Sa Fregula, ceci e spinaci

Funziona sempre così. Basta un weekend, qualche giorno fuori dal contesto, giusto una gita di quelle vado e vengo, e la sottoscritta si fa prendere dalle passioni culinarie del "loco". Un esempio? La fregola. Allora confesso la verità. Erano circa due o tre mesi che la fregola stanziava nella mia dispensa. Appena acquistata era stata il mio orgoglio. Perché del tipo non industriale, bella grezza e irregolare. Una felicità a metterci le mani. Poi è rimasta lì. Sola e abbandonata.

Al ritorno dall’isola si è riaccesa la passione. E "sa fregola" si è unita a spinaci, freschi, freschi, e ceci. 

Per chi non la conosce, la fregola ricorda un po’ il cous-cous con dimensioni maggiorate, in comune per pupi la stessa simpatia per il nome: nel primo caso da dire in fretta, nel secondo da ripetere storpiando e giocando sul diminutivo.
Il vantaggio rispetto al cugino è che si presta ad essere risottata (una delle mie manie) o semplicemente cotta in acqua nelle zuppe e persino a finire sotto forma di fingerfood (altra mania, mania). Tra l’altro mentre scrivo credo anche che potrebbe pure essere interpretata alla spagnola,  tipo sempre riso da passare in forno come simil paella (ci devo provare).

Normalmente io preferisco "risottare" ma dato che questa è stata settimana lunga, lunga, e ieri la sottoscritta si è trovata a tornare da Milano, imbottigliata nel traffico, con all’esterno l’estate scoppiata, l’interpretazione è stata fast&easy. 

Formato della ricetta? Dai nove mesi in poi, al di là della dimensione della fregola e dei ceci (che possono già funzionare verso gli 8) per la presenza degli spinaci, che con i loro nitrati potrebbero creare fastidi nel bebè, proprio come biete e coste.

Tenete conto che io ho utilizzati ceci secchi messi a bagno la sera prima, col solito pezzetto di alga kombu, e poi cotti (da qualcun altro prima che arrivassi:-)).

Io ho condito con un mix di parmigiano e pecorino (del tipo Podda misto di latte vaccino e ovino), nel caso di bebè, formato 8-9 mesi, potete utilizzare il parmigiano reggiano o amalgamare con un cucchiaino di ricotta.

piesse: sulla versione per l’aliciotta ha trionfato anche un cucchiaio di stracciatella ma questa è proprio variazione superpersonale della pupa.

Ingredienti (per tre)

150 gr di fregola (per un bebè ne basta 30-40 gr)

circa 200 gr di ceci (secchi o in scatola)

400 gr di spinaci

olio EVO

pecorino

 

Procedimento

Se utilizzate ceci secchi, bagno notturno e cottura di un’oretta (devono rimanere giusto un pochino indietro). Sgranate la fregola con forchetta e cucchiaino d’olio in pentola. Aggiungete acqua (abbastanza abbondante), ceci e spinaci a pezzetti (lasciate qualche foglia da parte per il piatto). Cuocete lasciando consumare un po’ l’acqua: vi dovrà rimanere una sorta di zuppetta quasi asciutta o di fregola un po’ brodosa:-).

Condite con eventuale sale (no per i pupi sotto l’anno), e formaggio (pecorino o parmigiano).

Foderate un piatto con qualche foglia di spinaci (se usate i baby potete anche darvi all’assaggio o incitare il pupo al morso) e nel nido metteteci la vostra "fregoletta".

 

 

 

 

 

 

Piselli superfast: la seconda.

 

Ormai lo sapete. Ho la mania della monoporzione: che sia mini tartellette, panino mignon o bicchierino per me non c’è storia. Se è fingerfood mi piace il doppio. E la vellutata di ieri, quella del ritorno composta con la sgranatura anticipata, è finita pure a fare antipasto o secondo rapido, dipende dal vostro punto di vista. 

 

Oggi va meglio di ieri, non fosse altro ho capito che mi ci vorrà parte del weekend per smaltire il lavoro arretrato. L’importante, dopotutto, è darsi dei tempi:-)

La ricetta è nata rapida davanti al banco del pesce. Credo che fosse un’eternità che non acquistavo i calamari. Da quando c’è la pupa di solito tendo a comprare cose che posso cucinare anche per lei, magari con qualche variazione. Non lo faccio apposta, e devo dire che non ne sono stata nemmeno molto consapevole. Fa un po’ parte di tutte quelle abitudini che prendi quando diventi mamma (o papà): uscire con borsa grande, riferirti a te stessa come "ora la mamma fa, ora la mamma ti prende" e gioire per l’uso del wc (ultimamente). 

Per quello che concerne la shoppinglist ovviamente di tanto in tanto ci sono delle eccezioni, ma rare. I calamari, freschi e pescati in Italia, sono stati una di queste. 

E siccome andare di fretta è una costante di questi giorni, il bicchierino è ricetta superfast. Tra l’altro la combinazione è di quelle che appartengono alla tradizione: calamari e piselli. Naturalmente rivisitata.

I calamari (poco meno di mezzo chilo) sono finiti in forno a cuocere e diventar croccanti con scorza di limone, poco pepe, timo limone, una manciata di pangrattato, uno spicchio d’aglio e olio EVO. Non tagliate e lasciate interi, in modo da usare i tentacoli per decorare i vostri bicchierini. Tempi? 170° per dieci, quindici minuti.

 

I piselli, separati da patate e yogurt (della prima superfast), li ho passati con olio EVO (un cucchiaio), sale, qualche cucchiaio di acqua di cottura. 

Riempito i bicchieri, aggiunto i calamari, decorato con rametto di timo. E la pupa? Ha avuto il suo, qualcuno aveva dubbi? Senza calamaro ma con pomodorino a crudo e mozzarellina fiordilatte (formato 12 mesi). 

 

Piselli superfast: la prima.

Si sa i rientri sono sempre difficili da smaltire, soprattutto se avevi considerato di farcela con una serie di impegni e poi, bè non è stato così. Oggi poi sono andata lenta, pur avendo visto l’alba. La cucina si è adeguata. Dall’isola dell’isola mi sono riportata a casetta fave fresche, fresche da mangiare a crudo con pecorino, le prime fragole di stagione e il mare, quello di primavera, da farci giusto un pic-nic in totale solitudine.

Naturale quindi che in questa giornata che tarda a finire la sgranatura non sia stata tra le cose che ho appuntato in agenda, almeno quella da fare.
La cena si è compiuta quasi da sola grazie alla sgranatura già fatta di un chilo e un bel pezzo di piselli.  Il tutto mentre la sottoscritta faceva da comparsa e la pupa si godeva un aperitivo di acqua, limone e ricotta di pecora dove tuffare il pane carasau (ecco anche lui ci ha riaccompagnato nella rimpatriata). Che cosa non ci si inventa per un minuto di simil pace:-)

 

Ho ringraziato l’acquisto sconsiderato e le mie euforie per i prodotti che sanno di primavera dell’altra settimana. Mi ero curata dei baccelli e il dopo, mentre chiacchieravo al mercato, mi era parsa questione da non prendere in considerazione. La sgranatura era stata lenta, lenta, il  prodotto eccessivo era finito ben riposto al fresco. E oggi è stato la cosa migliore di questa giornata. Si è persino sdoppiato, in vero stile cucchiaino, ma la seconda (solo per mamma&papà) ve la racconto veloce domani.

 

Tenete conto che la vellutata è perfetta per formato 8-9 mesi, eventualmente potete anche introdurre prima sostituendo i piselli freschi (o simil tali) con piselli secchi spezzati (non hanno bisogno di ammollo proprio come le lenticchie rosse decorticate). 

Io non ho resistito e ci ho aggiunto della menta che con i piselli adoro: a quel punto il gioco mi ha preso la mano e ho amalgamato con un paio di cucchiai di yogurt naturale. E il comfort food in versione primavera era già fatto.

 

Ingredienti

300 gr di piselli

1 patata

olio Evo

1/2 barattolo di yogurt naturale

menta (da evitare per formati sotto l’anno o comunque togliere)

(cipollotto: verso l’anno)

(sale o gomasio: dopo l’anno)

 

Procedimento

Se usate il cipollotto, affettate e stufate con la patata a pezzetti e un cucchiaino di olio. Aggiungete i piselli e bagnate con abbondante acqua. Lasciate cuocere fino a quando le verdure sono morbide. Profumate con la menta. Frullate il tutto con l’acqua di cottura, lo yogurt e un cucchiaino di olio. Servite.

 

 

Si scioglie la neve, al mare.

Non ho ancora deciso. Se preferisco la fondue di pesce in montagna o lo scavo del riccio, a gara con la vecchia, maddalenina doc. Di sicuro ne ha mangiati più di me, di ricci. Intendiamoci un po’ pazzerella lo sono sempre stata. Si è aggiunto il caso a sballottarmi dall’ultima neve di montagna al primo mal di terra, quello che mi prende sull’isola dell’isola. Aggiungeteci dei giorni di corsa, un mezzo lavoro nuovo in più, quello di routine aumentato e la passione che mi ha portato al Salone (quello del mobile) pur non avendone il tempo:-).
Che ne è uscito? Un post un po’ in ritardo, Miss Cia che viste le foto della neve ha commentato "Me ne vuoi proprio parlare?" e io che in questo momento sono divisa fra una casa non ancora finita dove le porte chieste bianche tendono al "marron" e il resto degli impegni che non torna.
La cucina, quella di casetta, oggi non funzia, che ve lo devo dire? 

Ho bisogno di respirare un attimo, solo un attimo, con quella "Stille" che questi posti hanno (di montagna e non di isola).  E siccome al di là di cucina, ricette, e bla, bla, bla, ci sarà qualcuno che come me ha bisogno di ‘sta benedetta "Stille" o "calma, o silenzio, o chiarezza" come volete definirla, ho deciso che è cosa buona e giusta condividere. 

Dieci giorni fa sono rimasta affascinata dal lento sciogliersi della neve tra montagna e laghi, giusto una manciata di chilometri dopo il Maloja e mi son detta che sarebbe stato bello assistere al progressivo arrendersi del ghiaccio e alla riconquista delle acque. Andata e ritorno. 

Ho pensato che questa cosa c’entrasse tanto, ma proprio tanto con la primavera, il suo arrivo, e il naturale scorrere delle stagioni.  Di solito viviamo di assoluti: o il mare, caldo, sfacciato ed estivo, o la montagna, la neve totale e assoluta. E invece ci sono le vie di mezzo, quelle che non ci avevi pensato, ma possono anche piacerti. 

Nelle vie di mezzo ci sono pochi assoluti che non cambiano: l’isola di Chaviolas (c’è chi ha passato anni a fotografarla), il sentiero della Val di Fex che porta sino a Mount Selvas e la panchina sotto i larici di uno che a pensare ci passava tanto, troppo, tempo.

O cambiando scenario (che dopotutto ora sono qui), il profumo dei pini di Caprera, il traghetto avanti e indietro e il vento, di solito dispari (ed è iniziato solo oggi!).

 

E’ stato così che il post informativo si è trasformato giusto un po’: niente dove, come e perché. Sarà per la prossima volta, considerato che non potendo sedermi a guardare le nevi sciogliersi, ho già promesso all’aliciotta di ritornare. Là dove ora c’è ancora ghiaccio ci andremo con quelle buffe barchette a remi, a far spola da un lago all’altro.

 

 

 

Mare nostrum, baccelli e pesce bianco

 

Ultimamente sono in fase destrutturazione, come dire che mi piace un sacco prendere gli ingredienti di una ricetta, scomporre, sommare, avvicinare e pensarli uno a uno. Come ad esempio i baccelli. Qui ci ho coinvolto pure Miss Cia (gli scatti questa volta sono suoi) nel gioco. Il vantaggio di questo tipo di approccio è che giocherello con i pezzi come fosse un puzzle, solo che alla fine la somma del tutto non fa uno ma tanti. Anzi tante ricette. Oppure una unica ma molto lontana da quella che tradizionalmente deve essere (capirete quando si tratterà di carbonara).

Secondo Mr B. la sottoscritta è per lo più negata con le cose pratiche e quando ribatto che in cucina me la cavo, ecco lui a dirmi che invece no, non si tratta di pratica, tutta questione cerebrale. Vedi mai che ‘sta volta ci ha azzeccato?:-)

Mi diverto in questo modo a fregare la pupa: non le va molto a genio qualcosa? Bene mamma che non ama i mascheramenti gioca alle destrutturazioni ad elemento unico o combinato: se poi uso il bicchierino fingerfood, allora non c’è storia. Stesa al primo round (tutta la mamma).

 

Per ritornare al "cucinamento" chiaro che qui ci sono i baccelli (fave in questo caso) uniti agli asparagi (quelli verdi), nessun dubbio considerato il "green mood" del Cucchiaino di questo periodo. E poi c’è il pesce, in questo caso bianco perché in formato inizio svezzamento. Sogliola, nasello e dentice. Poco grassi, leggeri e ad alta digeribilità, indicati dal settimo-ottavo mese. 

Of course il tutto è fresco, mania della sottoscritta che non ha mai sopportato tranci congelati o in vasetto. In realtà se non siete sicuri della freschezza del pesce mi hanno sempre ripetuto che è meglio affidarsi alla categoria congelato, però se avete il pescivendolo di fiducia, bè è un altro discorso.

A questo proposito meglio farsi sfilettare il pesce al momento, piuttosto che comprare il vostro pesce intero, intero e procedere alla porzione pupo a casetta.

E la ricetta? Per via di asparagi e fave parliamo di bebè nove mesi.


Idee sparse. Passate tutto, verdure e pesce per i formati che non masticano, come al solito, cucinando il pesce al vapore per qualche minuto (un totale di 50 – 70 gr).

Oppure dividete nel piatto (o bicchierino) per un effetto bianco e verde. 

In questo caso l’alternativa per mamma&papà è vellutata verde con filetti passati in pangrattato, sesamo ed erbe aromatiche e rosolati in padella con del cipollotto.

 

O ricavate un purè di fave (messo insieme con brodo di cottura e olio) da accompagnare con i filetti di pesce arrotolati, riempiti con gli asparagi cotti piccoli, piccoli e passati giusto dieci minuti in forno. Effetto surprise per il pupo.

 

Oppure che sia pasta o timballino (con cous cous, bulgur o miglio). Con pesto verde (di asparagi e fave), qualche verdura lasciata a pezzettini e passata in padella con olio EVO, un cucchiaio di brodo e i filetti di pesce a pezzetti. Per mamma&papà consiglio grattuggiata di scorza di limone prima di servire.

 

E voi come combinereste?

 

 

 

Di baccelli verde primavera

C’è chi non ne sopportava la presenza sotto il materasso, anche se si trattava di uno, piccolo e verde: noblesse oblige. C’è qualcun altro, altrettanto famoso, che ci faceva gli incroci nel suo orticello dedito al DNA: verde, verde liscio, verde rugoso e giallo pisello. C’è il Cucchiaino che da quando ha visto 21 ha iniziato a cucinare verde, pensare verde e contaminare la sottoscritta di verde: è la primavera, dopotutto, piccina. E io che amo il bianco, non faccio che stare sul verde, brillante, leggero o “cupo spinacio”.

Il tutto è cominciato ancor prima della primavera a ricercare baccelli che non c’erano per far fotografie e parole. Poi sono arrivati. Piselli, fave e piattoni. Di taccole per ora non ci sono tracce, almeno di quelle a chilometro zero che ci piacciono.

E’ iniziata la sgranatura che è il bello per la pupa con tutte ‘ste verdure fresche. Uno, due e tre, caduta e rotolo, e mamma, la sottoscritta, che cerca per evitare effetto schiacciata sotto il piede. Il gioco, lo ammetto, mi ha incantato e l’effetto primavera mi ha lanciato su “ e se ci mettessi un fiore?” e una foto ha tirato l’altra.
La pupa ha fatto al caso mio: confesso di non amare la sgranatura se non nelle fasi iniziali poi comincia l’abisso dell’incoscienza. E l’aliciotta pare sgranare nemmeno fosse un monaco buddista (non me ne vogliano per il paragone).

Ed è facile che il piattone si trasformi in tastiera, tasto dito, tasto pisello.

 

Naturalmente il Cucchiaino tutti questi baccelli li ha cucinati e si promette letteratura in merito. Ma per ora siamo ancora alla sgranatura e all’immersione nel “total green”:-).

Fave, piselli e piattoni. Per il bebè via libera per i primi due a partire dall’ottavo-nono mese, da far attenzione per le fave alla presenza di allergie familiari (“favismo”).
I piselli freschi risultano più digeribili rispetto a quelli secchi e più ricchi di vitamine, potete migliorarne ancor di più la digeribilità con dell’alga kombu nell’acqua di cottura (giusto una strisciolina di un paio di centimetri che poi eliminerete).

I piselli, nella versione baccello, vanno sgranati subito per conservarne la freschezza: poi potete cuocere o congelare. Le fave, al contrario, sono da sgranare solo al momento dell’utilizzo: le più piccole e giovani sono ottime anche crude (versione mamma&papa con pecorino e pizzico di sale), mentre le più grosse sono da cuocere, eventualmente eliminando la pellicina esterna (sempre per una questione di digeribilità). E in entrambi i casi avete un carico di ferro, fibre e proteine.

E i piattoni? Bè a me fanno un sacco di simpatia già dal nome, mi immagino dei piedi grossi, grossi, da impronta superpiatta e voi? Piattoni o piattini, o superpiatti proponete a formato 7 mesi, gradirà, dopotutto è giusto parente del fagiolino.

Piesse: ma voi siete affetti da mania verde primavera?