da miralda | 10 Ago 2010 | 18-24 mesi, Dal Mondo, Estate, Il Cucchiaino di Mamma e Papà

Una delle cose che amo dell’isola sono quei traghetti che vanno e vengono.
Per lo più non si incotrano. Ma a volte sì. E quando succede hai da una parte quelli che vanno e dall’altra quelli che arrivano. E quando tu stesso sei andato e venuto un po’ di volte, ma non così tante, immagini cosa sente chi va e cosa chi viene. E’ un incontro, dura giusto qualche attimo ma personalmente mi affascina. Proprio come le mani della pupa tra quelle della nonna ma soprattutto di mia madre. E’ stata una manciata di giorni strana, con la sottoscritta armata di mille propositi di lavorare e la mente oltremodo distratta: troppo mare, troppo vento, troppi progetti da rincorrere senza risposta, Mr B. a lavorare per davvero e una lunga estate che mi pare iniziata per lo più nella forma. Per questo ho apprezzato la tortilla, quella fatta di pochi ingredienti, assemblata velocemente e che mia madre ha decretato bassa, bassa portandomi a casa una confezione da quattro, dico quattro uova.
Per il resto oltre ai traghetti che si incrociano, ho apprezzato il mare da lontano, le chiacchiere dei pescatori di mattina e l’abbandono di reti e barche nella luce rossastra del tramonto. E poi i palazzi, che a vederli la prima volta ti paiono brutti e poi ci passi e ripassi e apprezzi quell’aria di inizio secolo (lo scorso, naturalmente) con le scritte dei negozi anacronistiche.
E’ stato un po’ come se questi pochi giorni si concentrassero tutti in queste sensazioni, incontri e anni che non ci sono più.
Ci si sono messe persino le pagine del Corsaro Nero e Bettina, ritrovati con la pupa fra gli scaffali della biblioteca, a spedirmi indietro e indietro (bè agli anni di mia madre, mica i miei, intendiamoci).
Personalmente ho ritrovato un cult della mia infanzia (televisivo), a dondolarsi in punta d’acqua, più pesce che tigre (ai tempi, avrò avuto cinque o sei anni, adoravo la sigla di Sandokan e ci ho preso gusto a ricantarla con la pupa).
Dimenticavo la tortilla. La lista della spesa, come detto, deve essere stata di quelle non proprio precise, tanto che mia madre (poco amante della cucina) se ne è tornata con poche patate, poche uova e una manciata di fagiolini. Il divertente è che quando sul Mac le ho mostrato una foto di tortilla, ha esclamato: “Ma è una torta, alta, alta, tu mi avevi fatto intendere una sorta di frittata”. Va bè, diciamo che l’abc della cucina spagnola non è il suo forte.
In compenso l’aliciotta (che un futuro in cucina ce l’ha:-))) ha diretto, mamma&mamma hanno sbattutto e io ho leggermente cambiato i canoni di una delle mie tapas preferite.
Questa tortilla è una delle cose che ultimamente ho mangiato con più nostalgia…
Tenete conto che io ho cotto al vapore patate e fagiolini per non esagerare con l’effetto fritto della ricetta originale (vedi presenza pupi), successivamente ho giusto rosolato cipollotto e patate a cubetti (non se ne può fare del tutto a meno, no?) e ho lasciato ai fagiolini il compito di sgenare le fette (visto che assomigliava più ad una frittata che ad una tortilla da tagliare a cubotti).
La tortilla è formato 18-24 mesi, se non rosolate e limitate all’essenziale la cipolla potete pure abbassare a 12-18. Ricordate che se volete una tortilla alta, alta dovete caricare di patate e uova.
piesse: of course, il servizio (piatti, tovaglietta e bicchierini) è stato gentilmente messo a disposizione dalla nonna dell’aliciotta (mi scuso per aver rotto, causa vento e piatto posato sul cornicione del terrazzo, un pezzo:-))

Ingredienti (per tre, pensandola alta!)
6 uova
3 patate medie
una manciata di fagiolini boby
cipollotto
olio d’oliva
(timo)
poco sale
Procedimento
Io ho cotto al vapore (giusto 7-8 minuti) le patate pelate e tagliate a cubotti e i fagiolini. Quindi ho affettato il cipollotto e l’ho rosolato con le patate in olio d’oliva (circa un paio di cucchiai) in una padella antiaderente. Abbiamo sbattuto le uova con un pizzico di sale e del timo fresco e le ho aggiunte in padella. Ho aggiunto i fagiolini in maniera da segnalare le future fette. Eventualmente potete passare anche la tortilla in forno nel momento in cui aggiungete le uova e cuocerla a 175° per 15 minuti.
da miralda | 03 Ago 2010 | 18-24 mesi, Dal Mondo, Estate, Il Cucchiaino di Mamma e Papà, L'ora della merenda

Oggi è una di quelle giornate che passerei a divagare, ossia? Bè pensare a tutto e niente, fare tutto e niente, buttare all’aria, in alto, mille progetti e poi passare da una nuvola all’altra. Complice è l’amaca, quella che ho trovato sull’isola ad aspettarmi, strisce bianche, blu e azzurre che la pupa soavemente apostrofa come la “umaca”. Il gioco del dondolio ha occupato una buona mezz’ora e l’aliciotta ormai dorme come fosse in Messico o giù di lì:-). Chissà perché il dondolio mi ha rimandato un po’ all’arrotolamento di un paio di settimane fa, quando in vena i “pasticciamenti” mi sono data al fru,fru, frushi.
Anche qui una divagazione, molto, molto lontana parente della cucina giapponese, considerando che assomiglia, poco, poco, al sushi e che pure quest’ultimo è poi giusto una virgola del capitolo “come si cucina nel Sol Levante” (a questo proposito leggetevi qualche appunto sparso del Cavoletto:-)).
L’idea mi è venuta perché faceva molto, molto caldooo (che qualche blogger appassionato di food si è dimenticato di ricordarlo?:-) e volevo fare un dolce ridotto all’essenziale. Ossia frutta, ancora frutta e giusto il tempo di bollire il riso.
E qui apro parentesi: ho letto che ci vogliono mesi per imparare a cucinare in maniera perfetta solo il riso che va nel sushi, personalmente ci credo e ammetto che avrei bisogno di ripetizioni (della serie nodo al fazzoletto e in autunno mi ci iscrivo a un corso serio di cucina giapponese, ma autentica). Oppure di un ricecooking japp (e su questo prego quell’amico di Mr B. che se ne sta a Tokio di portarne uno in dono alla sottoscritta o di invitarci a comprarlo sul posto:-)).
La faccenda si è complicata perché non ho quei simpatici tappettini “fai sushi facile” e mi sono trovata ad arrotolare munita di tovaglietta di pupi rigida e pellicola.
I primi erano parecchio brutti a vedersi, poi rotola e arrotola gli ultimi erano quantomeno presentabili per i posteri (e ammetto no ho resistito allo stereotipo del piatto black e della bacchetta).
Risultato? A voi l’ardua sentenza:-).
Che cosa ho amato del frushi? Allora la prima volta che l’ho sentito nominare mi ha giusto colpito il nome (da storpiare e ristorpiare:-)) ma mi è sembrata l’ennesima moda a stelle e strisce da bar sulla spiaggia.
In realtà è divertente da mangiare (almeno se ci fate due o tre intingoli in cui affondare il rotolino) e poi una genialata per i pupi. Vi dà l’occasione di cambiare, assemblare riso (cotto dolcemente come fosse un risolatte) e tanta, tantissima frutta. E alla mano del pupo di tuffare rituffare e sgranellare chicco a chicco.
piesse: io ho cotto il riso con vaniglia, acqua, un paio di cucchiai di latte (di riso) e giusto un cucchiaino di sambuco. Naturally potete variare, ad esempio con latte di cocco o mandorla.
Ingredienti (per una quindicina di rotolini)
250 gr di riso per sushi
vaniglia (ho usato quella in polvere)
due cucchiai di latte di riso
un goccio di sambuco
mirtilli
lamponi
fragole
strisce di melone e pesca gialla
yogurt naturale
30 gr di zucchero di canna
succo di limone
sciroppo d’acero
Procedimento
Sciacquare e cuocere portando a bollore il riso in acqua, zucchero, latte di riso, un cucchiaino scarso di vaniglia in polvere e un goccio di sambuco. Il liquido si dovrà consumare (fate attenzione però a non far attaccare il tutto!). A questo punto fate raffreddare. Nel frattempo preparate una coulisse: schiacciate buona parte dei lamponi e metteteli in un pentolino con un cucchiaino di zucchero e succo di limone. Riscaldate per qualche minuto poi passate la salsina al colino e mettete in una ciotolina. In un’altra ciotola riempite invece con lo yogurt, scorza grattuggiata di limone e un cucchiaino di sciroppo d’acero. Ora il riso. Stendetelo su una tovaglietta da sushi o una improvvisata (come ho fatto io) con della pellicola. Bagnate le mani con acqua fredda (così non si attacca il riso). All’interno dello strato di riso posizionate mirtilli, fettine di fragola o pesca (volendo potete stendere anche parte della salsina di lamponi). Ora arrotolate e tagliate i rotolini. Potete rivestirli all’esterno con melone giallo tagliato sottile, sottile. Lasciate riposare un’oretta in frigo e poi servite con le salsine. Consiglio: evitate le bacchette per i pupi, meglio la mano libera:-).
da miralda | 04 Giu 2010 | 24-36 mesi, Dal Mondo, Estate, Il Cucchiaino di Mamma e Papà, L'ora della merenda
Se fossi ancora a Londra (ma non lo sono, ahimè!) oggi potrei spostarmi verso Eton, vestita un po’ "posh", cappellino improponibile compreso e assistere alla partita annuale di cricket del 4 giugno. Un cane, labrador, potrebbe decidere senza troppo chiedere di sedersi sul mio cestino da pic-nic e mandare in frantumi frutti di bosco e magari quelli meringhe alla francese acquistate da Ottolenghi. In mia salvezza potrebbe arrivare la dea della cucina, alias Nigella, con una dose di 1 litro almeno di panna, a fare un gran casino. Della serie una di quelle sue ricette "si fanno in cinque minuti, non ti domandare quante corse ti costeranno poi".
L’Eton Mess è uno di quei dolci british, che più british non si può: panna, tanta, frutta (di solito fragole) e meringhe (non credo homemade).
Il perché il nome inglese alluda ad un casino qualcuno lo spiega col cane. Sì, il cane che in occasione della partita di cricket del 4 giugno fra il collage di Eton e quello di Winchester avrebbe deciso di sedersi sul pranzo di qualcuno, facendo per l’appunto un gran casino.
Altri dicono che sia dovuto solo all’ingegno degli studenti etoniani, che avrebbero mescolato le meringhe rotte mandate da casa con tutto il resto per farne un dolce veloce, veloce.
Della serie pure a Eton non si butta niente.

Personalmente mai mangiato durante il periodo londinese (e qualcuno dirà meno male:-)), la curiosità è tutta nata da Nigella e dalla sua performance con l’eton mess. Vista, piaciuta e non imitata, come spesso mi capita con lei.
Ho preferito alleggerire, sostituire e comporre homemade (le meringhe).
Munita di sac à poche è stata questione di un attimo e qualche arrembaggio della pupa. Le meringhette, piccole, piccole, alla francese, poi si son fatte da sole, mentre montavo la panna e mescolavo con poco zucchero e una buona dose di yogurt.

Così è nato il casino del Cucchiaino. Voi che ne dite?
Goduria, è una gran goduria, per la sottoscritta e pupa. So let’s have fun:-)
Il Formato? 24 mesi per via dei frutti rossi e del quantitativo di panna, ma alla fine basta mutare frutta (banana ad esempio o pesca), insistere con yogurt e meno panna e potete servire anche a bebè tra i 12-18 mesi.
piesse: questa ricetta entra di gran onore nella nuova serie "have fun", voi avete altre ricette da suggerire?

Ingredienti (per tre)
1 albume (per 10-15 meringhette)
80 gr di zucchero a velo
fragole e mirtilli
250 ml di panna fresca
1 barattolo di yogurt naturale
1 cucchiaio di zucchero a velo
Procedimento
Montate l’albume (temperatura ambiente) a neve aggiungendo poco a poco lo zucchero e velo. Prendete la sac à poche o semplicemente un cucchiaio e formate delle meringhette piccole su della carta da forno. Infornate a 60-70° per un paio d’ore (potete anche lasciare il forno leggermente socchiuso), tenete conto che le meringhe devo semplicemente asciugare.
Lavate la frutta, tagliate a pezzi le fragole, bagnate con succo d’arancia (ma anche no). Montate la panna bella fredda. Aggiungete dolcemente lo yogurt con un cucchiaino di zucchero a velo. Formate delle coppe con crema, frutta a pezzetti e meringhe sbriciolate. Tuffate cucchiaino o dito, fantastico!
da miralda | 27 Mar 2010 | Dal Mondo

Il terremoto, quello d’Abruzzo, l’ho vissuto molto lontano da casa, dall’Europa e dai giornali. Una notizia grande, terribile, spiegata in francese. Il pensiero, mi ricordo, è subito volato al mio paese dove spesso le catastrofi naturali si trasformano in tragedie di anni e anni, senza soluzione. Tornata in Italia la grande onda di emozioni era passata, almeno quella dettata dai giornali e dalle tv. Ho cercato di recuperare le immagini e le parole perché dopo aver vissuto in maniera molto forte altri eventi per ragioni anche di lavoro (lo tsunami, ad esempio) mi pareva strano sentirmi ora quasi estranea. Ho letto, ascoltato e cercato di capire nel corso dei mesi se effettivamente qualcosa rispetto al passato era cambiato.
E ancora una volta credo sia stato l’orgoglio della gente, la volontà di rinascere e ricostruire a fare la differenza.
Per tutte queste ragioni sparse fra le righe accolgo con piacere l’invito delle 99 Colombe (grazie Nina, a proposito il disegno è suo e non di Miss Cia). L’iniziativa, nata qualche settimana fa grazie a due blogger (Artemisia e Lydia), ha l’obiettivo di aiutare un’azienda abruzzese, Le Sorelle Nurzia , in serie difficoltà dopo il terremoto dello scorso anno a farsi conoscere, far conoscere i propri prodotti (che buoni i loro torroni!) per riavviare la produzione.
Che dire? Io arrivo come mio solito un po’ in ritardo, ma il lavoro di tanti blogger ha fatto sì che all’azienda arrivassero molti ordini per Pasqua, tanto che sono anche state riassunte delle operaie.
Se volete saperne di più, fare ordini andate sul loro sito o sul blog creato per promuovere l’iniziativa: http://99colombe.blogspot.com
piesse: naturalmente anche Il Cucchiaino posterà la sua ricetta, ad un anno dal terremoto, il 6 aprile con uno dei prodotti Sorelle Nurzia.
da miralda | 05 Mar 2010 | Dal Mondo, Li'l spoon in London
Da noi si parla di cucinare per i bambini, di cucinare con i bambini, poco o nulla di pupi ai fornelli (bè si fa per dire). Vi pare impresa impossibile? Idea balzana? Oltremanica è kidscooking mania, nel senso che non c’è asilo, scuola e a volte pure supermercato, ristorante o vip (e figlio di vip) che non ci abbia fatto il suo bel pensierino.
E’ naturale che pure l’Aliciotta avesse il suo momento. Di tutta la faccenda ho apprezzato diverse cose, ma di sicuro la corda, lo scambio di opinioni fra pupi e chef e la degustazione di focaccine bè rimangono da ricordo.
A Primi Passi (il nido londinese di Alice fino a settimana scorsa) i bambini cucinano un paio di volte al mese. In compagnia di Marcel: carino, simpatico, e pare bravo (o forse ben introdotto:-)), visto che si è cimentato pure con Lourdes (siamo in zona Madonna, of course la cantante). E il tutto, sorprendentemente, è la cosa più naturale di questo mondo.
Come?
Si tira fuori la corda. I bimbi si attaccano, trasbordano dalla navata della chiesa adiacente e si dirigono alla cucina. Alice compresa. E qui la sottoscritta ha capito cosa acquistare al ritorno a casa.
Cappellino da chef, sedia formato pupo e tavolo dove pasticciare. Alice è stata fortunata: è capitata nel giorno focaccia. E questo deve averla messa su di giri. Ha impastato, assaggiato (che c’erano dubbi?), ha pulito pazientemente il rosmarino, ha affondato un paio di dita per i buchi, e ha cercato di fregare l’impasto al vicino con la scusa che a lui mica piaceva cucinare. E intanto Marcel distribuiva olio, farina, acqua e salamoia per spennellamento. E io tentavo ad altezza gnomo di evitare impastamenti sull’obiettivo (gelosa della macchina? Sì, soprattutto contando che volevo usarla nei giorni che restavano).
Ognuno ha dato la sua forma, ha spiattellato sulla carta da forno , solo una è riuscita a trafugare un pezzo di impasto (caso mai le venisse fame prima che fossero sfornate le focaccine). Provate ad indovinare chi?

Ho capito che i bambini non dimenticano nulla, ma proprio nulla quando pupi ha ripreso "Marccellooo", lo chef, che apriva il forno per controllare le focaccine.
Devo aver creato aspettative troppo alte sulla crescita dei nostri dolci da estendere il pensiero a tutto quello che necessita di una lievitazione.
Caso vuole che rispuntasse la corda per ritornare al nido e, come dire, pare che l’aliciotta per ‘sta corda abbia sviluppato vera e propria passione, soprattutto se le riesce di mettersi in pole position.
Naturalmente i pupi si mangiano tutto quello che cucinano (e se no che soddisfazione c’è?) e gentilmente lo offrono al loro ritorno a genitori&parenti entusiasti. E anche qui ho capito un’altra cosa. Alice si è mangiata parte delle focaccine, mi ha fatto giusto fare un morso e ha gelosamente conservato per Mr B.
Mi è rimasto invece un grosso interrogativo. Qualcuno mi deve spiegare perchè il paese del gravy è riuscito ad inventarsi il kidscooking, con tanto di politica governativa ed educativa a seguito e noi siamo ancora lì a chiederci se il nostro pupo maschio ci debba proprio giocare ai cucinamenti? Indi per cui più corda per tanti e kidscooking per tutti.

da miralda | 03 Mar 2010 | 6-9 mesi, Dal Mondo, Li'l spoon in London, Winterzauber
L’ho pensato per settimane nel flat londinese che una delle cose che mi mancava di più (oltre il sole) era Mr K.Aid. E’ stato bello ritrovarsi, persino Alice è venuta fuori a mimare il suono (lo so l’ho traviata, completamente). E c’era quel chilo di pastinache, trafugate sapientemente in valigia, e la vocina che mi diceva "Manca una pappa, manca una pappa, di quelle che sanno di svezzamento, bebè e sputacchiate".
Il cucchiaino si è impegnato e voilà la pappa di inizio svezzamento british, a base di radici, tuberi e frutta. Perché è vero che paese che vai svezzamento che trovi (vi ricordate il consommè japp? magari no, che il blog era ggiovane), anche se le basi poi non cambiano di molto, ad esempio l’inizio, sesto mese, l’uso del cucchiaino, evitare ingredienti che possano dare allergie (vedi molluschi, uova e agrumi) e il no-no a sale e zucchero.
Spulciando in rete e sfogliando la bibbia di Annabel Karmel che mi sono portata a casetta mi sono subito resa conto come nello svezzamento si rispecchi quello che succede banalmente facendo cento passi a Londra.
C’è la cucina tradizionale british fatta di pie, pudding e radici, ma anche di avocado, coconut milk, mango, patate dolci e erbe che non siano il solito rosmarino o salvia. Ed è naturale che si trovino primi assaggi di pezzettini di avocado, pappe profumate di coriandolo e allungate con latte di cocco o mash a base di patate dolci e pastinache.

La mia opinione? Bè una che non ci ha pensato molto ad alternare a pasta e riso bulgur e cous cous non può che apprezzare, chiaramente ricordando la regola inglese del "four days": ossia assaggio di boccone nuovo, attesa di quattro giorni "scongiura allergia".
Potevo seguire gli inglesi e con le pastinache fare uno di quei mash con cui nei tempi addietro erano soliti accompagnare pesantissimi spezzatini di carne innaffiati da gravy. Ho preferito una vellutata, della serie comfort food dove si sprigionasse il sapore fresco e dolce dopo la cottura di queste radici. Perché dopo due giorni di overdose sole (mi pareva talmente primavera che ci mancava poco uscissi in t-shirt alla moda anglosassone) oggi mi pare di essere ripiombata nell’inverno grigio con nemmeno la scusa del tempo variabile all’inglese (ergo, impossibile che fra un’ora splenda il sole). Sì direi che sono una ragazza profondamente metereopatica. Nel frattempo Alice si conforta con la vellutata e io con la convinzione che i 21 marzo non è lontano.
Il ramo è inglese, foto scattata a St. James Park il 21 febbraio.

La pappa è formato 6-7 mesi, quindi primo svezzamento. Se proprio le pastinache non le trovate potete sostituire con carote ma non è ovviamente la stessa cosa:-). Per la versione mamma&papà consiglio semplice aggiunta di sale e scorza di limone.
Ingredienti
2 pastinache
1 fetta di mela
1/2 patata dolce
1 cucchiaino di olio EVO
1 cucchiaino di parmigiano reggiano
Procedimento
Pulite le verdure, tagliatele a pezzi come la fettina di mela. Fate bollire in acqua fino a quando sono morbide. Passate al mixer con un cucchiaino di olio
Evo e l’acqua di cottura. Servite (eventualmente con parmigiano).