La tatin del dì di festa

E’ diventata la tatin della domenica, del tutto simile nella parte superiore al dolce rovesciato, morbido e soffice invece per l’impasto. Una sorta di ibrido, facile, facile da fare, studiato su misura per Alice. Il primo esperimento è stato solitario, in uno di quei risvegli di prima mattina, causa "panza" (a proposito pare che qui qualcuno proprio non ne voglia sapere di essere puntuale).
Volevo preparare un dolce, subito pronto per la colazione di Lui e la pupa, da mangiare tiepido e dalla consistenza "tortosa" che all’Aliciotta piace sempre. 

Ho avuto ragione, per di più nelle divagazioni successive mi ha sempre accompagnato la pupa nella preparazione. E così è nata la nostra "tatin eretica".

 

Che cosa apprezzo? La rapidità di esecuzione e la bellezza luminosa appena

sfornata, subito e senza compromessi di tempo. 

In questo periodo in cui non ho molta voglia di trascorrere lungo tempo ai fornelli, un must rimane però quello del dolce. Una sorta di coccola per me e per gli altri. E il bello è che potete modificarla in due o tre ingredienti pur mantenendo la base, senza grosse difficoltà.

Io ho utilizzato frutta di stagione: pere e mele, cambiando poi le note abbinate, una volta gocce di cioccolato fondente e cannella, un’altra volta uvetta, chiodi di garafono, anice e pinoli. E infine quella della foto, dove ho aromatizzato la copertura di pere, affettate finemente,  con una granella composta da scorza di limone, mandorle e zucchero. 

Il risultato è stato coccoloso ma al contempo fresco, per via del limone, molto più primaverile e meno invernale rispetto alle altre versioni.

Per l’impasto niente burro o latte, ma olio di semi di mais spremuto a freddo e yogurt bianco intero. Ho montato gli albumi a neve, per ottenere un impasto soffice, e utilizzato un mix di farina 00, amido di mais e farina integrale.

430

Unico appunto rispetto alle altre versioni, la lucidatura zuccherosa ha perso un pochetto della sua bellezza a causa della granella di mandorle che al prossimo giro inserirei solo nell’impasto.

 

Ingredienti

2oo g di farina 00

100 g di amido di mais

50 g di farina integrale

3 uova

70 ml di olio di semi delicato

1 barattolo scarso di yogurt naturale

130 g di zucchero (circa 50 g sono per il fondo della copertura)

2 pere 

la scorza grattugiata fine di un limone

2 cucchiai di granella di mandorle

vaniglia liquida o in polvere

1 bustina di lievito

una noce di burro

 

Procedimento

Imburrate una tortiera da 18-20. Mescolate 50 g di zucchero di canna circa con la scorza di limone e la granella di mandorle. Mettete questo composto sul fondo della tortiera, creando uno strato. Ora affettate le pere molto finemente, l’ideale è con una mandolina giapponese. Posizionatele su tutto il fondo, salendo anche di un centimetro lungo i bordi. Spruzzate con succo di limone.

Ora l’impasto. Montate gli albumi a neve ben ferma e teneteli da parte. Sbattete i tuorli con lo zucchero restante, quindi unite olio, yogurt e un cucchiaino di succo di limone e la vaniglia. Ora gli albumi molto delicatamente.

Stemperate insieme farine, maizena e lievito e unite al composto girando e amalgamando.

Trasferite il composto nella tortiera e cuocete in forno a 175° per 30 minuti circa.

Fate raffreddare una decina di minuti quindi rovesciate la torta su un piatto da portata e servite.

I fagioli con l’occhietto

Lo so, qui si rischia non solo di latitare ma anche di diventare monotoni. Però non posso farci nulla: voglia di preparazioni lunghe poca, poca, anche se dopo il rito della pizza settimanale, sta diventando un’abitudine quella del dolce fatto insieme alla pupa (che pretende di solito ci sia il lato "ora decoro" e quindi è un fiorire di muffin&cupcakes:-)). 

Bene, quindi ancora zuppa, rigorosamente a base di legumi, di sicuro uno degli ingredienti che utilizzo più spesso ultimamente, considerata la scarsità di ferro e proteine che mi perseguita. Poi trovo che si facciano veramente quasi da soli: ok, dovete ricordarvi dell’ammollo, vanno lasciati cuocere quell’ora e più, ma alla fine voi non dovete fare quasi nulla. E l’ammollo di per sè è quasi un’operazione confortante con quel consumarsi dell’acqua lento, lento. Infine questi sono fagioli, con l’occhietto come dice Alice.

O almeno io le ho raccontato questa storia, un paio di mesi fa, quando ne avevo comprata una confezione durante i giorni di vacanza sull’isola. Il racconto era nato di sana pianta in una serata di capricci. Non ricordo nemmeno bene come filasse, però aveva avuto il suo magico effetto: zuppa finita e i fagioli ribattezzati "con l’occhietto". 

Da lì ho preso a usarli, invece dei soliti borlotti o cannellini. Mi piace vedere come occhieggiano dal piatto:-).

Nelle zuppe di legumi ho l’abitudine di unire più varietà: ceci, piselli spezzati, fagioli, cannellini o fagioli azuki, una mancita di lenticchie rosse verso la fine e finire il tutto con un cereale, che sia pasta, orzo o farro o riso… Così l’effetto proteico dovrebbe essere garantito:-). L’assimilazione del ferro rispetto alla carne è più bassa e lenta, lo so, ma preferisco intervallare, insieme a tante verdure fresche e limitare al minimo (ok, quasi allo zero) gli integratori (ma solo a me mettono nausea???).

 

In questo caso però, ho utilizzato solo i fagioli con l’occhietto, e unito una generosa porzione di zucca, giusto perché mi piaceva l’effetto cromatico.

E contrariamente al solito, ci ho messo pure una pasta di quelle grosse, per via della forma, parevano tanti sorrisi!

L’effetto è stato più da minestra quasi asciutta che da zuppa, delizioso e completato dall’unico superstite "aromatico" del mio terrazzo, rosmarino (cresce proprio facile, che qui di bagnare ci siamo praticamente dimenticati).

Ovvio, la minestra o zuppa o simile è perfetta per i pancioni, grazie alla generosa quantità di legumi unita a pasta, ma anche per i più piccoli, regolatevi col formato di pasta a seconda dei denti!

Come si fa? Per tre circa: 200 g di fagioli con l’occhio, 300 g di zucca, 1 patata piccola, 1 cipollotto, 1 spicchio di aglio, Olio EVO, 100 g circa di pasta a piacere (i miei si chiamno radiatori:-)), rosmarino, Parmigiano Reggiano, eventuale 1 cm di alga kombu per l’ammollo (rende più morbidi e digeribili i legumi) e sale/pepe (per adulti)

Mettete in ammollo i fagioli per una notte (io ci aggiungo l’aga kombu). Quindi fate appassire un cipollotto a fettine sottili e uno spicchio di aglio in una pentola con un cucchiaio di olio e un rametto di rosmarino. Unite i fagioli e mescolate, rabboccate con acqua tiepida. Dopo una ventina di minuti aggiungete la zucca e patata tagliate a tocchetti piccoli, se l’acqua si è consumata troppo aggiungetene altra.  Quando le verdure e i legumi saranno morbidi unite la pasta e cuocete insieme (fate sempre attenzione di avere abbastanza brodo…). Servite con una spolverata di parmigiano e un rametto fresco di rosmarino.

 

La zuppa del martedì grasso

Ognuno ha il martedì grasso che gli capita, o gli riserva il caso. O la stagione e i suoi malanni. Dopo, credo, il raffreddore più lungo che io abbia mai avuto, finalmente, grazie a una dedizione maniacale per fumi&co, nel weekend ho ricominciato a respirare. E non ho mai apprezzato tanto il mio naso. Bene, poche ore dopo la pupa si svegliava con un bel febbrone e da ieri è a casetta. Martedì grasso? Per ora rimandato, niente frittelle (le mie preferite alle mele), niente celebrazioni del pancake’s day. Ieri giusto brodo, quello di pollo, e oggi zuppa del cavolo (nel senso che dentro ci è finita quasi tutta la famiglia supervitaminica).

Cimette di broccoli e cavolfiore bianco e romanesco, il tutto tenuto insieme da chicchi di riso, che ho leggermente passato una volta cotto, un’idea nata chiacchierando con Miss Cia di una ricetta della sua mamma.  

Si cuoce il riso a parte, semplice bollitura e si aggiunge alla zuppa che stai cucinando, frullando il tutto leggermente, senza insistere troppo, di maniera che rimangano pezzetti a emergere dalla passata.  

A proposito siete anche voi appassionati di cavolfiore romanesco? Io sì, le punte paiono stellate e adoro farle emergere dalle zuppe o farle spuntare dalla pasta. Altro che fiori:-). Sì, beh un po’ odorosi, ma provate ad aggiungere all’acqua di bollitura una fettina di limone e dovreste neutralizzare quel profumo del cavolo.

Tra l’latro una ricetta provata più volte di recente, di una semplicità pazzesca, è una leggera crema di cavolfiore bianco, fatto come una sorta di pesto, con parmigiano, pecorino e pinoli, tutto frullato per condire la pasta con del pangrattato rosolato in padella: fantastico!

Torniamo alla zuppa. Bene ricca di vitamine, sali minerali e proprietà antitumorali, stando agli ultimi studi sui cavoli. Personalmente spero faccia da scaccia malanni:-)

La ricetta (perfetta dai 12 mesi).

Ingredienti (per me&Alice)

cimette di cavolo romanesco e broccoli

mezzo cavolfiore bianco a pezzetti

1 patata piccola

1 spicchio di aglio

olio extravergine d’oliva

70 g di riso (io ho usato del riso thai aromatico, così perché mi ispirava, ma va bene del riso arborio o superfino)

spolverata di parmigiano Reggiano

 

Procedimento

Lavate i cavoli, fate appassire lo spicchio d’aglio in una pentola con un cucchiaio di olio extravergine d’oliva e aggiungete broccoli e cavolfiori, e la patata pelata e tagliata a tocchetti, rabboccate con acqua tiepida (circa un litro ) e cuocete fino a quando sono morbidi (aggiungete la fettina di limone che poi toglierete). Bollite intanto il riso in acqua, lasciatelo al dente e aggiungetelo alla zuppa. Fate cuocere ancora qualche minuto, quindi frullate poco poco, lasciando che emergano dei piccoli pezzetti. Se volete potete tenere anche da parte qualche punta stellata di romanesco e unirla dopo aver frullato. Spolverate con del parmigiano, aggiungete un filo d’olio a crudo e servite. 

Spiedini alla moda libanese e simil crumble

Ecco la seconda puntata. O meglio il resto del menù (quello abbinato alle linguine "lemon style"), che poi la scelta sta a voi: consumare tutto insieme o dividere fra pranzo e cena (uhm, io consiglierei più in questo senso, ma si sa la fame in gravidanza recita a soggetto). 

Oggi quindi due ricette, pensate per la sottoscritta e la pupa che ormai fatica a tirare calci, dato il poco spazio di manovra, ma apprezzate anche da altri soggetti di casa (Alice letteralmente adora gli spiedini alla libanese). 

Ho leggermente cambiato la ricetta originale, sostituito il pollo con il tacchino e unito il tutto a una pirofila di carciofi e patate passati in forno. E nel frattempo preparato il crumble, che si fa praticamente da solo:-) ed è leggerissimo (della serie mai dimenticare il comandamento "limita i dolci, mi raccomando").

Anche qui non manca la famiglia degli agrumi,  caso mai qualcuno avesse avuto qualche dubbio…

La prima ricetta. Ovvero il libanese e la sora Lella.

Per gli spiedini alla libanese, la preparazione iniziale e il tempo di riposo in compagnia di limone, yogurt, aglio e spezie sono fondamentali. E anche di una facilità estrema. Perché si prende la carne a cubotti si infila il tutto in un sacchettino da surgelati e si abbandona per un’ora o due. Per poi infilare la carne negli spiedini e di solito cuocere alla griglia. 

Invece del solito pollo ho usato il petto di tacchino. Non è tra le mie carni preferite, e solitamente la ignoro senza grossi ripensamenti, però mi è capitato di leggere un trafiletto sul Corriere Salute sulle sue incredibili proprietà: alto contenuto proteico, di sali minerali e ferro e dato che la sottoscritta non vanta in questo momento delle analisi del sangue invidiabili, beh ci ho provato. Con risultato apprezzabile (grazie al libanese style:-)).

Altra piccola deviazione, niente griglia e passaggio in forno su letto di carciofi, pure questi un vero concentrato di ferro, sali minerali (potassio e magnesio) a basso contenuto calorico. Pare che i carciofi siano un toccasana per il gentilsesso, chi l’avrebbe mai detto? 

Qundi munita di carciofi e tacchino ho creato il connubio fra Libano e la signora Lella:-).

Ricetta.

Ingredienti (per 3)

500 g di petto di tacchino

4-6 cuori di carciofi

3 patate

1 limone

 yogurt greco

aglio

cipollotto

cumino, menta

1 arancia

sale, olio EVO

 

Procedimento

Tagliate la carne a cubotti e mettete a marinare in un sacchetto tipo quelli per i surgelati con un barattolo di yogurt greco, uno spicchio di aglio, fetteine di cipollotto, un cucchiaino di cumino, sale, menta e abbondante succo di limone. Sbatette il sacchetto in maniera che il tutto si amalgami.

I carciofi. Ricavate solo le parti più tenere centrali (mi raccomando, togliete, togliete, togliete altrimenti vi ritroverete a masticare e masticare e masticare), tagliate a fettine e mettete a bagno in acqua acidulta con limone (per evitare che scurisca e si ossidi) e del succo di arancia (questa è una mia personalissima aggiunta:-)).

Pelate le patate e tagliate a tocchetti. Riempite una pirofila con i carciofi e le patate, condite con sale, olio e unite uno spicchio di aglio, bagnate con poca acqua e coprite con coperchio o carta argentata, sigillando. Passate in fornoa  cuore per una buona mezz’ora a 175°. Verso fine cottura togliete la carta o il coperchio e posizionate sopra gli spiedini girandoli di tanto in tanto (si cuoceranno in 15 minuti circa). Servite!

 

La seconda ricetta. Similcrumble leggero, leggero.

L’idea è veramente semplice. Prendete mele e pere, che più di stagione non si può, tagliate a tocchetti e bagnate con succo di arancia e limone. Addolcite con zucchero di canna e un bel cucchiaio di sciroppo d’acero, aromatizzate con un mix di spezie (cannella, chiodi di garofano, anice, zenzero…) e trasferite in piccole cocottine monoporzioni. Sbriciolate sopra un composto di amaretti (o altri biscotti, ad esempio allo zenzero) e nocciole tritate e trasferite in forno, coprendo con carta argentata, per 15-20 minuti. Verso fine cottura togliete la copertura. Servite con una crema allo yogurt bianco, mandarino e pizzico di vaniglia.

 

I love “lemon style”

La passione non nasce oggi, tipo che "con la panza, la mia voglia di…" è questa. Però si è intensificata, senza dubbio, in questo periodo. Se la sottoscritta, già abitualmente, infila la scorzetta di limone una volta su due o quasi in qualche ricetta, ora non ha più freni, che non siano la decenza logica di una ricetta. 

Uno dei miei pesti preferiti è di sicuro quello agli agrumi di Filippo La Mantia, scoperto un sacco di anni fa e ripetuto con piccole divagazioni. Uno dei primi che mi preparo (o forse dovrei dire ci prepariamo) più sovente, quando sono sola soletta a pranzo, è la pasta (linguine, tagliolini o spaghettini) al limone. Li adoro. E sono leggeri, come dieta in gravidanza comanda:-).

Ho pensato ad un menù, dal beverone enrgetico del mattino al secondo piatto della sera, tutto per l’attesa. Of course, poi è godibile da chiunque, pupi compresi (almeno la mia adora la scorzetta di limone quando me, marchio di famiglia:-)). 

E’ un po’ come se vi invitassi a pranzo con le buone (e le cattive) abitudini della sottoscritta (sì, spesso mi trovo a mangiare davanti al Mac, bruttissssima cosa…) quando non ci sono la pupa o Lui in giro.

Si fa? Ovvio che voi no, proprio no.

Oggi cominciamo dallo smoothie, semplicissimo da fare, e dalle linguine giallo limone, prometto il resto nei prossimi giorni.

 

Meglio detox per chi ha la panza, ma anche per chi non ce l’ha.

Come si fa? Un mandarancio, un’arancia, un kiwi ben maturo e due mandarini, per chi ne sentisse proprio la necessità aggiungere un cucchiaio di zucchero di canna (io ho dolcificato con del miele agli agrumi:-)).

Sbucciate la frutta e pelate il kiwi, inserite tutto nel mixer e frullate. Io me lo sono bevuto come fosse un Manhattan, giusto per sentirmi più una Holly reduce da nottata newsyorkese che una piccola corazzata all’ottavo mese alla prese con andatura poco agile e quattro capi da far girare nel guardaroba. 

L’effetto finale? Molto agrumato (ma va?), ma per niente male con la nota e la consistenza particolare del kiwi. 

 

Ore 13, scatta il pranzo.

Questo è un primo che vi preparate in cinque minuti, cinque, mi raccomando la pasta deve essere lunga (che nessuno si azzardi a spezzare!), e i limoni bio e di qualità. Personalmente il tocco in più lo fornisce un olio extravergine al limone, che mi hanno regalato (e che uso poco, poco per il terrore che finisca:-)).

 

Come si fa? 60 g di linguine, mezzo panino bianco secco, un limone bio, olio extravergine d’oliva, quattro/cinque capperi dissalati, ricotta salata da grattugiare, sale.

Frullate il pane secco con i capperi e la scorza di mezzo limone, aggiungete circa due cucchiaini di succo di limone. Fate dorare il pangrattato ottenuto in una padella con un cucchiaio o due di olio EVO, a fuoco dolce per qualche minuto.. Preparate la pasta, quando è pronta fate saltare per un minuto in padella con il pangrattato (bagnando con due o tre cucchiai di acqua di cottura, in maniera che non asciughi troppo). Servite con una spolverata di ricotta salata e un filo d’olio (se aromatizzato al limone, ancora meglio!).

 

piesse: qualche giorno fa è uscito questo pezzo sul Corriere della Sera dove si parla anche de Il Cucchiaino. Al di là che mi ha fatto specie ritirare il sabato mattina la mia abituale copia del Corsera e beh trovarmici con Alice a colazione, 

sul sito del quotidiano si può votare tra le varie "citazioni" del pezzo. Al momento il Cucchiaino è al primo posto, sì, sì, se vi va di aiutarci a superare quota 50%, andate e votate!! 

Chicchi di melagrana in insalata

Sono giorni che devo scrivere, non fosse altro per regalare Nino e libro. Ma con la pupa a casa,  le merende e gli aperitivi natalizi con gli amici, giusto quelle due scadenze lavorative che non posso non rispettare, ho faticato a riaprire il blog. Bene, oggi ci sono e scandalosamente in ritardo (ma io sono una ritardataria dopotutto:-)) annuncio che Random ha decretato il commento 18 come vincitore (aspetto da Diletta indirizzo per l’invio!). Io li avrei premiati tutti!

Al di là di assegnazioni etc, è stato un vero regalo per me scorrere i vostri desideri. E’ vero i desideri dovrebbero rimanere segreti, custoditi come tesori, eppure leggere i commenti e condividere è come sentire più vicine persone lontane,  è come se si aprissero altri mondi e non ci fossimo solo noi, ma mille voci che soffiano leggere. Chissà magari anche  voi a leggere degli altri ha fatto questa sensazione, così magica e positiva. Grazie:-)

 

La ricetta. Sta diventando il tormentone di questo inverno a casa nostra, tanto che lui, mentre preparavo per una cena con amici l’altra sera, ha annuito quasi sconsolato all’ennesimo: "Prendi un paio di finocchi e li affetti con la mandolina?". 

Per la sottoscritta sono un po’ come le carote grattugiate alla prima panza.

Alla fine è naturale: è inverno, impazzisco per gli agrumi (non chiedetemi quanti mandarini sono in grado di mangiare in una giornata) e ho bisogno di qualcosa di leggero e rinfrescante. Ebbene il finocchio è fantastico e per di più appassiona anche Alice, soprattutto a crudo, in unione con arance e kiwi (ne ho un intero cesto raccolto dal nonno due mesetti fa e giunti da qualche settimana a maturazione, ovviamente per lei dieci volte più buoni di ogni altro kiwi). 

 

Senza contare che, per la serie in gravidanza mangia tante verdure e attenzione, superattenzione a calorie e zuccheri (come il mio ginecologo ripete ogni volta), sì il finocchio ha dopotutto il suo fascino:-).

Se come me avete qualcuno che si diverte a fare pirolette nella vostra pancia abbinatelo a succo di melagrana, ricco di acido folico, fondamentale per prevenire patologie del feto (come ad esempio la spina bifida)

E cosa non meno interessante, a sostegno della mia insalata, è un articolo apparso ieri in prima pagina del Corsera (qui forse riuscite a leggerlo se vi interessa) legato a un libro che voglio leggere, "Origins" di Annie Murphy Paul. In estrema sintesi noi siamo anche quello che nostra madre mangia, come dire che il gusto nasce in pancia.

 

Divagazioni a parte, ma nemmeno tanto che questo post rientra nelle ricette per le panze, ecco qui ingredienti e preparazione (ovviamente semplicissima!).

Per tre persone, prendete un paio di finocchi teneri, un cespo di belga, 2 arance, 2 kiwi, 1 melagrana, olio extravergine d’oliva, sale.

Aprite la melagrana e spremetene il succo utilizzando un cucchiaino o semplicemente uno spremiagrumi. Unitelo (circa mezzo bicchiere) a tre cucchiai abbondanti di olio extravergine d’oliva e un pizzico di sale, emulsionate il tutto con una forchettina o un mini frustino.

Lavate i finocchi e affettateli finemente con una mandolina giapponese, otterrete delle fettine fini e leggere (delicious!!). Lavate la belga e affettatela con un coltello, pelate le arance a vivo, eliminando le parti bianche con cura e tagliatele a cubetti. Pelate i kiwi e tagliate a fettine sottili.

Mescolate tutto, frutta e verdure e condite con l’emulsione di olio e melagrana.

Piesse: attenzione può originare assuefazioni nelle donne con panza proprio come il cioccolato:-)