Uova ripiene “ingabbiate”… Easter time!

Ho sempre pensato alle uova decorate (quelle vere!) come a questione troppo lunga ed elaborata per la sottoscritta. E così è, infatti. Ma si sa che quando mi viene un’idea è impossibile che non mi cimenti. Aggiungeteci che è arrivato in soccorso un vecchio aggeggio di svuotamento uova scovato a casa dei nonni della pupa e lì con un sorriso, ho detto "Che vuoi che sarà mai fare due ovetti decorati?". Naturale che in una faccenda simile ho coinvolto Miss Cia e la sua gabbietta (puramente decorativa, siamo persone strane, lo so). Risultato? Divertimento a parte, le uova ripiene sono finite "ingabbiate" (e io mi sono innamorata della gabbietta e vorrei averne una da posizionare in casa, e all’occorrenza in tavola).

Cominciamo dall’inizio. L’asparagina.

Ci ho girato intorno con la storia dei bruscandolied erbe selvatiche: quando l’ho adocchiata al mercato l’ho immediatamente comprata. E una frittata sarebbe stata la scelta più ovvia e sensata. Beh, no. Nella mia testa era lì l’asparagina dentro gli ovetti, che più primaverile e pasquale non si può!

L’aspiro uova, non è faccenda per pupi.

Mi sono messa a svuotare le uova ben lontana da Alice: in realtà io avrei anche coinvolto la pupa (che la faccenda mi pareva parecchio divertente, almeno la parte di svuotamento) ma Mr B. si è rifiutato (probabilmente non voleva mangiare uova per una settimana:-)).

Come funziona? Si pratica un piccolo buchino con siringa con ago (o semplice spillo) nella parte sottostante l’uovo ben lavato, quindi si svuota dell’interno con una sorta di pompetta aspirante (che a dirlo, lo so, fa ridere).
Lo voglio fare anche io e non ho la pompetta, che faccio? Basta fare due forellini, soffiare in uno e l’interno uscirà dall’altra parte (in questo caso lavate almeno tre volte le uova:-)): un po’ come fa questo signore qui(grazioso, no?:-)). 

Ricordate poi di lasciare a bagno le uova svuotate in acqua e limone per qualche ora.

I pois e la gabbietta.

Io sono definitivamente e irrimediabilmente "cromopatica". L’inverno? Bianco!. L’autunno? Aranciomarrone. La primavera? Verde. E Pasqua? Assolutamente vedo giallo. Banale? Ebbene sì.

Ecco una parte di uova sono state imbottite, l’altra sono finite a pois. E tutte hanno preso il posto del pulcino, in gabbia… Meravigliosamente pasquale!

E il bebè? 

ça va sans dire che amerà l’effetto, attenzione solo al pericolo "distruggo con una manata:-)". 

piesse: nella ricetta utilizzo solo i tuorli perché gli albumi finiranno nella seconda ricetta di umore giallopasquale!

 

Ingredienti (per tre e uovo decorato segnaposto)

6 uova svuotate e passate in acqua e limone

6 tuorli

una manciata di asparagina

una decina di fave bollite
1 foglia di basilico

cipollotto

olio evo

(eventuale sale e pepe per mamma&papà)

 

Procedimento

Decorate tre uova con i colori ad acqua come preferite, rompete le altre altre nella parte superiore, ricavando un guscio a metà per contenere.

Lavate l’asparagina e togliete la parte finale più dura del gambo. Tagliate a pezzetti piccoli, lasciate da parte le punte e fate stufare in una padella con olio e cipollotto affettato. Aggiungete un mestolo di acqua o brodo vegetale se necessario. Verso fine cottura unite le punte di asparagina e la foglia di basilico. Sbattete leggermente i tuorli e cucinateli in padella con l’asparagina, mescolando a forchetta (un po’ come quando preparate le uova strapazzate).

Riempite i gusci con il ripieno e servite. Sale e pepe sulle uova di mamma&papà!.

 

 

 

Broccoli e piselli, gli insospettabili

Ci sono accoppiate che ti stupiscono, della serie ma "come cavolo non ho fatto a pensarci prima". A volte mi capita a casa in momenti di assoluta creatività senza cercare il senso. Altre volte succede fuori, nella cucina di altri. E’ stato così che un paio di settimane fa sono stata a cena fuori, senza la pupa e Mr B., a godermi l”incredibile tranquillità grazie al compleanno di un’amica. Il ristorante (beh non ci sarebbe granché bisogno di dirlo) l’ha trovato la sottoscritta ed è stato scelto dopo veloce scorsa al sito dalla festeggiata (quanto fa internet), visto che il nome a tutta prima non era proprio da cena di compleanno. Ed è stato così che da Profondo Rosso (l’ho detto no che il nome non era tranquillizzante) ho scoperto una delle mie coppie preferite (dell’ultimo mese): piselli e broccoli.

Ecco, se uno me lo diceva mica mi avrebbe ispirato granché. Piselli e broccoli? Ma anche no. Invece sì, proprio in quel mood di ricette so di primavera ma mi ricordo ancora che l’inverno è da poco passato. 

Non sapendo di apprezzare il genere tra l’altro non era stata una mia scelta, ma uno di quegli assaggini che ti portano dalla cucina (e che io apprezzo tantisssssimooo, è un po’ una coccola sorpresa, soprattutto se non si rivela una "sola":-)).  
Appena affondato il cucchiaio ho pensato che era buono, ma veramente buono, nella banalità dell’accoppiata: basta fare un giro al mercato o al banco "verdufruttifero" in queste settimane per capirlo. Distese di verde broccolo e i primi piselli da sgranare.
Lo chef (di Profondo Rosso) li ha messi insieme, insistendo sul dolce: ha aggiunto uvetta e ha sposato i piselli con anelli di totano (tradizionale che più tradizionale non c’è). Il risultato? L’inaspettato.

Naturale che a casa ho rifatto tutto quasi paro paro, aggiungendo giusto del timo limonato (perché lo a-d-o-r-o ed è a portata continua sul terrazzo, povero lui) ed eliminando gli anelli nella porzione di Alice (non per problemi di introduzione o altro, che ormai gli anni sono tre, ma è una delle poche cose che non ama).

Per il bebè introducete l’accoppiata dai 10-12 mesi (eventualmente passate tutto, potete sostituire i piselli freschi con piselli spezzati.

piesse: nella porzione del pupo, potete unire dei bocconcini di pesce (es. pescatrice o salmone, circa 50 gr.)

Ingredienti (per tre)

1 broccolo verde

200 gr di piselli freschi (o secchi o surgelati)

olio extravergine d’oliva

cipollotto

1 spicchio di aglio

carotina

alloro, (timo limonato)

una manciata di uvetta

(sale e anelli di calamaro per mamma e papà)
1 cucchiaio di maizena

 

Procedimento

Lavate le cimette di broccolo e la carota, sgranate i piselli. Affettate il cipollotto sottile, tagliate la carota a quadretti piccoli e fate rosolare con olio, l’uvetta, alloro e spicchio di aglio (che poi potete togliere). Aggiungete le cimette di broccoli, rabboccate con acqua tiepida e dopo dieci minuti abbondanti aggiungete i piselli (anche meno se usate quelli surgelati o spezzati). Fate cuocere, addensate con un cucchiaio di maizena. Insaporite con eventuale sale e foglioline di timo.

Nel caso usiate gli anelli di totano, togliete la porzione per il bambino (se non mastica passate tutto), e cuocete gli anelli nella zuppetta per 15 minuti. Se invece volete aggiungere pesce, tagliate il filetto a cubotti e fate cuocere nella zuppa per 10 minuti scarsi.

 

 

 

Gli gnocchi di Alda

Ci sono persone con le quali vai istantaneamente d’accordo. Perché ti mettono a tuo agio, trasmettono un sorriso immediato e semplicità che ti riconcilia con la giornata. E’ il caso di Alda. Per anni abbiamo abitato vicino, ma io correvo sempre: c’erano il treno, le giornate milanesi e i weekend pazzerelli. Poi è arrivata Alice, ho cominciato a rallentare, giusto un pochino e guardarmi intorno. Ho conosciuto Alda. Per la pupa è la signora delle uova, quella che ogni domenica arriva puntuale per il suo uovo alla coque. E’ stato naturale cominciare a conoscersi. La cosa fantastica con lei è che passo, sbircio dentro e mi fermo quando posso: un caffè, due chiacchiere o un assaggio da "set fotografico". Abbiamo iniziato a parlare di cucina, fiori e molto altro: io ascolto e lei racconta storie lontane. La ricetta degli gnocchi all’ortica è sua.

L’ortica è arrivata già bella che pulita e cotta a inizio settimana, ben divisa così da poter sperimentare per due volte. Confesso che dagli gnocchi "fatti in casa da me"mi sono sempre tenuta a debita distanza: mi sono cimentata coi ravioli, con la pasta, ma con gli gnocchi no. Perché avevo un vago ricordo di qualcosa di molliccio o eccessivamente "sa di farina" che avevo creato con le mie mani. Li amo, certo, se sono fatti in maniera impeccabile da qualcun altro. Ho ceduto ad Alda. 

Perché è impossibile non lasciarsi conquistare e pensare che ecco vorrei pure io alla sua età avere la stessa positività e capacità di guardare alle cose con leggerezza e saggezza nel far fare e lasciar vivere. 

Sapete quel genere di persone che mica mettono trappole per liberarsi delle formiche perché tutti hanno diritto a vivere, e alla fine "io lo scaccio con la scopa e loro ritornano", commentano ridendo:-).

Non si tratta comunque della prima ricetta di Alda rifatta pari pari a casa, visto che già una mi aveva tanto affascinato da finire dritta nel libro del Cucchiaino (giusto per dirvi che ne troverete una pure lì).

Alla fine uno degli aspetti che più adoro della cucina è la potenzialità di raccontare storie e trasmettere amore e passione e di solito nelle chiacchiere con Alda c’è tutto questo. 

Al di là quindi del fatto che avessi già l’ortica bella e pronta, credo sia stato questo a obbligarmi senza se e senza ma a impastare patate, un uovo, una manciata di ortiche e farina quanto basta. 

E in una settimana in cui Alda ha avuto un grande dolore, preparare i suoi gnocchi mi è parso un modo di più per esserle in qualche modo più vicina.

Gli gnocchi? Perfetti per i bebè dai 12 mesi (sono supermorbidi).

 

piesse: a proposito di cucina, racconti e pasticciamenti, tra le varie di questa settimana, la sottoscritta ha tenuto il suo primo corso di cucina per bebè, poco scientifico (qualcuno aveva dubbi??) e molto pratico (non per nulla è stato battezzato "Facciamo la pappa"). Il dove, come e magari ci partecipo pure io perché sto vicino, vicino a te, li trovate qui🙂

 

Ingredienti (per tre)

500 gr di patate vecchie a pasta gialla bollite o cotte al vapore (non usate le novelle perché cacciamo acqua e umidità!)

100 gr di ortica bollita

farina quanto basta (cercate di non esagerare perché poi sanno di farina e non di ortica, lol!)

1 uovo

formaggio di capra fresco (anche questo fornito da Ada)

pizzico di sale, olio

 

Procedimento

Schiacciate le patate cotte con lo schiacciapatate e lasciate raffreddare (consiglio di Ada anche questo!). Una volta fredde impastate con l’ortica frullata o anche questa solo schiacciata a forchetta e un uovo. Cominciate ad aggiungere due o tre cucchiai di farina, fino a quando l’impasto attacca poco poco e si riesce a lavorare. Prendete piccole porzioni e rollate su una forchetta per dare la tipica forma dello gnocco. Infarinate un vassoio e appoggiate gli gnocchi. Lasciate ad asciugare per qualche ora, quindi fate bollire dell’acqua (poco sale coi bebè più piccoli), aggiungete un cucchiaino di olio e tuffate gli gnocchi. Appena vengono a galla, togliete con una spatolina e condite con del formaggio fresco (ricotta o mousse di capra). E se volete giocare col pupo mettete diligentemente in fila indiana e cominciate a far raccogliere boccon boccone.

E’ primavera. Svegliatevi … panini!

E’ facile innamorarsi della primavera. C’è una sorta di ebbrezza come se veramente tutto fosse pronto a vivere, rinascere, come se tutta questa vita potesse sconfiggere con un soffio la morte accanto. E’ lo stesso che provi guardando un bambino che ti corre intorno, tanto più se è il tuo: non ti senti più come quel pesce nella boccia, confinato, limitato, ma con un piede nel futuro, anche quello che non conoscerai.

Credo sia per questo che per me la primavera è una festa, uno di quei giorni dell’anno che mi appunto nella mente. E anche io, stamattina, avrei gridato come quella bimba che ho sentito fino in casa: "E’ primavera, oggi!". Per festeggiare ho preso i vasi e ci ho fatto il pane.

Dopotutto marzo è il mese dei pazzerelli e io un po’ pazza lo sono sempre stata.

La genesi. Ossia come è nata l’idea.

Bene, di sana pianta per la pupa durante uno dei lunghi tragitti sudafricani alla richiesta "Mamma, mi racconti una storia". (e io ho il vizio stramaledetto di inventare tutto al momento e poi di inguaiarmi in giri stranissimi:-))

C’era un vaso di terracotta che avrebbe tanto voluto essere colorato, la Primavera lo accontentò. Soffiò sui fiori, sparse i semi e il vaso si colorò di violetto, rosso e giallo. E da quel dì fu felice perché anche se arrivava l’inverno lui sapeva che sarebbe rinato, di nuovo il 21 a primavera.

Dal vaso colorato al vaso paninaro il passo è stato brevissimo ( e mi sono appassionata al genere, quindi preparatevi:-))

 

I vasi di terracotta. Ovvero se un Cucchiaino va al vivaio.

"Buongiorno, cerco dei vasi, di varie misure, preferibilmente mini". Cucchiaino speranzoso.

"Guardi là ne abbiamo di due tipi, perfetti per le semine di primavera".

"Uhm, beh io dovrei infornarli. Sa giusto un po’ di impasto di pane, 200° non ventilato…". Cucchiaino imbarazzato.

"Deve essere il periodo, fa brutti scherzi…". Vivaista senza pietà.

"Lei non sa quindi se posso osare i 200°?". Cucchiaino ostinato.

"Il prossimo, prego". Vivaista liquidatore.

 

Il consiglio.  Segna il posto a tavola.

Questa l’ho pensata una volta che ho ammirato i vasetti panettosi: perché non prepararne porzioni monodose con tanto di nome per i prossimi pic-nic o cene in terrazza o aperitivi o feste o quello che volete voi?

Per la pupa e…

… Mr B e la sottoscritta.

 

E oggi 21 di primavera mi pare giusto festeggiare, benché di primavera qui attorno pare esserne rimasta ben poca. Eppure la magia di questi panini, il profumo per casa, la gioia di sbocconcellare partendo dalla cima mi hanno trasmesso una gioia che ha il sapore delle cose lontane dell’infanzia. 

Buona primavera a tutti!

 

piesse: nel mio procedimento ho preparato il lievitino alla sera, giusto per non dovermi preoccupare di seguire più lievitazioni il giorno dopo. Naturalmente potete anche decidere di cominciare dal mattino e arrivare all’"infornamento" a metà pomeriggio.

piesse 2.: ho abbinato alla farina manitoba farina al kamut, ecco potete ovviamente sostituire con farina 00.

Formato? Dai 9 ma anche prima per piccoli morsi di assaggio!

 

Ingredienti

300 gr di farina manitoba

150 gr di farina di kamut

12 gr di lievito di birra fresco (circa mezzo panetto)

1 cucchiaino di zucchero

sale

circa 150-200 ml di acqua (potete in parte sostituirla con un paio di cucchiai di latte, ricordate solo dopo i 12 mesi)

1 cucchiaio di parmigiano e 1 cucchiaino di pecorino

punte di asparagi

fave scottate in acqua
olio

 

Procedimento

Sciogliete circa 7 gr di lievito di birra in una tazzina di acqua tiepida con un cucchiaino di zucchero, lasciate riposare per qualche minuto, quindi mescolate insieme a 100 gr di farina manitoba e un paio di cucchiai di acqua tiepida. Mettete a lievitare per diverse ore, anche l’intera notte (in luogo fresco). Riprendete la palla lievitata, sciogliete il resto del lievito in acqua tiepida con mezzo cucchiaino di zucchero, fate fermentare per qualche minuto, quindi impastate con il resto della farina. Aggiungete dell’acqua tiepida (dove avrete fatto sciogliere un cucchiaino di sale) e il parmigiano, fate impastare nella planetaria fino a quando l’impasto si compatta intorno al gancio. Rimettete a lievitare in luogo caldo (ad esempio il forno a 35°) per due ore. 

Infarinate i vasetti di terracotta, prendete l’impasto lievitato e ricavate delle piccole porzioni tonde. Posizionate l’impasto nei vasi: cercate di appoggiare la palla occupando metà vaso (in lievitazione e cottura occuperà tutto lo spazio a disposizione). Nella parte alta mettete delle fave, al centro un gambo con la punta di asparago (che poi coprirete con carta domopack, in maniera che non bruci). Spennellate con poco olio d’oliva mescolate ad un cucchiaino di latte e lasciate lievitare al calduccio per un’altra oretta.

Riscaldate il forno a 200°, spennellate nuovamente il pane di olio e latte se si è asciugato e fate cuocere per 25-30 minuti circa.

N.B. I vasi sono da riutilizzare, indi per qui pulite con pazienza rigorosamente a mano (no, la lavastoviglie proprio no) e senza detersivo!

Bevi il brodo di pollo che ti passa:-)

Latito, lo so, ma passato il ciclone influenza (sì finalmente la pupa è tornata all’asilo) mi sono immersa nel labirinto, quello delle bozza dei testi del libro da riguardare. Un’apocalisse, quella della revisione, tanto che credo ci metterò più a rivedere, correggere, tagliare e aggiungere che a scrivere!

In tutto ciò, considerando anche il resto del lavoro, stiamo andando avanti ad avanzi. Beh non proprio avanzi, diciamo porzioni cucinate in abbondanza e debitamente congelate e sfoderate per la cena di ieri, oggi e domani. 

In questo corro, corro, corro, mi sono però tolta un paio di curiosità, una è stata quella del brodo, di pollo, di cui ho letto effetti prodigiosi su raffreddori e malanni di stagione. Giusto per non farla troppo semplice, ci ho aggiunto i passatelli, altra cosa che mi ero segnata sull’agenda come "da fare".

 

Il brodo.
A casa nostra non siamo di quelli che associano la parola brodo a letti e ammalati, e per me la sera, in inverno, è abbastanza l’abitudine alternare le zuppe e vellutate a brodi, vegetali o di carne. Però di solito lo preparo con carne mista o cappone, rarissimamente di pollo.

E credo di non essere l’unica considerato che il macellaio quando gli ho chiesto l’altro giorno un pezzo di pollo per il brodo mi ha guardato un pochetto male, come avessi detto un’eresia e ha cercato di propormi gallina, come fossi una pazza della cucina.

Beh, scrollata di spalle mia, e accenno al macellaio di tanto di studio scientifico (addirittura pubblicato sulla rivista Chest da un noto pneumologo, dr. Rennardche non ha esitato a citare pure la ricetta segreta della nonna) che mette un bel timbro sul brodo come "penicillina della nonna". Cosa comunque già saputa e risaputa, appunto da nonne e bisnonne fin dai tempi del Medioevo.
Come dire bevi il brodo che ti passa e se ci fidiamo sempre dello

studio pare che aggiungendo sedano in abbondanza il tutto funzioni ancora meglio perché così è in grado di arrivare col suo profumo anche ai nasi più chiusi.

E la spiegazione del brodo di pollo? Il calore del brodo provoca un effetto fluidificante su muco e catarro, inoltre in quello di pollo vi sono proteine che accelerano il rinforzo della membrana dei globuli bianchi e di altre cellule del sistema immunitario. Per farla semplice dovrebbe aiutare a sconfiggere tutti i più cattivi e ostinati bacilli influenzali.

Vi state annoiando? E’ finita, promesso.

I passatelli. Perché? Li ho comprati belli e fatti un mesetto fa, mi sono piaciuti e ho pensato che fosse il caso di tentare una versione casalinga.
Bene, detto e fatto (dopo qualche settimana:-)). Ne sono rimasta entusiasta, pupi pure, considerato che ha cominciato ad assaggiare a passatello crudo.

Per questa prima versione mi sono tenuta ai manuali, niente divagazioni (anche se confesso ne ho già pensate un paio di alternative!).

 

In tutto ciò il brodo di pollo, leggero, leggero è la pozione perfetta per il bebè, a partire dai 9-10 mesi, mentre per i passatelli (considerata la presenza dell’uovo) è meglio attendere i 12 mesi.

 

piesse: per i passatelli, non avendo a disposizione uno schiacciapatate a fori molto larghi né un torchietto, io ho usato il tritacarne a fori superlarghi di Mr KAid, ma ce la si fa pure a mano, stendendo, tagliando e arrotolando.

 

Il brodo di pollo (liberamente adattato dalla ricetta del dr. Rennard)

circa 500 gr di pollo a pezzi

1 patata

1 carota

3-4 gambi di sedano bianco (ma anche verde va benissimo)

1 cipolla

1 spicchio di aglio

1 chiodo di garofano

 

Riempite una pentola di acqua fredda, unite il pollo togliendo la pelle esterna se volete un brodo poco grasso (infilate in un pezzo il chiodo di garofano) e le verdure che avrete lavato, nel caso pelato o raschiato.

Portate a ebollizione, quindi abbassate il fuoco e lasciate cuocere per un’ora abbondante. Spegnete, lasciate riposare e raffreddare, quindi con una spatola togliete il grasso superiore o passate il brodo al colino per filtrarlo. 

 

I passatelli (per 3-4 porzioni)

150 gr di pangrattato

2 uova 

60 gr di parmigiano (ma anche di più se vi piace)

un pizzico di noce moscata

 

Impastate il pangrattato con le uova e il parmigiano, se necessario aggiungete un cucchiaio di acqua tiepida. Profumate con la noce moscata. Dovete ottenere un composto abbastanza morbido che possa passare attraverso uno

schiacciapatate (o la mia griglia del Mr KAid). Appoggiate i passatelli su un piatto o vassoio infarinati e lasciate seccare per un’oretta. Quindi utilizzate per brodo o altro (a me ne sono avanzati e ho provato a prepararli anche con del sugo avanzato).

Meline che affondano…


Una settimana o quasi. Assenza sì, ma giustificata:-). Perché pure da noi hanno colpito febbre e raffreddore: prima la pupa, ormai in reclusione da giovedì scorso, poi Mr B. giusto nel weekend. E infine la nonna dell’Aliciotta, come dire  "e mò che faccio??".
Nonostante gli accerchiamenti da ogni lato la sottoscritta per ora è sopravvissuta fra brodi, lavoro che si sta accumulando e per il quale credo dovrò votarmi al santo che regala giorni non in calendario e starnuti, tantissimi. Ecco spiegato. La cucina come potete immaginare ha funzionato poco, poco (beh se si escludono per l’appunto i brodi&co). Ho giusto affondato e passato in forno delle meline, mignon, arrivate in regalo dalla Calabria.

In questi giorni oltre a contatti via skype, durati ore, per (finire) no, portare avanti, una serie di consegne nonostante tutto, e i testi da rivedere del libro, ho cominciato a dare un’occhiata alle ricette arrivate per il "concorso". La scelta è quasi stata fatta e nel giro di qualche giorno giurin giuretta che saprete tutto (o quasi).

Le meline: piccole e selvatiche, nulla a che vedere con la perfezione della mela di Biancaneve, ma assolutamente graziose.
Con loro avevo un conto aperto perché già l’anno scorso mi erano arrivate in regalo ma non ero riuscita a farne nulla prima che venissero mangiate.
Questa volta il pensiero è stato molto più rapido o forse ha fatto la sua parte l’influenza. Ho subito escluso la possibilità di tagliarle per torta, piuttosto che risotto o altro: che spreco estetico:-).

Volevo che rimanessero intere, perfette nel loro formato piccolo, piccolo da mangiare col cucchiaino anche se "intortate".


Una sorta di dolcetto "scaccia malanno".
Naturale potete fare lo stesso con mele più grosse (mica arrivano tutti i giorni meline selvatiche in regalo, no?) magari cambiando il contenitore, sapete però che io sono appassionata di tutto ciò che può essere servito integralmente in monodose (o personaldose:-)).
Il formato? Perfetto dall’anno in su, anche solo per quella melina dove affondare il cucchiaino una volta pronta.

piesse. se vi cimentate, il dolcetto sarà stupefacente appena tolto dal forno, una vera esplosione, fantastica da vedere anche per il pupo.

Ingredienti (per tre, ma anche più se dividete il dolcetto)

3 meline (se avete solo quelle grandi potete usarne un paio in un contenitore più grande)
50 gr di zucchero di canna
120 ml di latte + un paio di cucchiai di yogurt bianco
2 uova
60 gr di farina
30 gr di burro
mezzo cucchiaino di cannella
1/2 bustina di lievito
scorzetta di lime (o limone)

Procedimento
Sbattete le uova con lo zucchero fino ad ottenere un composto spumoso. Aggiungete il latte, lo yogurt e il burro fuso, un  cucchiaino di scorza di limone o lime, sbattete di nuovo. Unite la farina dove avrete stemperato lievito e cannella. Dovrà risultare un impasto abbastanza liquido. Riempite uno stampino (da muffin o soufflè) unto con poco burro fino alla metà, tuffate la melina. Se volete potete spolverare la mela con poco zucchero grezzo e altra cannella.
Infornate a 175° per una buona mezz’ora.