Cucinare con 14 bimbi e sopravvivere

Oggi. Niente ricomincio. E’ già ieri, solo che dopo una giornata passata a pasticciare in cucina, una serata a terminare lavori e consegne, e una parte della nottata a preparare un trolley, uhm, fatico a sapere chi sono e dove devo andare. Per primi i ringraziamenti. Evviva Cappucetto Rosso, evviva la nonna, ecco il lupo magari no. Allora ieri ho pasticciato in cucina con 14 bambini (e relative mamme e papà).
Faticoso? Sì, indubbiamente (la mia devozione va a maestre, baby sitter, etc…). Divertente? Sì, tantissimo (per la mia voce, ora simile a quella di una rana gracida un po’ meno). Lo rifaresti? Ovviamente.

La proposta (indecente, considerata la sottoscritta:-)). 

Qualche mese fa, era inverno ( e beh sì…), con Miss Cia prendiamo in prestito una serie di oggetti qui per le foto del libro. Il posto è da impazzire (e devo ancora capire perché ogni volta che ci vado, esco con qualcosa, please stop me!), e tra una chiacchiera e l’altra salta fuori che devono organizzarsi con tanto di cucina per corsi. Il "ti va di venire?" è subito stato seguito da "ma chi a me?".

Perché in cucina sto più a mio agio a casa con la pupa e scrivere alla tastiera, beh, mi viene più facile. Però accetto.

 

Due giorni fa. Telefono. La notizia: "Lo sappiamo avevi detto 10 massimo, ma qui di bambini ne abbiamo 14 e nessuno che voglia rinunciare". Bene, scappo.

Oggi. Alla mattina comincio con i miei cinque chili di farina il giro delle lievitazioni. Perché mi piacciono le sfide impossibili e di focaccine (ops, non l’avevo detto, ecco, il corso è stato "Mani in pasta") ne vorrei fare con loro due tipi. Uno dolce (simile a questo qui, ma con le fragole al posto dell’uva) e uno salato. Troppi, pensate? Avete ragione, mi sono ritrovata con focaccine in ogni angolo della cucina.

E Cappuccetto Rosso? Allora il kidscooking è una gran cosa, ma 14 bambini sono una squadra, anzi di più e trasformarli tutti in novelli Cappuccetto Rosso che deve riempire il cestino, condire le focaccine con ingredienti rosssssiii, ha a disposizione pozioni magiche (tradotto, la salamoia dolce e salata per le focaccine) e sorprese per la cara nonna, è stata una trovata dalla banalità quasi geniale.

 

Tra una focaccina e l’altra, abbiamo anche giocato al riconoscimento della pozione "che ti fa attraversare il bosco": ossia come trasformare una serie di centrifughe di frutta in qualcosa di moltooo più utile alla causa (mia).

Of course, abbiamo mangiato, tutti sono tornati a casa col proprio cestino e un attestato da "Piccoli Chef" firmato dal Cucchiaino.

 

piesse: le foto? Allora la Canon è venuta con me, ma è stato letteralmente impossibile pensare di scattare.

ripiesse: dimenticavo, il trolley. Domani la sottoscritta parte per l’isola con la pupa, si tratterà di una settimana di mamme (con noi un amico dell’asilo) e non so se avrò modo non tanto di cucinare ma di fotografare, postare etc…

 

Se volete cimentarvi anche voi (magari in un gioco a due, che è meglio:-)), ecco la ricetta (formato 12 mesi per l’assaggio, dai 24-36 per l’assemblaggio).

 

 

Ingredienti
300 gr di farina manitoba
100 gr di farina bianca 00
1 patata piccola lessata e schiacciata
1/2 cubetto di lievito di birra fresco o una bustina scarsa di lievito di birra secco
1 cucchiaino di zucchero
sale, olio, rosmarino, acqua

Procedimento
Attivate il lievito di birra in un bicchiere con un cucchiaio di acqua tiepida e lo zucchero, mescolate e lasciate riposare per dieci minuti.
Setacciate le farine e unitele nella ciotola della planetaria (se usate un robot, altrimenti su un piano per impastare a mano).
Aggiungete la patata schiacciata e mescolate, unite anche il lievito e un paio di cucchiai di olio. 
Impastate, aggiungete dell’acqua tiepida in cui sciogliete un cucchiaino di sale. Se l’impasto risultasse ancora troppo secco unite dell’altra acqua. 
Si dovrà formare una palla molto morbida. Mettete a lievitare in luogo caldo (ad esempio il forno a 35°) per un paio d’ore. 
Preparate la salamoia per le focaccine: una parte di olio extravergine d’oliva, due di acqua tiepida, un rametto di rosmarino e un pizzico di sale grosso.
Riprendete l’impasto e lavoratelo. Stendetelo e ritagliate le focaccine, guarnitele a piacere e aggiungete la salamoia (fate dei piccoli solchi col pollice). Lasciate riposare per 20 minuti (se possibile).

Accendete il forno a 210° e infornate per 15-20 minuti.

 


 

 

 

 

Tiramisù per l’ètoile

E’ stata di sicuro colpa di una settimana dove ho creato, cucinato e scritto di ricette con un ritmo che mi ha fatto decidere di chiudere coi fornelli per almeno due giorni. Il troppo mescolato all’astinenza (o quasi) deve aver fatto tilt ed è stato così che sabato, mentre fotografavo i piedi danzanti (si fa per dire:-)) della pupa il mio cervello già stava ideando per la domenica. Aggiungeteci che mi ero assolutamente convinta di usare fragoline selvatiche, quelle piantate con Alice sul terrazzo. Peccato che il raccolto segnasse una manciata scarsa e avessi già raccontato all’ètoile di un tiramisù alle fragoline con base di pane dolce al latte. Bene ho impastato il sabato sera, infornato la domenica mattina, cercato inutilmente le fragoline e infine preparato il tiramisù il lunedì. 

 

La genesi. Ossia come creare un tiramisù mentre tutto invita alla leggerezza (o quasi).

Non ci credete? Guardate qui.

Alice ha partecipato al suo primo saggio di danza o "gioco danza", definizione molto più vicina alla realtà per la pupa, riconosciuta da tutti perché, quando è uscita la prima volta, ha salutato a manina ed esclamato, tutta felice, "Papà dove seiiii?".  
Ammetto di aver riso parecchio (prima volta che mi capita ad un balletto o simil tale, lol!), vi pare impossibile, ma vi assicuro che a fine spettacolo, una mamma mi si è avvicinata e mi ha detto "Che forte, tua figlia" e non si riferiva al suo pliè:-). 

Of course Mr B. , che ha sempre professato l’antipatia per la mia passione per le punte, si è commosso e con lui pure io. Forse per la pupa che cresce. 

E tra la commozione e il riso è nata l’idea. Ballerine=fragoline

 

La prima fase, ovvero facciamolo diverso.

Ho promesso più volte alla pupa di preparare insieme i panini al latte. Mi sono finalmente decisa perché volevo un tiramisù diverso dal solito. Ed è stato così che domenica abbiamo fatto i panini con l’impasto che avevo messo a lievitare il sabato sera (e sì che uno il sabato non ha altro da fare, no?:-)).

Nota a margine: del fiore sopra qualcuno ha un’idea di come ricavarne una bevanda o un concentrato per cucinare? Se sì, ditemelo perché lo adoro.

Of course, qualcuno ha voluto supervisionare il set, di certo un improvvisato della domenica:-).

 

Erano le 11 e la casa profumava di fiori di gelsomino e pane dolce. E di me e Alice che avevamo impastato insieme.

Infine lunedì dopo aver capito che nessuno ma proprio nessuno poteva vantare nelle immediate vicinanze una quantità di fragoline superiore alla mia, mi sono arresa e il tiramisù ha unito fragole e fragoline. 

Ho tagliato le fette di pane dolce sottili, sottili, le ho imbevute in spremuta d’arancia e ho preparato la crema al mascarpone con un solo tuorlo e un’aggiunta di panna (giusto per farlo diverso da qui).

Uhm, la crema è avanzata e la sottoscritta si è dovuta sacrificare dato che era sola soletta (mai più ma proprio mai più un inno alla leggerezza simile senza compagni di viaggio:-)).

 

La ricetta è formato dai 24 mesi in sù, per via della farcitura, anche se pastorizzate l’uovo.

 

 

 

Ingredienti

Per i panini dolci

 

300 gr di farina manitoba

100 gr di farina 00

1/2 bustina di lievito secco

150 ml circa di latte

1 tuorlo

scorzetta di limone bio

90 gr di zucchero

60 gr di burro

 

Per la crema di mascarpone

250 gr di mascarpone

100 ml di panna fresca

1 tuorlo

50 gr scarsi di zucchero

 

Il succo di 3 arance

Fragoline di bosco e fragole

 

 

Procedimento

I panini

Sciogliete il lievito in due o tre cucchiai di latte tiepido con un cucchiaino di miele o zucchero. Lasciate schiumare. Impastate la farina con il lievito, il latte, il burro a pezzetti e il resto dello zucchero. Profumate con la scorza di limone. Mettete a lievitare per almeno 3 ore (io ho lasciato lievitare per 6 ore circa non al caldo).

 

Riprendete l’impasto e formate i panini. Per comodità io ho usato degli stampini da mini plumcake, rivestiti da carta da forno, così da dare la forma per il taglio. Spennellate i panini con tuorlo d’uovo sbattuto e infornate a 210° per 10-15 minuti.

 

 

La crema. Montate la panna ben fredda e mettetela da parte. Sbattete un tuorlo d’uovo con lo zucchero (se volete pastorizzare l’uovo basterà sciogliere lo zucchero in poca acqua e unirlo caldo, 120°, all’uovo mescolando velocemente oppure sbattere l’uovo a bagnomaria nella bastardella), quindi aggiungete il mascarpone e sbattete ancora. Infine unite la panna montata, mescolate delicatamente per un minuto.

 

L’assemblamento. Tagliate i panini a fettine sottili e bagnatele nel succo di arancia. Disponete quindi fettina, crema e fragoline intere o fragole a fettine.

E poi via con i passi del cucchiaino:-).

 

 

Questione di gusti. Facciamolo con la yogurtiera:-)

E’ arrivata in tutta la sua beltà "pure white" dotata dell’equipaggiamento occorrente a sfamare noi tre per almeno un paio di giorni. Fosse stato per me non sarebbe mai approdata in cucina, perché fare lo yogurt a casa non è mai stato nella mia lista di "questo lo devo a-s-s-o-l-u-t-a-m-e-n-t-e fare". E ho  da tempo identificato un paio di vasetti che ci piacciono e fanno il loro compito con grande facilità. Lei è arrivata grazie a Mr B., in un giorno in cui si aggirava fra le corsie del supermercato (e questo capita insieme credo tipo 4-5 volte l’anno, vacanza escluse). Ed è scattata la proposta: "La prendiamo con noi?". Strano per la sottoscritta, che alla voce acquisti registra di solito sorriso immediato, ho cercato di farlo desistere. Poi ho capitolato e lei è entrata in cucina. Voto? Ci sto ancora ragionando.

Di tutta la faccenda l’aspetto più interessante è nell’elaborazione dello yogurt base in gusti diversi, almeno per me che ci metterei in ogni vasetto un tipo differente. Hai il vantaggio di poter unire frutta cotta o a crudo, oppure di aggiungere cereali o vaniglia o cannella e persino i pezzetti di cioccolato (avanzati dalle uova di Pasqua, lol!) o il caffè (per Lui che ama ‘sta divagazione e io non capisco perché). E di far pasticciare la pupa nella creazione.

Nella realtà basta armarsi di un buon latte di base (meglio intero e fresco), di una vasetto di yogurt naturale  altrettanto buono (noi abbiamo provato sia con quello naturale bio sia con quello greco) o in alternativa di una bustina di fermenti lattici e lasciare che la Miss lavori una notte intera al calduccio.

Il risultato? Non abbiamo ancora ottenuto lo stesso yogurt ogni volta, nel senso di sapore: una volta tende all’acidino ed è quasi da bere, la volta dopo è perfetto, come piace ad Alice, acido ma non troppo, omogeneo e non liquido.

 

Last but not least l’investimento è minimo, nel senso che con poco Mr B. si è portato a casa la Miss che dovrebbe poi ripagare nel breve termine (ma queste parti prosaiche non è che facciano proprio per me:-)). 
piesse: quella sotto è una pupa non quel coniglio bianco bianco che andava sempre di fretta:-)

ripiesse: come lo fate? velocissimamente: 1 litro di latte fresco intero, 1 vasetto di yogurt naturale (o 1 bustina di fermenti lattici), + possibili divagazioni (da frutta cotta a muesli a confettura ad aggiunte di miele o sciroppo d’acero). L’età? Dai 7 mesi per lo yogurt base, divagazioni secondo calendario.

 

 

Cookies (o quasi) al cioccolato (quello al latte delle uova)

Avere una treenne in casa, sotto periodo pasquale, può rivelarsi molto pericoloso. Almeno sul versante cioccolato. E anche difficile da gestire, soprattutto se tutti ignorano che la pupa, a differenza della stragrande maggioranza del suo formato, ama il cioccolato, sì, ma "quella scuro". Beh, come a dire tra il 60% e l’80% di buona presenza di fondente. E’ stato così che a Pasquetta ho fatto il conto dei chili di cioccolato, eravamo a quattro, e quasi due erano tristemente al latte. Ossia poco apprezzati da tutti e tre, io per prima. In una settimana affollata dagli impegni lavorativi, è stato così che stamattina, presto presto, ho deciso che in qualche modo andava usata e ho infornato i biscotti prima di mettermi in coda verso Milano.  Un po’ cucina degli avanzi, un po’ "faccio in fretta".

Credo sia la prima volta che preparo qualcosa con del cioccolato al latte, anche perché raramente (uhm, forse mai…) ne compro e tutto, ma tutto, dalle torte, ai brownies, ai biscotti fino al budino la sottoscritta lo vede sempre e solo fondente. E con me Alice. Tanto che l’uovo arrivato dal pulcino (alias mamma&papà) era inesorabilmente scuro.  
Pare impossibile ma così è, e dopotutto se è vero che la varietà al latte contiene un maggior apporto di calcio e vitamina A, è anche innegabile che quello fondente è di migliore qualità perché vanta una più alta percentuale di cacao e proprietà stimolanti, antinfiammatorie e antiossidanti (pareggio e +1 al fondente:-)). 
Poi è chiaro nella vita ci si divide e nel cioccolato ci sono veri e propri partiti. Io (e Alice) votiamo fondente:-).
Ed è facile quindi capire la difficoltà nel come impiegare ‘sto benedetto cioccolato al latte: niente budino, no, niente semplice cioccolata in tazza, niente brownies (sarebbe un’eresia) e niente torta pere (o fragole per rimanere sulla stagione) e cioccolato… ero alla ricerca di qualcosa di veloce ma che diciamo rendesse innocuo e quasi piacevole (almeno per noi) il cioccolato al latte. 
Ieri sera ho pensato ai biscotti, un po’ cookies così da non dover stendere (che non avevo tempo) e abbastanza morbidi da essere tuffati nella colazione del mattino.

Giusto per divagare ci ho aggiunto una manciata di mirtilli secchi e un pizzico di vaniglia.
Volendo si poteva unire del fondente grattuggiato, ma le due uova (quello della pupa e il mio da parte di Lui) in nostro possesso, scure, scure, beh un po’ sono già belle che mangiate e un po’ volevo conservarle per la degustazione "naturale" (niente contaminazioni da eretici!).

L’impasto si è fatto quasi da solo mentre leggevo il quotidiano e mi preparavo un lungo caffè americano, le foto sono state scattate di supercorsa, in bilico tra la sottocappa della cucina, il terrazzo e il verde fuori (quindi non badateci troppo:-)).

 

Dimenticavo, si può iniziare a proporre il cioccolato a partire dai 24 mesi, giusto piccoli assaggi, e inserirlo dai 3 anni. Fondente o al latte? Passo:-).

 

Ingredienti (per una ventina di cookies)

250 gr di farina

150 gr di cioccolato al latte (ma io credo di averne infilato di più, presa dall’euforia da smaltimento)

1 uovo

70 gr di burro

90 gr di zucchero e un cucchiaio di golden syrup (ma potete anche farne a meno o sostituire con quello d’agave o malto)

un pizzico di vaniglia

mezza bustina di lievito e un pizzico di bicarbonato

mirtilli secchi (o uvetta)

scorzetta di limone

 

Procedimento

Lavorate il burro con lo zucchero fino a ottenere un composto spumoso. Stemperate la farina con il lievito e il bicarbonato. Fate sciogliere il cioccolato a bagnomaria con un pizzico di vaniglia. Aggiungete nel composto l’uovo, quindi la farina a poco a poco, infine il cioccolato. Mescolate, unite anche la scorzetta di limone e i mirtilli, quindi fate riposare per una decina di minuti (se avete tempo anche mezz’ora). Fate piccole cucchiaiate di impasto su carta da forno, quindi passate a 180° per dieci minuti circa.

Pesce d’Aprile, a fool day:-)

Non sono mai stata un’appassionata di pesci d’aprile. Credo che il massimo sia stato attaccare a qualche compagno della scuola un grosso pesce di carta dietro la schiena. Poi ho ignorato il primo d’Aprile fino a qualche giorno fa quando, chissà perché, mi è presa l’idea di questi biscotti e ho cercato le origini degli scherzi. Bene, mi sono appassionata alla tradizione soprattutto di tipo anglosassone che chiama il primo di aprile il giorno degli sciocchi ma anche dei pazzerelli, per l’appunto April’s fool day. Dato che l’umore della settimana era proprio out, mi sono data ai pesci.
Dopotutto, secondo la storia, anche Cleopatra era una grande mattacchiona e pare sia stata addirittura lei a dare inizio ai giochi, facendo appendere alla lenza di Antonio un grosso pesce finto ricoperto di pelle di coccodrillo. Io mi sono accontentata di molto meno:-).

 

La teoria che ha riscontrato il mio maggior gradimento è quella che collega il primo d’Aprile al solstizio di primavera: abbandonato il grigiore dell’inverno i pagani si lasciavano andare a scherzi e buffonerie varie (beati loro!). Non male però anche la storia di Cleopatra e della sua lenza che ha gabbato il bell’Antonio.
Che si tratti di solstizio di primavera o antico inizio d’anno (rimpiazzato poi dal primo gennaio, pare più dai cristiani meno dai mattacchioni) l’idea è di divertirsi e prendere le cose in maniera molto, molto leggera (cosa che a volte pare quasi "insostenibile" a qualcuno, compresa la sottoscritta:-)).
Che sia Pesce d’Aprile, Poisson d’Avril o April’s fool day, che inizi a mezzanotte e termini a mezzogiorno (come in Inghilterra) o ci si goda tutta la giornata come da noi, poco importa:-).
Ho deciso quindi di darmi al pesce lasciando da parte molta "pesantezza", qualche nube e giocando all’effetto stupore per la pupa.
Ho preparato i biscotti con il mio cavaliere, beh Mr B. Dopo una decina di telefonate alla ricerca della forma di pesce e l’elenco da parte dei chiamati di "leprotti, uova, rondini e pulcini, più un rimasuglio di alberi e stelle", ho deciso di fare da sola a casa.
Si dà il caso però che non abbia una mano ferma e nemmeno eccelsa nel disegno: ci ha pensato Lui, fermo, strafermo nell’incisione (deve essere l’abitudine:-)) e il gioco gli ha preso, è proprio questo il caso, la mano.
Perché accontentarsi di una sola tipologia di pesce? Mi sono ritrovata con pesce pagliaccio, pesce rosso, delfino e pure un’alice in onore della pupa di casa. 
Io poi mi sono divertita a pasticciare con le matite colorate (alimentari, si intende), glassa e persino petali di fiori (sempre commestibili,  che ho comprato qualche giorno fa).
Inutile dire che la pupa tornata dall’asilo ha conquistato l’acquario che era ancora in fase di scatto fotografico della sottoscritta.
L’effetto? Pesce d’Aprile (anzi pesci, che ognuno sceglie quello che più gli aggrada) un po’ vintage, della serie "C’era una volta un pesce, un po’ hippie, in una boccia nel mondo lontano, lontano".
La ricetta? Di quelle stupidissime per i biscotti da fare coi bambini, tanto che non è nulla di inventato ma trae ispirazione da una ricetta della Nigella divina.
Io ho solo fatto una piccola divagazione sulla farina (mescolando la farina bianca con quella di riso) e un’aggiunta di scorza di limone e vaniglia liquida. Oltre, of course, a diminuire burro e zucchero:-).
 
Ingredienti (per una ventina di pesci o simili)
150 gr di farina 00
50 gr di farina di riso
1 uovo
50-60 gr di zucchero
80 gr di burro
scorza di limone bio
1/2 cucchiaino di vaniglia liquida o un pizzico di quella in polvere
(eventuale matite colorate alimentari, o glassa fatta con zucchero a velo, acqua e limone, o petali di fiori, o altre decorazioni che vi vengono in mente)
 
Procedimento
Mescolate l’uovo con lo zucchero, unite la farina (o farine) setacciate, la scorza di limone, la vaniglia e il burro. Mescolate e impastate fino a ottenere una palla morbida e profumata. Avvolgete nella pellicola e lasciate riposare in frigo per 30 minuti circa. Riprendete l’impasto e stendetelo: intagliate i vostri pesci con o senza formine. Se siete di quelli "senza", disegnate prima i pesci con uno stuzzicadenti, quindi servitevi di un coltello affilato per intagliare. Potete anche pensare di farci un forellino in alto, caso mai voleste appendere il pesce dietro a qualche malcapitato:-). Girate la forma ottenuta su carta da forno. Cuocete in forno caldo a 180° per 10 minuti circa.
Una volta pronti decorate!

 

Pancake del martedì grasso (o quasi)

Ha riaperto la cucina e pure il blog. Dopo due settimane e più è stato come dare una bella scrollata a polvere e ragnatele, una sensazione strana, considerato che non facevo una lontananza da rete e connessioni così lunga da un bel pezzo . Ammetto di sentirmi ancora sospesa, una parte della testa qui e gli occhi che vedono ancora tutt’altro. E ieri guidare verso Milano, giornata grigia, coda variabile e pensare che soli due giorni prima avevo un giovane leone di fianco (e il nostro, beh, era l’unico veicolo o quasi nel raggio di chilometri) è stato un pochetto "destabilizzante".
Della serie uhm, non so chi sono e dove devo andare:-). 

Unico punto fermo di questi giorni? Il carnevale!

A qualcuno sembrerò matta, ma con una pupa all’asilo è tutto un "ci vuole un costume, facciamo una maschera, soffiamo a pieni polmoni sui quattro tubi di stelle filanti e cospargiamoci di coriandoli". Beh, non ero pronta perché pensavo che Carnevale fosse già bello che passato.

Ed è stato così che alla lista dei "to do" di questa settimana (a proposito, non sono ancora venuta a capo delle 2000 foto fatte, ma prometto di raccontare e mostrare quanto prima) si è aggiunta la "missione Carnevale" che detta così fa ridere ma mica è poi uno scherzo. Per di più ho pensato che a questo punto sarebbe simpatico calarmi nella festa pure io e mi sta frullando l’idea di giusto una mascherina e un parruccone per la sottoscritta:-). Ma forse anche no.

 

Intanto dovendo riaprire la cucina e appunto essendo in tema Carnevale, ho ripensato al "Pancake Day" scoperto l’anno scorso durante i due mesi a Londra. Una sorta di "grande abbuffata della frittella" ma in versione anglosassone: quindi pancakes e tanto sciroppo d’acero.

L’idea è nata negli Stati Uniti (ma va?) dove si corre con la padella in mano (no, non è uno scherzo).
E nella padella che ci sta? Il pancake che va girato almeno tre volte se vuoi avere una chance di vincere. E come mai? Tutta colpa di una donna che si era attardata in cucina all’ora della messa e aveva pensato bene di andarci finendo di preparare i pancakes per strada: un giro qua, una preghiera là e via. 

 

Pure io vado di fretta in questi giorni, però no, ancora non mi sono cimentata alla corsa con padella e frittella (però potrei farlo giusto a Carnevale, dove pure i pazzi sono sdoganati:-)). 

 

Il pancake è una sorta di frittatina dolce, io ci ho aggiunto una mela grattuggiata a julienne e cannella. 

Potete anche optare per la cottura in forno per un risultato più leggero adatto ai pupi più piccoli (dai 15 mesi in poi).

Ingredienti (per una decina di pancake)

1 uovo

90 gr di farina 00 (o 50 di farina 00 e 40 di altra farina, esempio integrale o kamut)

1 cucchiaio scarso di zucchero di canna

1 pizzico di lievito per dolci

1/2 bicchiere di latte e due cucchiai di yogurt naturale 

1 pizzico di cannella

2/3 spicchi di mela renetta, sbucciata e grattuggiata a julienne
scorzetta di limone bio

un pezzetto di burro

sciroppo d’acero o di agave

(eventuale manciata di uvetta, che fa frittella all’italiana:-)) 

Procedimento

Stempera la farina con il lievito, lo zucchero e la cannella. Aggiungi l’uovo, il latte e lo yogurt. Mescola e unisci la mela grattuggiata e la scorza di limone. Lascia riposare per venti minuti. Prendi una padella , fai sciogliere un pezzetto di burro e versa un cucchiaio di composto. Appena comincia a rapprendersi e fare bollicine gira dall’altra parte e porta a cottura. Servi caldi con sciroppo d’acero. Puoi anche cuocere in forno: basta versare il composto in una terrina ricoperta da carta da forno e cuocere a 170° per circa venti minuti.