4 anni, che meraviglia!

E’ una giornata che sa d’autunno, frizzante e multicolor. Ma con un cielo e una luce che non hanno dimenticato l’estate. Una vera meraviglia. Un po’ come ciò che sento guardando mia figlia. Meraviglia, intensa e inaspettata. Perché quando gli anni cominci a contarli e ci vuole quasi una mano, è impossibile sfuggire alla meraviglia. Almeno per me. I ricordi, proprio i ricordi, sono fili teneri, morbidi, e c’è la sensazione di vedere Alice e vedere me, e scoprirci tanto simili. E le diversità, le sue, sono un concentrato di quello che è la sua natura ma anche di quello che stiamo costruendo insieme.
Ci pensavo, mentre ieri mescolavo a mano (sì a mano per una mezz’ora e più) l’impasto della torta che allude al Paradiso, e osservavo più tardi sulla mano i mirtilli, quattro, finiti sulla Tenerina. 

Non credo ci sia un momento della vita in cui da figli ci si trasforma irrevocabilmente in genitori. Ci ho riflettuto in questi giorni, mentre leggevo un romanzo di Iréne Némirosky (per la cronaca "Due").
Sono convinta invece che ricordare quello che abbiamo sentito, provato e vissuto come figli, come bambini, sia il segreto per capire i nostri di figli. E, inutile dire, conservare l’incanto. 

Ci sono stati momenti, e ci sono momenti in cui, complice la mia irrequietezza, cerco di sfuggire ad Alice. Credo che anche questo sia normale, per non dimenticare che siamo altro rispetto ai nostri figli. E so che, dopotutto, è una maniera per tornare ed essere con lei al meglio di quanto posso dare. 

Ieri sera ho fatto tardi. Mi sono ostinata a preparare all’ultimo momento la torta per la merenda all’asilo, e beh, doveva essere semplice ma speciale. Presa dall’entusiasmo (ho già detto che adoro il compleanno di chi amo?) ho deciso che non ci si può alzare il giorno dei propri quattro anni e non spegnere una prima candelina a colazione. Detto e (quasi) fatto. Seconda mini torta con divagazione formato Aliciotta. 

Stamattina ho fotografato veloce la giornata che si alzava e la tortina prima dell’arrivo della pupa. E ho pensato che era una vera meraviglia, proprio come lei.

 

La torta? Paradiso, la ricetta l’ho presa qui,  pari, pari per la torta seria, seria da portare all’asilo, e introducendo giusto una piccola variazione per la minitorta da colazione "esprimi il desiderio" ( e altrimenti senza desideri che compleanno è?). Ho frullato mirtilli rossi essiccati e li ho aggiunti all’impasto alla fine. Il risultato? Una meraviglia:-).

A proposito, fa capolino anche il primo regalo di oggi: una tazza gattosa e tisaniera, considerato che la pupa preferisce il rooibos al latte.

Mentre la torta Paradiso si è giusto arricchita di caramelline colorate di zucchero (ma dall’interno inaspettatamente morbido), scovate domenica.

E il desiderio? Non so se i bambini in generale non hanno desideri, al contrario di tutti i vorrei di noi adulti. Forse sono semplicemente felici di ciò che vivono, ora e adesso, senza i domani. Fatto sta che la mia, oltre a non rispettare la regola del silenzio ha trasformato il desiderio in una dichiarazione d’amore per la mamma…

E infine la torta per la cena di stasera, solo noi tre (in attesa delle festicciola di domenica con gli amici, beh vi racconterò, promesso). 

Ho trovato una prima versione in un libro (seconda cronaca, "Dolci e fiori" di Néderlants e Angela Odone) che mi ha regalato una cara amica e sono rimasta conquistata dall’unione morbida e cioccolatosa coi mirtilli. Ho pensato che era perfetta per l’Alice di oggi. 

Ho quindi studiato in rete e ho scoperto che altro non era che la torta Tenerina. Sapete, no, che i nomi hanno su di me una presa tutta loro, e Tenerina si scioglie già in bocca come una caramella morbida. Un po’ come il pensiero di Alice quando siamo lontane, un po’ come Alice quando dorme e la guardi, un po’ come questa giornata o il ricordo di Miralda bambina.

La preparazione della Tenerina è semplice, semplice, badate solo a diminuire o aumentare i tempi di cottura a seconda della vostra teglia e forno per assicurarvi un esterno croccantino e un interno ancora morbido.
La sottoscritta (ovvio, no?) ha voluto apportare un paio di modifiche, diminuendo zucchero e burro, e introducendo farina di riso e farina di mandorle, per dare ancora più morbidezza e una nota delicata in più.

Il risultato finale è stato simile nella forma a un fiore, dai petali poco definiti con i punti di viola ricoperti di zucchero, perfetta per dire, sentire e raccontare "Buon compleanno, Alice!". 

 

La ricetta.

Ingredienti (per 4)
120 g di cioccolato fondente
80 g di burro
2 uova
70 g di zucchero 
1 cucchiaio di farina di riso e 1 cucchiaio di farina di mandorle
1 confezione di mirtilli

Procedimento
Fondete a bagnomaria il cioccolato a pezzi e il burro, mescolando. Montare i tuorli con lo zucchero, quindi unire cioccolato e burro fusi (lasciati raffreddare per un paio di minuti). Incorporate i due cucchiai di farine, amalgamate quindi delicatamente i due albumi montati a neve.
Ungete una teglia (o ricoprite con carta da forno) e passate in forno.

Io ho poi infornato a 175° per 20-25 minuti circa. 
Quando la torta è raffreddata, decorate con mirtilli passati per qualche minuto in freezer e rotolati quindi in zucchero bianco.


 

 

I finanzieri e la mademoiselle

La richiesta è stata immediata. Assaggiato, riassaggiato, preteso lo scambio, e quando ne restava poco meno della metà: "Mamma, lo rifacciamo a casa?". 

Individuiamo i protagonisti dell’amore a prima vista. I finanzieri e la mademoiselle (sì, beh la pupa, qualche settimana in terra francese:-)).

Lo so, la forma dei finanzieri (la nostra, ma anche quella assaggiata oltralpe) non è ortodossa. Pare più un muffin, cresciuto pochino. Però non avendo né gli stampi da financiers (che li fanno assomigliare a piccoli lingotti) nè il tempo, in questi giorni di procurarmeli, e soprattutto avendoli mangiati simili ai nostri, ecco li ho preparati così. E giusto perché oggi è il primo giorno d’autunno (quest’anno non sbaglio:-)) io li ho profumati all’uva fragola.

La passione di Alice è nata a Rouen, alla fine del nostro viaggio fra Normandia e Bretagna un mesetto fa (cavolo, di già, e io non ho ancora scaricato foto, etc…). Passeggiando siamo incappati in una piccola pasticceria/sala da tè che era uno spettacolo. Lui ci ha aspettato fuori (pensate, avevamo finito di fare colazione da meno di mezz’ora:-)).

Bene, io e lei non abbiamo resistito. Entrate la pupa ha scelto un brownie, identificandolo come qualcosa che aveva già assaggiato con molto piacere, io per un financier dalla forma tonda e non rettangolare come prevederebbe la tradizione. 

Bene, era fantastico: aromatizzato al tè verde con mirtilli. Ingenuamente ho fatto assaggiare alla pupa, bene ha preteso lo scambio. E mi sono ritrovata con un brownie al posto di un finanziere.

Lo scorso venerdì li ho infornati a casa, ovviamente conservando la base ma modificando il resto.

E l’innamoramento è stato lo stesso, considerato che all’uscita dell’asilo Alice è stata in grado di mangiarne due e un pezzo (sì, io quasi non ci credevo:-)).

Sarà che questi dolcetti, pare nati nel distretto economico e finanziario di Parigi, sono proprio perfetti per l’ora del tè, sarà il profumo di uva fragola, ma di sicuro entrano fra i lil’loves dell’Aliciotta.

Del perché sia dovuta passare una settimana dal cucinamento al passaggio al Cucchiaino, e del per come presento memorie gastronomiche da viaggio senza mostrare foto on the road, beh ve lo racconto la prossima volta. Giurin giuretta che lo faccio:-).

piesse: intanto buon inizio autunno! io oggi sono totalmente immersa in questa luce tiepida di fine settembre.

 

La ricetta.

Ingredienti

3 albumi

60 g di farina di mandorle

40 g di farina 00

60 g di zucchero a velo

70 g di burro

una ventina di acini di uva fragola

 

Procedimento

Mescolate lo zucchero con le due farine, sbattete gli albumi a forchetta, non dovete montarli troppo, uniteli al resto e mescolate. Ora preparate il burro noisette. 

Fatelo sciogliere sul fuoco dolce, portate a ebollizione, si formerà in superficie una patina biancastra, che caramellizza depositandosi sul fondo. In questo modo otterrete il burro noisette, nocciola che darà ai vostri financiers un aroma particolare. Mi raccomando il burro non deve bruciare o fumare!

Ora passatelo al setaccio, e unitelo al composto lavorandolo fino a quando ben spumoso. Lasciate riposare in frigo per un paio d’ore. Riprendete l’impasto, riempite i vostri stampini (io ho usato dei pirottini di carta che ho appoggiato in uno stampo da muffin), decorate con l’acino di uva fragola e cuocete in forno caldo a 175° per 15 minuti circa. Una volta pronti spolverate con pioggia di zucchero a velo.

 

 

Frutta da spalmare, omogenizzare e intingolare

Sono settimane in cui la cucina è ridotta all’essenziale, se non fosse per rare escursioni, giusto per lavoro e non dimenticare l’a,b,c.  Certo è che, con Alice a casa, ci concediamo colazioni lunghissime. E uno degli ultimi esperimenti, tanto geniale quanto di una semplicità stupidissima è quello per lo smaltimento della frutta. Che compro, in questa stagione, in quantità alle quali ci è poi difficile stare dietro. E allora via con l’omogenizzazione spalmabile o quasi.

Nel senso che ho unito quanto facevo nei primi mesi di svezzamento della pupa a una sorta di marmellata di rapida cottura. 

Avete mai provato a preparare l’omogenizzato alla frutta homemade? Io lo facevo cuocendo la frutta, con giusto un cucchiaio di succo di mela 100% per addolcire, frullando (sì usavo il solito Mr Aid, ma se siete in possesso di un’omogenizzatore ancora meglio perché dovrebbe evitare la formazione di aria e quindi le possibile coliche, anche se al settimo mese ormai dovrebbero essere un ricordo) e, se fatti in grosse quantità, riempiendo vasetti che congelavo o facevo bollire sottovuoto (mi raccomando chiusura superermetica!). 

L’idea della frutta cotta, frullata e spalmata di questi giorni è la stessa. Cambia un pochino il contenuto: in cottura ci aggiungo zucchero o miele agli agrumi, in qualche caso aromatizzo con vaniglia o cannella, e lascio cuocere un po’ di più rispetto all’omogenizzato, in maniera da far addensare. 

Nel caso delle prugne, visto che ne avevamo in quantità (ossia troppe:-)), con Alice abbiamo riempito pure un vasetto per l’intera settimana. In questo caso ho sterilizzato in acqua bollente e pentola alta il vasetto, più per precauzione considerato che la nostra mousse marmellatosa è durata qualche giorno ed è stata conservata in frigo. 

Infine lo spiedino. Bene, abbiamo pensato alla merenda e per farla diversa dal solito, la frutta l’abbiamo infilata su stecco e intingolata nel succo di mela che abbiamo comprato qualche settimana fa in Alto Adige. 

La ricetta? Uhm, ormai già detta, considerato che è fatta di nulla o poco più. Pulite la frutta che più vi aggrada, tagliate a pezzi e cuocete lentamente (con zucchero o miele dopo l’anno) a pentola coperta. La frutta si sfalderà e diventerà polpa, lasciate addensare. Quindi frullate ed eventualmente passate al setaccio se dovete eliminare semi o altro (ad esempio se avete utilizzato lamponi o uva…).  Quindi iniziate a spalmare. Semplice, no? 
 
 

 

Scacchi gelati sullo stecco (l’estate infinita)

Oggi ho riaperto la cucina, giusto per richiuderla o quasi. Troppo caldo. Però, considerata la lunga pausa vacanziera e l’inizio delle merende a casetta della pupa, ho deciso che si poteva fare una piccola eccezione, rigorosamente a fuochi spenti. Dopotutto c’erano degli fantastici stampi (con stecco di legno da "c’era una volta") da sperimentare e un cestino di lamponi, conquistato ieri in montagna (prometto racconto a breve:-)), da utilizzare in fretta, in fretta. Detto fatto, per la felicità di Alice.

Il giorno è stato di fatica. Persone a cui rispondere (uhm, ammetto di aver staccato la spina o quasi in queste due settimane, presa da altri pensieri), telefonate di lavoro (sì, c’è ancora chi non molla a metà luglio) e la pupa, lei sì, in vacanza. Un’oretta fa la merenda, con tanto di foto che documenta-v-a-n-o, ma proprio "-a-v-a-n-o", perché tra carica  e scarica foto devo aver fatto qualche pasticcio e beh cancellato foto di un weekend di metà giugno (sigh) e quelle della pupa "azzanna stecco", ora sto facendo gli scongiuri sull’affidabilità della timemachine) … comunque, almeno il gelato quello lo vedete:-).

Le settimane si sono consumate in gran fretta, con la pupa che ha fatto prodigi in acqua (prime prove di nuoto senza braccioli, wow!) e sui sentieri (ma quanto l’abbiamo fatta camminare!). Al momento in attesa di fine agosto per il secondo round vacanze (forse:-)), ho vinto due promesse. 

La prima di rifare il gelato a scacchi sullo stecco (ma al lampone, mamma!) e la seconda di procurarci un bel quadernetto per segnalare le note della nostra estate, nel senso che Alice detta e io scrivo o quasi:-).

In questi giorni sono rapita dalla sua consapevolezza di estate infinita o quasi, è un tempo che mi manca, che annuso attraverso lei e beh mi pare quasi di riuscire a riafferrarlo.

Basta divagare che qui devo sopravvivere alla giornata (ed è pure lunedì!!!). 

Ecco la ricetta dello stecco, nel caso vogliate un pausa dolce, dolce e fresca fresca, proprio uguale alla nostra.

Mesi? Dai due anni o poco meno.



Ingredienti (per 4 stecchi)

1 vasetto di yogurt naturale (circa 200 gr)

200 ml di panna fresca

250 gr di lamponi

biscotto ai cereali o savoiardo

70 gr di zucchero a velo

 

Procedimento

Lavate i lamponi e preparate con buona parte una coulisse, mettendoli in un pentolino con un cucchiaio di zucchero e mescolando a fuoco lento, fio a quando diventano polpa.

Montate la panna ben fredda con lo zucchero  a velo, quindi unite lentamente lo yogurt, mescolando con un cucchiaio dolcemente. Ora formate i vostri gelati a seconda delle vostra creatività. In alcuni casi usate la coulisse come base sul fondo e quindi aggiungete la crema di yogurt e i biscotti sbriciolati, in altri casi mescolate tutto, inserendo nel mezzo un biscotti intero, in altri inserite variegando coulisse e crema qualche lampone lasciato intero.

 

 

Due anni e non sentirli (Bianco budino&rosso lampone)

C’è il compleanno di Alice, quello di Mr B., il mio, e quello del blog. Almeno per me. E’ strano perché se il primo anno c’è stato lo stupore di ritrovarsi con un angolo tutto nostro, e a guardarlo e a scriverne mi pareva ancora inaspettato, dopo due anni è diventato un compagno, una di quelle abitudini delle quali è difficile fare a meno. Un diario, ma più di un diario, visto che ci sono io, c’è Alice, c’è Il Cucchiaino ma ci siete anche voi. Ed è diventato uno spazio dove qualche sogno si è pure avverato, uno spazio che sento mio, nostro, perché ci somiglia, un po’ come questa montagnetta di bianco candido al rosso lampone. L’idea? Di Alice, mia la variazione.

I mesi, i giorni si sono raggomitolati veloci, con fatica ormai riesco a districare ogni filo fra i ricordi, i momenti raccontati. E oggi a dire due, mi viene quasi un "oho!", come quello dei bambini quando il palloncino vola in alto e loro lì increduli di fronte alla meraviglia. 

Beh, Il Cucchiaino è volato, non so quanto in alto andrà, al momento mi pare più interessante il pallone lanciato in aria e sospeso rispetto al cielo:-).
Certo c’è il libro, che al momento è quasi bello che finito, ma aspetta prefazione e stampa (ecco spiegato perché la primavera è passata e sono ancora in attesa di avere tra le mani la nostra prima copia:-)). Soprattutto però c’è quello che ho imparato e ho guardato come fosse la prima volta e oggi so, che senza Il Cucchiaino, non sarei esattamente ciò che sono, anche come mamma.

E’ un po’ come la storia di questa ricetta nata grazie alla pupa: "Facciamo un budino bianco?".

Sapete no che non apprezziamo granché le divagazioni di cioccolato non fondente e quindi, no, qui di cioccolato non c’è ombra. 

Crearne uno al latte semplice semplice, anche no. Ho pensato alla mandorla liquida, ad un’aggiunta di latte di riso e al rosso (per il quale nell’ultimo periodo ho una vera adorazione). Bianco mandorla e rosso lampone in un annegamento dolce e leggero.
In questo momento credo la quintessenza della perfezione, per la sottoscritta. 

E ho pensato che fosse di conseguenza l’unica ricetta possibile per le due candeline del Cucchiaino: c’era Alice, c’ero io, c’era il modo in cui questo blog è nato e vive.

C’è stata la felicità di lei nel ritrovare, di ritorno dall’asilo, quello che aveva ispirato. E alla fine la cucina, al di là di ricette, procedimenti e tecnica, rimane un atto d’amore. Per gli altri, più ancora che per se stessi.

 

La ricetta? Di un’assoluta semplicità. Per 4 budini circa, mescolate a frusta un cucchiaio abbondante di amido di mais (ed eventualmente un cucchiaino scarso di agar agar), due cucchiai di zucchero bianco, e a poco a poco a filo, sempre mescolando 400 ml di latte di mandorla e 200 ml di latte di riso. Mettete sul fuoco e portate a fuoco lento ad ebollizione, unendo un pizzico di vaniglia in polvere. Fate raffreddare per qualche minuto, quindi riempite degli stampini, che avete passato internamente con un goccio di acqua. Ponete nel mezzo di ogni budino un lampone. Passate in frigo per almeno due ore, quindi servite, sgusciando dagli stampini, decorando con una manciata di lamponi.

 

Rosso ciliegia. Le clafoutis aux cerises che sa di frangipane

C’era una volta una bambina che amava guardare dalla finestra, soprattutto in primavera quando il grosso ciliegio si riempiva di fiori bianchi che si trasformavano in un attimo in frutti rossi. Nella cesta, durante la raccolta, cercava i frutti gemelli, quelli capaci di rimanere attaccati allo stesso picciolo. E una volta trovati, venivano appoggiati alle orecchie solo per farli traballare. Per anni

aveva dimenticato la danza dei frutti rossi fino a quando arrivò un’altra bambina, appassionata di rossi e noccioli. E il gioco ricominciò.

Alzi la mano chi non ha mai giocato con le ciliegie. Sarà per quell’albero che avevano i miei quando ero piccola ho sempre amato quei fiori bianchi e poi i frutti più come "adornaorecchio" che come golosità estiva.
Anzi, a dirvela tutta non sono mai stata appassionata di ciliegie. A differenza di fragole, lamponi, mirtilli e anguria. Una delle ragione, e qui riderete, è che mia madre mi ha instaurato una accesa diffidenza nel mangiarne a piene mani se non dopo l’apertura a metà, e ancora oggi le guardo un pochetto in ansia. E mangiare le ciliegie aprendole proprio non ci sta:-).

Quest’anno però la passione per tutto ciò che è rosso ha contagiato anche le ciliegie. Ecco, non capisco ma sto facendo collezione di rosso: dalle scarpe al vestito estivo alle fragole alle, beh, ciliegie. E stamattina ci ho pure pasticciato con gli effetti fotografici dell’i-Pad e, non pensavo mai di dirlo, ma da un certo punto di vista è talmente immediato da farti dimenticare diaframma, obiettivo e Canon:-). Tempo per il tutto? 1 minuto.


Tornando alla "red passion" Alice segue, che ancor di più dell’anno passato e di quello ancora precedente, pare essere impazzita per tutto ciò che è frutta. Impazzita significa proprio impazzita, basti pensare che il bento box (e qui dovrei aprire un capitolo, ma ci farò prima o poi un post) pomeridiano vanta due livelli riempiti da quantità considerevoli di frutti di stagione. Gli altri guardano e tu dici: "Uhm, sì, beh, ama la frutta…".
Ecco, la stagione. Quest’anno ha inteso stagione e mi domanda, quando arrivano le fragole, quando il melone e quando l’anguria.

Domenica, invitate da Mr B. al mare (lui in realtà era lì per lavoro:-)), sulla via di casa ho comprato le ciliegie. Non erano nostrane, che eravamo in Toscana e le ciliegie erano di Vignola, però divine:-).

Era una vita, che sulla mia lista di "quello che voglio assolutamente fare" c’era la parola "clafoutis", uno di quei dolci francesi che si fanno veramente in dieci minuti, dieci. Poi siccome è anche da tempo che mi saltella nella mente il frangipane (pronunciate lentamente la parola e ditemi se non ne siete anche voi già appassionati), ma dopotutto il clafoutis vantava la precedenza, ho deciso la mia piccola modifica. 

Le ciliegie sono state passate in padella con un concentrato speciale di vaniglia: arriva dall’isola di Saint. Marteen, un regalo di un’amica da un luogo dove con Mr B. abbiamo trascorso l’ultima vacanza senza la pupa.

E il latte tradizionale della ricetta è stato sostituito da latte di mandorla, giusto un ricordo del frangipane vero.

Dato poi che le ciliegie erano veramente tante, ho recuperato del succo di sambuco, acquistato in Alto Adige ormai un anno fa, e allungandolo con poca acqua ho riempito il porta cubetti di ghiaccio, mettendoci poi al centro una ciliegia. Diciamo ciliegia sotto zero o quasi. Alice si è divertita a ciucciarle mentre scivolavano tra le sue dita. Secondo me, un’ottima idea da tuffare nei prossimi aperitivi, che ne dite?

 

Infine la ricetta del clafoutis, che naturalmente potete interpretare con la frutta che preferite (ma anche la verdura, in versione salata, e qui prometto esperimento), anche se la ricetta superclassica è proprio quella con le ciliegie. Tra l’altro un modo per proporre ai più piccoli la frutta in versione dolce (potete eventualmente provare anche con albicocche e mele per i pupi dai 12 mesi, cercando di limitare il più possibile lo zucchero).

Et voilà, Madames et Monsieurs le clafoutis aux cerises!

 

Ingredienti

Una ventina di ciliegie

2 uova

60 gr di zucchero di canna (io ne ho messo meno rispetto alla ricetta classica)

1/2 tazza di latte di mandorla (divagazione della sottoscritta)

50 gr di farina

vaniglia

granella di mandorle
scorzetta di limone  (idem, divagazione)
burro per la pirofila (o carta da forno)

 

Procedimento

Lavate le ciliegie (potete aprirle e togliere il nocciolo, soprattutto se il bambino è piccolo, io le ho volute lasciare intere come nella ricetta tradizionale), passatele in padella un minuto con un cucchiaio di zucchero e un cucchiaino di vaniglia liquida. Sbattete le uova lungamente con lo zucchero (devono venirvi ben montate, che è una torta non una frittata al forno:-)), aggiungete il latte di mandorla, la farina e la scorzetta di limone. 

Disponete le ciliegie in piccole tegliette monodose o in una pirofila imburrata, riempite quindi con il composto. Spolverate con mandorle a granella e quindi infornate per 30 minuti circa a 180°.