potete arrivare anche a 155°-160°) ho spento. E immerso la mela infilata su un bastoncino. 

Con il resto del caramello ho preparato dei lecca lecca, ma questa è un’altra storia che vi racconterò:-)

Sfornata la torta, ho messo al centro la mela e spolverato con zucchero a velo. E atteso, atteso, atteso prima di mangiarla:-)

 

Orzotto alla mela e la sua insalata

Sono reduce da un weekend di stanchezza accumulata con domenica forzata al riposo, causa tendinite fulminante al piede destro. Talmente fulminante che oggi è passata (in compenso la "madicina", benedetta Pippi che lo disse, ha preso ha martellate il mio stomaco). Così com’era venuta. Fenomeni strani, qui da noi, dice Lui. 

Passando alla cucina, come vi avevo anticipato qui è il tempo delle mele (uhm, con la festa anni ’80 poco o nulla in comune, vi ricordate no il ritornello "dreams are my reality" di Vic?:-)). E oggi, caso mai foste in ritardo con la cena e aveste a disposizione grosso modo gli ingredienti, beh seguitemi. C’è cena per voi, ok ora la pianto:-).

L’orzotto, le mele e la pasta di salame "brianzola"

L’ozo perlato è uno di quegli ingredienti che sto utlizzando con maggior frequenza nell’ultimo periodo. Perché? Ci piace, è versatile e più comodo del risotto, ma con un piacere simile. Quindi "orzotto" spesso.

 

Una delle versioni di qualche giorno fa è stata a base di mele, quelle acquistate qui.  Con Lea, poi, ho fatto un’incursione alla Botanica, per acquistare ricotta e crescenza fresca e sono tornata con la sporta piena. Tra le altre cose, la pasta di salame, prodotto tipico delle nostre zone. Perfetto per il mio orzotto con le mele.

La ricetta? Ingredienti per 3: 250 g di orzo perlato, 1 mela, 100 g di pasta di salame, olio extravergine d’oliva, qualche fettina di scalogno, 1 cucchiaino di Parmigiano Reggiano, succo di mela, sale, brodo vegetale

 

Procedimento

Fate appassire lo scalogno con un cucchiaino di olio, aggiungete la pasta di salame e la mela, sbucciata a tocchetti, mescolate e unite l’orzo. Sfumate con un bicchiere di succo di mele e rabboccate con del brodo vegetale. Portate a cottura, aggiustate di sale, mantecate con del Parmigiano e servite con qualche fettina di mela affettata con la mandolina molto sottile.

 

Avete voglia di qualcosa di fresco, dal sapore però autunnale, da accompagnare all’orzotto?

Et voilà, l’insalata di belga con mele (sì, sì ancora loro) e raspadura (pure questa nel bottino del giretto alla Botanica)

Ingredienti (per 3): due cespi di insalata belga, 1 mela rossa, una bella manciata di raspadura, olio extravergine d’oliva, succo di melograno, sale, succo di limone 

Facilissimo! Tagliate al belga a fettine e lavatela. Lavate la mela e affetattatela a fettine sottili, sottili. Spruzzate di succo di limone. Preparate il condimento.

Emulsionate l’olio con un pizzico di sale e il succo di melograno. Servite l’insalata con le fettine di mela, condite con l’emulsione e finite con la raspadura.