Rosso ciliegia. Le clafoutis aux cerises che sa di frangipane

C’era una volta una bambina che amava guardare dalla finestra, soprattutto in primavera quando il grosso ciliegio si riempiva di fiori bianchi che si trasformavano in un attimo in frutti rossi. Nella cesta, durante la raccolta, cercava i frutti gemelli, quelli capaci di rimanere attaccati allo stesso picciolo. E una volta trovati, venivano appoggiati alle orecchie solo per farli traballare. Per anni

aveva dimenticato la danza dei frutti rossi fino a quando arrivò un’altra bambina, appassionata di rossi e noccioli. E il gioco ricominciò.

Alzi la mano chi non ha mai giocato con le ciliegie. Sarà per quell’albero che avevano i miei quando ero piccola ho sempre amato quei fiori bianchi e poi i frutti più come "adornaorecchio" che come golosità estiva.
Anzi, a dirvela tutta non sono mai stata appassionata di ciliegie. A differenza di fragole, lamponi, mirtilli e anguria. Una delle ragione, e qui riderete, è che mia madre mi ha instaurato una accesa diffidenza nel mangiarne a piene mani se non dopo l’apertura a metà, e ancora oggi le guardo un pochetto in ansia. E mangiare le ciliegie aprendole proprio non ci sta:-).

Quest’anno però la passione per tutto ciò che è rosso ha contagiato anche le ciliegie. Ecco, non capisco ma sto facendo collezione di rosso: dalle scarpe al vestito estivo alle fragole alle, beh, ciliegie. E stamattina ci ho pure pasticciato con gli effetti fotografici dell’i-Pad e, non pensavo mai di dirlo, ma da un certo punto di vista è talmente immediato da farti dimenticare diaframma, obiettivo e Canon:-). Tempo per il tutto? 1 minuto.


Tornando alla "red passion" Alice segue, che ancor di più dell’anno passato e di quello ancora precedente, pare essere impazzita per tutto ciò che è frutta. Impazzita significa proprio impazzita, basti pensare che il bento box (e qui dovrei aprire un capitolo, ma ci farò prima o poi un post) pomeridiano vanta due livelli riempiti da quantità considerevoli di frutti di stagione. Gli altri guardano e tu dici: "Uhm, sì, beh, ama la frutta…".
Ecco, la stagione. Quest’anno ha inteso stagione e mi domanda, quando arrivano le fragole, quando il melone e quando l’anguria.

Domenica, invitate da Mr B. al mare (lui in realtà era lì per lavoro:-)), sulla via di casa ho comprato le ciliegie. Non erano nostrane, che eravamo in Toscana e le ciliegie erano di Vignola, però divine:-).

Era una vita, che sulla mia lista di "quello che voglio assolutamente fare" c’era la parola "clafoutis", uno di quei dolci francesi che si fanno veramente in dieci minuti, dieci. Poi siccome è anche da tempo che mi saltella nella mente il frangipane (pronunciate lentamente la parola e ditemi se non ne siete anche voi già appassionati), ma dopotutto il clafoutis vantava la precedenza, ho deciso la mia piccola modifica. 

Le ciliegie sono state passate in padella con un concentrato speciale di vaniglia: arriva dall’isola di Saint. Marteen, un regalo di un’amica da un luogo dove con Mr B. abbiamo trascorso l’ultima vacanza senza la pupa.

E il latte tradizionale della ricetta è stato sostituito da latte di mandorla, giusto un ricordo del frangipane vero.

Dato poi che le ciliegie erano veramente tante, ho recuperato del succo di sambuco, acquistato in Alto Adige ormai un anno fa, e allungandolo con poca acqua ho riempito il porta cubetti di ghiaccio, mettendoci poi al centro una ciliegia. Diciamo ciliegia sotto zero o quasi. Alice si è divertita a ciucciarle mentre scivolavano tra le sue dita. Secondo me, un’ottima idea da tuffare nei prossimi aperitivi, che ne dite?

 

Infine la ricetta del clafoutis, che naturalmente potete interpretare con la frutta che preferite (ma anche la verdura, in versione salata, e qui prometto esperimento), anche se la ricetta superclassica è proprio quella con le ciliegie. Tra l’altro un modo per proporre ai più piccoli la frutta in versione dolce (potete eventualmente provare anche con albicocche e mele per i pupi dai 12 mesi, cercando di limitare il più possibile lo zucchero).

Et voilà, Madames et Monsieurs le clafoutis aux cerises!

 

Ingredienti

Una ventina di ciliegie

2 uova

60 gr di zucchero di canna (io ne ho messo meno rispetto alla ricetta classica)

1/2 tazza di latte di mandorla (divagazione della sottoscritta)

50 gr di farina

vaniglia

granella di mandorle
scorzetta di limone  (idem, divagazione)
burro per la pirofila (o carta da forno)

 

Procedimento

Lavate le ciliegie (potete aprirle e togliere il nocciolo, soprattutto se il bambino è piccolo, io le ho volute lasciare intere come nella ricetta tradizionale), passatele in padella un minuto con un cucchiaio di zucchero e un cucchiaino di vaniglia liquida. Sbattete le uova lungamente con lo zucchero (devono venirvi ben montate, che è una torta non una frittata al forno:-)), aggiungete il latte di mandorla, la farina e la scorzetta di limone. 

Disponete le ciliegie in piccole tegliette monodose o in una pirofila imburrata, riempite quindi con il composto. Spolverate con mandorle a granella e quindi infornate per 30 minuti circa a 180°.

 

Cucinare con 14 bimbi e sopravvivere

Oggi. Niente ricomincio. E’ già ieri, solo che dopo una giornata passata a pasticciare in cucina, una serata a terminare lavori e consegne, e una parte della nottata a preparare un trolley, uhm, fatico a sapere chi sono e dove devo andare. Per primi i ringraziamenti. Evviva Cappucetto Rosso, evviva la nonna, ecco il lupo magari no. Allora ieri ho pasticciato in cucina con 14 bambini (e relative mamme e papà).
Faticoso? Sì, indubbiamente (la mia devozione va a maestre, baby sitter, etc…). Divertente? Sì, tantissimo (per la mia voce, ora simile a quella di una rana gracida un po’ meno). Lo rifaresti? Ovviamente.

La proposta (indecente, considerata la sottoscritta:-)). 

Qualche mese fa, era inverno ( e beh sì…), con Miss Cia prendiamo in prestito una serie di oggetti qui per le foto del libro. Il posto è da impazzire (e devo ancora capire perché ogni volta che ci vado, esco con qualcosa, please stop me!), e tra una chiacchiera e l’altra salta fuori che devono organizzarsi con tanto di cucina per corsi. Il "ti va di venire?" è subito stato seguito da "ma chi a me?".

Perché in cucina sto più a mio agio a casa con la pupa e scrivere alla tastiera, beh, mi viene più facile. Però accetto.

 

Due giorni fa. Telefono. La notizia: "Lo sappiamo avevi detto 10 massimo, ma qui di bambini ne abbiamo 14 e nessuno che voglia rinunciare". Bene, scappo.

Oggi. Alla mattina comincio con i miei cinque chili di farina il giro delle lievitazioni. Perché mi piacciono le sfide impossibili e di focaccine (ops, non l’avevo detto, ecco, il corso è stato "Mani in pasta") ne vorrei fare con loro due tipi. Uno dolce (simile a questo qui, ma con le fragole al posto dell’uva) e uno salato. Troppi, pensate? Avete ragione, mi sono ritrovata con focaccine in ogni angolo della cucina.

E Cappuccetto Rosso? Allora il kidscooking è una gran cosa, ma 14 bambini sono una squadra, anzi di più e trasformarli tutti in novelli Cappuccetto Rosso che deve riempire il cestino, condire le focaccine con ingredienti rosssssiii, ha a disposizione pozioni magiche (tradotto, la salamoia dolce e salata per le focaccine) e sorprese per la cara nonna, è stata una trovata dalla banalità quasi geniale.

 

Tra una focaccina e l’altra, abbiamo anche giocato al riconoscimento della pozione "che ti fa attraversare il bosco": ossia come trasformare una serie di centrifughe di frutta in qualcosa di moltooo più utile alla causa (mia).

Of course, abbiamo mangiato, tutti sono tornati a casa col proprio cestino e un attestato da "Piccoli Chef" firmato dal Cucchiaino.

 

piesse: le foto? Allora la Canon è venuta con me, ma è stato letteralmente impossibile pensare di scattare.

ripiesse: dimenticavo, il trolley. Domani la sottoscritta parte per l’isola con la pupa, si tratterà di una settimana di mamme (con noi un amico dell’asilo) e non so se avrò modo non tanto di cucinare ma di fotografare, postare etc…

 

Se volete cimentarvi anche voi (magari in un gioco a due, che è meglio:-)), ecco la ricetta (formato 12 mesi per l’assaggio, dai 24-36 per l’assemblaggio).

 

 

Ingredienti
300 gr di farina manitoba
100 gr di farina bianca 00
1 patata piccola lessata e schiacciata
1/2 cubetto di lievito di birra fresco o una bustina scarsa di lievito di birra secco
1 cucchiaino di zucchero
sale, olio, rosmarino, acqua

Procedimento
Attivate il lievito di birra in un bicchiere con un cucchiaio di acqua tiepida e lo zucchero, mescolate e lasciate riposare per dieci minuti.
Setacciate le farine e unitele nella ciotola della planetaria (se usate un robot, altrimenti su un piano per impastare a mano).
Aggiungete la patata schiacciata e mescolate, unite anche il lievito e un paio di cucchiai di olio. 
Impastate, aggiungete dell’acqua tiepida in cui sciogliete un cucchiaino di sale. Se l’impasto risultasse ancora troppo secco unite dell’altra acqua. 
Si dovrà formare una palla molto morbida. Mettete a lievitare in luogo caldo (ad esempio il forno a 35°) per un paio d’ore. 
Preparate la salamoia per le focaccine: una parte di olio extravergine d’oliva, due di acqua tiepida, un rametto di rosmarino e un pizzico di sale grosso.
Riprendete l’impasto e lavoratelo. Stendetelo e ritagliate le focaccine, guarnitele a piacere e aggiungete la salamoia (fate dei piccoli solchi col pollice). Lasciate riposare per 20 minuti (se possibile).

Accendete il forno a 210° e infornate per 15-20 minuti.

 


 

 

 

 

Tiramisù per l’ètoile

E’ stata di sicuro colpa di una settimana dove ho creato, cucinato e scritto di ricette con un ritmo che mi ha fatto decidere di chiudere coi fornelli per almeno due giorni. Il troppo mescolato all’astinenza (o quasi) deve aver fatto tilt ed è stato così che sabato, mentre fotografavo i piedi danzanti (si fa per dire:-)) della pupa il mio cervello già stava ideando per la domenica. Aggiungeteci che mi ero assolutamente convinta di usare fragoline selvatiche, quelle piantate con Alice sul terrazzo. Peccato che il raccolto segnasse una manciata scarsa e avessi già raccontato all’ètoile di un tiramisù alle fragoline con base di pane dolce al latte. Bene ho impastato il sabato sera, infornato la domenica mattina, cercato inutilmente le fragoline e infine preparato il tiramisù il lunedì. 

 

La genesi. Ossia come creare un tiramisù mentre tutto invita alla leggerezza (o quasi).

Non ci credete? Guardate qui.

Alice ha partecipato al suo primo saggio di danza o "gioco danza", definizione molto più vicina alla realtà per la pupa, riconosciuta da tutti perché, quando è uscita la prima volta, ha salutato a manina ed esclamato, tutta felice, "Papà dove seiiii?".  
Ammetto di aver riso parecchio (prima volta che mi capita ad un balletto o simil tale, lol!), vi pare impossibile, ma vi assicuro che a fine spettacolo, una mamma mi si è avvicinata e mi ha detto "Che forte, tua figlia" e non si riferiva al suo pliè:-). 

Of course Mr B. , che ha sempre professato l’antipatia per la mia passione per le punte, si è commosso e con lui pure io. Forse per la pupa che cresce. 

E tra la commozione e il riso è nata l’idea. Ballerine=fragoline

 

La prima fase, ovvero facciamolo diverso.

Ho promesso più volte alla pupa di preparare insieme i panini al latte. Mi sono finalmente decisa perché volevo un tiramisù diverso dal solito. Ed è stato così che domenica abbiamo fatto i panini con l’impasto che avevo messo a lievitare il sabato sera (e sì che uno il sabato non ha altro da fare, no?:-)).

Nota a margine: del fiore sopra qualcuno ha un’idea di come ricavarne una bevanda o un concentrato per cucinare? Se sì, ditemelo perché lo adoro.

Of course, qualcuno ha voluto supervisionare il set, di certo un improvvisato della domenica:-).

 

Erano le 11 e la casa profumava di fiori di gelsomino e pane dolce. E di me e Alice che avevamo impastato insieme.

Infine lunedì dopo aver capito che nessuno ma proprio nessuno poteva vantare nelle immediate vicinanze una quantità di fragoline superiore alla mia, mi sono arresa e il tiramisù ha unito fragole e fragoline. 

Ho tagliato le fette di pane dolce sottili, sottili, le ho imbevute in spremuta d’arancia e ho preparato la crema al mascarpone con un solo tuorlo e un’aggiunta di panna (giusto per farlo diverso da qui).

Uhm, la crema è avanzata e la sottoscritta si è dovuta sacrificare dato che era sola soletta (mai più ma proprio mai più un inno alla leggerezza simile senza compagni di viaggio:-)).

 

La ricetta è formato dai 24 mesi in sù, per via della farcitura, anche se pastorizzate l’uovo.

 

 

 

Ingredienti

Per i panini dolci

 

300 gr di farina manitoba

100 gr di farina 00

1/2 bustina di lievito secco

150 ml circa di latte

1 tuorlo

scorzetta di limone bio

90 gr di zucchero

60 gr di burro

 

Per la crema di mascarpone

250 gr di mascarpone

100 ml di panna fresca

1 tuorlo

50 gr scarsi di zucchero

 

Il succo di 3 arance

Fragoline di bosco e fragole

 

 

Procedimento

I panini

Sciogliete il lievito in due o tre cucchiai di latte tiepido con un cucchiaino di miele o zucchero. Lasciate schiumare. Impastate la farina con il lievito, il latte, il burro a pezzetti e il resto dello zucchero. Profumate con la scorza di limone. Mettete a lievitare per almeno 3 ore (io ho lasciato lievitare per 6 ore circa non al caldo).

 

Riprendete l’impasto e formate i panini. Per comodità io ho usato degli stampini da mini plumcake, rivestiti da carta da forno, così da dare la forma per il taglio. Spennellate i panini con tuorlo d’uovo sbattuto e infornate a 210° per 10-15 minuti.

 

 

La crema. Montate la panna ben fredda e mettetela da parte. Sbattete un tuorlo d’uovo con lo zucchero (se volete pastorizzare l’uovo basterà sciogliere lo zucchero in poca acqua e unirlo caldo, 120°, all’uovo mescolando velocemente oppure sbattere l’uovo a bagnomaria nella bastardella), quindi aggiungete il mascarpone e sbattete ancora. Infine unite la panna montata, mescolate delicatamente per un minuto.

 

L’assemblamento. Tagliate i panini a fettine sottili e bagnatele nel succo di arancia. Disponete quindi fettina, crema e fragoline intere o fragole a fettine.

E poi via con i passi del cucchiaino:-).

 

 

Questione di gusti. Facciamolo con la yogurtiera:-)

E’ arrivata in tutta la sua beltà "pure white" dotata dell’equipaggiamento occorrente a sfamare noi tre per almeno un paio di giorni. Fosse stato per me non sarebbe mai approdata in cucina, perché fare lo yogurt a casa non è mai stato nella mia lista di "questo lo devo a-s-s-o-l-u-t-a-m-e-n-t-e fare". E ho  da tempo identificato un paio di vasetti che ci piacciono e fanno il loro compito con grande facilità. Lei è arrivata grazie a Mr B., in un giorno in cui si aggirava fra le corsie del supermercato (e questo capita insieme credo tipo 4-5 volte l’anno, vacanza escluse). Ed è scattata la proposta: "La prendiamo con noi?". Strano per la sottoscritta, che alla voce acquisti registra di solito sorriso immediato, ho cercato di farlo desistere. Poi ho capitolato e lei è entrata in cucina. Voto? Ci sto ancora ragionando.

Di tutta la faccenda l’aspetto più interessante è nell’elaborazione dello yogurt base in gusti diversi, almeno per me che ci metterei in ogni vasetto un tipo differente. Hai il vantaggio di poter unire frutta cotta o a crudo, oppure di aggiungere cereali o vaniglia o cannella e persino i pezzetti di cioccolato (avanzati dalle uova di Pasqua, lol!) o il caffè (per Lui che ama ‘sta divagazione e io non capisco perché). E di far pasticciare la pupa nella creazione.

Nella realtà basta armarsi di un buon latte di base (meglio intero e fresco), di una vasetto di yogurt naturale  altrettanto buono (noi abbiamo provato sia con quello naturale bio sia con quello greco) o in alternativa di una bustina di fermenti lattici e lasciare che la Miss lavori una notte intera al calduccio.

Il risultato? Non abbiamo ancora ottenuto lo stesso yogurt ogni volta, nel senso di sapore: una volta tende all’acidino ed è quasi da bere, la volta dopo è perfetto, come piace ad Alice, acido ma non troppo, omogeneo e non liquido.

 

Last but not least l’investimento è minimo, nel senso che con poco Mr B. si è portato a casa la Miss che dovrebbe poi ripagare nel breve termine (ma queste parti prosaiche non è che facciano proprio per me:-)). 
piesse: quella sotto è una pupa non quel coniglio bianco bianco che andava sempre di fretta:-)

ripiesse: come lo fate? velocissimamente: 1 litro di latte fresco intero, 1 vasetto di yogurt naturale (o 1 bustina di fermenti lattici), + possibili divagazioni (da frutta cotta a muesli a confettura ad aggiunte di miele o sciroppo d’acero). L’età? Dai 7 mesi per lo yogurt base, divagazioni secondo calendario.

 

 

Auguri m’ami!

 

Non l’avrei mai detto ma con la pupa ho finito pure per appassionarmi anche alla festa della mamma. Ed è strano ma ho davanti agli occhi, quasi come fosse ieri ( e ieri non è), quel tradurre in piccoli doni che facevo io da bambina per la mia di mamma (e che lei ho scoperto dopo anni gelosamente conserva). Si trattava di disegni o impronte (mani o piedi a seconda dei momenti) piazzati su grembiuli da cucina (oggetto canonico per la mamma, no?) o tovagliette. Me lo sono ricordato immediatamente quando l’altro giorno Alice, improvvisamente, si è seduta al suo tavolino dicendo che "era la festa di mamma e lei doveva disegnare un arcobaleno, mica un solo colore, da regalare e metterci pure dei brillantini, li abbiamo mamma?". 

 

Quest’anno abbiamo saltato la festa dell’asilo, eravamo sull’isola fino a ieri e quindi niente colazione della mamma venerdì, però pare che io non mi sia persa quasi nulla, visto che Mr B. e la pupa in questo momento stanno pasticciando insieme in cucina "per una sorpresa e tu devi aspettare". E nonostante un raffreddore (mio) che non accenna ancora a passare, si sente già il profumo:-).

 

Ammetto poi che la festa della mamma mi mette un pochino in "imbarazzo" (ma forse questa non è la parola corretta) da quando mamma sono anche io. 

Da figlia era tutto molto più facile, da mamma invece mi sono sentita quasi fuori contesto. Forse perché ci si innamora in fretta ma mamme si diventa, a poco, a poco. E beh io sto ancora crescendo:-).

 

Comunque, auguri a tutte le mamme (la mia compresa!),  soprattutto a quelle che come me sono rimaste ancora un po’ bambine:-).

E la ricetta? Una mini tartellette ha prestato la forma ad un curd di fragole (quest’anno ne siamo superappassionati), sopra si è appoggiata una meringhetta a far da cuscino ad un petalo di rosa. Da fare e rifare, soprattutto il curd, una salsina molto british che si conserva in frigo per due o tre giorni, festa della mamma o no.

piesse: oggi pomeriggio sarò qui, a parlare di alimentazione e dintorni, chi fosse in quel di Milano, è benvenuto! 

 

Ingredienti

per la pasta frolla (ho usato, quasi, la ricetta di Felder, il mitico pasticcere francese)

250 di farina

140 di burro (ma io ne ho usato poco meno, 120 gr circa)

1 tuorlo

100 gr di zucchero

scorzetta di limone

 

per il curd di fragole e rosa

250-300 gr di fragole circa

2 tuorli d’uovo

2 cucchiai di zucchero

succo di un’arancia e un cucchiaio scarso di sciroppo di rosa (se non disponibile sostituite con altro, sciroppo di sambuco o semplicemente succo di limone)

un pizzico di vaniglia

50 gr di burro

1 cucchiaio di maizena

 

per le meringhe (guardate qui!)

 

 

Procedimento

Il curd.

Lavate le fragole, tagliatele a pezzetti e mescolatele insieme al succo di arancia, lo sciroppo di rosa, la vaniglia e lo zucchero. Mettete sul fuoco, a bagnomaria, aggiungete la maizena, e mescolate per cinque minuti. Unite quindi il burro a temperatura ambiente e i tuorli, continuate a mescolare a fuoco molto dolce, per altri 10-15 minuti fino a quando la crema si addensa. Spegnete, fate raffreddare. 

La frolla.

Setacciate la farina, quindi cominciate a lavorarla con il burro (deve essere a temperatura ambiente) e lo zucchero, fino a quando avete incorporato tutto. Aggiungete il tuorlo e la scorza di limone, fino a ottenere una palla, avvolgete nella pellicola e mettete a risposare in frigo per un’oretta e più.

Riprendete la frolla, stendete e riempite uno stampo da crostata o più stampini da crostatine, ungete solo con un filo di burro. Coprite la frolla con carta da forno e appoggiate sopra qualche fagiolo. Cuocete in forno a 175° per 15-20 minuti . Una volta pronte, lasciate raffreddare, e quindi riempite con il curd di fragolee decorate con una meringhetta.

piesse: a me era avanzata frolla e ho fatto anche qualche biscotto…

 

 

 

Cookies (o quasi) al cioccolato (quello al latte delle uova)

Avere una treenne in casa, sotto periodo pasquale, può rivelarsi molto pericoloso. Almeno sul versante cioccolato. E anche difficile da gestire, soprattutto se tutti ignorano che la pupa, a differenza della stragrande maggioranza del suo formato, ama il cioccolato, sì, ma "quella scuro". Beh, come a dire tra il 60% e l’80% di buona presenza di fondente. E’ stato così che a Pasquetta ho fatto il conto dei chili di cioccolato, eravamo a quattro, e quasi due erano tristemente al latte. Ossia poco apprezzati da tutti e tre, io per prima. In una settimana affollata dagli impegni lavorativi, è stato così che stamattina, presto presto, ho deciso che in qualche modo andava usata e ho infornato i biscotti prima di mettermi in coda verso Milano.  Un po’ cucina degli avanzi, un po’ "faccio in fretta".

Credo sia la prima volta che preparo qualcosa con del cioccolato al latte, anche perché raramente (uhm, forse mai…) ne compro e tutto, ma tutto, dalle torte, ai brownies, ai biscotti fino al budino la sottoscritta lo vede sempre e solo fondente. E con me Alice. Tanto che l’uovo arrivato dal pulcino (alias mamma&papà) era inesorabilmente scuro.  
Pare impossibile ma così è, e dopotutto se è vero che la varietà al latte contiene un maggior apporto di calcio e vitamina A, è anche innegabile che quello fondente è di migliore qualità perché vanta una più alta percentuale di cacao e proprietà stimolanti, antinfiammatorie e antiossidanti (pareggio e +1 al fondente:-)). 
Poi è chiaro nella vita ci si divide e nel cioccolato ci sono veri e propri partiti. Io (e Alice) votiamo fondente:-).
Ed è facile quindi capire la difficoltà nel come impiegare ‘sto benedetto cioccolato al latte: niente budino, no, niente semplice cioccolata in tazza, niente brownies (sarebbe un’eresia) e niente torta pere (o fragole per rimanere sulla stagione) e cioccolato… ero alla ricerca di qualcosa di veloce ma che diciamo rendesse innocuo e quasi piacevole (almeno per noi) il cioccolato al latte. 
Ieri sera ho pensato ai biscotti, un po’ cookies così da non dover stendere (che non avevo tempo) e abbastanza morbidi da essere tuffati nella colazione del mattino.

Giusto per divagare ci ho aggiunto una manciata di mirtilli secchi e un pizzico di vaniglia.
Volendo si poteva unire del fondente grattuggiato, ma le due uova (quello della pupa e il mio da parte di Lui) in nostro possesso, scure, scure, beh un po’ sono già belle che mangiate e un po’ volevo conservarle per la degustazione "naturale" (niente contaminazioni da eretici!).

L’impasto si è fatto quasi da solo mentre leggevo il quotidiano e mi preparavo un lungo caffè americano, le foto sono state scattate di supercorsa, in bilico tra la sottocappa della cucina, il terrazzo e il verde fuori (quindi non badateci troppo:-)).

 

Dimenticavo, si può iniziare a proporre il cioccolato a partire dai 24 mesi, giusto piccoli assaggi, e inserirlo dai 3 anni. Fondente o al latte? Passo:-).

 

Ingredienti (per una ventina di cookies)

250 gr di farina

150 gr di cioccolato al latte (ma io credo di averne infilato di più, presa dall’euforia da smaltimento)

1 uovo

70 gr di burro

90 gr di zucchero e un cucchiaio di golden syrup (ma potete anche farne a meno o sostituire con quello d’agave o malto)

un pizzico di vaniglia

mezza bustina di lievito e un pizzico di bicarbonato

mirtilli secchi (o uvetta)

scorzetta di limone

 

Procedimento

Lavorate il burro con lo zucchero fino a ottenere un composto spumoso. Stemperate la farina con il lievito e il bicarbonato. Fate sciogliere il cioccolato a bagnomaria con un pizzico di vaniglia. Aggiungete nel composto l’uovo, quindi la farina a poco a poco, infine il cioccolato. Mescolate, unite anche la scorzetta di limone e i mirtilli, quindi fate riposare per una decina di minuti (se avete tempo anche mezz’ora). Fate piccole cucchiaiate di impasto su carta da forno, quindi passate a 180° per dieci minuti circa.