da miralda | 11 Nov 2009 | 12-18 mesi, Il Cucchiaino di Mamma e Papà, Winterzauber
Oggi è una di quelle giornate autunno/inverno che adoro: cielo terso (capita di rado da queste parti), aria frizzante e alberi in supertechnicolor.
E la sottoscritta, che stamattina avrebbe avuto da lavorare, si è persa in biblioteca con la scusa "devo proprio recuperare dei libri per l’aliciotta".
Il bello di tutto ciò è che alla fine se n’è uscita con una serie di libri per Alice, un libro di cucina (che un po’ di cultura non fa mai male) e un dvd: chissà mai che Alice decida di fare la nanna ad un orario da bebè e con Mr B. si veda un film, per la cronaca Mr&Mrs Smith, di Hitchcock, niente a che fare con Bradangelina.
E poi? Bè ho tergiversato su una serie di prestiti, aperto e chiuso, considerato ciò che ancora giace a casa da leggere (e qui ripeto chissà mai che Alice si decida a fare la nanna ad un orario di bebè) e deciso che non valeva la pena trascinarsi a casa tutti quei poveretti per poi abbandonarli e magari dimenticarsi di restituirli. Strano comunque, mi riesce molto meglio lo shopping impulsivo (libri compresi) rispetto al prestito selvaggio:-)
Che c’entra tutto questo con la cucina, con il risotto (vedi sopra)? Nulla direi, ma va così che la giornata l’avrei passata a tirar freccette fare bolle di sapone se avessi avuto il tempo/l’età per farlo.
La ricetta, oltre a far parte della mania della sottoscritta di risottare (non solo risotti, ma tutto ciò che si presta, vedi pasta, fregula, orzo, etc…), entra con gran onore (che qui si parla di piatto principale, mica antipasto o contorno) in "L’uva, quella che rimane", saga del cucchiaino sulla vendemmia bella che passata:-).
Il formato bebè è da 12 mesi in poi: io ho utilizzato un carnaroli, preferite il riso per bambini se il vostro pupo non gradisce ancora i chicchi un po’ grossi.
Ho usato per la mantecatura un mix di ricotta e mascarpone (eliminate quest’ultimo per formati sotto i 18 mesi).
In una possibile versione per mamma e papà potete anche finire con fiocchetti di roquefort se apprezzate i sapori, diciamo, forti.
P.S. Se in possesso di foglie di vite bio, provate a sostituire il rosmarino con foglie di vite, io di sicuro ci provo col raccolto dell’anno prossimo.
Ingredienti
30-40 gr di riso
1 cipollotto
1/2 gambo di sedano bianco
5 acini bianchi e 5 neri (eliminate i semi)
1 cucchiaio di olio EVO
1 cucchiaio di ricotta e 1 di mascarpone per mantecare
1 cucchiaino di parmigiano reggiano
1 rametto di rosmarino
un pizzico di sale o gomasio
brodo vegetale
Procedimento
Fate appassire come al solito il vostro cipollotto nell’olio insieme al rametto di rosmarino (poi potete togliere entrambi) e al sedano a pezzetti piccoli. Aggiungete il riso e sfumate con il brodo. A metà cottura buttate gli acini d’uva. Mescolate e preparate come tutti i risotti (brodo e mescolo, brodo e mescolo). Mantecate con ricotta e mascarpone e un cucchiaino di parmigiano. Servite.
da miralda | 10 Nov 2009 | 12-18 mesi, Il Cucchiaino di Mamma e Papà, Winterzauber

Ossia: " al contadino non far sapere come è buono il formaggio con le pere".
La ricetta, o similricetta che da cucinare non c’è proprio nulla, mi è venuta in mente pensando proprio a questo proverbio.
Stavo contemplando la frutta autunnale davanti al mio naso: pera, mela e uva, ho fatto una rapida associazione e considerato che la pupa adora tutto ciò che discende dal latte, è nato lo spiedino.
Semplice, veloce, veloce, tanto divertente e soprattutto da non sottovalutare perché permette di giocare con formati e disposizione (coi pupi un po’ di fantasia non guasta mai) ma anche di combinare sapori e gusti al di fuori dei soliti schemi (o papponi:-). Di sicuro quello che funziona sul bebè è il formato spiedino (procuratevene uno in legno, per un effetto meno d’artagnan): Alice si è divertita a sfilare uno per uno i pezzetti di frutta e formaggio, qualcuno è finito in bocca, qualcuno, bè, è stato lanciato:-), altri sono stati piacevolmente pasticciati in mano. D’altra parte il bambino deve manipolare per conoscere:-)
Formato dello spiedino? Dall’anno in poi, anche se si possono già fare esperimenti sotto l’anno utilizzando parmigiano reggiano e mozzarella. Naturalemente potrete variare il tipo di formaggio a seconda dei mesi del bambino: latteria ad esempio dopo i 12 mesi, emmenthal dopo i 18 mesi, etc…
Personalmente ho utilizzato del casera e un formaggio un po’ più morbido, invecchiato nelle foglie di noce acquistato in Alto Adige.
Consiglio del contadino: lo spiedino diventa antipasto per mamma e papà, la sottoscritta suggerisce di accompagnare con miele agli agrumi, di castagno, lampone o con salsa senapata alla zucca o fichi. O con quello che fornisce la vostra dispensa e il vostro gusto. Se volete far testare anche al pupo il tuffo nel miele, sceglietene uno semplice (tipo acacia) e di origine controllata.

P.S. Per chi non fosse informato questa è la prima delle tre ricette "L’uva, quella che rimane", chi non ama la bianca e la nera eviti il blog per questa settimana:-).
Ingredienti
1 pera
1 mela
acini d’uva bianca e nera
dadini di formaggio
miele e salsine (per mamma e papà)
C’è poco da spiegare. Sbucciate e tagliate la frutta a dadini, infilzate nello spiedino frutta e formaggio oppure disponete sul piatto a mo’ di lombricone, trenino o vattelapesca.

da miralda | 09 Nov 2009 | 9-12 mesi, L'ora della merenda, Lil Loves!, Winterzauber

Stagione che vai lilloves che trovi. O almeno per Alice è così. Causa malattia della pupa mi ero completamente dimenticata dell’uva. Lo so, sono in ritardo, il tempo della vendemmia è bello che passato e pure noi (intendo Mr B e la sottoscritta) abbiamo stappato la nostra bottiglia di novello, sulla quale dovrei soprassedere che qui si parla di pupi:-).
Oggi, nonostante sia lunedì (e io come già sottolineato la penso come cantava qualcuno) è giornata di rinascita. E all’Alice di ritorno dal nido non è mancato l’assaggio di uva e mandarino (sì l’appetito è tornato!).
E siccome pare che l’uva sia uno dei lilloves di questa stagione, bè ho pensato “meglio tardi che mai”.
Da settembre in poi nella nostra cucina è stato un trionfo di nera, bianca, “meglio l’Italia o la pizzuttella” (per l’aliciotta indubbiamente meglio la seconda senza semini e sputacchio), a volte rosè (ma proprio poco), ma di sicuro la regina indiscussa e ormai scomparsa, con grande compianto di pupi, è l’uva fragola. Sono passate settimane da quando la coltivazione casalinga (dei nonni, che il terrazzo non è ancora attrezzato a pergolato) ha messo a disposizione gli ultimi grappoli. Che tristesse!
Perdonate, ma qui giro una domanda che divide Mr B. e la sottoscritta (Alice non conta che fa supergiù come mamma): voi come mangiate l’uva fragola? Lo so è poco elegante, ma io mi ostino a mangiarmi solo la polpa mentre Mr B. deplora. E voi?
Basta divagazioni, torniamo alla bianca e alla nera. Quale preferite?


La bianca è spesso più dolce (e più zuccherina) e morbida al morso, ma in realtà la nera, più pigmentata, vince in quanto a contenuti di antiossidanti (sapete quelli che combattono l’invecchiamento?) e ferro.
Per il resto si equivalgono con il vantaggio di fornire una carica di energia attraverso zuccheri facilmente assimilabili. Ricche come sono di vitamine, potassio e magnesio, acido folico sono da raccomandare al formato bebè, a partire dall’anno in poi (potete anche anticipare al decimo mese badando di togliere semini e pelle esterna).
E le ricette? Da domani in poi, una vicina all’altra le altre ricette, per farmi perdonare della vendemmia tarda, tarda, almeno diamo conto veloci, veloci di quello che abbiamo cucinato.
P.S. Non c’azzecca niente (come diceva mio nonno) ma il titolo, tolta l’uva, si ispira a "Quello che rimane" di Paula Fox, mi è venuto in mente così, il mio umore è ben lungi dall’essere simile a quello della protagonisita (e meno male), ma consiglio il libro:-).
da miralda | 28 Ott 2009 | 12-18 mesi, Winterzauber

Premessa: cime di rapa e broccoli sono uno degli ingredienti "cult" della cucina di mia nonna, debitamente accoppiati a orecchiette o linguine, conditi con olio (tanto), peperoncino, acciughe (come piovessero) e aglio (troppo). Alice, causa formato, non è ancora un’adepta della ricetta della nonna bis (di cui fu vittima a suo tempo anche Mr B.), d’altraparte sta testando innumerevoli rivisitazioni. Alleggerite, si intende.
Ecco che, in preda alla mia mania di sottrarre, sperimentare e, di questa stagione, ridurre tutto a vellutata, anche le cime di rapa sono finite in scodella.
Della famiglia di cavoli e cavoletti, le cime di rapa con quella parte allungata così simile ad un mazzo di fiori, sono ricche di vitamina A e C e sali minerali.
Temendo il gusto amarognolo ho cercato di porvi rimedio con patate e carote, anche se alla fine devo dire che comunque un pochino si sentiva e la pupa non ha gradito molto: per la prossima volta proverò ad aggiungere una patata dolce, chissà mai. D’altra parte con le cime di rapa è proprio questo il bello, altrimenti se si annulla l’amarognolo che gusto c’è?
In barba alla tradizione di olio, acciughe & co. ci ho tuffato dentro cubetti di tofu, che più sano e leggero non si può.
La ricetta è formato 12 mesi per via delle cime di rapa (e aglio), di certo non è congeniale per inizio svezzamento (in questo caso, meglio andare di zucca vista la stagione e il formato bebè).
Ingredienti (per tre)
150 gr di cime di rapa
1 patata piccola
1 carota
1 spicchio d’aglio
olio EVO
100 gr di tofu
Procedimento
Tagliate le verdure a pezzetti e mettetele in pentola con un cucchiaio di olio e lo spicchio d’aglio (che poi eliminerete). Girate e aggiungete un litro d’acqua. Portate a cottura, passate al mixer e servite con cubetti di tofu (che eventualmente potete passare in padella con olio Evo e gomasio).
da miralda | 26 Ott 2009 | 12-18 mesi, Il Cucchiaino di Mamma e Papà, La colazione, Winterzauber

Succede sempre così quando ho qualcosa di nuovo, che sia nell’armadio, in cucina o nella libreria. E il latticello non è stato da meno. Ha rallegrato delle crepes alle patate, ha ammorbidito delle frittelle formaggio ed erba cipollina e ha costruito attorno a sé un pane alle mele “so d’autunno”.
Ancora stamattina, ormai scomparso, l’aliciotta reclamava “latticello” invece di latte: devo proprio aver colpito il suo immaginario:-).
Il latticello altro non è che il residuo della burrificazione della panna, un siero più acido e meno ricco di lattosio rispetto al latte, con una notevole quantità di sali minerali basici (potassio e calcio, ad esempio), meno grassi e la capacità di rendere i dolci (ma non solo, vedi ad esempio il soda bread e le mie crepe) morbidi, morbidi.
Esiste la possibilità di produrlo anche by home: basta inacidire il latte con succo di limone o preparare una miscela di metà latte e metà yogurt, oppure ancora ottenerlo dalla panna, sbattendo ad oltranza fino a quando il burro si separa e vi resta un liquido (una sorta di latticello però meno acido rispetto a quello originale).
Nelle mie ricerche (a proposito guardate qui ) ho scoperto che si può ottenere anche da una base di latte tiepido e ¼ di latticello, lasciata riposare al caldo. La base poi si replica (un po’ come succede con lo yogurt fatto in casa): purtroppo per me era troppo tardi perché la mia bottiglia era già bella che terminata.
Mi è capitato di assaggiarlo la prima volta in Alto Adige in uno di quei masi che si trovano sui sentieri alpini. Ne fui conquistata (contribuì di sicuro anche la giornata di cammino sulle gambe:-)), tanto che settimana scorsa ne ho acquistata una bottiglia in uno di quei mercatini dei contadini nel Renon. E sul pane ci ho ragionato su per delle ore: ho dato un’occhiata al cake speziato di Alex e ad un paio di lievitati di Adriano, ho ripensato ad un pane alle prugne mangiato a colazione a Collalbo (volevo qualcosa proprio da tuffare nel latte o spalmare di miele & co).
Ne è uscito una sorta di pane briochiato, di quelli a base di lievito di birra fresco, con all’interno una purea di mele e sopra chips sempre di mele. Bè la lievitazione è venuta perfetta, perfetta, infornato al momento giusto, “oh, come cresce” dal vetro del forno…peccato che mentre ero alle prese con la nanna dell’aliciotta, mi sono dimenticata del pane e del forno (ho detto no che sono di quelle che ogni tanto si distraggono:-)?).

Il pane, latticello e mele, è formato 12 mesi: di zucchero non ce n’è se non sopra per l’effetto crosticina di cannella, e l’impasto è morbidoso proprio per pasticciare con il latte a colazione.
Ingredienti
500 gr di farina per treccia ( o Manitoba)
2 uova
2 mele renette o belle dolci
150 ml di latticello
½ bicchiere di succo di mela
2 cucchiai di sciroppo d’acero
1 cucchiaio di miele di bosco (o acacia)
cannella
1° gr di lievito di birra fresco
chips di mela per decorare
zucchero di canna per decorare

Procedimento
Sciogliete il lievito con qualche cucchiaio di latticello tiepido e un cucchiaino di miele. Mescolate a 1/5 di farina e a 100ml di latticello. Formate l’impasto e lasciate riposare per un’oretta. Nel frattempo sbucciate le mele e cuocetele con sciroppo d’acero e cannella (se necessario bagnate con succo di mela o acqua). Riprendete l’impasto: aggiungete le mele, 3/5 di farina e il succo di mela. Infine uova, il resto della farina e del latticello. Mettete nuovamente a lievitare in luogo caldo per un paio d’ore.
Prendete l’impasto che sarà triplicato e ponetelo in uno stampo da cake (attenzione al formato, che il mio era troppo piccolo e il pane si è alzato tanto, tanto). Spolverate la superficie con zucchero di canna e cannella, decorate con chips di mela. Ponete in forno caldo a 180° per 40 minuti.
da miralda | 23 Ott 2009 | In Viaggio, Winterzauber

Da bambina mi capitava di avvertire l’autunno nell’aria: lo sentivo l’odore di caldarroste misto a camino e foglie secche mentre mi godevo le ultime biciclettate pomeridiane. E poi tutti quei rossi, gialli vivi e marroni scuri secchi finivano tra le pagine dei libri, ad imperitura memoria:-).
Questa sensazione l’ho rivissuta forte giorni fa, vagabondando per "toerggelen".
Naturalmente Mr B. e io abbiamo apprezzato mosto d’uva (ma quanto è buono?? e soprattutto zero alcool che pare di bere quasi un succo di frutta), Alice ha preferito succo di mela Pinova:-). In comune per tutti e tre caldarroste sulle pendici del Renon.
Devo ammettere che erano anni che non mi capitava di vedere un foliage così spettacolare immerso in un paesaggio da fiaba (da qui, mi perdonino i puristi, il titolo del post).

E’ andata avanti settimane con Mr B. che storpiava ‘sto benedetto "toerggelen" e Aliciotta che non vedeva l’ora di vedere il mitico trenino. E la sottoscritta che pensava e ripensava all’autunno che non c’era (o meglio non era) come ricordava.
Per tutti (ma soprattutto Mr B. che così quando vuole può ripassare) "torggelen" indica l’antico nome della pressa dell’uva e "toerggel" è dove ci si ferma tra un vagabondare e l’altro ad assaggiare vino e altre prelibatezze:-).
Lasciata Bolzano alle spalle, il "toerggelen" più autentico si consuma a Signato, a ridosso dei vigneti di Santa Maddalena. Noi ci siamo fermati in un’antica stube, di quelle tutte in legno e il soffitto altezza ottocento: al Signaterhof si respira l’atmosfera dei tradizionali masi e sui tavoli è facile individuare i resti di caldarroste e caraffe di mosto.


Il Renon in realtà comincia appena cominciano a sparire i declivi di vigne e si affacciano le montagne. Si può decidere di percorrere uno dei tanti sentieri a piedi oppure scegliere di vedere la manciata di paesi che lo compongono dal finestrino del trenino che dal 1907 collega Collabo a Soprabolzano. Capitati sul vecchio trenino in legno stile inizio novecento, Alice non ha fatto altro che indicare dal finestrino quando non faceva su e giù dalla panchina in legno riscaldata (per la disperazione di Mr B. che la sottoscritta fotografava:-).
E’ incantevole vedersi scorrere l’autunno dal finestrino di un trenino che ha velocità di altri tempi: baite e masi immersi in macchie rosseggianti, pezzate e cavalli pigri, pigri sui prati ancora verdi e le montagne, dal Latemar allo Zittertal alle Dolomiti.
I tratti percorsi sono fin troppo brevi, ma appena scesi basta imboccare un sentiero per sentirsi immersi nel paesaggio da favola di cui dicevo facendo "ciak, croc" nei mucchi di foglie (Alice docet).



Se si punta verso la parte alta di Soprabolzano ( tragitto non così breve se la temperatura scende, scende e comincia a nevicare, ma non era autunno), si può fare una puntatina al Kaiserhof per gustarsi il piatto "Torggelen" e musica e vedere vicini vicini lama e cavalli. Mentre se si sale verso Costalovara, appropiatevi di una panchina e cercate di indovinare i mille riflessi degli alberi sul laghetto.


Percorrendo la strada panoramica verso Monte di Mezzo (non potete sbagliare perché il campanile rosso cipolla della chiesetta di santa Andrea vi farà da guida) si riescono ad nominare molte delle cime di fronte. E se si percorre un sentiero si arriva proprio di fronte alle Piramidi, quelle di terra del Renon. Facile capire come un tipo tanto difficile come Sigmud Freud qui si trovasse tranquillo, tranquillo:-).


Noi, Alice in spalla (di Mr B. si intende) abbiamo tentato anche la salita al corno, salvo tornare indietro per nevischio in aumento e pupa strillante:-).
Abbiamo accettato il consiglio di una coppia di autentici bolzanini (e che coppia!) e con loro (e i loro racconti di tanti anni passati) ci siamo fermati in una baita (quella "rechts" guardando il Corno, mi ha detto Allina). Alice, con mia grande sorpresa, si è data alla carne, un’enorme Wienerschniztel (di questa taglia ne ho viste solo a Vienna): lo so, è un quasi fritto (si dovrebbe evitare fin quasi ai tre anni), ma era veramente eccezionale!.
E i souvenir della sottoscritta? Bè latticello fresco, fresco del contadino, mele e succhi Kohl con i quali ho già creato … (si vedrà:-)


Renon, mi piacerebbe ma non so… andateci, in autunno se avete voglia di foliage (e New England e Vermont sono troppo lontani) siete capitati nel posto giusto. …andateci, il trenino è per i bambini ma vi assicuro tornerete piccoli, piccoli, eccome… andateci e fermatevi a dormire all’albergo Tann, ai margini del bosco, avrete l’impressione di essere immersi nel profumo di pinus….andateci, se avete voglia di silenzi lunghi misti al lieve "ciakketare" delle foglie e anche per voi l’autunno non pareva più quello di una volta.
Consultate qui: www.renon.org o www.ritten.com