Basilicum, Basilici, Basilica.

Lo so sono in ritardo. E questa è la comunicazione di servizio. Dovevo guardare, testare e insieme ad Aliciotta scegliere le due ricette (e i pupi) che si aggiudicheranno i grembiuli del Cucchiaino. Causa lavoro accumulato, partenza e stasi di qualche giorno in simil vacanza (che proprio vacanza non è) domando clemenza e prometto che presto, presto scelgo, fotografiamo e spediamo. 

Intanto ho cercato di ricordare il rosa, rosae, rosa e così via imparato qualche anno fa, e dovendo "pluralizzare" (e specificare) il basilico, verde napoletano, verde genovese e rosso indù ho ripassato declinazioni e grammatica (si fa per dire:-)).

Sono all’isola, giusto qualche giorno, il mal di terra mi ha preso ma nemmeno tanto, causa vento (e lavoro), nel frattempo dovendo equipaggiare la cucina della nonna dell’aliciotta di erbe, tante erbe, ho fatto un giro al mercato. Giusto per comprare del basilico: dove vado (o passo) mi accompagna (vi ricordate la cucina di Londra?:-)).
Il risultato? Lì ho incontrato l’uomo delle erbe e dei vasi, rinvasi, che quando chiedevo salvia, mi diceva "Di che tipo?", quando chiedevo "Menta", mi sfoggiava un’enciclopedia (son tornata con la menta da mojoto, quella glaciale e bè quella classica). E quando ingenuamente ho detto basilico, tipo genovese, mi ha fatto impazzire con il "vedo rosso". Nel senso che ho comprato basilico rosso, di cui mi sono perdutamente innamorata. E che mi ha fatto dimenticare il timo limonato di casa, che ultimamente infilavo dappertutto, ma proprio tutto. 
 

Ho cercato giusto due informazioni sul nuovo amore: pare che in India sia regina, in America persino santo, e che, per chi come me in questo periodo soffre di stress superstress, abbia effetti miracolosi. E i pupi? carico di antiossidanti e capacità di aumentare le difese.

Ora però la ricetta. Sempre allo stesso mercato ho acquistato ricotta semifresca da grattuggiare che ha fatto impazzire la pupa (pure lei ha trovato un amore locale). Ecco i tre basilici o "basilica" sono stati tritati (non avevo mortaio, ahimè) in un similpesto leggero, leggero, dai profumi diversi, e hanno condito dei gnocchetti sardi su cui ho grattuggiato la ricotta. Opinione? Bè Alice appena ho finito di fotografare si è impossessata della ciotola e via col cucchiaino ( ed eravamo più vicini alla merenda che alla cena:-)). 

Il formato? 12-18 mesi, non ci dovrebbero essere problemi con la misura dei gnocchetti.

Ingredienti (per tre)

150 gr di mallureddus freschi (o gnocchetti sardi)

una manciata di foglie di basilico (i) miste

ricotta da grattuggiare (tantisssssssima come dice la pupa)
2 cucchiai di olio EVO

(sale, ricordate sempre poco, poco almeno fino ad anno inoltrato)

1 scaglia di parmigiano o pecorino semistagionato

 

Procedimento

E’ superfacile e veloce. Frullare il basilico (o pestare al mortaio, ad avercelo qui) con un cucchiaio o due di olio e la scaglia di formaggio. Cuocere gli gnocchetti. Scolare e condire la pasta con il similpesto e la ricotta grattuggiata. E buon basilicum, anzi basilica (che qui sono tre).

Asparagi bianchi, Bismarck e l’ammalata

Comunicazione di servizio. In tanti vi starete affannando alla ricerca di centri estivi e similari.  Gli amici di Pagine Baby  hanno preparato una brochure a disposizione (nel senso che ve la scaricate gratis!). Ecco il link .  E ora il post dell’ammalata.
Sono stati annunciati qualche giorno fa. Telefono, è la signora Maria. Ha un vagone, o quasi, di asparagi bianchi, colti ieri in terreno veneto. Che faccio? Accetto, ne voglio un chilo. E poi quest’idea che poche ore prima erano lì nascosti, al buio, per restare candidi candidi e dopo un giorno già nella mia cucina, inutile dire, mi ha conquistato.

Li ho ritrovati un’oretta fa, di nuovo a casetta, superstite dal traffico e colpita da un raffreddore che solo a dire "mamma" per telefono la mia mi ha detto di mettermi a riposo per la settimana (magari!). 
La voglia di una vellutata, stile confortatemi con gli asparagi, è stata immediata.

In attesa di capire se la sottoscritta potrà sostenere domani e dopodomani, lavoro, una settimana regalata in palestra (che fortuna, ehe?) e l’invito a intervista e pasticciamento nella cucina di altri, ho preparato la cena per me e la pupa (più avanzo per Mr B. spargitore di germi).

Non so voi, ma gli asparagi bianchi (di Bassano o non) per me hanno un fascino tutto loro (io credo sia proprio per il loro giocare a nascondino con la luce).

Le mie prime vellutate a base di asparagi, in realtà, sono state verdi, le bianche sono arrivate dopo qualche anno in terra tedesca. Poi da qualche tempo ho scoperto i rosa (di Mezzago) e prometto racconto.
Complice il bianco mi pare che questi turioni mi piacciano il doppio. Alice per il momento sembra non avere grosse preferenze, di certo è più propensa a servirsene in vellutata, a meno che non le si sottoponga solo la punta (ha capito tutto dalla vita, almeno in cucina).

 

Agli asparagi della signora Maria si sono unite le uova della signora B., quella che rifornisce l’aliciotta da allevamenti rigorosamente a terra, terra, superfree.

La tradizione raccomanda da Bassano in giù (e pure in sù) il connubio asparagi e uova. E siccome la sottoscritta si sente moltoooo ammalata l’uovo è finito nel padellino alla Bismarck (uno che i rinforzi da corazzata li ha sempre amati). 

L’impiattamento è stato difficoltoso, della serie le cose non vengono mai come te l’immagini. L’uovo dura in equilibrio giusto per fare "oh!" (non solo della pupa) e poi naufraga, non proprio dolcemente, nel mare bianco "asparagino".

Gli asparagi ricchi di potassio, calcio, fosforo e acido folico sono indicati per formato nove mesi. Da evitare invece, ma lo sapete, l’uovo alla Bismarck (fino ai 12 mesi), eventualmente potete aggiungere sotto l’anno il solo tuorlo sodo e sbriciolato.

Il consiglio per mamma e papà? Accompagnare vellutata e uovo con burro all’erba cipollina o prezzemolo.

Ingredienti (per tre)

400 gr di asparagi bianchi circa
3 uova
olio EVO

1 cucchiaino di maizena

(eventuale burro all’erba cipollina, pepe e sale per mamma e papà)

Procedimento

Pulite gli asparagi, pelandoli (toglierete la parte più esterna). Metteteli in acqua con acqua abbondante, lasciando fuori le punte (usate una pentola alta). Fate ammorbidire, quindi riprendete, frullate con parte dell’acqua di cottura, lasciando da parte qualche punta per decorare. Passate di nuovo in pentola con un cucchiaino di olio e maizena (per addensare). Mescolate (eventualmente togliete la vellutata per il bebè e condite quella per mamma&papà). Preparate l’uovo (se sotto l’anno fatelo sodo ed usate poi solo il tuorlo). Mettete poco olio (o un pezzetto di burro, sopra l’anno) e cuocete le uova (a occhio di bue). 

Servite la vellutata con l’uovo caldo, caldo. Io ci sto per tuffare il crostone di pane con burro all’erba cipollina, l’aliciotta cucchiaino e mano, chissà che non risorga in fretta:-). Buon appetito!

 

 

 

Torta delle rose. It’s mummy breakfast.

Il primo pensiero stamattina è stato "mizzega che sonno che ho". Stanchezza da settimana full e "grazie alla provvidenza che oggi è venerdì". Il secondo "Non posso arrivare come al solito in ritardo, sono una mamma dopotutto". Il terzo "prego che ci sia un caffè doppio, perché organizzare un breakfast per le mamme senza caffè, bè è come sparare sulla croce rossa".  Le prime parole della pupa"Mamma, c’è la festa, di tutte e due". E di questa cosa deve essere stata molto convinta visto che se l’è spassata nemmeno fosse il suo "happy birthday". Non c’era la torta di rose ma la mia prima festa della mamma in società è stata illuminante.

Al nido della pupa stamattina hanno festeggiato le mamme, alcune di più altre un po’ meno, dipende un po’ dal formato che a ognuna è capitato. La pupa? Graziosa, veramente graziosa (ci tenevano a ripetermi), ma "formato da fatica continua": ergo la maggior parte credo ne abbia avuto grossa consolazione in riferimento alla propria di situazione. Ed io? Bè, sarà l’aliciotta in movimento perenne, sarà l’ora da breakfast, ho augurato in bocca al lupo ad una mamma in attesa di doppio formato. Dalla faccia credo sarebbero bastati i complimenti:-).

Naturale che in loco la sottoscritta abbia giusto trangugiato il caffè.

 

Fortuna vuole che ieri il Cucchiaino si sia dato ai suoi cucinamenti. Il più felice? La torta delle rose. Ho deciso di cucinarla dopo averne parlato qui. Ho pensato che sì, poteva proprio funzionare per la festa della mamma.

E me ne sono convinta oggi dopo il breakfast. Tornata a casetta prima di mettermi al lavoro, mi sono seduta e ne ho mangiata una fetta, giusto passata qualche minuto nel forno (perché calda è tutta un’altra cosa). 

Ne ho fatta una versione grande, una piccola (è una mia fissa quella del monoporzione o quasi) e una versione Alice (nel senso che la pupa munita di un pezzo ha dato una forma sbattacchiata tutta sua).

Tra l’altro mi ha dato l’occasione di far fare un giretto alla mia pasta madre, e sì perché la sottoscritta ne è entrata in possesso da qualche settimana e ormai ne è un’affezionata "utilizzatrice".  Don’t worry però che potete agevolmente farla con lievito di birra (e questa è la ricetta che segue sotto) così da evitare di dover cominciare il giorno prima.

Il formato? Dai 12 mesi in poi, io ho usato marmellata di arance e sambuco, ma potete sostituire con la marmellata che preferite, piuttosto che mele tagliate a pezzetti e cannella.

Il consiglio. Fatela: piacerà ai bimbi il gioco del fiore. L’abbozzo pre lievitazione finale e cottura si trasformerà in maniera sorprendente. E i pupi amano essere sorpresi (e pure qualche altro, io compresa).
Fatela: piacerà a voi, breakfast o non breakfast, festa o non festa perché è un vero comfort food.

Ingredienti

300 gr di farina manitoba
100 gr di farina bianca
1 uovo e 1 tuorlo
1 bicchiere di latte
13 gr di lievito di birra
50 gr di burro
40 gr di zucchero
scorza di limone bio
marmellata di arance

 

Procedimento

Sciogliete il lievito con un cucchiaino di zucchero e due cucchiai di latte tiepido. Unite a un mix delle due farine di circa 80-100 gr. Formate un panetto e mettete a riposare per un’oretta. Riprendetelo e unite il resto della farina, del latte tiepido, le due uova, lo zucchero e la scorza di limone. Impastate il tutto e mettete di nuovo a riposare in luogo caldo (ad esempio forno a 30°) per un paio d’ore coperta da un panno umido. Riprendete l’impasto, stendetelo cercando di ottenere una sfoglia rettangolare che spalmerete con un velo di marmellata.
Arrotolate e tagliate delle fette che sistemate in una tortiera, a distanza di un paio di centimetri, formando un fiore. Lasciate di nuovo lievitare in luogo caldo per un’altra mezz’ora. Spennellate le fette con del tuorlo sbattuto (o latte) e scorza di limone grattuggiata. Passate in forno a 180° per 40 minuti.
Mangiate calda!

 

 

 

 

 

Budino all’arancia

Ho sempre pensato che le arance migliori fossero siciliane. Le mie preferite? Rosse, succose e dolci. Poi qualche giorno, al mercato dell’isola, trovo un produttore locale che vende arance. Cartello grosso con specifica: "Arance sarde, di Muravera". E mi è presa la curiosità.  Io, un po’ perplessa, mi dò comunque all’acquisto con chiacchierata. Mentre scopro che a Muravera (Sud Sardegna) c’è pure una sagra dedicata all’arancia, alla pupa viene proposto l’assaggio. L’aliciotta ha gradito, fetta d’arancia da un lato e fetta di pecorino dall’altro (sì è stato giro di assaggi:-)). 

Tornata a casa con la cassetta di arance sono nate diverse sperimentazioni. Tra le quali questo budino che volevo fare da settimane. Una domenica di marzo avevo assaggiato un budino in un brunch macrobiotico, rigorosamente preparato con succo 100%, agar- agar e nient’altro. Mi ero ripromessa di riprodurre.

Con l’agar-agar ormai è un rapporto consolidato e di grande soddisfazioni dalle gelatine ai  kanten dell’estate scorsa. Importante con l’agar è affidarsi con fiducia e abbandono alle sue proprietà di solidificazione. Vi parrà che non ce la può fare, giusto un momento, ma se avete pazienza scoprirete che è tutta questione di tempo. 

Il vantaggio? Utilizzare un prodotto naturale perfetto per i più piccoli.

Il bello della ricetta? La spremitura delle arance: la pupa adora appoggiarsi, tutto peso, per far girare l’aggeggio.

Formato? 12 mesi. 

Ingredienti

6-7 arance

circa 4 gr di agar-agar

un cucchiaino di maizena
1 cucchiaino di miele al limone o sciroppo d’acero
cannella per profumare

 

Procedimento

Spremete le arance, mettete il succo  (se vi va potete aggiungere un paio di cucchiaini di polpa) in pentola con l’agar-agar, il cucchiaino di maizena e il miele o sciroppo d’acero. Mescolate per dieci minuti. Spegnete e lasciate raffreddare. Riempite dei bicchierini o ciotoline, spolverate con cannella in polvere e mettete in frigorifero per un paio d’ore. Munitevi di cucchiaino e datevi all’assaggio: profumo, sapore e consistenza, fantastico:-)
 

 

 

 

 

L’uovo al forno: sù, sù, sù…

Di uova e coccodè sul Cucchiaino ne avevo già parlato qui e oggi ne ho pure parlato qui.  Però ammetto che al di là di ricette, letteratura in materia (di uova, sì signori, pure Dante ha scritto la sua) e cotture 3 minuti, cinque minuti, dieci minuti, eccessiva, l’uovo in assoluto che più mi ha colpito è stato quello col bollino reale (in attesa arrivi quello 100% fondente di Pasqua da qualcuno:-)). Da noi, poveri mortali, a meno che non vi approviggionate direttamente dalle galline per intermedia indulgenza (come fa l’aliciotta), le uova riportano sul guscio numeri e date, giusto per non sbagliarsi sul consumo.

In Inghilterra invece ho scoperto che c’è il marchio della corona (almeno su quelle che mi è capitato di acquistare lì): come se ogni uovo ricevesse la benedizione e l’approvazione di queen Elizabeth.

 

Il tutto, non so perchè, ti mette in una situazione strana verso l’uovo che vai a consumare, da una parte ti faresti una risata dall’altra un po’ di soggezione c’è (vedi cosa fa un po’ di british marketing).

E tutto questo cosa c’entra? Nulla, ma ci ho ripensato ieri mentre mi apprestavo a sgusciare le mie uova made in Italy che sono finite in cocotte (senza coperchio) dal gusto francese.

Come già detto la pupa è di quelli che amano l’uovo alla coque ma indulgono senza problemi in piccole deviazioni al tema. Aggiungeteci poi la magia, perchè l’uovo in cocotte cresce e ricresce nella versione cucchiaino: effetto stupipupo. Svantaggi? E’ della famiglia soufflé:va servito subito o finisce male:-).

Dell’uovo sapete tutto o quasi, in questa preparazione è intero quindi da somministrare a formato 12 mesi. Arricchite di formaggio (tipo latteria poco stagionato) per effetto fondant e di erbe aromatiche per profumare.

Il cucchiaino consiglia per mamma&papà una grattata di tartufo prima di servire o semplicemente utilizzate burro al tartufo da spalmare sulla cocotte. Accompagnate con crostoni di pane.

 

Piesse: preparate rigorosamente col bebè, sarà uno spettacolo, soprattutto la fase “ohoo, forno”:-) 

Ingredienti (per tre)

3 uova
poco burro
erbe (timo o erba cipollina tritate)
formaggio latteria
(sale, tartufo o pepe bianco per mamma&papa)


Procedimento

Sbattete le uova con la frusta o il robot da cucina. Aggiungete le erbe. Riempite per tre quarti degli stampini alti o cocotte imburrati. Tagliate il formaggio a pezzettini e tuffateli nel composto. Passate in forno caldo (180°) per 10-15 minuti. Servite immediatamente.

Petit pot d’arancia

Una giornata particolare, quella di ieri. Mi è sembrato di essere per buona parte del lunedì in osservazione, la finestra a dividere e la primavera a cercar di fare irruzione. Eppure è andata veloce: la febbre della pupa (arrivata dopo il weekend trascorso a far scivolate sulla neve, mannaggia!), la riorganizzazione della giornata, il dolore di una cara amica e la difficoltà a mettere in fila le parole, quelle da dire e quelle da scrivere.

E’ decisamente vero: ci sono cose, poche, che hanno la capacità in un attimo di fermarti, trasformarti o semplicemente mostrarti prospettive che erano lì e la sottoscritta, di per sé sempre troppo insoddisfatta, fatica ad afferrare. Un po’ come capita con i pupi: pensi di aver visto e sperimentato e conosciuto, e invece ai “perché” e “poi” resti lì a chiederti come cavolo sia possibile che tu quella cosa l’avessi sempre vista a quel modo.

E’ stato naturale darsi al colore in versione comfort “sweet”. Più per la mamma che per la pupa ( perfetta filosofia “cucchiaino”, cucina per pupo e sdoppiati per mamma&papà). E a proposito di prospettive avete mai visto un’arancia trasformarsi in un petit pot, una di quelle ciottoline mignon e così jolie che solo a vederle mi sento già confortata:-) (ne sa qualcosa la credenza di casa)?

L’idea è nata veloce mentre all’ora della merenda tentavo di coinvolgere la pupa ammalata nel rito della spremuta scaccia malanno. Invece di tagliare perfettamente a metà, l’arancia va gentilmente decapitata, si svuota e la si lascia in tutto il suo splendore arancione a riposo.

A questo punto la parte “sweet comfort”: ho mescolato 250 ml di panna fresca

con succo di arancia filtrato (circa 50-60 ml a seconda che vogliate un sapore più o meno agrumato), giusto un paio di cucchiaini di maizena per addensare e se proprio non potete farne a meno un cucchiaio di zucchero. Ho riscaldato dolcemente la crema fino a renderla più densa. 

E poiii (direbbe pupi)? Riempito i petit pots arancioni e infornato per qualche minuto a 170°. Posizionate nel piatto, spolverate con polvere di vaniglia e gustate al cucchiaino (pure l’aliciotta malata pare aver gradito)