Vellutata di sedano… rapa.

Sì è ancora questione di rape. Questa volta non si tratta nè di navet nè di turnips, tantomeno di rutabaga. E ne sono ben sicura, grazie alla boccia di sedano rapa.

Oggi è scomparsa la pioggerellina fastidiosa, tipologia british, ma il cielo è ancora grigio, pallore smorto. Che c’entra col sedano? Bè è stato naturale ripiegare su una vellutata bianco pastello intonata allo scenario. La cosa buffa è che ho avuto la cucina affollata di verdure primaverili per pasticciamenti culinari del cucchiaino su altre sedi, sulle riviste si sa si gioca d’anticipo, e a me è toccato ripiegare sul reparto surgelati per far finta che fosse già maggio. Una tristezza, lo ammetto, ma Mr Sedano Rapa, lui no, è autentico prodotto del mercato di fine inverno.

Bello come il sole che non c’è, si fa per dire, e molto meno ingombrante, nelle ricette, del sedano a foglie: il sapore è fresco, delicato e soprattutto la sottoscritta ha una lunga storia di amicizia con il soggetto in questione. Della serie che fra le rape è quella che mi è andata prima a genio.

E chiaramente è quella che alla pupa ho proposto per prima. La boccia con tanto di radici ha dalla sua la presenza di minerali, come potassio, fosforo, calcio e zinco, una buona dose di vitamina E e la lecitina (una specie di parente stretta di quella di soia utilizzata quando volete che il vostro piatto bè si dia un po’ di arie).

Come detto sopra il Mr Sedano Rapa è stato acquisto di mercato, dove la sottoscritta, per una volta pronta e informata, ha pure spiegato alla signora un po’ perplessa che con quello ci avrebbe potuto fare un sacco di cose: sformatino, vellutata, fingerfood o proprio semplice crudo in insalata (non per il bebè!). La signora ha afferrato la boccia e decretato la scelta: “Grattuggiato con senape”.

Non è stato poi il Cucchiaino ma l’aliciotta a sdoppiare il piatto. Vista la prima scodella per mamma&papa accompagnata da turbante di salmone affumicato e finocchietto, ha preteso anche lei una simil finitura. E fatta la domanda si è data la risposta: jambon, jambon, ma cotto.

La vellutata così veloce e semplice è formato svezzamento 8 mesi, prosciutto cotto (senza polifosfati incluso), salmone affumicato escluso.

Ingredienti (per tre)

1 sedano rapa
1 patata
olio EVO
1 fetta di prosciutto cotto

2 fette di salmone affumicato selvaggio – finocchietto selvatico- sale&pepe al limone (per mamma&papa)

 

Procedimento

 

Sbucciare il sedano rapa e le patata. Tagliare a tocchetti e mettere a bollire in abbondante acqua fino a quando risulteranno morbidi. Frullare sedano e patate con parte del brodo di cottura e un cucchiaino di olio. Per il bebè servire con turbante di prosciutto cotto (eventualmente sminuzzate se non mastica), per mamma&papa, condite con sale, pepe al limone, decorate con turbante di salmone affumicato e finocchietto selvatico. 

Risotto di rapa:-)

 

Prima di scrivere questo post credevo di sapere con che benedette rape avessi cucinato il mio risotto. Rape rosse, avrei giurato. Ok, all’interno sono bianche ma la scorza è di un acceso violetto (principale ragione che mi spinge all’acquisto). Sbagliato, e potrei aggiungere bella testa di rapa. Dicasi invece rapa rossa, pare, la barbabietola, soggetto che la sottoscritta da bambina aborriva. Di solito mi veniva proposta in quella versione cotta da super, il solo ricordo, bè, non è cosa felice.

 

 

Con le barbabietole mi sono felicemente riconciliata qualche settimana fa a Londra, quando chissà perchè mi è presa la bella idea di acquistarle in versione fresca, fresca (niente “cotto, cellophanato e mangiato”). E sono finite qui.

Le mie rape, dopo attenta analisi, sono definitivamente della specie bianca, niente a che vedere con le cime di rapa che la nonna bis dell’aliciotta sostituisce in tempi di penuria con i broccoletti per le sue orecchiette a digestione slow. Qualcuno, lo so, si sarà pure confuso con il sedano rapa. Mi spiace, sbagliato: quello è grosso, bitorzoluto, diciamo una grossa boccia di rapa.

Io&le rape. Una storia difficile. Per molto tempo me ne sono tenuta lontano, poi un paio di anni fa ho fatto un tentativo per un fingerfood (lo sapete no che ho la mania del bicchierino), smorzando il sapore caratteristico (che così nudo e crudo, non mi fa proprio impazzire) con la mela. Da lì è stato un susseguirsi di “rapetudine”, credetemi con la mela e un po’ di formaggio, infagottate in pasta sfoglia, diventano quasi simpatiche. E anche la pupa è stata sottosposta all’assaggio. Chiaramente pure lei è stata graziata dal tocco della mela, il tutto risottato dolcemente.

Tenete conto che potete proporre ad un formato sui 9 mesi, visto il sapore, bè, caratteristico: una volta cotta diventa molto più digeribile ed è riccca di sali minerali e vitamina C.

 

Ingredienti (per pupietmoi)

1 rapa
1 spicchio di mela golden
(1 cipollina)
60 gr di riso carnaroli o Arborio (o 30 gr di riso baby per bebè singolo)
olio Evo
brodo vegetale
1 cucchiaio di parmigiano reggiano
(eventuale scaglia di burro per mantecare, sopra i 12 mesi)

Procedimento

Pelate la rapa e la mela, tagliate a pezzetti, potete aggiungere qualche fettina di cipollina. Rosolate leggeremente con olio Evo, aggiungete brodo e fate ammorbidire per una decina di minuti. Unite il riso e bagnate col brodo. Seguite il risotto. A fine cottura spegnete e unite il parmigiano ed eventuale burro.

Se utilizzate un riso baby, fate cuocere con qualche cucchaio di brodo vegetale le verdure fino a quando si ammorbidiscono, solo allora aggiungete il riso e portate a cottura in pochi minuti.

 

Petit pot d’arancia

Una giornata particolare, quella di ieri. Mi è sembrato di essere per buona parte del lunedì in osservazione, la finestra a dividere e la primavera a cercar di fare irruzione. Eppure è andata veloce: la febbre della pupa (arrivata dopo il weekend trascorso a far scivolate sulla neve, mannaggia!), la riorganizzazione della giornata, il dolore di una cara amica e la difficoltà a mettere in fila le parole, quelle da dire e quelle da scrivere.

E’ decisamente vero: ci sono cose, poche, che hanno la capacità in un attimo di fermarti, trasformarti o semplicemente mostrarti prospettive che erano lì e la sottoscritta, di per sé sempre troppo insoddisfatta, fatica ad afferrare. Un po’ come capita con i pupi: pensi di aver visto e sperimentato e conosciuto, e invece ai “perché” e “poi” resti lì a chiederti come cavolo sia possibile che tu quella cosa l’avessi sempre vista a quel modo.

E’ stato naturale darsi al colore in versione comfort “sweet”. Più per la mamma che per la pupa ( perfetta filosofia “cucchiaino”, cucina per pupo e sdoppiati per mamma&papà). E a proposito di prospettive avete mai visto un’arancia trasformarsi in un petit pot, una di quelle ciottoline mignon e così jolie che solo a vederle mi sento già confortata:-) (ne sa qualcosa la credenza di casa)?

L’idea è nata veloce mentre all’ora della merenda tentavo di coinvolgere la pupa ammalata nel rito della spremuta scaccia malanno. Invece di tagliare perfettamente a metà, l’arancia va gentilmente decapitata, si svuota e la si lascia in tutto il suo splendore arancione a riposo.

A questo punto la parte “sweet comfort”: ho mescolato 250 ml di panna fresca

con succo di arancia filtrato (circa 50-60 ml a seconda che vogliate un sapore più o meno agrumato), giusto un paio di cucchiaini di maizena per addensare e se proprio non potete farne a meno un cucchiaio di zucchero. Ho riscaldato dolcemente la crema fino a renderla più densa. 

E poiii (direbbe pupi)? Riempito i petit pots arancioni e infornato per qualche minuto a 170°. Posizionate nel piatto, spolverate con polvere di vaniglia e gustate al cucchiaino (pure l’aliciotta malata pare aver gradito)

Macedonia cotta. Marzo pazzerello.

Dopo aver capito perché, come mi ha scritto un’amica, gli inglesi parlano sempre del tempo, mi sono resa conto che sono settimane che pure io sto peggio di una sentinella a spiare che succede nel cielo. Oggi nevica. Tutti o quasi, bè eccetto i bambini, si stano lamentando per la neve. E la sottoscritta? Osserva, tra il divertito e o stupito, dopottutto non c’era quel detto "Marzo pazzerello, splende il sole, prendi l’ombrello".  E per le pazzie ho sempre avuto un debole:-).

Sono metereopatica, nel senso che se piove per tre giorni con cielo grigio potrei pensare di esporre il mio scaccia pioggia. Se invece il sole, la pioggia e la neve si susseguono bellamente il tutto mi affascina: i mutamenti, di tempo, luogo e guardaroba, hanno il potere di rendermi quasi euforica. Tutto fuorché la noia (e ho pure il coraggio di chiedermi perché ho un’aliciotta e non il bambino più bravo del mondo:-))

Stamattina pure la pupa ha avuto il suo bel momento da casetta a santo asilo. Stivali da ciak-ciak, osservazione "ma la neve fa rumore" e consiglio alla mamma "fai una fotografia che è bello?". Probabilmente ormai vede la Canon come un prolungamento della mia mano destra.

A proposito di neve e proverbi, invece guardate qua: "Bene sto, che buon cuore ho" o qualcosa del genere. Della serie niente paturnie meterologiche ( e te credo, chi le avrebbe in Val di Fex?).

Tutta queste neve, questa calma zen (ma sono io, proprio?) si è tradotta in cucina in una di quelle preparazioni facili che mi riportano bambina. 

E voi direte, frutta cotta "tipo sono a letto, lettuccio, malato, malatticcio".  Sì ma non proprio. Questa è una macedonia, la frutta viene cotta, ma tutta intera (picciolo compreso) con sciroppo d’acero (di agave) e cannella, giusto un cucchiaino di acqua tiepida o succo di mela o arancia (questo verso i 12 mesi). Una volta cotta, la riprendete, tagliate con tutta la serenità possibile (io ho la neve che cade leggera a rendere tutto più semplice). 

Se poi non vi manca il tempo e la voglia potete anche infornare, giusto delle cialde da inzuppare nel brodino "macedonia".

Per le cialde il formato è 12 mesi (per via dell’albume), per la macedonia, eventualmente passata o schiacciata, bebè 6 mesi.

Il che cosa, e i come? Naturalmente nella macedonia ci va frutta inverno-inverno (tipo pera, mela, mela, pera, pera, mela, giusto succo d’arancia), niente divagazioni esotiche mi raccomando. 
Per le cialde montate un paio di albumi a neve con un paio di cucchiai di zucchero di canna. Aggiungete due cucchiai di farina con un tocchetto di burro (circa 30-40 gr), insaporite con cannella e nocciole sbriciolate. Fate cadere cucchiaiate di impasto su carta da forno. Passate a 170° per una decina di minuti. Qui viene il difficile. Munitevi di mattarello imburrato e appena la cialda è dorata, sollevate con paletta e depositate sullo strumento. Dovete dare la forma: vi basteranno due minuti e qualche implorazione:-).

 

 

 

Il lago a fine inverno

Prendete una mezza giornata di fine inverno, il sole pieno, l’aria tersa, il lago che pare immobile, quasi livellato. Primo pensiero? Ormai è primavera. Sì, ma non ancora. Proprio questo essere tra, il sentirsi lievemente sospesi, in giornate così limpide da poter essere solo respirate, mi hanno messo addosso una leggerezza di quelle che ti faresti una risata sbarazzina ogni momento.

E’ da matti? Date a colpa al sabato. Cominciato lento, programmato sulla neve e finito con una mezza giornata a zonzo sul lago.

A una settimana dal ritorno a casa, dopo un mese e un pezzo di totale irrequietezza da “non posso stare ferma a Londra”, mi sono riconciliata.

Ho risolto un inizio di mal di terra con un assaggio di lago che più in sospeso di così non poteva essere. Ecco se uno pensa “fine inverno, inizio primavera” deve andare a farsi un giro sul lago: uno dei rami, a vostro piacimento.

La luce in giornata buona è quasi estiva, i profili sono netti fra acque, riva, case, le inquietudini lacustri da acque profonde sono tenute lontane dalle papere che vanno "slow", le montagne imbiancate sono lì a ricordare che dopotutto la temperatura è di poco superiore allo zero. Il tempo è cadenzato da arrivi e partenze, perchè dopottutto è vero che il lago non è il mare ma i porti sono ovunque, i rumori sono così silenziosi che fatichi a sentirli.

E il vento, le vele? Per ora sono solo nomi abbandonati sull’acqua.

 

Ho ancora negli occhi la luce, le pedalate (le prime!) di Alice e un pranzo all’aperto, riva lago, che sa di “fine inverno- inizio primavera”.

E la cucina? Bè pieds dan l’eau ho scoperto le patole, ravioloni impastati con patate e farina (prometto di cimentarmi prossimamente), a casa invece mi sono portata pesce di lago: salmerino e persico.

Il secondo è stato risottato, mentre il primo, formato perfetto in fase svezzamento, è diventato complice di una vellutata dai sapori ancora invernali. Qualcuno chiederà: che sarà mai ‘sto salmerino? Col salmone niente a che vedere, è più vicino alla famiglia delle trote, ricco di grassi e Omega 3 e vive vicino, vicino a laghi e montagne alpine.

Il salmerino l’ho fatto cuocere al vapore su un letto di erbe fresche (aneto, fincchietto selvatico…) e poi ho servito i filetti interi. Nel caso di bebè potete semplicemente passare o schiacciare il pesce nella vellutata.

 

Ingredienti (per tre)

2 filetti di salmerino

2 finocchi

1/2 patata

olio EVO

aneto

finocchietto selvatico

(sale, pepe e scorza di arancia per mamma&papà)

 

Procedimento

Facile: fate una vellutata come al solito (niente di nuovo, no?), pulite, tagliate le verdure, aggiungete acqua, fate cuocere e passate con olio EVO. Nel frattempo cuocere al vapore i filetti di salmerino su letto di erbe per una decina di minuti (io ho fatto così). In alternativa potete anche passarli leggermente in un trito di pane bianco secco e erbe e farli dorare in padella con un pezzettino di burro. Servite la vellutata con i filetti di salmerino e finocchietto selvatico (potete usare anche la barbetta del finocchio).

Nel caso di bebè sotto l’anno o difficile alla masticazione

 

Happy weaning: crema di pastinache

L’ho pensato per settimane nel flat londinese che una delle cose che mi mancava di più (oltre il sole) era Mr K.Aid. E’ stato bello ritrovarsi, persino Alice è venuta fuori a mimare il suono (lo so l’ho traviata, completamente). E c’era quel chilo di pastinache, trafugate sapientemente in valigia, e la vocina che mi diceva "Manca una pappa, manca una pappa, di quelle che sanno di svezzamento, bebè e sputacchiate".

 

Il cucchiaino si è impegnato e voilà la pappa di inizio svezzamento british, a base di radici, tuberi e frutta. Perché è vero che paese che vai svezzamento che trovi (vi ricordate il consommè japp? magari no, che il blog era ggiovane), anche se le basi poi non cambiano di molto, ad esempio l’inizio, sesto mese, l’uso del cucchiaino, evitare ingredienti che possano dare allergie (vedi molluschi, uova e agrumi) e il no-no a sale e zucchero.
Spulciando in rete e sfogliando la bibbia di Annabel Karmel che mi sono portata a casetta mi sono subito resa conto come nello svezzamento si rispecchi quello che succede banalmente facendo cento passi a Londra.
C’è la cucina tradizionale british fatta di pie, pudding e radici, ma anche di avocado, coconut milk, mango, patate dolci e erbe che non siano il solito rosmarino o salvia. Ed è naturale che si trovino primi assaggi di pezzettini di avocado, pappe profumate di coriandolo e allungate con latte di cocco o mash a base di patate dolci e pastinache.

La mia opinione? Bè una che non ci ha pensato molto ad alternare a pasta e riso bulgur e cous cous non può che apprezzare, chiaramente ricordando la regola inglese del "four days": ossia assaggio di boccone nuovo, attesa di quattro giorni "scongiura allergia".

 

Potevo seguire gli inglesi e con le pastinache fare uno di quei mash con cui nei tempi addietro erano soliti accompagnare pesantissimi spezzatini di carne innaffiati da gravy. Ho preferito una vellutata, della serie comfort food dove si sprigionasse il sapore fresco e dolce dopo la cottura di queste radici. Perché dopo due giorni di overdose sole (mi pareva talmente primavera che ci mancava poco uscissi in t-shirt alla moda anglosassone) oggi mi pare  di essere ripiombata nell’inverno grigio con nemmeno la scusa del tempo variabile all’inglese (ergo, impossibile che fra un’ora splenda il sole). Sì direi che sono una ragazza profondamente metereopatica. Nel frattempo Alice si conforta con la vellutata e io con la convinzione che i 21 marzo non è lontano.

Il ramo è inglese, foto scattata a St. James Park il 21 febbraio.

 

La pappa è formato 6-7 mesi, quindi primo svezzamento. Se proprio le pastinache non le trovate potete sostituire con carote ma non è ovviamente la stessa cosa:-).  Per la versione mamma&papà consiglio semplice aggiunta di sale e scorza di limone.

 

Ingredienti

2 pastinache

1 fetta di mela

1/2 patata dolce

1 cucchiaino di olio EVO

1 cucchiaino di parmigiano reggiano

 

Procedimento

Pulite le verdure, tagliatele a pezzi come la fettina di mela. Fate bollire in acqua fino a quando sono morbide. Passate al mixer con un cucchiaino di olio 

Evo e l’acqua di cottura. Servite (eventualmente con parmigiano).