da miralda | 14 Giu 2011 | 18-24 mesi, Dal Mondo, Estate, Il Cucchiaino di Mamma e Papà, L'ora della merenda, Lil Loves!

C’era una volta una bambina che amava guardare dalla finestra, soprattutto in primavera quando il grosso ciliegio si riempiva di fiori bianchi che si trasformavano in un attimo in frutti rossi. Nella cesta, durante la raccolta, cercava i frutti gemelli, quelli capaci di rimanere attaccati allo stesso picciolo. E una volta trovati, venivano appoggiati alle orecchie solo per farli traballare. Per anni
aveva dimenticato la danza dei frutti rossi fino a quando arrivò un’altra bambina, appassionata di rossi e noccioli. E il gioco ricominciò.
Alzi la mano chi non ha mai giocato con le ciliegie. Sarà per quell’albero che avevano i miei quando ero piccola ho sempre amato quei fiori bianchi e poi i frutti più come "adornaorecchio" che come golosità estiva.
Anzi, a dirvela tutta non sono mai stata appassionata di ciliegie. A differenza di fragole, lamponi, mirtilli e anguria. Una delle ragione, e qui riderete, è che mia madre mi ha instaurato una accesa diffidenza nel mangiarne a piene mani se non dopo l’apertura a metà, e ancora oggi le guardo un pochetto in ansia. E mangiare le ciliegie aprendole proprio non ci sta:-).
Quest’anno però la passione per tutto ciò che è rosso ha contagiato anche le ciliegie. Ecco, non capisco ma sto facendo collezione di rosso: dalle scarpe al vestito estivo alle fragole alle, beh, ciliegie. E stamattina ci ho pure pasticciato con gli effetti fotografici dell’i-Pad e, non pensavo mai di dirlo, ma da un certo punto di vista è talmente immediato da farti dimenticare diaframma, obiettivo e Canon:-). Tempo per il tutto? 1 minuto.

Tornando alla "red passion" Alice segue, che ancor di più dell’anno passato e di quello ancora precedente, pare essere impazzita per tutto ciò che è frutta. Impazzita significa proprio impazzita, basti pensare che il bento box (e qui dovrei aprire un capitolo, ma ci farò prima o poi un post) pomeridiano vanta due livelli riempiti da quantità considerevoli di frutti di stagione. Gli altri guardano e tu dici: "Uhm, sì, beh, ama la frutta…".
Ecco, la stagione. Quest’anno ha inteso stagione e mi domanda, quando arrivano le fragole, quando il melone e quando l’anguria.
Domenica, invitate da Mr B. al mare (lui in realtà era lì per lavoro:-)), sulla via di casa ho comprato le ciliegie. Non erano nostrane, che eravamo in Toscana e le ciliegie erano di Vignola, però divine:-).
Era una vita, che sulla mia lista di "quello che voglio assolutamente fare" c’era la parola "clafoutis", uno di quei dolci francesi che si fanno veramente in dieci minuti, dieci. Poi siccome è anche da tempo che mi saltella nella mente il frangipane (pronunciate lentamente la parola e ditemi se non ne siete anche voi già appassionati), ma dopotutto il clafoutis vantava la precedenza, ho deciso la mia piccola modifica.

Le ciliegie sono state passate in padella con un concentrato speciale di vaniglia: arriva dall’isola di Saint. Marteen, un regalo di un’amica da un luogo dove con Mr B. abbiamo trascorso l’ultima vacanza senza la pupa.
E il latte tradizionale della ricetta è stato sostituito da latte di mandorla, giusto un ricordo del frangipane vero.
Dato poi che le ciliegie erano veramente tante, ho recuperato del succo di sambuco, acquistato in Alto Adige ormai un anno fa, e allungandolo con poca acqua ho riempito il porta cubetti di ghiaccio, mettendoci poi al centro una ciliegia. Diciamo ciliegia sotto zero o quasi. Alice si è divertita a ciucciarle mentre scivolavano tra le sue dita. Secondo me, un’ottima idea da tuffare nei prossimi aperitivi, che ne dite?

Infine la ricetta del clafoutis, che naturalmente potete interpretare con la frutta che preferite (ma anche la verdura, in versione salata, e qui prometto esperimento), anche se la ricetta superclassica è proprio quella con le ciliegie. Tra l’altro un modo per proporre ai più piccoli la frutta in versione dolce (potete eventualmente provare anche con albicocche e mele per i pupi dai 12 mesi, cercando di limitare il più possibile lo zucchero).

Et voilà, Madames et Monsieurs le clafoutis aux cerises!
Ingredienti
Una ventina di ciliegie
2 uova
60 gr di zucchero di canna (io ne ho messo meno rispetto alla ricetta classica)
1/2 tazza di latte di mandorla (divagazione della sottoscritta)
50 gr di farina
vaniglia
granella di mandorle
scorzetta di limone (idem, divagazione)
burro per la pirofila (o carta da forno)
Procedimento
Lavate le ciliegie (potete aprirle e togliere il nocciolo, soprattutto se il bambino è piccolo, io le ho volute lasciare intere come nella ricetta tradizionale), passatele in padella un minuto con un cucchiaio di zucchero e un cucchiaino di vaniglia liquida. Sbattete le uova lungamente con lo zucchero (devono venirvi ben montate, che è una torta non una frittata al forno:-)), aggiungete il latte di mandorla, la farina e la scorzetta di limone.
Disponete le ciliegie in piccole tegliette monodose o in una pirofila imburrata, riempite quindi con il composto. Spolverate con mandorle a granella e quindi infornate per 30 minuti circa a 180°.
da miralda | 20 Mag 2011 | 18-24 mesi, Estate, Il Cucchiaino di Mamma e Papà

La sfida è stata lanciata mentre giravo con Alice fra il banco "verdurifero". Che la pupa mangi tutto o quasi ormai è risaputo da tutti o quasi (e beh, è una delle ragion d’essere del Cucchiaino). Eppure anche lei ha qualche antipatia, una, per me e sua nonna (che li adora) inspiegabile, per i peperoni. Forse per la parentela con il peperoncino, per lei out, "no, pizzica!" (chiaramente comunicata dall’esterno, mica per prova diretta:-)). E cosa fa allora la sottoscritta? Beh, prende spunto da Charlie e incanta la sua Lola.
Ecco dicevo della sfida. Perché se la pupa non apprezza qualcosa, io fingo il nulla e gliela propongo nel piatto sotto mentite sembianze. No, niente polpette e polpettoni o sformati, semplice piccolo travestimento, non occultamento.
Come nel caso dei peperoni. Per il gioco, sconfiggi il mostro, ho scelto la tipologia "giallo" perché è più dolce e va a braccetto con la luce primaverile e calda di questi giorni. Sì, caso di cromometeopatia.
Ed è stato così che al banco "verdurifero" ci siamo portate a casa un paio di peperoni, mentre l’aliciotta era già tutta presa dall’effetto sorpresa promesso (e io sapevo già di aver il paladino, ops paladina, per "sconfiggi il mostro").
Il mostro? Ci avete mai fatto caso che un peperone tagliato a metà pare proprio un buffo mostriciattolo?

Il nostro mostricciattolo è stato cotto in forno: in carta domopack, a 180°, per 30 minuti circa. Quindi è stata debitamente eliminata la pellicina esterna (che è anche la parte meno digeribile).
Si è consumata la sfida. Dalla parte del peperone (mizzega, pare una gara di cucina televisiva:-)) ditalini al farro, ricotta e timo limonato (sì, il mio favorito, lui, di cui farò piantagione sul terrazzo se qualcuno non mi ferma prima). Of course, il peperone ha scelto di diventare solo colore per essere più gradito (ma nessuno ha detto che non valeva, no?).
Dall’altra la pupa, a giocar a fare la Lola con il suo "Non mangerò mai …".
Come insegna Charlie è sufficiente trasformare il peperone (o il pomodoro, ma anche gli spinaci e i piselli e quell’antipatica dell’insalata), in qualche cosa d’altro per avere la meglio. E se lo sa un bambino…
Il peperone è diventato un "mostro di pesto giallo sole" con pinoli, olio, timo limonato, un cucchiaino di parmigiano e giusto un pizzico di sale.
Ha incontrato i ditalini, quelli bruni, e beh il cucchiaino ha fatto il resto.
Il mostro è stato sconfitto, che alla pupa è giusto dire così, ma forse stavolta il mostro ha vinto sulla pupa, o la sottoscritta ha avuto la meglio su entrambi:-).
La ricetta? La fate veloce, veloce, frullando come già detto peperone cotto al forno e spellato, una manciata di pinoli, olio, parmigiano e timo limonato (se pure voi nutrite la mia passione). Aggiungete un cucchiaio di acqua di cottura della pasta per rendere più liquido se necessario, condite i ditalini e servite con bocconcino di mozzarella (a me è servito per il k.o. finale).
Formato? dai 18-24 mesi.

da miralda | 08 Mag 2011 | 18-24 mesi, Estate, Happy Birthday!, Il Cucchiaino di Mamma e Papà

Non l’avrei mai detto ma con la pupa ho finito pure per appassionarmi anche alla festa della mamma. Ed è strano ma ho davanti agli occhi, quasi come fosse ieri ( e ieri non è), quel tradurre in piccoli doni che facevo io da bambina per la mia di mamma (e che lei ho scoperto dopo anni gelosamente conserva). Si trattava di disegni o impronte (mani o piedi a seconda dei momenti) piazzati su grembiuli da cucina (oggetto canonico per la mamma, no?) o tovagliette. Me lo sono ricordato immediatamente quando l’altro giorno Alice, improvvisamente, si è seduta al suo tavolino dicendo che "era la festa di mamma e lei doveva disegnare un arcobaleno, mica un solo colore, da regalare e metterci pure dei brillantini, li abbiamo mamma?".
Quest’anno abbiamo saltato la festa dell’asilo, eravamo sull’isola fino a ieri e quindi niente colazione della mamma venerdì, però pare che io non mi sia persa quasi nulla, visto che Mr B. e la pupa in questo momento stanno pasticciando insieme in cucina "per una sorpresa e tu devi aspettare". E nonostante un raffreddore (mio) che non accenna ancora a passare, si sente già il profumo:-).
Ammetto poi che la festa della mamma mi mette un pochino in "imbarazzo" (ma forse questa non è la parola corretta) da quando mamma sono anche io.
Da figlia era tutto molto più facile, da mamma invece mi sono sentita quasi fuori contesto. Forse perché ci si innamora in fretta ma mamme si diventa, a poco, a poco. E beh io sto ancora crescendo:-).
Comunque, auguri a tutte le mamme (la mia compresa!), soprattutto a quelle che come me sono rimaste ancora un po’ bambine:-).

E la ricetta? Una mini tartellette ha prestato la forma ad un curd di fragole (quest’anno ne siamo superappassionati), sopra si è appoggiata una meringhetta a far da cuscino ad un petalo di rosa. Da fare e rifare, soprattutto il curd, una salsina molto british che si conserva in frigo per due o tre giorni, festa della mamma o no.

piesse: oggi pomeriggio sarò qui, a parlare di alimentazione e dintorni, chi fosse in quel di Milano, è benvenuto!
Ingredienti
per la pasta frolla (ho usato, quasi, la ricetta di Felder, il mitico pasticcere francese)
250 di farina
140 di burro (ma io ne ho usato poco meno, 120 gr circa)
1 tuorlo
100 gr di zucchero
scorzetta di limone
per il curd di fragole e rosa
250-300 gr di fragole circa
2 tuorli d’uovo
2 cucchiai di zucchero
succo di un’arancia e un cucchiaio scarso di sciroppo di rosa (se non disponibile sostituite con altro, sciroppo di sambuco o semplicemente succo di limone)
un pizzico di vaniglia
50 gr di burro
1 cucchiaio di maizena
per le meringhe (guardate qui!)
Procedimento
Il curd.
Lavate le fragole, tagliatele a pezzetti e mescolatele insieme al succo di arancia, lo sciroppo di rosa, la vaniglia e lo zucchero. Mettete sul fuoco, a bagnomaria, aggiungete la maizena, e mescolate per cinque minuti. Unite quindi il burro a temperatura ambiente e i tuorli, continuate a mescolare a fuoco molto dolce, per altri 10-15 minuti fino a quando la crema si addensa. Spegnete, fate raffreddare.
La frolla.
Setacciate la farina, quindi cominciate a lavorarla con il burro (deve essere a temperatura ambiente) e lo zucchero, fino a quando avete incorporato tutto. Aggiungete il tuorlo e la scorza di limone, fino a ottenere una palla, avvolgete nella pellicola e mettete a risposare in frigo per un’oretta e più.
Riprendete la frolla, stendete e riempite uno stampo da crostata o più stampini da crostatine, ungete solo con un filo di burro. Coprite la frolla con carta da forno e appoggiate sopra qualche fagiolo. Cuocete in forno a 175° per 15-20 minuti . Una volta pronte, lasciate raffreddare, e quindi riempite con il curd di fragolee decorate con una meringhetta.
piesse: a me era avanzata frolla e ho fatto anche qualche biscotto…
da miralda | 21 Apr 2011 | 18-24 mesi, Happy Birthday!, Il Cucchiaino di Mamma e Papà

Sono giorni che continuo a pensare a una domenica mattina di primavera, l’aria tiepida, le voci dei bambini lontane, come un eco che sa di corse e tante ore davanti che non hanno la forma dell’orologio. Non è una di quelle sensazioni che mi appartiene perché di solito io sono irrequieta, terribilmente felice o infelice, e con troppi pensieri in testa. Eppure è una condizione che vorrei vivere più spesso. Quando mi è capitato è sempre stato inaspettato e fatto quasi di nulla: proprio come questo dolce, impalpabile e lieve, così lieve che un buffo angelo potrebbe poggiarvisi sopra.
Sono convinta che sia tutta questione di attimi, di improvvisi bagliori e di luce, quella che sussurra a primavera. E di nascita o rinascita a seconda delle convinzioni. Io, oggi, sono molto più chiaroscura di un tempo, vado più a zig zig che a righe dritte però mi piacerebbe se domani, Giornata Mondiale della Terra, e "ridomani ancora" (come dice la pupa) fosse una "domenica mattina o quasi proprio per tutti".
Note a margine: segnatevi in agenda!
Il primo. Domani 22 aprile è la Giornata Mondiale della Terra, mi piace che quest’anno cada così vicino alla Pasqua, una sorta di tentativo "laico e green" di salvaguardia della nascita o rinascita. Abbiamo infinite possibilità di agire.
Il secondo. L’8 maggio sarò qui a parlare di cucina, gusto e pupi con Federica, Raffaella e Marcella. Basta iscriversi sul sito creato per la Milano Food Week per partecipare.
La ricetta. Ossia come è nata.
La signora Alda (vi ricordate i suoi gnocchi?) mi ha parlato di una torta leggerissima, senza latticini e poco zucchero perfetta per lei. Mi ha ricordato un dolce americano, l’Angel Cake e dopo essere diventata un’esperta del genere al decimo sito a stelle e strisce consultato mi sono cimentata.
Il risultato si è rivelato talmente morbido e lieve da essere simile ad una nuvola dolce e sopra ci è ovviamente caduto un angelo riccioluto formato pasquale o quasi.

Questa primavera qualcuno qui alto poco meno di un metro ha una vera e propria superpassione per le fragole (negate per l’intero inverno!), capita così che un giorno sì e uno no io le compri, oltre ad aver soddisfatto i suoi desideri di vedere come nascono dando inizio alla piantagione sul terrazzo. E naturalmente non potevano pure finire in questo dolce sottoforma di una semplice coulisse (dicasi frutta cotta con poco zucchero e passata al colino).

Il formato? Bebè dai 18 mesi in poi, fate attenzione alle fragole per possibili intolleranze (andrebbero introdotte dopo i 24 mesi), eventualmente sostituite con un altro tipo di frutta (ad esempio albicocche o prugne) se non avete ancora provato l’assaggio col pupo.
piesse: così ho combinato gli albumi avanzati dalle uova "ingabbiate"!
ripiesse: per la torta usate uno stampo da ciambella che si apra per poterla poi sguantare agevolmente.
Ingredienti (per 4-5)
4 albumi
100 gr di zucchero
1 cucchiaino di cremor tartaro (lo trovate banalmente in farmacia)
50 gr di farina
scorza di limone
un aroma a vostro piacere(es. vaniglia liquida, limone, succo di sambuco, sciroppo alla rosa per i più matti come la sottoscritta:-))
300 gr di fragole
1 cucchiaio di zucchero
1 pizzico di succo di arancia
Procedimento
Sbattete gli albumi a neve ben ferma, aggiungete lo zucchero, la scorza di limone e l’aroma. Setacciate la farina con il cremor tartaro perché non rimangano grumi. Aggiungete al composto delicatamente mescolando dal basso verso l’alto. Versate in uno stampo da ciambella non imburrato (o se siete particolarmente equipaggiati da angel cake) e passate in forno per 30 minuti a 190° circa. Quando è pronta tirate fuori e rovesciate lo stampo a testa in giù fino a quando si fredda, quindi estraetelo e farcite con la coulisse di fragole e zucchero a velo. Per la coulisse: lavate le fragole, mettete in un pentolino con un goccio di succo di arancia e acqua e un cucchiaio di zucchero. Fate cuocere per 10-15 minuti. Passate al colino e usate.
da miralda | 01 Apr 2011 | 18-24 mesi, L'ora della merenda, La colazione

Non sono mai stata un’appassionata di pesci d’aprile. Credo che il massimo sia stato attaccare a qualche compagno della scuola un grosso pesce di carta dietro la schiena. Poi ho ignorato il primo d’Aprile fino a qualche giorno fa quando, chissà perché, mi è presa l’idea di questi biscotti e ho cercato le origini degli scherzi. Bene, mi sono appassionata alla tradizione soprattutto di tipo anglosassone che chiama il primo di aprile il giorno degli sciocchi ma anche dei pazzerelli, per l’appunto April’s fool day. Dato che l’umore della settimana era proprio out, mi sono data ai pesci.
Dopotutto, secondo la storia, anche Cleopatra era una grande mattacchiona e pare sia stata addirittura lei a dare inizio ai giochi, facendo appendere alla lenza di Antonio un grosso pesce finto ricoperto di pelle di coccodrillo. Io mi sono accontentata di molto meno:-).
La teoria che ha riscontrato il mio maggior gradimento è quella che collega il primo d’Aprile al solstizio di primavera: abbandonato il grigiore dell’inverno i pagani si lasciavano andare a scherzi e buffonerie varie (beati loro!). Non male però anche la storia di Cleopatra e della sua lenza che ha gabbato il bell’Antonio.
Che si tratti di solstizio di primavera o antico inizio d’anno (rimpiazzato poi dal primo gennaio, pare più dai cristiani meno dai mattacchioni) l’idea è di divertirsi e prendere le cose in maniera molto, molto leggera (cosa che a volte pare quasi "insostenibile" a qualcuno, compresa la sottoscritta:-)).
Che sia Pesce d’Aprile, Poisson d’Avril o April’s fool day, che inizi a mezzanotte e termini a mezzogiorno (come in Inghilterra) o ci si goda tutta la giornata come da noi, poco importa:-).
Ho deciso quindi di darmi al pesce lasciando da parte molta "pesantezza", qualche nube e giocando all’effetto stupore per la pupa.
Ho preparato i biscotti con il mio cavaliere, beh Mr B. Dopo una decina di telefonate alla ricerca della forma di pesce e l’elenco da parte dei chiamati di "leprotti, uova, rondini e pulcini, più un rimasuglio di alberi e stelle", ho deciso di fare da sola a casa.
Si dà il caso però che non abbia una mano ferma e nemmeno eccelsa nel disegno: ci ha pensato Lui, fermo, strafermo nell’incisione (deve essere l’abitudine:-)) e il gioco gli ha preso, è proprio questo il caso, la mano.
Perché accontentarsi di una sola tipologia di pesce? Mi sono ritrovata con pesce pagliaccio, pesce rosso, delfino e pure un’alice in onore della pupa di casa.
Io poi mi sono divertita a pasticciare con le matite colorate (alimentari, si intende), glassa e persino petali di fiori (sempre commestibili, che ho comprato qualche giorno fa).
Inutile dire che la pupa tornata dall’asilo ha conquistato l’acquario che era ancora in fase di scatto fotografico della sottoscritta.
L’effetto? Pesce d’Aprile (anzi pesci, che ognuno sceglie quello che più gli aggrada) un po’ vintage, della serie "C’era una volta un pesce, un po’ hippie, in una boccia nel mondo lontano, lontano".
La ricetta? Di quelle stupidissime per i biscotti da fare coi bambini, tanto che non è nulla di inventato ma trae ispirazione da una ricetta della Nigella divina.
Io ho solo fatto una piccola divagazione sulla farina (mescolando la farina bianca con quella di riso) e un’aggiunta di scorza di limone e vaniglia liquida. Oltre, of course, a diminuire burro e zucchero:-).
Ingredienti (per una ventina di pesci o simili)
150 gr di farina 00
50 gr di farina di riso
1 uovo
50-60 gr di zucchero
80 gr di burro
scorza di limone bio
1/2 cucchiaino di vaniglia liquida o un pizzico di quella in polvere
(eventuale matite colorate alimentari, o glassa fatta con zucchero a velo, acqua e limone, o petali di fiori, o altre decorazioni che vi vengono in mente)
Procedimento
Mescolate l’uovo con lo zucchero, unite la farina (o farine) setacciate, la scorza di limone, la vaniglia e il burro. Mescolate e impastate fino a ottenere una palla morbida e profumata. Avvolgete nella pellicola e lasciate riposare in frigo per 30 minuti circa. Riprendete l’impasto e stendetelo: intagliate i vostri pesci con o senza formine. Se siete di quelli "senza", disegnate prima i pesci con uno stuzzicadenti, quindi servitevi di un coltello affilato per intagliare. Potete anche pensare di farci un forellino in alto, caso mai voleste appendere il pesce dietro a qualche malcapitato:-). Girate la forma ottenuta su carta da forno. Cuocete in forno caldo a 180° per 10 minuti circa.
Una volta pronti decorate!
da miralda | 21 Mar 2011 | 12-18 mesi, 18-24 mesi, 24-36 mesi, 6-9 mesi, 9-12 mesi, Estate, Il Cucchiaino di Mamma e Papà

E’ facile innamorarsi della primavera. C’è una sorta di ebbrezza come se veramente tutto fosse pronto a vivere, rinascere, come se tutta questa vita potesse sconfiggere con un soffio la morte accanto. E’ lo stesso che provi guardando un bambino che ti corre intorno, tanto più se è il tuo: non ti senti più come quel pesce nella boccia, confinato, limitato, ma con un piede nel futuro, anche quello che non conoscerai.
Credo sia per questo che per me la primavera è una festa, uno di quei giorni dell’anno che mi appunto nella mente. E anche io, stamattina, avrei gridato come quella bimba che ho sentito fino in casa: "E’ primavera, oggi!". Per festeggiare ho preso i vasi e ci ho fatto il pane.
Dopotutto marzo è il mese dei pazzerelli e io un po’ pazza lo sono sempre stata.
La genesi. Ossia come è nata l’idea.
Bene, di sana pianta per la pupa durante uno dei lunghi tragitti sudafricani alla richiesta "Mamma, mi racconti una storia". (e io ho il vizio stramaledetto di inventare tutto al momento e poi di inguaiarmi in giri stranissimi:-))
C’era un vaso di terracotta che avrebbe tanto voluto essere colorato, la Primavera lo accontentò. Soffiò sui fiori, sparse i semi e il vaso si colorò di violetto, rosso e giallo. E da quel dì fu felice perché anche se arrivava l’inverno lui sapeva che sarebbe rinato, di nuovo il 21 a primavera.
Dal vaso colorato al vaso paninaro il passo è stato brevissimo ( e mi sono appassionata al genere, quindi preparatevi:-))
I vasi di terracotta. Ovvero se un Cucchiaino va al vivaio.
"Buongiorno, cerco dei vasi, di varie misure, preferibilmente mini". Cucchiaino speranzoso.
"Guardi là ne abbiamo di due tipi, perfetti per le semine di primavera".
"Uhm, beh io dovrei infornarli. Sa giusto un po’ di impasto di pane, 200° non ventilato…". Cucchiaino imbarazzato.
"Deve essere il periodo, fa brutti scherzi…". Vivaista senza pietà.
"Lei non sa quindi se posso osare i 200°?". Cucchiaino ostinato.
"Il prossimo, prego". Vivaista liquidatore.

Il consiglio. Segna il posto a tavola.
Questa l’ho pensata una volta che ho ammirato i vasetti panettosi: perché non prepararne porzioni monodose con tanto di nome per i prossimi pic-nic o cene in terrazza o aperitivi o feste o quello che volete voi?
Per la pupa e…

… Mr B e la sottoscritta.

E oggi 21 di primavera mi pare giusto festeggiare, benché di primavera qui attorno pare esserne rimasta ben poca. Eppure la magia di questi panini, il profumo per casa, la gioia di sbocconcellare partendo dalla cima mi hanno trasmesso una gioia che ha il sapore delle cose lontane dell’infanzia.
Buona primavera a tutti!
piesse: nel mio procedimento ho preparato il lievitino alla sera, giusto per non dovermi preoccupare di seguire più lievitazioni il giorno dopo. Naturalmente potete anche decidere di cominciare dal mattino e arrivare all’"infornamento" a metà pomeriggio.
piesse 2.: ho abbinato alla farina manitoba farina al kamut, ecco potete ovviamente sostituire con farina 00.

Formato? Dai 9 ma anche prima per piccoli morsi di assaggio!
Ingredienti
300 gr di farina manitoba
150 gr di farina di kamut
12 gr di lievito di birra fresco (circa mezzo panetto)
1 cucchiaino di zucchero
sale
circa 150-200 ml di acqua (potete in parte sostituirla con un paio di cucchiai di latte, ricordate solo dopo i 12 mesi)
1 cucchiaio di parmigiano e 1 cucchiaino di pecorino
punte di asparagi
fave scottate in acqua
olio
Procedimento
Sciogliete circa 7 gr di lievito di birra in una tazzina di acqua tiepida con un cucchiaino di zucchero, lasciate riposare per qualche minuto, quindi mescolate insieme a 100 gr di farina manitoba e un paio di cucchiai di acqua tiepida. Mettete a lievitare per diverse ore, anche l’intera notte (in luogo fresco). Riprendete la palla lievitata, sciogliete il resto del lievito in acqua tiepida con mezzo cucchiaino di zucchero, fate fermentare per qualche minuto, quindi impastate con il resto della farina. Aggiungete dell’acqua tiepida (dove avrete fatto sciogliere un cucchiaino di sale) e il parmigiano, fate impastare nella planetaria fino a quando l’impasto si compatta intorno al gancio. Rimettete a lievitare in luogo caldo (ad esempio il forno a 35°) per due ore.
Infarinate i vasetti di terracotta, prendete l’impasto lievitato e ricavate delle piccole porzioni tonde. Posizionate l’impasto nei vasi: cercate di appoggiare la palla occupando metà vaso (in lievitazione e cottura occuperà tutto lo spazio a disposizione). Nella parte alta mettete delle fave, al centro un gambo con la punta di asparago (che poi coprirete con carta domopack, in maniera che non bruci). Spennellate con poco olio d’oliva mescolate ad un cucchiaino di latte e lasciate lievitare al calduccio per un’altra oretta.
Riscaldate il forno a 200°, spennellate nuovamente il pane di olio e latte se si è asciugato e fate cuocere per 25-30 minuti circa.
N.B. I vasi sono da riutilizzare, indi per qui pulite con pazienza rigorosamente a mano (no, la lavastoviglie proprio no) e senza detersivo!