da miralda | 13 Apr 2011 | 12-18 mesi, Estate, Il Cucchiaino di Mamma e Papà

Ci sono accoppiate che ti stupiscono, della serie ma "come cavolo non ho fatto a pensarci prima". A volte mi capita a casa in momenti di assoluta creatività senza cercare il senso. Altre volte succede fuori, nella cucina di altri. E’ stato così che un paio di settimane fa sono stata a cena fuori, senza la pupa e Mr B., a godermi l”incredibile tranquillità grazie al compleanno di un’amica. Il ristorante (beh non ci sarebbe granché bisogno di dirlo) l’ha trovato la sottoscritta ed è stato scelto dopo veloce scorsa al sito dalla festeggiata (quanto fa internet), visto che il nome a tutta prima non era proprio da cena di compleanno. Ed è stato così che da Profondo Rosso (l’ho detto no che il nome non era tranquillizzante) ho scoperto una delle mie coppie preferite (dell’ultimo mese): piselli e broccoli.
Ecco, se uno me lo diceva mica mi avrebbe ispirato granché. Piselli e broccoli? Ma anche no. Invece sì, proprio in quel mood di ricette so di primavera ma mi ricordo ancora che l’inverno è da poco passato.
Non sapendo di apprezzare il genere tra l’altro non era stata una mia scelta, ma uno di quegli assaggini che ti portano dalla cucina (e che io apprezzo tantisssssimooo, è un po’ una coccola sorpresa, soprattutto se non si rivela una "sola":-)).
Appena affondato il cucchiaio ho pensato che era buono, ma veramente buono, nella banalità dell’accoppiata: basta fare un giro al mercato o al banco "verdufruttifero" in queste settimane per capirlo. Distese di verde broccolo e i primi piselli da sgranare.
Lo chef (di Profondo Rosso) li ha messi insieme, insistendo sul dolce: ha aggiunto uvetta e ha sposato i piselli con anelli di totano (tradizionale che più tradizionale non c’è). Il risultato? L’inaspettato.
Naturale che a casa ho rifatto tutto quasi paro paro, aggiungendo giusto del timo limonato (perché lo a-d-o-r-o ed è a portata continua sul terrazzo, povero lui) ed eliminando gli anelli nella porzione di Alice (non per problemi di introduzione o altro, che ormai gli anni sono tre, ma è una delle poche cose che non ama).
Per il bebè introducete l’accoppiata dai 10-12 mesi (eventualmente passate tutto, potete sostituire i piselli freschi con piselli spezzati.
piesse: nella porzione del pupo, potete unire dei bocconcini di pesce (es. pescatrice o salmone, circa 50 gr.)

Ingredienti (per tre)
1 broccolo verde
200 gr di piselli freschi (o secchi o surgelati)
olio extravergine d’oliva
cipollotto
1 spicchio di aglio
carotina
alloro, (timo limonato)
una manciata di uvetta
(sale e anelli di calamaro per mamma e papà)
1 cucchiaio di maizena
Procedimento
Lavate le cimette di broccolo e la carota, sgranate i piselli. Affettate il cipollotto sottile, tagliate la carota a quadretti piccoli e fate rosolare con olio, l’uvetta, alloro e spicchio di aglio (che poi potete togliere). Aggiungete le cimette di broccoli, rabboccate con acqua tiepida e dopo dieci minuti abbondanti aggiungete i piselli (anche meno se usate quelli surgelati o spezzati). Fate cuocere, addensate con un cucchiaio di maizena. Insaporite con eventuale sale e foglioline di timo.
Nel caso usiate gli anelli di totano, togliete la porzione per il bambino (se non mastica passate tutto), e cuocete gli anelli nella zuppetta per 15 minuti. Se invece volete aggiungere pesce, tagliate il filetto a cubotti e fate cuocere nella zuppa per 10 minuti scarsi.
da miralda | 08 Apr 2011 | 12-18 mesi, Estate, Il Cucchiaino di Mamma e Papà

Ci sono persone con le quali vai istantaneamente d’accordo. Perché ti mettono a tuo agio, trasmettono un sorriso immediato e semplicità che ti riconcilia con la giornata. E’ il caso di Alda. Per anni abbiamo abitato vicino, ma io correvo sempre: c’erano il treno, le giornate milanesi e i weekend pazzerelli. Poi è arrivata Alice, ho cominciato a rallentare, giusto un pochino e guardarmi intorno. Ho conosciuto Alda. Per la pupa è la signora delle uova, quella che ogni domenica arriva puntuale per il suo uovo alla coque. E’ stato naturale cominciare a conoscersi. La cosa fantastica con lei è che passo, sbircio dentro e mi fermo quando posso: un caffè, due chiacchiere o un assaggio da "set fotografico". Abbiamo iniziato a parlare di cucina, fiori e molto altro: io ascolto e lei racconta storie lontane. La ricetta degli gnocchi all’ortica è sua.
L’ortica è arrivata già bella che pulita e cotta a inizio settimana, ben divisa così da poter sperimentare per due volte. Confesso che dagli gnocchi "fatti in casa da me"mi sono sempre tenuta a debita distanza: mi sono cimentata coi ravioli, con la pasta, ma con gli gnocchi no. Perché avevo un vago ricordo di qualcosa di molliccio o eccessivamente "sa di farina" che avevo creato con le mie mani. Li amo, certo, se sono fatti in maniera impeccabile da qualcun altro. Ho ceduto ad Alda.
Perché è impossibile non lasciarsi conquistare e pensare che ecco vorrei pure io alla sua età avere la stessa positività e capacità di guardare alle cose con leggerezza e saggezza nel far fare e lasciar vivere.
Sapete quel genere di persone che mica mettono trappole per liberarsi delle formiche perché tutti hanno diritto a vivere, e alla fine "io lo scaccio con la scopa e loro ritornano", commentano ridendo:-).
Non si tratta comunque della prima ricetta di Alda rifatta pari pari a casa, visto che già una mi aveva tanto affascinato da finire dritta nel libro del Cucchiaino (giusto per dirvi che ne troverete una pure lì).

Alla fine uno degli aspetti che più adoro della cucina è la potenzialità di raccontare storie e trasmettere amore e passione e di solito nelle chiacchiere con Alda c’è tutto questo.
Al di là quindi del fatto che avessi già l’ortica bella e pronta, credo sia stato questo a obbligarmi senza se e senza ma a impastare patate, un uovo, una manciata di ortiche e farina quanto basta.
E in una settimana in cui Alda ha avuto un grande dolore, preparare i suoi gnocchi mi è parso un modo di più per esserle in qualche modo più vicina.
Gli gnocchi? Perfetti per i bebè dai 12 mesi (sono supermorbidi).
piesse: a proposito di cucina, racconti e pasticciamenti, tra le varie di questa settimana, la sottoscritta ha tenuto il suo primo corso di cucina per bebè, poco scientifico (qualcuno aveva dubbi??) e molto pratico (non per nulla è stato battezzato "Facciamo la pappa"). Il dove, come e magari ci partecipo pure io perché sto vicino, vicino a te, li trovate qui🙂
Ingredienti (per tre)
500 gr di patate vecchie a pasta gialla bollite o cotte al vapore (non usate le novelle perché cacciamo acqua e umidità!)
100 gr di ortica bollita
farina quanto basta (cercate di non esagerare perché poi sanno di farina e non di ortica, lol!)
1 uovo
formaggio di capra fresco (anche questo fornito da Ada)
pizzico di sale, olio
Procedimento
Schiacciate le patate cotte con lo schiacciapatate e lasciate raffreddare (consiglio di Ada anche questo!). Una volta fredde impastate con l’ortica frullata o anche questa solo schiacciata a forchetta e un uovo. Cominciate ad aggiungere due o tre cucchiai di farina, fino a quando l’impasto attacca poco poco e si riesce a lavorare. Prendete piccole porzioni e rollate su una forchetta per dare la tipica forma dello gnocco. Infarinate un vassoio e appoggiate gli gnocchi. Lasciate ad asciugare per qualche ora, quindi fate bollire dell’acqua (poco sale coi bebè più piccoli), aggiungete un cucchiaino di olio e tuffate gli gnocchi. Appena vengono a galla, togliete con una spatolina e condite con del formaggio fresco (ricotta o mousse di capra). E se volete giocare col pupo mettete diligentemente in fila indiana e cominciate a far raccogliere boccon boccone.
da miralda | 05 Apr 2011 | 24-36 mesi, Dal Mondo, Estate, Il Cucchiaino di Mamma e Papà

L’idea del nido mi ha sempre affascinato, e tranquillizzato. Quando ero bambina era legata al primo libro di lettura scolastica (sapete no, quelli che durano per un intero anno), si chiamava Cipì e il mio personaggio preferito era indubbiamente Passerì. Si trattava di un racconto estremamente poetico, forse era per questo che a sette anni ne andavo matta.
Poi c’è stata la storia del nido e del pettirosso, e del non vivere invano: erano passati, uhm, direi quasi quindici anni, e ai tempi (ma ancora oggi) ero letteralmente "addicted" di una poetessa americana, Emily Dickinson.
E oggi c’è il nido, quello che sento un po’ mio, dove i cattivi umori, le malinconie sanno smorzarsi con un mezzo sorriso. Ecco questo per me è il nido. Che, col Cucchiaino, si è colorato di primavera e ha preso la forma di spaghetti bianchi, bianchi, lunghi, lunghi.
In questi giorni, dove pare che la mia energia sia stata completamente esaurita dalla primavera (ma allora è vera la storia che si racconta? non ho forze, beh sarà la primavera, scusa fantastica), sono andata a bastian contrario col tempo atmosferico. Cosa, sottolineo, che mi succede molto raramente: se splende il sole è quasi certo che sia, non dico felice, ma quasi.
E invece no. Sono andata lenta, e ho avuto voglia di nido:-).
E’ nata così la ricetta: creare un simil nido che fosse colorato, come il sorriso della primavera.
Il tutto, inutile dire, ha divertito la pupa che, a piene mani, ha sfilato e risfilato, quello che la forchetta aveva pazientemente arrotolato.

La ricetta è in un mood orientale, cominciando dagli spaghetti di riso e dalla salsa di soia (da introdurre solo dopo i 12-18 mesi).
A far da base straccetti di pollo e lattuga all’orientale, si appoggia il nido e ci si mettono baccelli e carotine.
Per i bambini dai 24 mesi e i nostalgici del nido:-).
Ingredienti (per tre)
200 gr circa di filetto di pollo
120 gr di spaghetti di riso
1 cucchiaino di salsa di soia
piselli freschi
1 carota
olio EVO
semi di sesamo
1 cipollotto
Procedimento
Lavate le verdure, cuocete i piselli e la carota per 15 minuti in acqua. Scolate e tagliate la carota a pezzettini.
In una padella stufate il cipollotto a fette sottili con un paio di cucchiai di olio d’oliva, aggiungete il filetto di pollo tagliato a striscioline sottili e passato in poca farina arricchita con semi di sesamo, unite anche la lattuga affettata a striscioline, mescolate, insaporite con un cucchiaino di salsa di soia e un pizzico di sale, spegnete.
Tuffate gli spaghetti di riso in acqua calda (non serve bollirla), leggermenta salata, mescolate e scolate dopo qualche minuto (facendo attenzione che non scuocino o incollino troppo).
Scolate la pasta, condite con un cucchiaino di olio, i piselli e taccole.
Sul piatto disponete il pollo e la lattuga, come fosse la base del vostro nido. Disponete sopra gli spaghetti a nido e servite. In alternativa potete friggere gli spaghetti in olio bollente, passandoli prima in una pastella fatta con un paio di cucchiai di farina di riso, sale e acqua frizzante ghiacciata (per bebè dopo i 24 mesi!).
da miralda | 21 Mar 2011 | 12-18 mesi, 18-24 mesi, 24-36 mesi, 6-9 mesi, 9-12 mesi, Estate, Il Cucchiaino di Mamma e Papà

E’ facile innamorarsi della primavera. C’è una sorta di ebbrezza come se veramente tutto fosse pronto a vivere, rinascere, come se tutta questa vita potesse sconfiggere con un soffio la morte accanto. E’ lo stesso che provi guardando un bambino che ti corre intorno, tanto più se è il tuo: non ti senti più come quel pesce nella boccia, confinato, limitato, ma con un piede nel futuro, anche quello che non conoscerai.
Credo sia per questo che per me la primavera è una festa, uno di quei giorni dell’anno che mi appunto nella mente. E anche io, stamattina, avrei gridato come quella bimba che ho sentito fino in casa: "E’ primavera, oggi!". Per festeggiare ho preso i vasi e ci ho fatto il pane.
Dopotutto marzo è il mese dei pazzerelli e io un po’ pazza lo sono sempre stata.
La genesi. Ossia come è nata l’idea.
Bene, di sana pianta per la pupa durante uno dei lunghi tragitti sudafricani alla richiesta "Mamma, mi racconti una storia". (e io ho il vizio stramaledetto di inventare tutto al momento e poi di inguaiarmi in giri stranissimi:-))
C’era un vaso di terracotta che avrebbe tanto voluto essere colorato, la Primavera lo accontentò. Soffiò sui fiori, sparse i semi e il vaso si colorò di violetto, rosso e giallo. E da quel dì fu felice perché anche se arrivava l’inverno lui sapeva che sarebbe rinato, di nuovo il 21 a primavera.
Dal vaso colorato al vaso paninaro il passo è stato brevissimo ( e mi sono appassionata al genere, quindi preparatevi:-))
I vasi di terracotta. Ovvero se un Cucchiaino va al vivaio.
"Buongiorno, cerco dei vasi, di varie misure, preferibilmente mini". Cucchiaino speranzoso.
"Guardi là ne abbiamo di due tipi, perfetti per le semine di primavera".
"Uhm, beh io dovrei infornarli. Sa giusto un po’ di impasto di pane, 200° non ventilato…". Cucchiaino imbarazzato.
"Deve essere il periodo, fa brutti scherzi…". Vivaista senza pietà.
"Lei non sa quindi se posso osare i 200°?". Cucchiaino ostinato.
"Il prossimo, prego". Vivaista liquidatore.

Il consiglio. Segna il posto a tavola.
Questa l’ho pensata una volta che ho ammirato i vasetti panettosi: perché non prepararne porzioni monodose con tanto di nome per i prossimi pic-nic o cene in terrazza o aperitivi o feste o quello che volete voi?
Per la pupa e…

… Mr B e la sottoscritta.

E oggi 21 di primavera mi pare giusto festeggiare, benché di primavera qui attorno pare esserne rimasta ben poca. Eppure la magia di questi panini, il profumo per casa, la gioia di sbocconcellare partendo dalla cima mi hanno trasmesso una gioia che ha il sapore delle cose lontane dell’infanzia.
Buona primavera a tutti!
piesse: nel mio procedimento ho preparato il lievitino alla sera, giusto per non dovermi preoccupare di seguire più lievitazioni il giorno dopo. Naturalmente potete anche decidere di cominciare dal mattino e arrivare all’"infornamento" a metà pomeriggio.
piesse 2.: ho abbinato alla farina manitoba farina al kamut, ecco potete ovviamente sostituire con farina 00.

Formato? Dai 9 ma anche prima per piccoli morsi di assaggio!
Ingredienti
300 gr di farina manitoba
150 gr di farina di kamut
12 gr di lievito di birra fresco (circa mezzo panetto)
1 cucchiaino di zucchero
sale
circa 150-200 ml di acqua (potete in parte sostituirla con un paio di cucchiai di latte, ricordate solo dopo i 12 mesi)
1 cucchiaio di parmigiano e 1 cucchiaino di pecorino
punte di asparagi
fave scottate in acqua
olio
Procedimento
Sciogliete circa 7 gr di lievito di birra in una tazzina di acqua tiepida con un cucchiaino di zucchero, lasciate riposare per qualche minuto, quindi mescolate insieme a 100 gr di farina manitoba e un paio di cucchiai di acqua tiepida. Mettete a lievitare per diverse ore, anche l’intera notte (in luogo fresco). Riprendete la palla lievitata, sciogliete il resto del lievito in acqua tiepida con mezzo cucchiaino di zucchero, fate fermentare per qualche minuto, quindi impastate con il resto della farina. Aggiungete dell’acqua tiepida (dove avrete fatto sciogliere un cucchiaino di sale) e il parmigiano, fate impastare nella planetaria fino a quando l’impasto si compatta intorno al gancio. Rimettete a lievitare in luogo caldo (ad esempio il forno a 35°) per due ore.
Infarinate i vasetti di terracotta, prendete l’impasto lievitato e ricavate delle piccole porzioni tonde. Posizionate l’impasto nei vasi: cercate di appoggiare la palla occupando metà vaso (in lievitazione e cottura occuperà tutto lo spazio a disposizione). Nella parte alta mettete delle fave, al centro un gambo con la punta di asparago (che poi coprirete con carta domopack, in maniera che non bruci). Spennellate con poco olio d’oliva mescolate ad un cucchiaino di latte e lasciate lievitare al calduccio per un’altra oretta.
Riscaldate il forno a 200°, spennellate nuovamente il pane di olio e latte se si è asciugato e fate cuocere per 25-30 minuti circa.
N.B. I vasi sono da riutilizzare, indi per qui pulite con pazienza rigorosamente a mano (no, la lavastoviglie proprio no) e senza detersivo!
da miralda | 15 Mar 2011 | 24-36 mesi, Dal Mondo, Il Cucchiaino di Mamma e Papà

Per me è naturalmente impossibile tornare da un viaggio e non rifare ricette appena conosciute. Capita sempre, a volte diventa una fissazione (e si mangia greco o tirolese per una settimana), mai però un piatto mi ha appassionato come il Bobotie. Sì, nel senso di interesse storico, culturale, oltre che di gusto stesso, perché capire il Bobotie (credo simbolo della cucina sudafricana come il braai o il biltong) è un po’ come scorrere gli ultimi 300 anni di storia del paese. A qualcuno sembrerà giusto una riedizione speziata della moussaka ellenica, beh sbagliato che in questa sorta di "pie" ci hanno lavorato olandesi, malesi, africani e persino gli inglesi hanno dato qualche suggerimento. Solo a pensarci farei questo piatto un giorno sì e uno no:-)
In Sudafrica l’ho sperimentato la prima volta per caso. Il nome, b-o-b-o-t-i-e, letto in menù mi ha immediatamente incuriosito, dopotutto c’è il destino in un nome, no? E a uno così non si può resistere:-).
Mi è arrivato una sorta di "pie" dolcemente speziato senza però sfoglia o altro, ma solo una crosticina frittatosa sopra. L’ho aperto e si è aperto un mondo: foglie di limone, curry dolce, coriandolo, peperoncino a pezzetti, uvetta e un sughetto che amalgamava la carne di manzo tritata all’interno. E per chi ama i gusti forti, della chutney per accompagnare.
Da lì in poi è stata una ricerca continua del santo graal, fino ad approdare agli spring rolls (in esterno proprio come gli involtini primavera cinesi) con sorpresa, ossia ripieni di bobotie. Al posto della solita salsina agrodolce "chinese style", chutney (in quel caso era all’albicocca, super!).
Fin qui il piatto. Ma poi c’è la storia, ossia come ha avuto inizio il bobotie.
Oltre 300 anni fa le navi olandesi facevano tappa a Cape Town, di ritorno dall’Asia, prima di tornare in Europa. A poco a poco però cominciarono a fermarsi e costruire. E nel fermarsi e costruire lasciavano parte delle spezie trasportate da Java, poi gli schiavi, malesiani, a cucinare per loro.
Dall’influenza fra i "kerriekerrie" asiatici, la cucina nativa sudafricana e quella dei "bianchi europei" è venuto fuori il piatto simbolo di questo paese.
Per anni, con la dominazione inglese e poi le leggi dell’apartheid, il bobotie è stato cancellato dai menù e cucinato di nascosto, a casa o nelle tavole calde malesiane di Città del Capo.
Oggi, invece è orgogliosamente presente in molti menù e non può mancare nei ristoranti che fanno cucina sudafricana.
E’ come se questo tortino riuscisse a riassumere popoli così diversi, e a rappresentare in maniera unica una nazione multicoloured.
Una dichiarazione di intenti, riuscita, più che una ricetta.

Ok, non è esattamente un piatto da pupi (e infatti lì Alice l’ha proprio ignorato) però è perfetto per il Cucchiaino di mamma&papà e beh, con il bobotie a modo mio (senza peri, peri o come diciamo noi piccante), si può raccontare di una nave che solcava oceani per portare l’"oro speziato"… la mia di pupa, qui a casa, si è convinta all’assaggio:-).
piesse: that’s bobotie visto dal forno, wow!
Ingredienti (per tre)
400 gr di carne tritata di vitello e manzo
una manciata di uvetta
1 cucchiaio di marmellata di albicocche
1 cucchiaino di curry dolce
1 chiodo di garofano
1 pizzico di zenzero in polvere
(eventuale coriandolo e curcuma)
1 spicchio di aglio
1 cipollotto
foglie di limone (o alloro, come ho fatto io)
1 uovo
1 bicchiere di latte
1 fetta di pane bianco secco
1/2 cucchiaino di zucchero
1 cucchiaino scarso di sale
olio d’oliva
fette di limone bio
Procedimento
Bagnate il pane con mezzo bicchiere di latte. In una casseruola fate imbiondire il cipollotto a fette sottili e l’aglio con il curry, lo zenzero, il chiodo di garofano e due o tre foglie di alloro. Aggiungete la carne, mescolate, unite sale, zucchero, marmellata, uvetta. Schiacciate il pane e aggiungete anche questo alla carne. Sbattete l’uovo con due o tre cucchiai di latte (eventualmente potete rendere il tutto più denso con uno o due cucchiai di maizena o semplice farina). Riempite una pirofila da forno con la carne, posizionate ai lati due fettine di limone, coprite con il composto di uovo. Finite con una foglia di alloro sulla superficie e passate in forno a 180° per 30 minuti circa.
da miralda | 08 Mar 2011 | 18-24 mesi, Dal Mondo, Il Cucchiaino di Mamma e Papà, L'ora della merenda, La colazione

Ha riaperto la cucina e pure il blog. Dopo due settimane e più è stato come dare una bella scrollata a polvere e ragnatele, una sensazione strana, considerato che non facevo una lontananza da rete e connessioni così lunga da un bel pezzo . Ammetto di sentirmi ancora sospesa, una parte della testa qui e gli occhi che vedono ancora tutt’altro. E ieri guidare verso Milano, giornata grigia, coda variabile e pensare che soli due giorni prima avevo un giovane leone di fianco (e il nostro, beh, era l’unico veicolo o quasi nel raggio di chilometri) è stato un pochetto "destabilizzante".
Della serie uhm, non so chi sono e dove devo andare:-).
Unico punto fermo di questi giorni? Il carnevale!
A qualcuno sembrerò matta, ma con una pupa all’asilo è tutto un "ci vuole un costume, facciamo una maschera, soffiamo a pieni polmoni sui quattro tubi di stelle filanti e cospargiamoci di coriandoli". Beh, non ero pronta perché pensavo che Carnevale fosse già bello che passato.
Ed è stato così che alla lista dei "to do" di questa settimana (a proposito, non sono ancora venuta a capo delle 2000 foto fatte, ma prometto di raccontare e mostrare quanto prima) si è aggiunta la "missione Carnevale" che detta così fa ridere ma mica è poi uno scherzo. Per di più ho pensato che a questo punto sarebbe simpatico calarmi nella festa pure io e mi sta frullando l’idea di giusto una mascherina e un parruccone per la sottoscritta:-). Ma forse anche no.
Intanto dovendo riaprire la cucina e appunto essendo in tema Carnevale, ho ripensato al "Pancake Day" scoperto l’anno scorso durante i due mesi a Londra. Una sorta di "grande abbuffata della frittella" ma in versione anglosassone: quindi pancakes e tanto sciroppo d’acero.
L’idea è nata negli Stati Uniti (ma va?) dove si corre con la padella in mano (no, non è uno scherzo).
E nella padella che ci sta? Il pancake che va girato almeno tre volte se vuoi avere una chance di vincere. E come mai? Tutta colpa di una donna che si era attardata in cucina all’ora della messa e aveva pensato bene di andarci finendo di preparare i pancakes per strada: un giro qua, una preghiera là e via.
Pure io vado di fretta in questi giorni, però no, ancora non mi sono cimentata alla corsa con padella e frittella (però potrei farlo giusto a Carnevale, dove pure i pazzi sono sdoganati:-)).
Il pancake è una sorta di frittatina dolce, io ci ho aggiunto una mela grattuggiata a julienne e cannella.
Potete anche optare per la cottura in forno per un risultato più leggero adatto ai pupi più piccoli (dai 15 mesi in poi).

Ingredienti (per una decina di pancake)
1 uovo
90 gr di farina 00 (o 50 di farina 00 e 40 di altra farina, esempio integrale o kamut)
1 cucchiaio scarso di zucchero di canna
1 pizzico di lievito per dolci
1/2 bicchiere di latte e due cucchiai di yogurt naturale
1 pizzico di cannella
2/3 spicchi di mela renetta, sbucciata e grattuggiata a julienne
scorzetta di limone bio
un pezzetto di burro
sciroppo d’acero o di agave
(eventuale manciata di uvetta, che fa frittella all’italiana:-))
Procedimento
Stempera la farina con il lievito, lo zucchero e la cannella. Aggiungi l’uovo, il latte e lo yogurt. Mescola e unisci la mela grattuggiata e la scorza di limone. Lascia riposare per venti minuti. Prendi una padella , fai sciogliere un pezzetto di burro e versa un cucchiaio di composto. Appena comincia a rapprendersi e fare bollicine gira dall’altra parte e porta a cottura. Servi caldi con sciroppo d’acero. Puoi anche cuocere in forno: basta versare il composto in una terrina ricoperta da carta da forno e cuocere a 170° per circa venti minuti.