Tiramisù alle ciliegie con bagna al sambuco

A fare ordine nell’armadio hai sorprese inaspettate (tipo borsa che a distanza di qualche anno ti pare una chicca e non più una ciofeca). A fare ordine nel blog scopri ricette che avevi sovrapposto di date e nascosto (bè i miei soliti pasticci). E siccome oggi è giugno e una tira l’altra, faccio revival:-)…

… A volte spostamenti troppo veloci – che nostalgia per quei viaggi lenti lenti che avevi il tempo di capire dove andavi e abituarti al ritorno – ti fanno scherzi inaspettati. Alcuni che a stare a casa proprio non l’avrei pensata.

Aggiungici l’idea che Alice proprio sto tiramisù lo doveva provare, ma come dico io. Ed ecco che Sardegna e Alto Adige non sono poi così lontani.

Il giorno prima occhieggiavo i fiori di sambuco all’Alpe di Siusi , il giorno dopo mi imbattevo nelle ciliegie di Orgosolo…
Non so voi, ma fermarmi per strada a chiacchierare e acquistare frutta e verdura mi ha sempre dato una grande soddisfazione. E qui, sulla strada che da Olbia porta fuori verso Palau era un susseguirsi di ciliegie, cassette e cassette rosso cupo.
L’acquisto, rimanda e rimanda, l’ho fatto prima di prendere la via per l’aereoporto e aver meditato sulla ricetta. Scelta azzeccata perché le quattro chiacchiere col venditore "sardo doc" mi hanno fatto svelato non solo qualche segreto su ciliegie & co., ma anche aperto nuovi orizzonti sulle pesche.

 

Qualche consiglio sparso… Ho evitato l’uovo crudo, utilizzando crema pasticcera (uso uova bio da allevamenti a terra, ma la salmonella sapete com’è non si sa mai), ho fatto uno strappo alla regola e messo zucchero (per somma felicità di Alice) e introdotto le ciliegie che secondo alcuni calendari sullo svezzamento sarebbero da equiparare ai frutti rossi (fragole & co banditi fino ai due anni per possibili allergie).

Infine ho usato pan di spagna: un po’ tiramisù, un po’ zuppa inglese…

 

Ingredienti

Per 4 bicchierini

Per il pan di spagna

3 uova

30 gr di farina

30 gr di fecola di patate

50 gr di zucchero

Limone

 

Per la crema pasticcera

1 tuorlo

120 ml di latte intero fresco

Buccia di limone

30 gr di zucchero

15 gr di farina

 

200 gr di mascarpone

Sciroppo di sambuco diluito con acqua quanto basta

200 gr di ciliegie di Orgosolo ( vanno bene anche quelle del vostro albero:-)

 

Procedimento

Preparate il pan di spagna. Sbattete le uova (che siano a temperatura ambiente, mi raccomando!) con lo zucchero e mezzo cucchiaino di succo di limone. Io ho usato il mio mitico robot da cucina e ho lasciato andare per circa 20 minuti, fino a quando il composto è più che raddoppiato. A quel punto ho passato al setaccio farina e fecola e aggiunto poco alla volta.
Ho passato in forno a 160° per 20-30 minuti (vietato aprire, si sbircia da fuori:-).

 

Nel frattempo la crema. Riscaldate il latte con della scorza di limone, spegnete e lasciate a riposare per 15-20 minuti, poi filtrate e riscaldate di nuovo. Lavorate il tuorlo con lo zucchero, aggiungete la farina e amalgamate. Aggiungete a filo parte del latte, mettete sul fuoco (molto dolce) e aggiungete il resto. Continuate a mescolare, senza mai portare a bollore (se siete muniti di termometro badate a non far superare gli 80°). Appena pronta passatela in un recipiente freddo o immerso nel ghiaccio. In questo modo eviterete che l’uovo vada avanti a cuocere (un altro metodo prevede invece la cottura a bagnomaria con la bastardella…).

Lasciate raffreddare la crema, sbattete il mascarpone e aggiungetela.

Pulite e tagliate le ciliegie a pezzettini. Diluite lo sciroppo di sambuco con dell’acqua (state più bassi rispetto alla proporzione solita).
Tagliate il pan di spagna a pezzetti, bagnate nello sciroppo di sambuco e posizionate il primo strato nel bicchierino.
Coprite con la crema e le ciliegie a pezzetti (avendo cura di lasciarne anche in vista sulle pareti che poi da fuori è un amore).
Continuate con gli strati, lasciate riposare in frigo (non fate come Alice: visto, indicato col dito, subito in bocca… beata ignoranza di tiramisù e affini:-)

I piattoni proprio piatti

Vi capita di acquistare qualcosa in cucina perché il nome vi sta simpatico, ma proprio simpatico? A me sì, definitivamente e assolutamente sì. Mr B. direbbe che sono della specie dei pazzi e questa affermazione lo conferma. Poco importa. I piattoni li ho comprati per il loro nome. Piatttonnniii, bello scadenzato, con l’immaginazione che già correva. Piattonnniiii, proprio piatti, superpiatti. E non chiedetemi la ragione ma l’associazione è stata per uno di quei film infanzia anni ’80, di cui nemmeno ricordo bene il titolo. Tipo Poliziotto, no due piedi superpiatti o qualcosa del genere.

I nostri invece di piattoni sono finiti nel piattino con polpettina, della serie tante "p" a farsi compagnia. E sì tutti gli ingredienti, bè quelli principali, ora che li metto in fila vedi un po’ che iniziano con "p": piattoni, platessa, patate. Un’osservazione che va a braccetto con il mio finir di settimana: stanca, stanca, presa da "scemitudine" incalzante e con un bel "freefriday" che ci aspetta:-).

Qualcuno a tutta questa storia dei "piattoni" potrebbe replicare " e chi li conosce?". Vediamo di rimediare. Dicasi piattoni varietà di fagiolini dalla forma allungata e appiattita, come dire fagiolini dai "piedi piatti":-). Il loro vantaggio? Non serve sgranare, visto che sono baccelli da mangiare tutti interi. I colori? Verde (e se no che baccello era?:-)) ma anche candido, candido, "all white". 

Il formato? 8-9 mesi. Fanno bene perché mai? Carico di vitamine, A e C, e sali minerali (calcio, potassio).

La cottura migliore è quella al vapore che permette di mantenere intatte tutte le proprietà. Nel caso di questa ricetta vi dà il vantaggio di cucinare tutto insieme, una volta sola: fast&easy.

Ingredienti (per uno)

100 gr di piattoni
1 patata piccola
30 gr di platessa
due o tre asparagini (quelli selvatici)

1 cucchiaino di olio EVO
erbe aromatiche (dopo l’anno)

 

Procedimento

Cuocere nel cestello a vapore le tre verdure pulite per 15 minuti, aggiungere il filetto di pesce verso la fine in carta stagnola, magari profumando con delle erbe aromatiche all’interno.

Una volta pronte, passate piattoni e asparagina con qualche cucchiaio di acqua di cottura e un cucchiaino di olio. Schiacciate pesce e patata con eventuali erbe aromatiche tritate. Formate delle polpettine e cuocete per qualche minuto sempre nel cestello a vapore. 

 

 

Gelato allo yogurt, fragole e dintorni

 

E’ un superlilove di Alice (e credo di molti altri pupi). Per mesi ce ne siamo approviggionati allo spaccio di fiducia. Infatti, vedi freezer stipato di erbe&co, la nostra magica ciotola era finita in un angolo oscuro. Non dico dimenticata (che più volte avrei voluto sperimentare qualche gelato quantomeno salato) ma quasi. Certo, perché non siamo provvisti di una normale e banale gelatiera, risolvi gelato in fretta, ma di Mrs Ciotola faccio le cose difficili e una, solo una alla volta. Vedi esempio: gelato yogurt e fragole.

 

Tra Alice e cono gelato è stato amore a prima leccata. Era inizio estate scorsa e la somministrazione di pallina gusto yogurt su cono durò una bella mezz’oretta (di pace e capriole del mio cervello su cento altri pensieri).
Mi parve di essere io stessa ripiombata nell’infanzia, come se non avessi mai mangiato gelato: la stessa gioia (ve la ricordate no?) di scelta colore, la rincorsa alla goccia e quel pianto disperato quando la pallina piombava a terra. 
Si spalancò un mondo (bè, sì quattro o cinque gusti, almeno l’anno passato): fiordilatte, verde mela, melone arancio, mentalatte e yogurt, yogurt e yogurt. E iniziò la produzione casalinga, di gelati(e ghiaccioli). 

Di solito "gelatiamo" la frutta perché a dir il vero con le variazioni creme non ho ancora trovato la formula giusta. 

Apro parentesi che un blog dopotutto serve pure a raccogliere consigli. Qualcuno tra voi si cimenta col gelato homemade? E’ soddisfatto del risultato? Ha una formula segreta? Io ho letto e cercato, so che qualcuno utilizza glucosio liquido, altri albumi (ecco questa soluzione non mi piace, ma magari mi direte che funziona), altri ancora farina di carrube.
E voi che fate, se lo fate?

Noi per il momento ci limitiamo a composti semplici, semplici: yogurt, frutta frullata, aggiunte di panna fresca e zucchero poco, poco. Risultato? Buono,  soprattutto se consumato al momento, altrimenti come dico io tende a non "mantecare per niente e ghiaccificare (non ghiacciare) alquanto":-). 

Veniamo ai formati. I primi assaggi di gelato sono possibili (e molto graditi) dopo l’anno: scegliete i gusti più semplici e naturali (come fiordilatte, yogurt e frutta di stagione secondo calendario).

Chiaramente potete anche mescolare il tutto e mettere in gelatiera (beati voi) oppure in vaschetta e far solidificare in freezer.

Ingredienti (sempre per tre)

1 vaschetta di fragole

300 gr di yogurt fiordilatte (quello più cremoso)

2-3 cucchiai di zucchero di canna

200 gr di panna fresca

 

Procedimento

Lavare e frullare le fragole con lo zucchero e la panna. Mescolare il composto con lo yogurt e passare nella ciotola refrigerante di Mr Aid. Far girare per una mezz’oretta e servire con qualche pezzetto di fragola. 

 

 

 

 

Gli asparagi, quelli rosa di Mezzago

Ancora asparagi??? Ebbene sì, quando sposo un tema capita che diventi quasi monotona. E poi basta fare un giro fra i banchi "verduriferi" e non puoi assolutamente fare a meno di acquistare, in queste settimane, un qualche cromatismo a base di asparagi. In cucina si sono susseguiti esperimenti: cake all’asparagina (ma di questo vi grazio), vellutate bianche di Bassano, zuppe verdi verdi, con tutte le primizie primavera, fave, piselli, taccole e naturalmente ancora asparagi. Questa la divagazione in rosa.

In realtà io tutto questo rosa non è che l’abbia visto: giusto una punta, più vicina al fucsia violaceo e quindi per la sottoscritta più gradita. 

Non ci credete? Bè guardate i fiori della mia erba cipollina, che proprio al rosa non tendono, simili no? Parentesi, piccola parentesi: l’erba cipollina fiorita mi ha talmente entusiasmato che voglio farci una ricetta dedicata, qualcuno ha la minima idea se i suoi fiori sono commestibili o posso andare incontro a seri problemi?:-). Strane idee da venerdì biricchino.Qualcuno si chiederà "Mezzago? Donde sta?", mica è Bassano, diamine di un asparago. Mezzago è una ridente (credo) cittadina in quel della Brianza dove da una decina d’anni hanno ripreso di gran lena (dopo anni di abbandono) a coltivar l’asparago rosa, che alla fine rende meglio di un campo di patate:-). Organizzano persino una simpatica sagra dedicata al tema e qualche anno fa ci sono stata pure io con Mr B. (Alice ai tempi, molto romantici e tranquilli, era solo in potenza).  Poi il nulla fino a quando  me li sono ritrovati al banco "verdurifero" di cui sopra.

E’ finita che li ho sposati con un trancio di pescatrice, acquistato per l’aliciotta ma finito per far cena per tutti e tre. A proposito la coda di rospo (alias pescatrice) è ottima per i pupi fin dai primi mesi di introduzione del pesce (ottavo, in poi), perché ricca di proteine e sali minerali ma abbastanza leggera e povera di grassi. 

 

Il tutto, asparagi e pescatrice, ha finito per condire delle pennette al farro, giusto per sperimentare. Il sapore vagamente dolce degli asparagi, opinione però del tutto personale, si lega bene con questo tipo di pasta. 

Consiglio di Mr B.: niente pennette al farro, spaghetto o mezza penna di semplice, (banale) grano duro.

 

Il formato? Dopo l’anno ma solo per via delle pennette di grandezza normale, se passate il tutto e utilizzate pasta baby fin dall’ottavo-nono mese.

 

 

Ingredienti (per tre)

1 mazzetto di asparagi rosa

1 trancio di pescatrice

180 gr di pennette al farro
olio Evo

timo limonato e sale (dopo l’anno)

 

Procedimento

Eliminare un paio di centimetri della parte finale degli asparagi, pelarli e lavare. Bollirli in acqua per venti minuti (punte fuori!) e conservare l’acqua.

Tagliare a pezzetti (volendo potete lasciarne una parte da frullare in crema con qualche cucchiaio di acqua e unire in questo modo alla pasta),  fare lo stesso per la pescatrice e passare in padella con dell’olio e qualche cucchiaio di acqua di cottura. Cuocere per cinque, dieci minuti non di più (la pescatrice si indurisce e diventa immangiabile), profumare con timo, eventuale sale. Cucinare la pasta nell’acqua di cottura degli asparagi, scolare e passare in padella con asparagi, pesce ed eventuale crema di asparagi. 

Asparagi bianchi, Bismarck e l’ammalata

Comunicazione di servizio. In tanti vi starete affannando alla ricerca di centri estivi e similari.  Gli amici di Pagine Baby  hanno preparato una brochure a disposizione (nel senso che ve la scaricate gratis!). Ecco il link .  E ora il post dell’ammalata.
Sono stati annunciati qualche giorno fa. Telefono, è la signora Maria. Ha un vagone, o quasi, di asparagi bianchi, colti ieri in terreno veneto. Che faccio? Accetto, ne voglio un chilo. E poi quest’idea che poche ore prima erano lì nascosti, al buio, per restare candidi candidi e dopo un giorno già nella mia cucina, inutile dire, mi ha conquistato.

Li ho ritrovati un’oretta fa, di nuovo a casetta, superstite dal traffico e colpita da un raffreddore che solo a dire "mamma" per telefono la mia mi ha detto di mettermi a riposo per la settimana (magari!). 
La voglia di una vellutata, stile confortatemi con gli asparagi, è stata immediata.

In attesa di capire se la sottoscritta potrà sostenere domani e dopodomani, lavoro, una settimana regalata in palestra (che fortuna, ehe?) e l’invito a intervista e pasticciamento nella cucina di altri, ho preparato la cena per me e la pupa (più avanzo per Mr B. spargitore di germi).

Non so voi, ma gli asparagi bianchi (di Bassano o non) per me hanno un fascino tutto loro (io credo sia proprio per il loro giocare a nascondino con la luce).

Le mie prime vellutate a base di asparagi, in realtà, sono state verdi, le bianche sono arrivate dopo qualche anno in terra tedesca. Poi da qualche tempo ho scoperto i rosa (di Mezzago) e prometto racconto.
Complice il bianco mi pare che questi turioni mi piacciano il doppio. Alice per il momento sembra non avere grosse preferenze, di certo è più propensa a servirsene in vellutata, a meno che non le si sottoponga solo la punta (ha capito tutto dalla vita, almeno in cucina).

 

Agli asparagi della signora Maria si sono unite le uova della signora B., quella che rifornisce l’aliciotta da allevamenti rigorosamente a terra, terra, superfree.

La tradizione raccomanda da Bassano in giù (e pure in sù) il connubio asparagi e uova. E siccome la sottoscritta si sente moltoooo ammalata l’uovo è finito nel padellino alla Bismarck (uno che i rinforzi da corazzata li ha sempre amati). 

L’impiattamento è stato difficoltoso, della serie le cose non vengono mai come te l’immagini. L’uovo dura in equilibrio giusto per fare "oh!" (non solo della pupa) e poi naufraga, non proprio dolcemente, nel mare bianco "asparagino".

Gli asparagi ricchi di potassio, calcio, fosforo e acido folico sono indicati per formato nove mesi. Da evitare invece, ma lo sapete, l’uovo alla Bismarck (fino ai 12 mesi), eventualmente potete aggiungere sotto l’anno il solo tuorlo sodo e sbriciolato.

Il consiglio per mamma e papà? Accompagnare vellutata e uovo con burro all’erba cipollina o prezzemolo.

Ingredienti (per tre)

400 gr di asparagi bianchi circa
3 uova
olio EVO

1 cucchiaino di maizena

(eventuale burro all’erba cipollina, pepe e sale per mamma e papà)

Procedimento

Pulite gli asparagi, pelandoli (toglierete la parte più esterna). Metteteli in acqua con acqua abbondante, lasciando fuori le punte (usate una pentola alta). Fate ammorbidire, quindi riprendete, frullate con parte dell’acqua di cottura, lasciando da parte qualche punta per decorare. Passate di nuovo in pentola con un cucchiaino di olio e maizena (per addensare). Mescolate (eventualmente togliete la vellutata per il bebè e condite quella per mamma&papà). Preparate l’uovo (se sotto l’anno fatelo sodo ed usate poi solo il tuorlo). Mettete poco olio (o un pezzetto di burro, sopra l’anno) e cuocete le uova (a occhio di bue). 

Servite la vellutata con l’uovo caldo, caldo. Io ci sto per tuffare il crostone di pane con burro all’erba cipollina, l’aliciotta cucchiaino e mano, chissà che non risorga in fretta:-). Buon appetito!

 

 

 

Carbonara vegetariana. Destrutturata.

La destrutturazione. E’ una pratica che in questo periodo mi viene spontanea, fuori e dentro la cucina. Mi rende più semplice fare il passaggio da una cosa all’altra che tra loro, a differenza di certe ricette, non sono per nulla legate. Se il giochetto in certi casi aiuta e semplifica, cucinando mi diverte. Fino a ieri sera pensavo che con la pupa poco centrasse. Che ne può sapere lei di destrutturazioni? Al limite comincia a intendersi di costruzioni e distruzioni.

Eppure anche a lei il gioco piace se destrutturare significa investigare con mano libera la composizione del piatto, cucinato da altri ma soprattutto da lei stessa (sì uovo finto, pasta questa vera, sale finto, legumi veri e così via, a seconda di quello che la sottoscritta può concedere e quello che proprio no, non se ne parla).

Ed è stato così che mentre combattevo con dei maledetti falafel che non volevano prendere la forma nei dieci minuti che avevo a disposizione per rimediare la cena, l’aliciotta si è data ai suoi cucinamenti. Strutturava e destrutturava e nella fase "Adrià" si dava al riconoscimento.

Ne è nata la carbonara destrutturata. Di sicuro chi tifa per la carbonara tradizionale, ben assemblata e fortemente connotata da pecorino e guanciale, griderà all’eresia. Eppur, l’ho sperimentato sulla carbonara le interpretazioni non mancano.
Ho amici che si sono dati alla moda scandinava e al posto della pancetta, bè, ci hanno messo il (guanciale, ops) salmone affumicato (magari selvaggio).  C’è chi mi ha detto che pure col tonno non è niente male. Si tratta di carbonare di mare? Direi di sì.

Io più volte ho votato verde, nel senso che ci ho messo le zucchine. E c’è persino quell’inglese, Jamie Oliver, che nella sua di carbonara ci ha piazzato la salsiccia.

La pupa avendo a disposizione dischi volanti e fave (veri) e uovo finto ha assemblato a suo modo. Il risultato? Destrutturato, ça va sans dire:-).

E voi di che carbonara siete?

Tenete conto che il piatto è formato 18-24 mesi in su, visto che le favette le ho volute lasciar tutte intere. Potete proporre anche a bebè più piccolo, magari passando le fave al mixer e utilizzando della pasta più piccola.
Ricordate di cucinare bene le uova per il pupo, mentre per la versione mamma&papà attenetevi alla tradizione: aggiungete l’uovo e spegnete subito il fuoco!

Ingredienti (per tre)

180 gr di pasta (io ho utilizzato appunto i dischi volanti, ma potete anche farne a meno)

120 gr di fave sbollentate 

1 uovo e 1 tuorlo

2 cucchiai di pecorino

olio EVO
cipollotto

(sale e pepe per versione adulti)

 

Procedimento

Eliminate la pellicina delle fave. Cuocere la pasta in abbondante acqua, passare le fave in padella con olio e cipollotto (che poi eliminate) per qualche minuto. Sbattere le uova. Modalità destrutturata "Alice": assemblare pasta, fave, uovo (per i bebè strapazzato in padella e ben cotto) e finire con "tanto, anzi tantissimo formaggio" . Modalità meno destrutturata:  insaporire la pasta un po’ al dente in padella con le fave e olio evo. Aggiungere l’uovo sbattuto con il pecorino grattuggiato. E servire.