Hoş geldiniz: benvenuti nella magica Turchia

E’ un manto di mare quasi senza increspature quello che divide Europa ed Asia e noi siamo nel mezzo, appollaiati sul traghetto che ritorna verso il profilo della città punteggiato di cupole tonde infiammate dal tramonto. Siamo in Turchia e Istanbul è bellissima. E’ un pensiero improvviso dopo la confusione dell’arrivo, la fila alla dogana e il traffico dell’ora di punta che dallo storico quartiere di Sultanamhet ci ha portato al porto, fra venditori di pannocchie e pescatori schierati lungo il ponte a gettare l’amo.

 

 

 

 

 

Istanbul è bellissima, mi ripeto, sorpresa io stessa quando fino a poco prima faticavo a macinare il nostro arrivo. Instabul è bellissima, gridano i bambini, quando una coppia di delfini ci dà il benvenuto in porto, mentre il muezzin intona le parole in arabo della preghiera della sera.

Da quel momento in poi la sensazione di essere incredibilmente sorpresi diventa il regalo più grande del nostro viaggio in Turchia. Perché ci sono viaggi che ti emozionano, altri che ti restituiscono a te stesso, altri ancora che ti mostrano qualcosa che non conosci, altri che sono magici proprio come ti immaginavi, altri che ti scuotono forte rivoluzionando il tuo mondo. E poi ci sono quelli che ti sorprendono, proprio come una musica che non ti aspettavi potesse cantare a quel modo, perché è come se facessi più viaggi in uno solo. E viaggi così non capitano spesso.

1) Istanbul: la città magica
Stupisce per quel suo essere sospesa fra Europa ed Asia, non solo di nome per via delle due rive divise dal Bosforo ma anche di spirito. E’ inaspettatamente moderna e grande, con i suoi milioni di abitanti, i grattacieli e i tram efficienti, puntuali e nuovi di pacca, dove la gente fa la fila con ordine ai tornelli cassicura ol biglietto in mano. Ma è anche magicamente antica per via della sua atmosfera di luogo uscito da una fiaba ottomana ,con la consapevolezza di trovarci di fronte alla mitica Costantinopoli. Basta arrivare e salire su uno dei traghetti pubblici con i quali risalire il Corno d’Oro partendo dal ponte di Galata. Farlo al tramonto assicura il colpo di fulmine

Da lì in poi scoprire la Moschea Blu con i suoi mosaici o Santa Sofia, entrare nel palazzo da Mille e una Notte del Sultano, aggirarsi nel bazar o fare tappa su una delle tante terrazze per riappropriarsi ogni volta dell’incredibile panorama sono un modo per convincerci che non potremmo “vivere in un altro luogo”.

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2) Cappadocia: la terra dei bei cavalli
Pensate alla terra delle Fate e spostatela sulla Luna: benvenuti in Cappadocia. La “terra dei bei cavalli”, questo il significato del suo nome, è uno di quei posti incredibili e unici al mondo.

L’aspetto sorprendente? In un paesaggio mai visto per via delle sue formazioni rocciose prodotte dalle eruzioni vulcaniche migliaia di anni fa, la mano dell’uomo ha aggiunto città sotterranee, chiese rupestri, abitazioni e monasteri nelle rocce. In certi angoli mi ricorda il paesaggio lunare, in altri le abitazioni da presepe di Matera, in altri ancora le prime basiliche cristiane con i loro mosaici scalfiti dal tempo che lasciano senza fiato quando si varca l’ingresso di pietra.

Per riprodurre la magia del luogo ci vorrebbe la mano di un bambino che disegna funghi col cappello su un foglio: per centinaia di anni si è creduto che in queste formazioni rocciose ci abitassero creature fantastiche, fate. E non si fatica a pensarla allo stesso guardandosi attorno.

3) Cappadocia: la terra delle mongolfiere
Siamo ancora lontani dall’alba quando sveglio le bimbe per il nostro volo. Lo sogno fin da bambina, ma chissà come è sempre rimasto in quelle cose che devo ancora fare. In Cappadocia è una delle esperienze da non perdere: salire in alto e contemplare da lì la terra delle Fate. Sarà per via dell’ora, ma tutto avviene come in un sogno. L’attesa che il vento sia quello giusto, il tragitto sul pulmino fino alla cesta, il rumore dei palloni che vengono gonfiati, il balzo all’interno nel nostro angolo. E siamo già in volo. Ho un sorriso stampato che non riesco a togliermi: è come fosse Natale e il mio compleanno insieme.


Alice continua a ripetere che è incredibile, Lea osserva tutto dalle due piccole finestrelle che sono su un lato per chi non arriva ancora all’altezza della cesta. Sfioriamo una coppia che sta facendo colazione e facciamo gli auguri a uno sposo con la sua sposa che stanno per unirsi in matrimonio, sorvoliamo i Camini delle Fate e cerchiamo di contare senza successo le altre decine di mongolfiere che punteggiano il cielo. Sono tante, puntini di colore che accendono il cielo ancor prima che sorga il sole.

Tutto da qui sembra doppiamente bello, la terra assomiglia a tronchi di albero tagliati dove il tempo ha inciso i suoi segni, siamo piccoli e allo stesso tempo giganti mentre guardiamo dall’alto. E l’alba non è mai stata così incredibilmente accesa.

 

4) Cappadocia: aggiungi un posto a tavola
Siamo in cucina, attorno a un tavolo tondo, mentre due donne, una mamma già nonna e la sua figlia acquisita dal candido sorriso, ci mostrano senza parole come avvolgere la pasta con gocce di formaggio, impacchettare dei mini ravioli (una specialità della Cappadocia che si chiama manti) come fossero preziosi regali. E’ incredibile entrare in casa di perfetti sconosciuti e mettere da parte ogni imbarazzo senza che ci sia bisogno di parole.

Dopo aver cucinato, portano i bambini a vedere gli animali: galline, pulcini, conigli e mucche. E poi raccolgono insieme le verdure dell’orto, mentre sgranocchiano dei piccoli cetrioli ancora caldi di sole.

La nostra esperienza di home cooking si conclude con un pranzo sulla terrazza della casa, ombreggiata da tralci di vite, a fianco del minareto del piccolo paesino di Urgup.

 

 

 

 

 

 

 

Grazie a Bedya e alla sua famiglia per la fantastica giornata! (Home Cooked Cappadocia/ info@cappadociavillagehomecooking).

E l’home cooking non è stata l’unica esperienza di quel giorno: aggiungeteci telai e bachi da seta, creta da modellare, caffè turco in cui decifrare il proprio destino, uno spettacolo di danze turche (dove Lea ed io ci siamo cimentate anche nella danza del ventre) e persino un matrimonio (mai visti così tanti come in Turchia:-)).

5) Hamman: in versione family
Sarà che i bambini sguazzerebbero nell’acqua sempre e comunque, sarà che poter spruzzare acqua, insaponarsi come non ci fosse un domani per i più piccoli è un gioco incredibile, noi siamo riusciti nell’impresa di concederci un hamman in famiglia.
Nell’hotel dove abbiamo dormito a Goreme, pare fossimo gli unici interessati, almeno nei giorni che abbiamo dormito lì, e quindi abbiamo trovato l’hamman a nostra completa disposizione. Sì, non è stata un’esperienza di puro relax, ma di quelle da ricordare:-).

6) Turchia: museo romano a cielo aperto
Mano a mano che gli anni passano ho una passione sempre più crescente per tutto ciò che è antico. Estremamente antico. Mi affascina, ma soprattutto mi commuove toccare con lo sguardo o camminare sopra al tempo che passa, soprattutto se si lascia alle spalle luoghi e cose di stupefacente bellezza. E in questo la Turchia è veramente sorprendente in quanto a bellezza, visto il suo essere stata terra romana. Alcuni luoghi sono talmente famosi da essere diventati un’icona, come Efeso.
Ce ne sono però disseminati un po’ ovunque, anche se la maggior parte costellano la costa. A cominciare dal Museo Archeologico di Antalya, la porta d’entrata alla costa Licia o Turchese. Andateci prima di perdervi per le vie antiche di Perge o risalire il teatro di Aspendos. Noi ci siamo aggirati per un paio d’ore ammirando la grazia della danzatrice, ripercorrendo le fatiche di Ercole e scoprendo della sfida fra il dio Apollo e il satiro Marsia. Ed è stato sorprendente come i miti di un tempo abbiano coinvolto i bambini come fossero le favole della buona notte.

 

7) La crociera blu
E’ uno dei miti delle vacanze in Turchia. Impossibile resistere e ammetto di essere stata felice di aver ceduto alla tentazione. La nostra sirena, lunga circa 17 metri, si chiama Istlada e il suo capitano ha un nome che pare uscito da un racconto, Ramazan: inaspettatamente tutta nostra, ci ha portato da Demre fino a Kas. In quel tratto il mare è così calmo da sembrare quasi lago, a noi che siamo abituati al vento e alle onde dell’isola. E’ stato uno dei momenti più simili a una vacanza del nostro viaggio, fatto di sale, piedi scalzi, tuffi subito dopo aver aperto gli occhi, tartarughe da avvistare.

La sensazione più incredibile (e credo quella che più ama chi naviga): dormire sul ponte, sotto le stelle, sentendosi dondolare completamente sobri:-)

8) Il gelato che non ti aspetti
Mi sono svegliata poco dopo l’alba per via del gallo che canta dalla costa vicina, il capitano Ramazan è partito sul piccolo tender per gettare le reti da pesca e io ho già fatto per tre volte il giro del nostro caicco a nuoto. Comincia così una giornata di crociera blu.

Alle 8, ci siamo già spostati e abbiamo attraccato davanti a Simena, un piccolo villaggio di fronte all’isola di Kekova, un’area protetta per via della città sommersa da un terremoto nel secondo secolo d.c. che ancora si può scorgere dalle acque turchesi. Dopo la colazione, abbiamo raggiunto il villaggio per salire al Castello arroccato sulla punta.

La vista da lì ripaga la fatica di arrivarci: un abbraccio turchese di mare e cielo.

E la discesa è dolce per via del gelato fatto in casa che è una specialità dei locali del posto. Non è incredibile?

9) Safari e adrenalina
Metti una tranquilla giornata di vacanza, una delle ultime quattro del nostro viaggio in Turchia. Siamo a Kalkan, un pacifico villaggio di pescatori diventato raffinata località balneare sulla costa Licia.

La nostra casa con vista mare è defilata dal centro, un’oasi di pace direttamente arrivata dal Paradiso.
Si sa, la tranquillità non è proprio nelle mie corde:-)

Ed è così che partiamo su un fuoristrada armati di pistole ad acqua e gavettoni. Il primo tratto del nostro jeep safari è parecchio… bagnato. Obiettivo spruzzare acqua agli occupanti delle jeep vicine, ovviamente senza toccare il conducente. E il passaggio nei villaggi lungo la strada fa accorrere bambini (ma non solo) che partecipano al gioco. Fino ad arrivare al Parco di Saklikent. Qui Aykut, la nostra guida insieme a sua figlia di otto anni, ci accompagnano nella risalita del canyon, giungendo una buona ora dopo alla cascata e bagno finale.

Si pranza seduti a terra con tavoli sospesi sul torrente. E subito dopo è impossibile non farsi un giro di rafting. Il percorso è tranquillo, tanto che anche i bambini, attaccati ciambella a ciambella, possono affrontare la discesa. E si’, il rafting è incredibile, non proprio come un volo in mongolfiera, ma quasi:-). E il finale di giornata? Si consuma sul lato selvaggio della spiaggia più lunga della Turchia, Patara, senza ombrelloni o bar ma solo locali che gettano le reti per la pesca.

10) Hoş geldiniz: benvenuti in Turchia
Qui la gente è sorprendente e nostri bambini hanno fatto da catalizzatore. Prima della partenza, forse per i tanti che mi guardavano un po’ scettici sulla scelta della nostro meta, ho nutrito qualche preoccupazione. Completamente sbagliata.
Ho trovato invece persone che ci hanno accolto con sorrisi e gentilezza facendoci sentire come se fossimo parte di quei luoghi e non solo ospiti. Dalla guida in Cappadocia che ci ha mostrato le foto del nipotino e ha fatto anche da angelo custode al nostro terribile pirata di casa, al tassista di Antalya col quale abbiamo condiviso una giornata intera in giro per siti archeologici dividendo un pranzo a base di kofte (le polpette turche) e Ayran (la bevanda nazionale insiemeal tè), al mitico capitano Ramazan e il suo chef/aiutante a Bedya e sua nuora che con tanta pazienza e sorrisi hanno accolto i nostri bambini nella loro cucina. Sì, la Turchia ti sorprende. Grazie!

Due info utili:
– Volo: abbiamo viaggiato con Turkish Airlines, anche per i voli interni, promossa con lode, dal programma di – intrattenimento ai piccoli gadget ecologici regalati ai bambini
– Tour e caicco: organizzato, voli e sistemazioni a parte, con tanta pazienza e cura da Elena Ventura di www.viaggiointurchia.com, grazie!
– Dove dormire: noi abbiamo scelto sistemazioni in alberghi che avessero a disposizione camere familiari, ma che fossero comuinque affascinanti in quanto a location o struttura. A Istanbul perfetta l’oasi con giardino a Sultanameht di Empress Zoe, dedicato a una delle poche imperatrici bizantine che hanno realmente regnato su Costantinoli, impareggiabile la vista dal nostro giardino pensile all‘Anatolian Suites a Goreme (molto apprezzata la piscina ma soprattutto l’hamman!). Ci siamo innamorati della nostra villa a Kalkan, Cinnabar Villa.

10 anni: il cielo a portata di mani!

Quando ci vogliono due mani per contare gli anni significa che è diventata una cosa seria. O quasi. 10 sembrano simili a nove o undici, ma in realtà non lo sono. Perché ti obbligano a fermarti un momento in più, a ricordare quello che ti sei buttato alle spalle prima di correre e riempire altre due mani. Perché la vita va sempre celebrata, ma in certi momenti in maniera più intensa di altri. Sarà per questo che ho voluto che Alice coi suoi dieci anni potesse toccare il cielo, o quasi, avvolta dalla coperta multicolor dell’autunno. Dopotutto sono convinta che il segreto sia cercare di vivere sempre coi piedi un po’ sospesi da terra, le braccia tese, quasi fossero ali. E ho voluto che il suo regalo di compleanno assomigliasse un po’ alla mia ricetta della felicità.

Ormai è diventata una tradizione di famiglia, tutta da imputare alla sottoscritta. I momenti da ricordare vanno celebrati con viaggi da ricordare, brevi o lunghi le circostanze li permettano.
E Alice, per i suoi dieci anni, mi aveva chiesto di stare in una casa nel bosco, un po’ come avevamo fatto un paio di anni fa. Niente feste particolari, solo del tempo da trascorrere noi cinque.

La ricerca non è stata semplice, anche perché le prime idee si sono scontrate con il tutto esaurito:-). Finché navigando mi sono imbattuta in un rifugio a 2000 metri, dove arrivare lenti con la funivia da Champoluc, immerso nel silenzio, arroccato fra una manciata di rascard, i tipici chalet valdostani dei walser, il popolo delle montagne.
A Cuneaz, 2049 s.l.m.

A fare da cornice la valle d’Ayas, a portata di sguardo le cime del Cervino e il ghiacciaio del Monte Rosa.

Il rifugio Aroula si è rivelato molto simile a una casa, panche all’esterno dove attardarsi per la merenda, giocando a dama, colorando, accarezzando i gatti e contemplando il paesaggio arrossato dal tramonto, un ristorante dalla cucina curata e i prodotti locali (per la  gioia dell’Alice di casa la cena è stata a base di fondue e raclette e di nuovo fondue al cioccolato) e un piccolo appartamento dove dormire, caratterizzato dal legno e ancora legno e piccole finestre dove perdere lo sguardo.

E’ stato incredibile svegliarsi la mattina dopo e sentirsi unici o quasi al mondo: la giornata era di quelle che non ti aspetti in ottobre, la luce calda, il cielo terso così azzurro che le cime e gli alberi e i prati parevano definito a matita, contorni netti e colori accesi.

Il passo lento (e le pause dei due più piccoli:-)) ci ha portato in un paio di ore fino al rifugio Belvedere, dopo aver fatto sosta al laghetto delle rane (pare che ce ne siano tante in estate).

E’ stata una camminata di niente, eppure tutto, o almeno a me è parso: pochissime persone, i sentieri che facevano da cassa di risonanza ai grilli, il Cervino che giocava a nascondino con le nuvole, e la “neve” sul Monte Rosa che spronava Edo e Lea ad andare avanti per “acchiapparla”:-).

Infine la merenda al Cre Fornè, vetrate attorno per sentirsi immersi nel paesaggio, come se fosse tutt’uno con il cielo e le nuvole.

Una di quelle giornate perfette che non sai nemmeno perché sono così perfette, alle quali arrendersi e concedersi respiro dopo respiro. Da questo punto di vista è quasi come se il regalo Alice lo avesse fatto a tutti noi. E poterne avere altri di simili regali varrebbe già una vita, forse due.

Spaghetti di cetriolo e torta alla menta

Dopotutto ogni anno è così. Aspetto l’estate ed improvvisamente eccola. Ci sei dentro come in una corsa a perdifiato, le sensazioni amplificate, il respiro corto e le tinte accecanti. Per anni sono stata convinta che fosse la stagione migliore, soprattutto quando il giorno si allunga, fra giugno e luglio.
Oggi, sarà la poca saggezza guadagnata a fatica, ho abbandonato le certezze e, a volte, mi trovo a preferire le mezze stagioni, più felice di nascere a primavera che di vivere in estate.
Certo è che nelle ultime settimane, l’estate è diventata green, molto green, con spaghetti a crudo di verdure, rimbalzando fra cetrioli e zucchine, e torte anch’esse verdi.
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Lago Molveno di Alice Antonini

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Mi chiamo Alice, ho 9 anni (quasi dieci), oggi prendo il posto della mamma e vi racconto io i nostri due giorni al lago di Molveno.
Se vuoi vedere vette di montagne altissime che si riflettono sulla superficie di un lago dalle acque cristalline vai a Molveno. Il lago di Molveno è bellissimo sia d’estate che d’inverno. D’estate sono tante le camminate fra le quali scegliere, per i più avventurosi fino alle cime più alte.

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Perdersi nel ventre di Matera

Matera

 

Arrivo a Matera, una delle città più antiche al mondo, e spalanco gli occhi. Guardi e riguardi, ti perdi fra i vicoli, su quelle strade che diventano tetti e poi di nuovo strade e il cuore si ferma nel precipizio in cui giace la città. Aveva ragione Carlo Levi, “Chiunque veda Matera non può non restarne colpito, tanto è espressiva e toccante la sua dolente bellezza”. L’aspetto stupefacente è che Matera, indicata come “vergogna nazionale” nel dopoguerra, poi decretata Patrimonio dell’Umanità nel 1993 e scelta come Capitale Europea della Cultura 2019 , ha così tanti anni dalla sua parte da farti credere col suo abbraccio che il tempo, dopotutto, conti poco o nulla.

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Insalata di spaghetti e l’ovetto di Pasqua

pasqua-coniglietti-uova-insalata-aperturaSono giorni di primavera piena, che profumano di erba tagliata, gialli, viola e rossi accesi appena alzi la testa, e di soffioni da tenere in equilibrio precario mentre giochi a chi li fa volare più lontano. Sono giorni che assomigliano alla Pasqua o almeno a quella che ho sempre immaginato: caccia alle uova in giardino, la vita che ancora una volta rinasce nonostante tutto facendo sentire anche noi quasi nuovi, la cucina che si veste a primavera. Sarà per questo che nel mio piatto di Pasqua ho disegnato nidi di spaghetti di verdure (o facce buffe di coniglietto?). Chiamatela insalata, se vi piace,  con la possibilità per chi non si prende troppo sul serio (al pranzo di Pasqua o nel cestino di Pasquetta) che diventi un primo, di quelli da preparare canticchiando, in una manciata di minuti. Insalata di spaghetti con ovetto di Pasqua.

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